sabato 26 dicembre 2009

Propositi censori.

La possibilità di mettere in rete opinioni politicamente scorrette o pensieri critici difformi dalla propaganda di regime - sia essa religiosa, destra o sinistra -è molto temuta in questa società tecnologicamente evoluta, ma priva di strumenti ed associazioni di rappresentanza del pensiero politico e non.
In questo contesto, la libertà diventa eversiva.
Gli sfoghi scomposti sono un pretesto e, come la letteratura murale, sono comunque oggetto di interesse storico e sociologico.
La libertà è conquista di ogni giorno ed ogni giorno bisogna combatterla per riaffermarla, rirproponendo, in primo luogo, la propria.
Non può esistere battaglia per la libertà che esuli dall'individuo.

Sberleffi.

La pacca con Duomo, inferta a Berlusconi durante uno scomposto happening piazzaiolo, è equivalente ad una torta in faccia, degno suggello di una buffonata proselitistica. Non era stato lui, poche ore prima, ad asserire:"siamo alle comiche!"? Giusto e puntuale. Ben altra sobrietà dimostrò Giovanni Paolo II davanti al suo potenziale assassino e, fatte le debite proporzioni, Benedetto XVI, davanti alla sua trascinatrice.
Forse, pur senza aver visto la scena, puntualmente ripresa in diretta televisiva - vera causa di questi gesti, da parte di gente comune - consapevole che la sua caduta, o meglio, il cedimento al suolo dei suoi paramenti e di quelli del suo seguito, ricordava, nella teatralità della cerimonia, le svenevolezze delle divine del cinema muto, con il tendaggio ed i drappeggi della scenografia. Buffonerie, soltanto, che la deprimente speculazione successiva ha rinfocolato per consentire al volgo fazioso di sentirsi sintonico con la retorica d'accatto degli stipendiati commentatori televisivi.
Anche questa, soprattutto questa, è una chiamata ad una odiosa partigianeria.

mercoledì 16 dicembre 2009

Merito, meritevolezza e meritocrazia.

Edita nel 2008, l'opera di Roger Abravanel porta un titolo semplice (MERITOCRAZIA) nelle intenzioni, quanto pomposo nella grafica e soprattutto nella lettura che ne possono dare gli Italiani.
Temo che non sarà molto letta, se non per i contenuti politico-ideologici (l'editoria è un'industria e ogni epoca o periodo ha i suoi Manifesti) e tecnici, dagli addetti ai lavori. Il titolo stesso, pur gravido di prospettive per chi non goda di famiglie influenti alle spalle, verrà - ritengo - recepito come l'ennesima illusione che il potere ha interesse a propagandare e che gli studiosi si incaricano di mettere in bella copia e di autenticare sul piano culturale.
In assenza di un vero mercato, nel quale ci si possa fagocitare senza commuoversi, per limitarne i costi ed offrire un prodotto a prezzi costantemente limati, accessibile potenzialmente a tutti, la meritocrazia è uno specchietto per le allodole.
La semantica stessa della parola: il potere del merito e dei meritevoli, fuor dal contesto anglo-statunitense, è fuorviante ed ambigua. Una cultura del "riconoscimento" - nella nostra tradizione cattolica e pietistica - apre il cuore ad "altre" speranze, rispetto agli obiettivi predatori che Edward Lutwak, già negli anni '90, definiva essere propri del turbo-capitalismo. In più, da noi, troppi familismi e provincialismi alimentano una mentalità conservativa - anche a livello imprenditoriale - pur nella crescente bramosia per i bisogni indotti dalla pubblicità. Ancora, l'Italia non è uniforme per tradizione e cultura. anche se, dal Sud, tanto bello per andarci in vacanza, si è imposto, insieme alla pasta di grano duro sui lessi, le passate liquide e la mostarda, pure il clientelismo, almeno nella sua forma più estrema, se non esclusiva.
L'Italia è, statistiche alla mano, il paese con minore mobilità sociale. L'aspirazione a modificare in meglio le condizioni di origine, attraverso gli studi e l'impegno, si trasforma in lotta serrata per mantenere le posizioni di partenza.. Per cui, per ora, la meritocrazia resta un'aspirazione che, di generazione in generazione, si ripropone, attraverso i portati d'oltre oceano e d'oltre manica, culturalmente colonizzatori.
I figli dei ricchi non rinunceranno mai ai loro privilegi, né lo consentirebbero gli augusti genitori - versione aggiornata e spesso un po' cafona dei nobili di un tempo -, mentre gli arrampicatori della piramide sociale ( fra l'altro, la piramide, sia detto per inciso, è uno dei simboli massonici ) spesso, sgomitando, deviano dal retto operare, mascherandosi dietro atteggiamenti opportunistici e manipolatori o enfatizzando i mediocri poteri acquisiti, in contraddizione con l'etica puritana che si accompagna al capitalismo, nelle ristrette aree del mondo in cui è nato e viene esercitato coerentemente. La precedente egemonia militare è stata sostituita ( non completamente ) con la koiné linguistica ( di scambio, come il greco antico della Ionia, piccola terra antica di democrazia ) e con l'influenza mediatica.
Sappiano gli entusiasti che, in quegli ambiti, la costanza è sostituita dalla frenesia, che i cambi di casacca ( lavoro ) sono continui e che la tenuta delle famiglie è, conseguentemente, labile.
Inoltre, la percentuale di quelli che mollano, anche solo per un attimo e che vengono esclusi, è molto alto; il livello dell'istruzione si riduce a utili, ma micro-specializzazioni, e che l'influenza formativa, anche nei campus universitari, è ridotta allo sport.
Comunque, è bene - lo penso sinceramente - che chi non ha altre risorse nella vita che le sue capacità, pur se ormai inflazionate per l'imitazione sociale, se ne valga con entusiasmo.
Ai giovani consiglio, però, di farlo con spirito critico.
Come si dice, da prima dell'economia di mercato: "cum grano salis".

martedì 15 dicembre 2009

Buon Natale Milone

Buon Natale, Milone.
Buon Natale a tutti gli acronimi ed auguri, perché durante l'anno nuovo, possano vedersene attribuiti dei nuovi.
Tanti auguri a coloro che percepiscono degli "ad personam", al netto dei contributi previdenziali, che restano pari agli inquadramenti, perchè il Signore mantenga loro la salute necessaria a correre come delle trottole anche quando l'età lo sconsiglierebbe.
Tanti auguri ai clienti affidati, perché la loro affidabilità non si riduca, per qualsiasi causa e non ci costringa a metterli sul lastrico (con le ingrate maestranze che protestano).
Tanti auguri a chi ci crede, a chi ci spera e a chi ha paura e zampetta come un soldatino, timoroso, così non facendo, di apparire disimpegnato. Auguri agli opportunisti che si adeguano per necessità, conformismo o peggio.
Auguri ai pervenus - chi di gallina nasce, convien che sempre razzoli - che credono di escludere chi mai li prenderebbe in considerazione e che di comportarsi come loro non ha mai avuto bisogno.
Tanti auguri alla Famiglia Proprietaria perché conservi ed incrementi la Sua dotazione di beni rifugio in opere d'arte, che, periodicamente, ci invita ad ammirare.
Tanti auguri alle membra sparte e sparse del sindacato, perchè trovi l'animo di rivendicare almeno i pochi, residuali diritti contrattuali. che il rapporto sinallagmatico (a prestazioni corrispettive) contempla e che, per noi, è come gli altri misteri gaudiosi (V.A.P., rispetto della privacy dei dipendenti, recupero della parola e del dialogo, da non sostituire con Postel, e-mail e riunioni di indottrinamento, dal C30 a scendere).
Dimenticavo, Milone che tu credi al Sole invitto, rinato.
Auguri, di cuore, comunque.
Buon Solstizio d'Inverno!

Pizzini

Se i soldi non li presti, ti costano, si diceva una volta.
Oggi restano giacenti, se non vengono centrifugati su una giostra finanziaria. Ma anche la giostra rallenta, si ferma e poi riparte, sempre, ciclicamente, uguale.
Ecco, dunque, la coazione a impiegare proficuamente i soldi inerti, come i bravi operai della vigna (in miniera, mai nessuno...) con la prudenza del buon padre di famiglia.
Approccio cauto, come consigliava ancora mezzo secolo fa il Sant'Uffizio per la lettura di Topolino (pare che inoculi principi massonici) a conferma del popolare, non qualificato, adagio: "prestano i soldi a chi non ne ha bisogno".

Pizzini

Insomma, glieli abbiamo prestati perché non disinvestisse i suoi, pagasse così interessi alla banca, puntando sulla rivalutazione futura dell'immobile da acquistare, scontata la sua ristrutturazione.
Dicevano i nostri vecchi: "chi la slunga..."
Mi sono perso nel vortice degli acronimi sinergici: "come un sol uomo!", ma mi ha fatto piacere trovarvi l' SMC selleri, il simpatico Super Mangiatore di Cioccolatini.

Pizzini

Porfirio Rubirosa, rispetto al nostro Toscani, era un velleitario. La tecnica di Gerolamo, nella forma seduttiva, nella sostanza predatoria e per di più reiterata con successo sullo stesso malcapitato, affetto dalla sindrome di Stoccolma, lo rende effettivamente un campione, da celebrare nei circoli e presso i presidi dei nostri acquartieramenti.
Se poi, dismessa la divisa da parata, i commenti si fanno più sapidi, è per cementare lo spirito di corpo.
"Mastino, non molla mai l'osso (anche quando è completamente spolpato?), CDM, cecchino - lo ha inquadrato nel mirino...lo ha colpito! Non lo ha mollato mai".
Il Cliente è, invece, "oggetto", dell'attuale e di una precedente vita bancaria, che, evidentemente, imprintato (imprinting) o perché trascurato da piccolo e sensibile agli abbandoni, per mancanza di fantasia o perchè monogamo, c'è ricascato. Errare humanum est, sed, perseverare in herrorem, diabolicum est!
Comunque, con tecnica di squadra, abbiamo sconfitto il manipolo concorrente "in casa sua".
Lo sherpa acquisito - sia di esempio e modello a tutti noi - ci ha condotto ad una strepitosa DIRIND.
La saga padana ha avuto il suo coronamento nella consumazione comune della "preda".
l'evento, fecondato dalla cultura, è diventato rito sacrificale (degli altri) per ingraziarsi gli dei.
"Coccole, abbandono",un altro Eden.
Gerolamo, ai clienti cosa fai...? Altro che Porfirio.

Milone

Oggi è cominciato il tormentone degli auguri natalizi, ripetuti a ciascun avventore, da reiterare se, prima delle Feste, tornerà a visitarci.
Nessun accenno alla Natività, fino a venerdì scorso.
Per la prima volta, l'Avvento si è manifestato: "sono arrivati i biglietti d'auguri? Si, sono quelli rossi. Ma sono pochi!!
Io vado a calendari e agende, con un mio biglietto da visita".
Finiremo oltre la metà di Gennaio con i "buon proseguimento!"
Ti rivolgerò anch'io, caro Milone, i miei auspici sinceri per la tua ricorrenza, ma solo nella sua imminenza.
Ciao.
Pier Paolo

Milone

Milone,
quasi tutti i giorni ricompare il messaggio di SETEFI, che ci rammenta di sostituirci alle guardie giurate, per sventare o, per lo meno, non favorire le tradizionali rapine di fine anno.
Il rinnovo della polizza assicurativa incombe e l'involontaria sinergia anti meritocratica fra rapinatori e compagnie di assicurazione, provoca pesantissimi aumenti dei premi.
Ci vorresti tu, a capo della tua palestra di gladiatori, per provvedere alla nostra sicurezza e, dietro compenso - horribile dictu -, calmierare gli oneri del Credem.
Il Credem è una buona banca, sembra la mia mamma. Le note che ad ogni ora compaiono sul portale, mi ricordano le sue raccomandazioni, i suoi ammonimenti, anche se, a volte, sono troppo ripetitive, quasi compulsive. Credo, comunque, che in termini di economia "domestica" siamo imbattibili, o quasi (ormai non mi meraviglio più di niente!).
Questa è una banca, non un albergo! sembra sottintendere la precettistica interna.
Oggi non ti volevo importunare, mio caro amico, ma il continuo pulsare di finestre informatiche mi ha indotto a scriverti per assicurarti che all'erta sto!
Ciao.
Pier Paolo

martedì 1 dicembre 2009

Milone

Oggi, Milone, entro nel mio secondo anno in Credem.
Pensa! La mia precedente vita, che mi aveva già visto, a metà, mutare come una crisalide per poi degenerare in cariatide, si è infine conclusa trascinandosi come una lunga, inesorabile ed assurda malattia, che le Parche della vecchia azienda avevano tessuto e reciso.
Nei diciotto mesi precedenti la mia espulsione, le competenze commerciali e di amministrazione del personale, subordinate alle prime, erano state attribuite a Firenze, dove nessuno conosceva la realtà bolognese tranne che per lettura di carte.
Il parto, non virginale, si consumò dopo la gestazione nel ventre di vacca della Banca di Roma, passando per l'utero di Unicredit (spero almeno che si sia trattato dell'utero).
A capo della struttura fiorentina era stato posto un marchigiano che, dai tratti somatici e dalla personalità che trasmetteva, avrebbe potuto essere un picchiatore (della Questura, ovviamente!): Abitava ad Ancona, ma stava cinque giorni a settimana a Firenze; lui e il resto della sua famiglia avevano domicili differenti.
Si valeva dei servili servizi di un calabrese, soprannominato a Firenze "il levantino", che, con le veline di una trentina della ex logistica e (poi) risorse, svolgeva il lavoro sporco per il cedente, nella speranza di accreditarsi (tutti) nei confronti dell'acquirente.
Fallita l'operazione con ABN AMRO, il giovane Matteo Arpe salutava la compagnia con una buona uscita che sbilanciava nuovamente la liquidanda Società, Società che, anche attraverso la nostra macellazione, aveva contribuito a rimettere in piedi.
Leggo, oggi, che la Finanziaria che con quei soldi ha creato, così si pubblicizza: "il denaro non è tutto! Banca profilo". poco rassicurante per i sottoscrittori.
Il suo Vice è Direttore generale della B.N.L. e noi siamo qua.
Ti dicevo, caro Milone, che, prima del millantato matrimonio, che gli antichi, più propriamente definivano "Concubitus ferarum ritu", il clima, per noi dinosauri, improvvisamente cambiò.
Noncuranze, assenze, reticenze, alienazioni, diventarono l'inespressa norma. Mi vennero sottratti - non revocati - compiti specifici.
Migrai all'Ufficio legale, che stava per chiudere per essere assorbito in Unicredit; passai successivamente al Nucleo estero-merci quando stava per essere smembrato nei cinque "mercati" cittadini.
In questi uffici, venivo relegato (non sono stato solo io a fare questa esperienza, sia chiaro) dai colleghi stantii, nei compiti residuali ai loro comodi, secondo la più naturale tendenza del mobbing orizzontale, altrimenti detta coesione di branco verso i più deboli. Io, animale di branco non sono mai stato.
Mi scuso, Milone. Immagino il tuo sguardo che vaga distratto sulla tonicità dei tuoi bicipiti. So di importunarti, avendoti scelto come confidente di queste mie controllate malinconie.
Per fortuna, conosco questi metodi e qualche anticorpo ho scoperto di averlo prodotto.
Il mio sindacato, pieno di diffettacci, ma autonomo e che a me personalmente ha riservato tanta autonomia - ritenendo forse di potersi fidare (fanno altrettanto con te?) - mi coinvolse in tre successivi moduli di apprendimento. Si trattò di corsi che si svolsero a Rimini, Riccione e Fano, sedi dei nostri Centri di formazione nazionali: di base ed evoluta.
Per tre settimane, gli stessi consulenti che elaborano per le aziende, non solo bancarie, le pulizie etniche e di bilancio (per renderle appetibili a chi le comprerà) ci impegnarono - perché fu un impegno - sui testi e circa i metodi che da molti anni ormai sono adottati nel mondo dell'impresa e, subordinatamente, del lavoro.
Fu giocoforza svolgere i corsi d'estate e tornammo tutti abbronzati, fra l'ironia degli stessi colleghi (non di tutti). Ma di lavoro si trattò.
Il sindacato non è un'accolita di poveracci; almeno, non lo è più. Chissà se è per questo che è diventato ottuso verso i problemi di chi lavora?
Comunque, per noi "eletti" (non eravamo tantissimi) pagò "scandalosamente" questi consulenti itineranti: "Quando pagano e mi pagano bene, io non ho problemi" affermò uno di loro. Noi partecipanti eravamo spesati di tutto.
Per questa via e con questo bagaglio di consapevolezza, sono approdato al Credem, ma prima, per un anno (che fanno due e mezzo, sommato alla precedente esperienza) sono rimasto in apnea nella stessa filiale di Bologna 5 - allora di Bologna 1 - con e nella stessa salamoia umana ed organizzativa - si fa per dire - dalla quale, chi reggeva la squadra, contava di uscire per rientrare alla base, a cose fatte.
Ma i committenti di prima non sono stati quelli di poi e ci siamo ritrovati tutti in Credem appassionatamente, mentre i colleghi rimasti in Unicredit stanno ora per esere rigurgitati, attraverso l'istituzione di un unico marchio nazionale e l'omologazione, al 50% dell'organico, dei servizi.
I colleghi, con me rimasti sull'isola dopo il naufragio, per quel riflesso etologico già descritto, hanno provato subito ad utilizzarmi anche per le loro commissioni personali e famigliari, secondo l'uso del branco rinselvatichito.
Piano piano, poco poco, i ghiacci si sono unpo' sciolti - ma, scusa la presunzione, ci ho messo molto del mio - e sono, quanto meno, rientrato nei canoni di una normalità operativa.
Il futuro riposa, come tu ben sai, sulle ginocchia di Zeus, per cui non faccio previsioni. Ormai conseguita la gravezza degli anni e dopo tante rappresentazioni bancarie, mi sono convinto che le convenienze, come i rendimenti ellittici della borsa, tendano alla parità, cioè a zero, in un alternarsi di situazioni favorevoli e sfavorevoli, sulle quali è bene non soffermarsi.
In ogni caso, è stato un piacere.
Ciao.
Pier Paolo

Milone

Chi è Cecilia, che tutti la vogliono e nessuno la piglia?
Stamane, una giovinotta è venuta da noi ed è rimasta circa un'ora. Un'altra mezz'ora fra l'andare e il ritornare; quindici minuti per l'accoglienza, un po' di meno per il congedo. All'uno e all'altro ha provveduto Silvietta. "Sandra, assente, è d'accordo". Tutto per sbolognarci, per la prima volta, l'elenco delle bollette dell'acqua, in base alla "consuetudine" per cui chi "ne ha di più" provvede per tutti.
Cecilia ha scoperto che ne abbiamo sei contro le quattro della seconda classificata e ci ha eletto a candidati a sollevarla dalla fatica, insopportabile ed in grado di farla scoppiare, dopo che ne aveva "passate" sessantuno la volta precedente.
Sarà che fra Cecilia e Carla, io preferisco Carla Bruni. Anche Sarkozy. In realtà non mi piace né l'una, né l'altra: avevo solo bisogno di un espediente descrittivo, ma, meno di tutte, mi è piaciuta la tua Cecilia.
P.S.
Avevo già concordato con un altro collega, che ci avrebbe pensato la Sede, titolare della convenzione, come la logica vorrebbe. Ma l'indomita Cecilia è venuta personalmente.
Temo che, quando si sceglie di non scrivere le proprie disposizioni, per affidarle a "regolamenti" e, soprattutto ad usi, si ricada in un modello noto ed abusato, nel quale il piccolo abuso, la furbizia e la piaggeria che li "giustifica" formano una tossica miscela.
Ciao.
Pier Paolo

lunedì 30 novembre 2009

Artisti di strada.

E' grasso, ma elegante.
E' sempre accompagnato da due splendidi cani.
Suona il sax e, se interpellato, conversa con affabilità ed eloquenza con i suoi interlocutori.
Dicono che sia dottore in economia.
I borghesi frustrati vedono in lui la propria rivincita sulla sorte, che non li ha messi al riparo dalle strumentalità dellla vita.
Lui, alla strumentalità della vita si è sottratto e, spero per lui, dell'attenzione impersonale che suscita non si cura.
Le sue soddisfazioni sono la musica, la cura di sé ed i suoi cani.
Purtroppo, il suo corpo gonfio tradisce un dolore, chissà se antico o recente?

Milone

Caro Milone,
ti sei vaccinato contro la maiala, altrimenti codificata come H1N1 che si può scambiare per un acronimo aziendale?
A Natale, l'empia malattia potrebbe privare i tuoi spettatori delle tue prodezze, mentre si affaticano in compere, regali e pagamento dei tributi allo Stato che così mal li ripaga.
Ho ricevuto anch'io la corporativa offerta, impeccabilmente giustificata con riferimenti al diritto sanitario e finanche alla Costituzione. Fortunatamente, la facoltà di correre dei rischi sulla propria pelle è ancora tutelata, anche se, evolutivamente rispetto ai temi della bioetica, probabilmente in futuro ci sarà chi pensa per noi.
La nostra amata azienda, i cui comunicati però sono spesso freddi, anaffettivi, sia pur impeccabilmente documentati, cerca di prevedere tutte le possibili cause di afflizione che potrebbero coinvolgerci e si sostituisce a noi interessati (alla salute) nella prevenzione.
Ti avevo chiesto un parere sulla gestione delle gestanti, tramite le A.S.L., onde monitorarne il tasso di fecondità e la percentuale di gravidanze a rischio, ma tu, impegnato in ginnasiali fatiche, non hai raccolto la mia sollecitazione.
Vorrei suggerire, sperando nel tuo apporto, l'istituzione di una nursery e di un asilo aziendali, onde evitare assenze dovute all'improduttiva caratteristica infantile di contrarre tutte le malattie infettive di questo mondo e delle madri di addurre scuse assistenziali; provvedere alla creazione di ambulatori medici di degenza e verifica dell'effettivo stato di salute del personale e , perché non, di una casa protetta, originariamente dettta ospizio, per i più "resistenti".
Ho chiesto in vsione il tomo: "Comandare è fottere!" di cui mi era stata garbatamente rimproverata l'esegesi, pur non avendolo letto.
Pare che non sia momentaneamente disponibile, perché richiestissimo.
Suggestione delle parole!
Quando avrò la possibilità di consultarlo, cercherò di commentarlo secondo le mie modeste facoltà.
Buon allenamento, con la mascherina, vecchio gladiatorre.
Pier Paolo

mercoledì 25 novembre 2009

Grigiori, tendenti al funereo.

Ore 13.
Il corvaccio nero, che sembra un inquisitore itinerante, entra con il suo pastrano, con la sua ossuta calvizie ed il naso aquilino e si dirige con passo troppo veloce per la sua età, verso la saletta della direzione.
Si sa, al Credem bisogna sempre dimostrarsi efficienti per sopravvivere.
Colpisce e deprime il suo passo da soldatino e l'atteggiamento indaffarato che sono riusciti a fargli assumere.
A lui e a tutti gli altri, giovani e vecchi.
Il corvaccio, in più, interpreta il copione dell'istruttore, del verificatore e del pungolatore d'affari.
Terronilla, inizialmente stretta dappresso, ha preso a sua volta ad affiancarsi ai suoi iniziali persecutori,desiderosa di assumerne il ruolo. Raro esempio di conformismo, trasformismo e soprattutto, come persona, inutilità.

Anima, corpo e costrizioni.

Impressiona constatare come i bancari assumano, al pari di altri burocrati, non solo atteggiamenti, ma anche posture e come le reiterino nel lungo processo di invecchiamento consumato negli uffici o agli sportelli.
Diventa drammatico quando li conservano, snervati e diluiti, anche dopo la cessazione dell'attività.
Particolare, è l'aspirazione a pensionarsi. Il traguardo I.N.P.S. è vissuto come una meta, oltre la quale, superate le Colonne d'Ercole, raggiunto il Nirvana o il Paradiso, non faranno più niente, vagheggiano. Sopravviveranno quietamente a lungo.
Non ometteranno di ammannire perle di saggezza e di precisione intorno a sé, con un'influenza pari a zero, del tutto analoga a quella che hanno espresso in servizio, ma molti, per fortuna, non se ne renderanno conto.
Coloro che, in servizio (di chi?) ne hanno avuto parziale contezza, sono gli stessi che hanno reso la vita impossibile agli altri, cercando di umiliarli e di vessarli, soprattutto se, per qualsiasi verso, ne avvertivano la superiorità.
Negli aspetti della loro esistenza in cui individuavano degli interessi materiali da coltivare, oppure, per converso, ritenevano di non avere dei vantaggi da conseguire, alternavano greve indifferenza o teatrale, sociale, affabilità.
Dovendoli rappresentare, potrebbe essere adeguata la pietas di Pupi Avati o il grigiore vuoto e disperato di Samuel Becket, ma non saprei quale dei due approcci ne renderebbe meglio lo squallore.

giovedì 19 novembre 2009

Luoghi riservati di delizia

Al CioccoCiok, la fiera del cioccolato che si tiene ogni anno, di questi tempi, per le vie e le piazze del centro, è attivo uno stand nero, con una porta d'accesso e vigilato da un body guard vestito, a sua volta, di nero, che assolve anche alle funzioni di chaperon-intrattenitore. Il locale prefabbricato è denominato Ciocco hot, come le stazioni televisive dedicate al porno.
In realtà, il localino è piuttosto deludente: poche litografie su cioccolato bianco e bruno di silhouettes di donne ignude, in forme di segnalibro o quadretto, un banco di dolciumi confezionati e da impacchettare ed un ambito con uno specchio, un divanetto e una poltrona. Sulla sinistra, una teca contenente il modello di un busto e la sua fedele riproduzione di cioccolato. Questo scorcio ha un sentore effettivamente un po' morboso, mentre l'anti-atelier cioccolatario non presenta controindicazioni per i minori, come deluse dallo scarso pathos, commentavano due attempate signore. Infatti, al pomeriggio, il body guard, stanco, si era seduto all'interno e frotte di ragazzine, soprattutto, sciamavano all'interno, più attratte dai dolci che dalle insinuazioni.
Comunque, così nascondendosi e specializzandosi, il tenebroso localino ha assunto veramente non meno che assurdamente, i connotati di un casino nouvelle vague o di un night, disconoscendo il candore e la gioia del gusto e dell'erotismo popolari, senza indugi mentali, che fino a due anni or sono trovava espressione sopra un banchetto, mi pare romagnolo, che commercializzava degli squisiti cazzetti.
Si intromise un'assessora della giunta Cofferati che, aggirandosi per gli stand, se ne accorse e scatenò un putiferio. La cretina, espressione del peggiore e più conformisticamente ed ipocrita costume borghese della pseudo-sinistra di potere ( o aspirante al potere ), che dell'esser femmina ha fatto un instrumentum regni, ha con coerente consequenzialità, indotto questa regressione nelle ipocrisie rituali e razzistiche, di espressioni semplici e spontanee.
Così, anche i cazzetti da regalare e da assaporare morbidamente in punta di labbra, sono finiti, con molti altri perversi ammennicoli ed ammiccamenti, in un casino ( nel senso architettonico e morale ) interdetto ai minori e consentito solo alle peregrinazioni (come al lupanare di Pompei) ed ai piaceri dei borghesi, di destra e di sinistra, paganti.
Un'altra espressione minore di costumi restauratori e fascisti, imperanti ed emarginatori, mascherati, a sinistra, da limite etico del mercato. Si tratta, in realtà, di una cultura condivisa che pare differenziarsi solo per gli interessi particolari di questi, anziché di quelli.
Si obietterà che si fa un monumento di fatti ed elementi poco importanti: cominciamo con il lasciarli liberi di esprimersi, ingenuamente, almeno in rapporto al cioccolato.

Note di regime.

Il progetto di rilancio degli impieghi che il Credem pubblicizza per i suoi accoliti dipendenti, con dovizia di scontate interviste ai quattro compari del vertice aziendale, si alimenta di pensose circonlocuzioni e riflessivi ragionamenti ( nel senso che non c'è differenza, né sviluppo, fra la premessa, l'oggetto e l'esito ) ma non solo non dice nulla di originale, conferma anzi l'immagine di sé, ormai chiara, di azienda provinciale e tapina, al servizio di una famiglia e di una piccola e meschina coorte. Tradisce un limite culturale ed ambientale.
Si afferma che, nelle more della crisi che sta gettando sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie ed a fronte del blocco degli affidamenti, che ha comportato una riduzione dei ricavi, si propone di cogliere l'espediente di anticipare la timida e settoriale tendenza alla ripresa, per continuare a foraggiare le aziende in attivo, desiderose, al massimo, di svilupparsi ancora, continuando ad ignorare non solo le attività a rischio default, ma anche i normali periodi critici dell'imprenditorialità tradizionale e consolidata. Questa filosofia non tiene il minimo conto dell'esigenza di supportare finanziariamente le imprese con potenzialità, anche se attualmente in difficoltà, e di mantenere alti i livelli occupazionali, ma contempla solo il miserabile e piccino tornaconto personale, indice di una mentalità da padrone e non da azienda di credito.
Si prosegue individuando negli Enti locali, Comuni e Provincie, oltre alle A.S.L., gli interlocutori più affidabili - in termini di reciproche rassicurazioni, di taciti accordi e di mutuo sostegno - e si riafferma la vocazione della banca alla cura rapinatrice dei privati e del prestito dei soldi, come sopra raccolti, "per il sostegno della piccola e media industria". Questo target commerciale è il più presente e lucroso per una banca come il Credem, corrisponde alla sua diffusione territoriale ed assicura una comoda posizione di rendita, consentendo nel contempo di negoziare con le amministrazioni comunali e provinciali, servizi in cambio di occupazione.
Viene ribadito il criterio del "nessun rischio" nell'assunzione di impegni.
Tanta severità ed insensibilità trova coerente applicazione anche verso la Max Mara, di cui il Credem stesso è un'emanazione, oppure i soldi così raccolti e così impiegati servono a far superare i momenti critici alla casa madre e ad assicurarle sempre un copioso flusso di finanziamenti? La multinazionale dell'abbigliamento pare godere di ottima salute e valersi anche di un vantaggio competitivo, soprattutto in periodi di bassa congiuntura.
Così, a cavallo di economia e finanza ed in sistematica espansione in paesi e mercati a bassissimo costo della mano d'opera, la famiglia proprietaria, con i compari del C.d.A., continua ad accumulare i suoi risparmi in banca. Questa banca/he è il Credem? Per converso, continua a comprare tutti gli scarti del sistema e nelle zone economicamente più impervie d'Italia: male che vada, potrà sempre venderle o vendersi in toto.
Nei tempi appena trascorsi del keynesismo, gli industriali italiani - che non detenevano banche - avevano già numerose fabbriche all' estero: tutte nei paesi fascisti dell'America latina e della Spagna franchista, dove, oltre ad ogni sorta di facilitazione fiscale, non avevano i sindacati fra i piedi, che allora erano influenti per l'esigenza di "gestire" la classe operaia in presenza di un forte movimento comunista internazionale e di potenze nucleari, quali l'URSS e la Cina.
La Cina comunista è rimasta, ma solo per schaivizzare la sua "esuberante" popolazione e per competere, con l'Occidente, aumentando il fenomeno dello sfruttamento e costituendosi in tesoriere del mondo e creditore, per possesso di titoli del debito statunitense in dollari, degli USA.
I sindacati sono spariti e sopravvivono nelle fogne del sottosuolo, ovunque, contestualmente al venir meno delle condizioni per competere e contrapporsi, al riparo del Muro di Berlino.

martedì 17 novembre 2009

Milone

Gabriele Spreafico, Vice CIM e Francesco Gardella, Private banker, hanno realizzato una performance di rilievo.
I due incarrierati colleghi sentono di essere nella condizione di fottere, come consigliato dalla lettura Credem del mese.
Sarà, ma dopo aver constatato che troppi incarrierati si pascono solo di acronimi e non di inquadramenti, non vorrei che si fosse trattato solo di una "fantastica" sega.
Si ricordino i valenti colleghi e tutti gli altri titolari di gerachico acronimo che, se una mattina, guardandosi allo specchio, credessero di vedersi spuntare sotto lo scroto un altro robusto paio di coglioni, non dovrebbero gonfiarsi d'orgoglio: vuol dire solo che li stanno inculando.

giovedì 12 novembre 2009

Reiterazioni e ricordi.

Pian piano, uno dopo l'altro, se ne vanno i personaggi del mondo della cultura che hanno caratterizzato il secolo scorso e buona parte della nostra formazione. Talvolta non direttamente, come la poetessa Alda Merini o l'antropologo Levy Strauss, ma hanno intersecato le nostre curiosità e, quando possibile, le nostre letture. Buoni compagni di un tempo che sembrava allora immobile, assodato e del quale ci fornivano elementi, incongrui, di chiarificazione. Cominciamo ad accusare la perdita di questi propalatori del pensiero, come avveniva prima per i nostri genitori, a volte nostalgici di qualche loro icona che veniva meno, a noi estranea per vetustà o perché troppo amata dai nostri vecchi. Aver conosciuto, talvolta per sentito dire o per cronaca giornalistica, ci fa sentire orfani di un tempo valido, mentre l'attualità, con le sue vacue e non condivise certezze, ci sembra, ancora una volta e per la prima volta, estranea. Così, da semplici spettatori, ci avviamo al nostro declino, dopo aver incrociato, discontinuamente, le nate a vaneggiar menti mortali del (anche) nostro tempo. E' stato comunque un privilegio.

sabato 7 novembre 2009

Milone

Caro Milone,
ti scrivo durante l'intervallo, che trascorro spesso in azienda, non per zelo produttivo o per far mostra di averlo, ma per leggere in pace le notizie principali di ogni giorno.
Ho notato che l'azienda ha stipulato una polizza infortuni ed una polizza kasko per il suo irregimentato personale.
Tu di che polizza godi?
Non pensi, come me, che, anziché sottoscrivere delle coperture assicurative in triangolazione con la partner Reale Mutua, il Credem farebbe meglio a riconoscere un premio di produttività-redditività a tutto il personale, come previsto dal C.C.N.L. per tutte le altre banche?
Comunque, almeno l'invalidità permanente dovrebbe essere uguale per tutti e per tutte le famiglie.
Alla Banca di Roma, di non rimpianta memoria, godevamo di un mutuo casa di 80.000 euro, ribattezzato dai potenziali destinatari, mutuo garage.
Dovessi morire, credo che la mia Compagna, che dell'esser moglie non ha mai fatto un preliminare, rinuncerebbe alla cifretta - se mai ne avesse diritto - non solo per la sua offensiva inconsistenza e che allevierebbe, invece, la mia eventuale invalidità soprattutto con il Suo Amore.
La differenza, immagino, deve avere un carattere meritocratico, esteso alle famiglie.
Ti hanno esteso anche la polizza Kasko?
Non sarebbe stato più normale ed opportuno stipularne una per un adeguato parco macchine di servizio, da mettere a disposizione di chi va in trasferta/missione?
Sono certo che ci ripenseranno!
Ciao Milone, stammi bene.
Pier Paolo

Milone

Caro Milone,
avevo deciso di interrompere la nostra corrispondenza, perché dissuaso ( moral suasion ), ma stavolta mi sento un po' perso.
Evidentemente, sono io che non capisco.
Un padre di famiglia, meritevole ma non meritocratica, aveva chiesto il modesto contributo contrattuale di 105,00 euro per la figlia studentessa,"iscritta per la prima volta alla classe....dell'Istituto....che frequenta regolarmente", come riportato nella certificazione della scuola.
Gli è stato obiettato che: "manca il certificato di promozione anno scolastico 2008/2009".
La giovane è nata il...e, quindi, non può aver perduto anni - si evince -; potrebbe aver cambiato scuola, ma la segreteria scolastica attuale ( tradizionale ed autorevole ) non aggiunge a "per la PRIMA volta" un ambiguo presso di noi".
Quindi, a parte il fatto evidente che si vuol far conseguire al personale quanto previsto in maniera che "sia maggiore la fatica che il gusto" sarebbe altresì opportuno, oltre ad aprire i conti, sciogliere i raggricciati cervelli.
Buon lavoro.
Pier Paolo

domenica 18 ottobre 2009

Il coraggio della verità e l'attività politica sono due cose incompatibili in Italia.

L'affermazione di Pasolini del 1975, contenuta negli "Scritti corsari" che pubblicava sul Corriere della Sera è quanto mai d'attualità. Lo è sempre stata del resto e fissa con semplicità e chiarezza il dato antropologico della nostra inciviltà.

mercoledì 14 ottobre 2009

Esilii, migrazioni e angherie.

Dice Brodsjij, nel corso di una conferenza sugli esuli, a Vienna, nel 1987:
"Grazie alla sua precedente incarnazione, il nostro uomo - l'esule - è in grado di apprezzare i vantaggi sociali e morali della democrazia assai meglio di coloro che nella democrazia ci sono nati.
Ma proprio per la stessa ragione (alla quale si accompagna la barriera linguistica, che è il principale prodotto secondario dell'esilio) egli si trova in una totale incapacità di svolgere una parte significativa nella sua nuova società."
Perde, in sostanza, di significato.
E' quanto avviene agli intellettuali, scacciati dal loro paese perché non influenzino i loro connazionali, sottoposti alla dittatura, con idee difformi, perché, anche se hanno il coraggio di diffonderle, supportati dalla loro cultura e libertà, non contraddicano le ideologie strumentali, ammannite da chi detiene il potere e ne trae dei materiali vantaggi.
E' lo stesso genere di dittatura che si riscontra nelle organizzazioni aziendali ed in ogni ambito dove si persegua un risultato economico.
In politica, è il costume delle dittature fasciste e comuniste. Relegate queste ultime, per la loro complessità e tendenza al proselitismo ed all'espansione geografica e militare, nel limbo clandestino delle occasioni perdute, con la loro pretesa di subornare quanto era stato proprio delle civiltà e dei costumi ai quali si erano sovrapposte, resta il fascismo quotidiano, più autoritario che totalitario nella sua patologia, fatta di conformismi, prevaricazioni, adeguamenti costrittivi ed esclusioni.
Anche la burocrazia, autocautelativa, produce gli stessi, tossici effetti.
Burocrazia e pianificazione, obiettivi di utili crescenti e fagocitosi di chi non mantiene il ritmo e i comportamenti che se ne fanno conseguire, inducono sofferenze morali crescenti e fughe da se stessi, che si manifestano, secondo scienza e coscienza di ciascuno, in alienazioni, tempo per tempo cangianti e sostituentesi.
Per questo chi fugge la fame e la persecuzione, non troverà buona accoglienza nei paradisi di destinazione e serberà nel suo cuore un'amarezza diversa di cui non coglierà fino in fondo il significato. L'unica sua consolazione sarà, ora, di potersela permettere.
P.S.
E' per lo sradicamento dell'esiliato, forse, che Milan Kundera non ha mai vinto il premio Nobel per la letteratura, che le sue amare ed ironiche cronache praghesi gli avrebbero meritato. Il suo premio è stato il conseguimento dei lidi democratici e parigini, la sua pena è stata l'isterilirsi della vena creativa, che riverbera solo nei suoi saggi di critica letteraria, anzi culturale.

domenica 11 ottobre 2009

Cento anni iconografici.

La bella mostra, allestita dal Bologna f.c. 1909, nel Palazzo del Parco delle rose, in via Saragozza, a pochi metri dal Meloncello e dallo stadio, documenta e suggerisce cent'anni di passione popolare, vissuta senza distinzioni di classe.
La differenziazione si manifestava, invero, nei settori che venivano occupati sugli spalti del glorioso Littoriale, oggi Stadio comunale Renato Dall'Ara, dal nome dell'ultimo presidente scudettato della storia calcistica cittadina, nel 1964, a Roma, dopo lo spareggio vottorioso con l'Internazionale del Mago Helenio Herrera.
Renato Dall'Ara morì tre giorni prima dell'epilogo favorevole, durante una lite con Angelo Moratti, padre dell'attuale presidente dell'Ambrosiana, Massimo.
Sugli spalti, non numerati, dello stadio che Mussolini inaugurò a cavallo, nel 1925, in occasione di un incontro Italia-Spagna, vinto dagli azzurri per 1-0, con un goal del "paso doble" Angiolino Schiavio, che, a fine carriera, continuò a caratterizzare la toponomastica cittadina attraverso il marchio "Schiavio Stoppani" all'angolo fra le vie de' Toschi e Clavature, dedicato all'abbigliamento sportivo di qualità, che ha chiuso i battenti da pochi anni, per la prima volta presero posto i sostenitori, compulsati tra la genuina passione nazionale e le esigenze propagandistiche del regime. In porta, per la Spagna, giocava il mitico Zamora, celebrato dagli aedi delle gazzette sportive e della radio: non vi era, allora, la televisione.
In quel 1925, il Littoriale, capace di 50.000 posti sui suoi gradoni stipati, era il più grande stadio d'Europa, dedicato all'atletica ed al pallone. La scelta bolognese era stata dettata soprattutto dalla fama che già accompagnava quel Bologna che avrebbe collezionato sei scudetti in rapida sequenza e due Coppe dell'Expo di Parigi, assimilabili alla successiva Coppa dei campioni, oggi Champion's league.
I calciatori appaiono piuttosto tozzi, di scarsa sicumera e rude e rustica prestanza, con la maglia di lana grezza ed i calzettoni spessi; il pallone è di buon cuoio scuro, cucito a losanghe, lo sfondo è spoglio e tristemente autunnale.
Fino all'anno prima, il Bologna f.c. aveva giocato e acquisito fama sul campo, in leggera pendenza, dello Sterlino, in via Murri, sede, attualmente, di due piscine comunali. Gli spalti si limitavano a tre-quattro file di gradoni ai lati del prato , che chi scrive ha fatto in tempo a vedere, deserti, prima della trasformazione dello spartano impianto.
Non mancavano, neppure allora, gli stranieri e gli oriundi sud-americani, in ispecie Uruguaiani ed Argentini che, spesso, naturalizzati, contribuivano alle fortune, oltrechè dei clubs, Torino, Genoa e Bologna soprattutto, anche della Nazionale calcistica, che si apprestava allora con il Commissario tecnico Pozzo, a conquistare le sue due Coppe Rimet. Era questo il nome che si attribuiva al trofeo consegnato alla squadra nazionale vittoriosa nella finale di un torneo indetto fra le migliori compagini del mondo, dopo che la definitiva acquisizione della vecchia icona alla squadra del Brasile, quando conseguì il terzo successo nella manifestazione, è diventata la Coppa del mondo tout cour.
Su quei gradoni di cemento grezzo, il tifo popolare si esprimeva con grida, slogans, sbandieramenti ed una non propriamente urbana rivendicazione della propria identità, nella svalutazione e nel dileggio di quella degli ospiti.
In quegli anni, soprattutto nei confronti dei tifosi genoani, corsero, reciprocamente, insulti, risse e, anche, colpi di pistola. Simulazioni della guerra e dell'appartenenza, il loro messaggio non giungeva in tempo reale e visivamente alle masse, coinvolte direttamente o nella medesima intossicata passione e le gazzette si limitavano a prenderne atto, senza presumere di dover educare, nè le autorità - oltre alla punizione degli eventi delittuosi - si impegnavano in propagande sul "politicamente corretto", mettendo nel conto che quella violenza agonistica dava sfogo a tante tensioni e frustrazioni,in un ambito politicamente e socialmente circoscritto.
Per un paio di decenni, almeno, il risorto P.C.I. del dopo guerra, considerò la passione calcistica popolare, alla stregua di un novello "oppio dei popoli", mentre, nei Paesi del socialismo reale, le squadre assunsero i nomi adatti a propagandare quella simbiosi di "Comunismo ed elettricità", così cara a Lenin: Dinamo, Lokomotiv, oltre al simbolo del conseguito destino astrale dei lavoratori: Stella rossa.
Il medio ceto impiegatizio occupava, al Littoriale, i distinti, centrali e laterali, tribune opposte alla centrale che davano ( e danno ) le spalle a Piazza della Pace. Da lì, gli spettatori piccolo-borghesi potevano apprezzare la realtà in movimento da una posizione speculare, ma opposta, rispetto a quella della classe dirigente del denaro ( poca )e, soprattutto delle tessere-invito, riservate alle autorità pubbliche.
Se in curva si militava, come nelle "adunate oceaniche" o nelle "riunioni di manipolo", antesignane dei moderni Fan's club - di prossima conoscibilità, attraverso un'apposita tessera del tifoso, come gli ammorbati contagiosi -,come nei picchetti davanti alle fabbriche nella competitiva società democratica del dopoguerra, e si incitavano con foga e grida i gladiatori alla sottomissione degli avversari, nei "distinti" si commentava, si discuteva animatamente, si criticava l'arbitro - a quei tempi, cornuto - e si gioiva veramente solo quando la propria compagine andava a segno.
In Tribuna si andava soprattutto per conoscere o per intrattenere la Gente che contava, per farsi vedere gli uni dagli altri od insieme ai maggiorenti. Ieri, come oggi. Era l'unico settore dello stadio in cui si potevano vedere, anche se di rado, le uniche donne presenti: la moglie del Questore, del Prefetto e via, istituzionalizzando.

sabato 10 ottobre 2009

Facce di tolla.

Gianni De Gennaro, Capo della polizia si Stato, è stato assolto a Genova dall'accusa di avere avallato il bestiale pestaggio di tanti giovani, sorpresi a dormire all'interno della scuola Diaz. Non avrebbe neppure indotto il Questore a mentire per coprire i sicari. Ben strano questo Fouché napoletano, già fiduciario dei manganelli presso il Governo di centro-sinistra che lo nominò e poi riconfermato dal Governo di centro-destra, che sui suoi superiormente conformistici contegni, sapeva evidentemente di poter contare. Poco incisiva la Magistratura, che aveva condannato a pene lievi un ridottissimo numero di poliziotti, inquisiti dopo quei fatti. Fredda ed omertosa icona dello spirito di servizio allo Stato, in cambio di una oscena mansione.Il bastone è ritenuto utile da entrambi gli schieramenti e De Gennaro lo sa.

Ruoli e coscienza di ruolo.

Gli operai di una ditta estera di Colleferro, non si sono limitati ad occupare lo stabilimento, con un atto simbolico di appropriazione degli strumenti produttivi, che sono comunque in grado di far funzionare, ma hanno sequestrato, per poche ore, i dirigenti che avevano annunciato loro la prossima chiusura dell'azienda. Hanno cioè cercato di trattenerli con loro nei vecchi ambienti, prossimi alla dismissione, ben sapendo che la dirigenza è mobile e va dove va il grano, mentre a loro sarebbe rimasta la stanziale aridità dell'abbandono.
Narrano le vulgate, che i lavoratori avrebbero saputo che si starebbe per aprire un analogo, anzi identico, stabilimento nel Sud e che la ditta, in precedenza ceduta da un imprenditore italiano ad uno francese, avrebbe già subito una riduzione di organico superiore ai due terzi dell'originario. Un terzo di quanto residuato sarebbe poi stato messo in cassa integrazione.
Nè i superstiti, né i sindacati, avevano battuto ciglio.
Il sindacato dei metalmeccanici dice alle gazzette che l'esasperazione delle maestranze è comprensibile, ma che una eventuale, più che residuale vertenza,si farà solo se i lavoratori avranno un orientamento unitario.
Che cosa vuol dire?
Che se ne salverà alla fine solo uno? De minimis non curat praetor.
Più interessante ed ammaestrante è l'atteggiamento dei cento operai finora rimasti indenni dalle sistematiche speculazioni di vendita e di riorganizzazione, che solo ora si sono ribellati...unitariamente.
Il classico tentativo di chiudere la porta della stalla - con gli stallieri dentro - quando tutti i cornuti sono già stati fatti uscire.
Speravano in cuor loro di stare più larghi e che gli stipendi, per loro, fossero avanzati, mentre i delegati del padrone, o dirigenti che dir si voglia, ne programmavano la cancellazione dai libri mastri.

Marosi.

Quando la nave affonda, i topi sono i primi ad abbandonrla. Di topi in migrazione se ne sono visti parecchi di questi tempi. Primi i topi leaders, fra essi, Fini, che si è smarcato trasformisticamente, per passare, da Presidente della camera, dal sanfedismo fascista e borbonico-terzomondista, all'illuminismo, appreso a scuola e rispolverato.
Farebbe bene a meditare che la carica non ha portato bene a Irene Pivetti, ridottasi al rango di soubrette, ben sotto il livello della sorella, attrice - anche per i suoi buoni uffici - rivelatasi poi in grado di reggere la parte. Non ha sfondato neppure il cattolico divorziato Pier Ferdinando Casini, che appare appartato ed al quale fa da cuscinetto solo un buon matrimonio, pur se con la rampolla sciapa di una famiglia mafiosa.
Anche altri topi stanno sgusciando...in mare dalla stiva, nella speranza di galleggiare sufficientemente a lungo in acque malmentose, da diventare appetibili per qualche altra o nuova formazione, sperando di poter continuare nello sperpero clientelare, ben temprati come sono alla necessaria litigiosità intestina utile ad incrementarlo.
Se poi il nocchiero dovesse riprendere il controllo della rotta, sarebbero comunque nei paraggi, pronti a riprendere il loro cortigianare.

Un sasso nello stagno, nonostante tutto.

La vicenda politica di Silvio Berlusconi, vista dagli opposti avamposti, assume i contorni del dramma o della farsa, della pochade famigliare o degli interessi portati in politica senza mediazione.
Per quanto non dissimile da altre, consociative e contraddittorie evenienze storiche, che hanno visto ribollire, come un minestrone sul fuoco, le competitive componenti d'interesse sotto etichetta partitica, l'attualità ci offre il destro per un'interpretazione non di maniera delle entità in conflitto. Regolarmente e ripetutamente eletto, il capo del governo confligge contro le autorità di garanzia e di controllo, contro le altre forme di partito-movimento e declama i suoi intendimenti, che sono stati spesso già declinati in provvedimenti legislativi. Soprattutto mostra e dichiara di non credere minimamente alla veste super partes degli istituti di garanzia, anche se assumono la veste togata della Corte costituzionale o quella, più dimessa, della Magistratura ordinaria. nonostante alcune sentenze sfavorevoli, già emesse nei suoi confronti, non inclina ad atti di contrizione e non mostra la sia pur minima considerazione per i canoni della moralità corrente. La sua cultura è quella dell'azienda, del mondo degli affari, un ring nel quale i colpi bassi non sono esclusi. La sua competizione con De Benedetti, altro grande scippatore di beni e di verità , ben visto, però a sinistra, non conosce soste dalla fraudolenta attribuzione della Mondadori ed è degenerata in una contesa reputazionale a mezzo stampa.Ciò non di meno, queste risse svelano e rendono intelligibili - per chi non abbia gli occhi e le orecchie foderati dal prosciutto della propria personale ideologia - gli apparati e le istituzioni per quello che... realmente sono, in attesa che i protagonisti della rappresentazione tornino ad impersonare, senza contestazioni di pari peso e livello, il potere "legittimo" e le sue sacrosante sanzioni, elidendosi o superandosi in una più alta "sintesi".

mercoledì 7 ottobre 2009

Ciurlonerie.

Secondo un vecchio socialista lombardiano, il professor Ciurlone, la magistratura, oltre ad essere composta da parassiti, quasi tutti di estrazione meridionale, ospita nel suo seno istituzionale, anche i peggiori delinquenti.
Argomentava, questa mattina, che la Corte costituzionale, non aliena da merende con una parte in causa, stava aspettando la "pizzata", prima di deliberare, in un senso o nell'altro.
Allo sconcerto giustizialista degli astanti, opponeva la sua esperienza di navigatore nel sottobosco della politica e delle istituzioni, per dichiarare che i giudici, che non lavorano per più di tre ore al giorno, vengono sitematicamente retribuiti dai Carabinieri ( con soldi pubblici ) per costruire teoremi giudiziari e che non disdegnano di farsi pagare anche dalle peggiori e più forti organizzazioni criminali, tanto da stemperare il significato convenzionale dei termini, per investirsi, al riparo della toga, del medesimo ruolo, rafforzato.
Il profesor Ciurlone ha poi aggiunto. "se i funzioanri pubblici fossero pagati di più, soprattutto i peggiori, cioè i poliziotti e i carabinieri, non dovrebbero arrangiarsi con attività collaterali e contrarie al mandato, così come tanti altri, se meglio remunerati, non dovrebbero fare un "secondo lavoro". Nel profferire queste parole, si è portato le mani verso il petto.
Sembra ignorare che anche quando la Repubblica romana decise di attribuire degli stipendi magnanimi ai governatori delle provincie, non per questo, costoro si sentirono appagati. Il rubare, l'approfittarsene è evidentemente la vera essenza del potere e il retore avvocatesco Cicerone non seppe far altro che pronunciare le celeberrime verrine, contro il governatore della Sicilia, Verre.
Da quanto sopra, un dubbio: è immorale rubare ed approfittare delle cariche? E' immorale brigare per ottenerle e non avere smaccatamente altro scopo che di goderne con prepotenza, poi?
E' specularmente immorale ergersi a censore di questi misfatti da un pulpito comodo e protetto, dando poi testimonianza, nel prosieguo della propria vita e in diverse circostanze, di non essere da meno, in termini di immoralità, di coloro che, con tanta sapienza e facondia, abbiamo censurato?

Il morto statuto.

E' morto Gino Giugni, sopravvissuto ad una stagione nella quale era riuscito a vendere legislativamente l'illusione ai lavoratori di avere una dignità. Era un socialista, come Giacomo Brodolini. Fornì la sua sapienza tecnica ad un testo liberatorio, intitolando diritti anche dentro l'universo concentrazionario della fabbrica e, con diverse mellifuità, degli uffici.
Consulente del lavoro, quindi, diverso dai D'Antona e dai Biagi, vittime fin che si vuole, ma non alieni dal vittimizzare gli altri, in nome della loro vanità accademica.
Forse, Giuigni, come Consigliere del Principe, ha vissuto ed interpretato un momento per lui favorevole. La discrasia temporale e culturale è comunque stridente.
La legge 300, detta Statuto dei diritti dei lavoratori, è ancora in vigore, ma è da tempo in disuso. Lo stesso giugni si era proposto ripetutamente per modificarla, ma le sue profferte, evidentemente giudicate inaffidabili, erano state lasciate cadere.
Nel 1970, all'epoca della sua promulgazione, la reazione padronale fu isterica: oggi, questa spesso grossolana categoria sociale, può sfogarla senza reticenze e paure, addirittura in nome del "progresso".
Sul piano politico e del costume, lo Statuto dei diritti dei lavoratori, cavalcato dai sindacati, soprattutto quelli storicamente acquiescenti con il padronato e la politica moderata, diede fiato a molte intemperanze e si mostrò uno strumento delicato in mani callose.
Sul versante degli uffici, divenne per molti uno strumento per mascherare le proprie inadeguatezze ( come per tanti capetti di ieri e di oggi ) e per arrogarsi extra-contrattuali riposi. Ma inserendo un cuneo ed aprendo una breccia in un sistema di gerarchie pre e a-legali, nelle quali la dignità delle persone veniva sistematicamente coartata, diede voce, per due decenni, a chi, in cambio di un salario senza decoro, ne era privo.
Anche se le finezze del diritto mal si attagliano alla dura vita sociale, famigliare e di subordinazione alla catena di montaggio ( o alla demenziale politica dei risultati che si allontanano progressivamente, mentre vengono raggiunti ) è stato, per il mondo del lavoro e per la cultura, un buon periodo, sciupato, dall'interno, dalla corruzione.
Purtroppo, anziché costituire una pietra miliare dell'evoluzione del costume lavorativo e sociale, divenne presto, per taluni, l'individuazione di una narcotizzazione della lotta di classe, a cui si opposero, oniricamente e librescamente, attraverso al lotta armata che si abbatté più sui simboli del loro mondo alterantivo, piuttosto che sulla realtà.
Nonostante tutto ciò, quella medievale stagione fu ricca di fermenti fertili, ma non seppe assurgere a volano di crescita e di modernizzazione della società italiana, come i contorcimenti spasmodici odierni stanno pericolosamente a documentare.

Esemplarità

Sia pure a maggioranza, la Corte costituzionale ha stabilito che l'immunità legale per chi ricopre cariche pubbliche, non sta né in cielo né in terra. Che il beneficiario del Lodo abbia reagito in maniera scomposta è il sintomo più chiaro della sua colpevolezza di cui la coda di paglia è conseguenza. Di fatto si è aperta una fase di democrazia plebiscitaria, foriera di un plebiscitarismo antidemocratico. Se si trattasse solo di una questione di anticorpi nazionali, dispererei. Fortunatamente, la camicia di forza della Unione europea ed una riconquistata amministrazione democratica negli stati Uniti, dovrebbe scongiurare questo pericolo. Purtroppo la sinistra bottegaia è clamorosamente assente in questi frangenti.

domenica 4 ottobre 2009

Milone

Caro Milone, come stai?
Che ne dici delle premure verso le gestanti?
D'accordo che la donna è - o era - un fiore, ma ti ricordi quando, nelle campagne o nei suburbi, pur fra rumori, scuotimenti (preliminari e successivi ) e vibrazioni dell'animo e del cuore, si filiava fino alla menopausa, che ritardava in funzione dell'uso?
Le femmine erano sfinite, ma più simpatiche, più allegre, nonostante la cura per i figli - il vero compito di una madre - e meno "uterine".
In quel mondo si prevedeva che la "forza lavoro" dovesse essere continuamente sostituita e che i figli dovessero esere numerosi perché molti morivano cammin facendo e i genitori aspiravano ad un'assistenza privata in vecchiaia.
Su tutto questo, occhiuta, vigilava la Chiesa, ma le donne si difendevano come meglio potevano dagli eccessi produttivi, con pozioni e amicali rimedi.
Negli opifici, al manifestarsi dei disturbi, non solo gestatori, i padroni e i loro delegati erano "generosi" di commenti, più pesanti della gravidanza stessa.
Con le fisime del giorno d'oggi: pari opportunità, managerialità, imprenditorialità, alle donne ( borghesi )si è riconosciuto solo il diritto all'ozio lamentoso e se ne sono assecondati i vizi autocelebrativi.
Meglio le allegre comari del tempo che fu, delle introverse od aggressive titolari di acronimo del giorno d'oggi, che, per evitare rumori, scuotimenti e vibrazioni acidule, prestano fedeltà, novelle e sempiterne vestali, al rito in uso.
Le donne, a causa della crisi economica, anch'essa endemica, fanno oggi "volontariamente" il soldato: anche gli ufficiali ed i sottufficiali hanno figlie femmine da sistemare, con il solito sistema della cooptazione dinastica.
Non avertene a male, ma il regolamento aziendale, pur così preciso e rispondente ai dettami di legge, assomiglia a quello, per pari specie, in vigore nelle forze armate.
La maternità si dovrebbe vivere con emozione, intimità e ponderazione e andrebbe comunicata con discrezione, fuori dal nido domestico, non tramite Postel o e-mail, "appena ne vengano a conoscenza", a PER e SSL, per finire interdette dal lavoro ( previa coinvolgimento della Direzione provinciale del lavoro, come in Cina per le gravidanze doppie ).
Mi sarebbe di conforto una tua opinione.
Spero, con questa mia, di non provocare scuotimenti e vibrazioni a nessuno e che la nota resti all'interno degli ambiti deputati.
Ciao. Pier Paolo

giovedì 10 settembre 2009

Epiloghi retorici.

Funerali di Stato per Mike Bongiorno e, prima, esposizione alla Triennale. Mi sembra eccessivo per un intrattenitore sia pur cinquantennale e per un uomo di spettacolo leggero, che ha saccheggiato i talk show americani e che scimmiottando quel tipo di candore ha saputo diventare nazional popolare. Bongiorno è stato un famigliare e piacevole compagno delle serate nelle case. Niente di più e niente di diverso. per altro ha cercato il guadagno e, per alimentarlo, ha gestito con misura ed abilità una immagine rassicurante ed affidabile. Il resto stroppia.

lunedì 7 settembre 2009

Dissociati, dissociazioni e sepolcri imbiancati.

Vittorio Feltri prosegue la sua opera di demolizione degli insidiosi compagni di viaggio di Berlusconi. Oggi se la prende, una volta tanto in maniera inappuntabile sul piano interpretativo, con Gianfranco Fini. Sembrano baruffe fra maggiordomi che conoscono bene la loro mediocrità. Che Fini, come Casini sia un opportunista di molti modi e scarse qualità, uso a cogliere le occasioni per tradire, non solo la moglie, ma anche i propri benefattori è ormai evidente. Dopo decenni di ossequi conformistici a Forlani ed Almirante, ecco i due vecchi-nuovi leader, impegnati a contendersi/spartirsi le cariche di Presidente o della Repubblica, o del Consiglio dei ministri. Stanno vivendo una patetica, ultima giovinezza. Fini, in particolare, sta cercando di contarci di essere diventato un illuminista da quel sanfedista che era, in uno spregio concettuale, ma soprattutto morale, che considera parole e principi, merce per allocchi. Berlusconi, poi, che si dissocia dal suo sicario strapagato, ogni volta che questi lo difende dalle insidie dei suoi (altri) clienti è la definitiva consacrazione del bugiardo a cavallo. Speriamo che, la prossima volta, se riuscirà a convocare i comizi elettorali, gli italiani se ne ricordino. Per chi votare, però?

domenica 6 settembre 2009

Cadone le prime foglie...

Non si sa se per l'eccessivo caldo di Agosto o per l'influenza di arie settentrionali, alla ripresa dell'attività politica, nelle Cittadella proibita, qualche fogliolina non più irrorata è caduta dai rami ed ha mestamente volteggiato fino al suolo, rimirando la cima della robustissima pianta sulla quale stava vanitosamente appesa e dalla quale pensava di poter saccheggiare impunemente la morale e le ipocrise correnti che anche l'appendice linfatica continuava ad alimentare per fisiologica necessità. Quando il vegetale si reincarnava, compulsava a violarle privatamente non sopportando il disagio della "civiltà". Era strumento, come il suo giustiziere al servizio di un prevaricatore, che in cuor suo si compiace di essere al servizio solo del suo portafoglio. Ha pensato, gongolando, di essere, filosoficamente, la riduzione del Principe, che invece, fattivamente, è chi ha ordinato la sua cancellazione e, con un solo colpo, che riduce "ad uno", come la filosofia di Platone nella sintesi di Plotino, la sua complessa personalità, è stato relegato in Purgatorio dal suo Consiglio di amministrazione in abiti talari e sottratto alla visibilità. La lotta, endogena ed esogena, gli scambi non dichiarati ed inutilmente denunciati continueranno. Le vendette eventuali si consumeranno quando non saranno più riconoscibili e il mondo continuerà come prima. L'etichetta delle spiegazioni tradizionalmente e culturalmente consolidate continuerà a rassicurare i devoti della loro "giustezza" mentre raccattano le briciole, più o meno grandi, intorno al desco.

sabato 5 settembre 2009

Egoisti vittimisti.

Gli Israeliani, per l'ennesima volta, alla richiesta di un blocco degli insediamenti in quel che resta del territorio palestinese, hanno contrapposto un piano di edificazione massiccio e rapido che dovrebbe ospitare, ma da padroni, nuovi coloni e nuovi immigrati alla ricerca di una terra, di un lavoro e di una casa a spese altrui e non come semplici migranti. I Sionisti hanno sempre fatto così, scatenando, con dei pretesti, delle feroci repressioni e devastazioni sulle quali riedificavano per se stessi, relegando la popolazione residente in ambiti sempre più ridotti e poveri, dove ogni tanto fanno dei raid per ammansirli quando i movimenti armati sorti in Palestina, con i camikaze sul "loro" - territorio, o con qualche missile a gittata breve, reagiscono alla pulizia etnica. Il mondo occidentale, di fronte a tanto particolarismo e caparbietà, che non rinuncia alle querimonie del vittimismo congenito degli Ebrei ed alla ricorrente colpevolizzazione degli europei per lo sterminio nazista, è impacciato ed ipocrita, soprattutto quello anglo-americano che con l'Olocausto non ha avuto nulla a che fare. Ma i Sionisti gli assicurano un avamposto in una terra estranea ed in parte ostile, fino a che sarà strategica per risorse e geopolitica. Dopo, come gli Ebrei sanno, potrà venire per loro un nuovo esilio, ma loro, come i Mussulmani sono refrattari alla carità ed al senso di comunità umana. Lo sono provincialmente e senza ipocrisie, quindi, ideologicamente, sono pronti a pagare il fio della loro particolarità e del loro egoismo ed a continuare, per non assimilarsi, nel loro nomadismo mitologico. Riflettano però i poveri Ebrei di Israele, provenienti da ogni parte del mondo che a loro e solo a loro, toccherà il nomadismo fisico; esiste per l'ebraimo come per ogni altra etnia, un'élite ricca, colta e "particolareggiatamente" stanziale, come loro sulla terra degli altri, unica alternativa offerta e raccolta fino ad ora, alla loro - per altro fertilissima - ricerca della Terra "promessa".

Congiure bizantine.

Sta maturando nel nostro Paese un cambio di Governo o meglio, il cambio del leader. Una capziosa campagna mediatica si è incaricata di dimostrare che il primo ministro conduce una vita licenziosa e dissipata. Il miliardario Capo del Governo avrebbe avviato alla politica, dopo averne ottenuto i favori sessuali, numerose veline, donne di spettacolo ed ambiziose di varia estrazione, in parte attinte dai provini delle sue televisioni. Niente di più conservativo, sul piano del costume, di un Presidente del Consiglio conservatore. La profanazione della politica si sarebbe consumata bypassando ogni traversata nella burocrazia dei partiti. Dopo aver favorito fiscalmente e legislativamente la Chiesa cattolica ed essere stato ricambiato dalla gerarchia istituzionale dello stato della Città del vaticano, Berlusconi non ha esitato a replicare alle critiche dei Vescovi, colpendone il portavoce, mettendolo alla berlina e provocandone le dimissioni. Ha richiamato dalla riserva dei fedelissimi ben retribuiti Vittorio feltri e lo ha incaricato del killeraggio dei suoi avversari, ben conoscendo la sua capacità di infangare il prossimo. Il neo-direttore di ritorno non ha esitato ad agire. La Chiesa si rifarà favorendo la sua sostituzione con un altro leader più affidabile e manipolabile, che non pretenda di trattare alla pari, o peggio, di imporsi alle gerarchie ecclesiastiche solo per averle ben remunerate come le sue conquiste. Si ritiri nelle ridotte il santo gazzettiere sporcaccione della C.E.I., con umiltà ed obbedienza. Adesso, però, il Governo Berlusconi potrebbe cadere per una congiura giornalistica - l'adagio: chi di spada ferisce, di spada perisce, vale anche per lui e non solo per Boffo - espressione di una delle tante possibili congiure di Palazzo, che furono caratterizzate all'inizio, dalle mene di Scalfaro. Sul piano politico ed elettorale, Berlusconi fu sconfitto per due volte da Romano Prodi, ma il vendicatore dell'I.R.I. fu sistematicamente disarcionato dalle faide interne al suo schieramento. Questa è la realtà del vischioso potere degli apparati partitici ed acclesiastici, di quelli sindacali e con forme e modalità originali, giudiziari.. In tutto questo, brillano per irrilevanza, i cittadini e, per assenza, l'opposizione, buona solo ad impedire al suo Presidente, espresso solo per la campagna elettorale, di governare. Non credo che in questi anni sia stata in pericolo la democrazia politica; Berlusconi non ha attentato ad essa più di quanto non la abiano omogeneizzata i politici tradizionali e senz'altro mestiere e, quando ha reagito - ora in maniera scomposta - è stato perché si cercava ipocritamente di rivolgergli contro questa o quella parte dell'opinione pubblica. Da qualche anno, anche all'interno del movimento politico che lui o chi per lui ha inventato, anche i due gregari storici ed ormai vecchi catenacci dell politica, Casini e Fini, occhieggiano a destra e a manca per la successione, come la seconda moglie ed i suoi tre figli. Senza Berlusconi si riaprirebbero tutti i giochi e tutte le pratiche spartitorie.
Dopo i sindacati, che hanno surrogato il potere politico in crisi, ai tempi del Centro-Sinistra e che ora si arrabattano, divisi, in ogni velleità corporativa, alle quali, la CGIL, con la Destra si rifiuta, sono oggi i giornali ad avere assunto la guida degli schieramenti. La Repubblica, non nuova a questo ruolo, anzi nata proprio per questo, con i soldi dell'Ingegner De benedetti che ha potuto licenziare migliaia di lavoratori anche quando le piazze ribollivano, con i buoni uffici delle Confederazioni e della CGIL in primis, interpreta da sola la voce dell'opposizione, mentre il timoroso PD sta al traino, senza neppure spendere troppe parole, per non disturbare. Sul fronte opposto, quello governativo, Berlusconi ha deciso di intraprendere una guerra contro chiunque lo denunci o lo contrasti, a cominciare dai giudici per finire con i cattolici non compiacenti, nel tentativo di riportare all'ovile i suoi ingrati alleati del partito degli interessi. Gli arieti del cvaliere sono due pensionati del giornalismo, Emilio Fede e Vittorio Feltri, quest'ultimo soprattutto, abile nel killeraggio mirato e trasversale verso ogni potere che non sia quello di chi lo ha ingaggiato, compreso quello ecclesiastico.
Quando Mussolini fondò Il Popolo d'Italia e abbandonò l'Avanti e, per farlo, accettò di farsi finanziare dalla Francia, che voleva essere spalleggiata nella guerra contro l'Austria, cominciò a manifestarsi la decadenza della democrazia liberale e si aprirono le strade della demagogia, verso la dittatura.
Oggi, troppi elementi di un rinnovato clima oppressivo, a cominciare da quello vigente in quegli ambienti lavorativi dai quali non si viene espulsi se non attraverso prepensionamenti - almeno per ora - ma all'interno dei quali è preteso il più vieto conformismo e la totale dedizione, si manifestano ed inquinano la serenità delle persone. I sintomi sono quelli di una malattia in corso.

Il Griso e il Sacrestano.

La polemica che Avvenire, insieme a Famiglia cristiana ha condotto nelle ultime settimane sui comportamenti immorali del premier, è stata interpretata come una velina della C.E.I. Nella presunzione che non fosse condivisa dalla Segreteria di stato, stante il silenzio dell'Osservatore romano, si è deciso di replicare con una controdenuncia pubblica, mirata sulla persona del direttore del quotidiano dei Vescovi, che, si dica o si disdica, ha accusato il colpo e si è dimesso.
L'importante giornalista cattolico è stato il Capro espiatorio del conflitto mediatico che rischiava di alienargli una parte del voto confessionale e congiurava ad autenticare la disistima personale verso Berlusconi, a prescindere dalle appartenenze.
Vaso di coccio fra i vasi di ferro, è stato sacrificato, ucciso da un sicario.
E' difficile credere che sarebbe stato possibile senza l'assenso di una parte - quella politica e istituzionale - della Chiesa cattolica, che è stata messa, nel suo insieme, in un nuovo, grave imbarazzo. Potrebbe essersi trattato di una forzatura per fare emergere dei contrasti noti ai vertici della politica, ma sarebbe stata una grave imprudenza per le lontane, tardive rispetto ai fatti, micidiali repliche della Chiesa. Se Berlusconi fosse stato in grado di far dimettere Feltri o avesse avuto la volontà di licenziarlo, dopo averlo appena nominato, forse Boffo, che non ha lasciato tutti i suoi incarichi, sarebbe ancora al suo posto. Ma per il Cavaliere sarebbe stato un boomerang, come quello originato dalle mancate promesse fatte alla Daddario.
Boffo avrebbe dovuto ricordarsi e ricordare alla C.E.I., che solo chi è senza peccato può scagliare la prima pietra e che, proprio perché senza peccato, se ne asterrebbe. Non avrebbe dovuto fare, quindi, il Tartufo della situazione e interpretare i "sentimenti" dei devoti. A rammentare a lui il Vangelo, ci ha pensato il Bravo di Don Silvio, che lo ha annichilito sotto un masso.
Boffo è stato sputtanato per un fatto privato e personale che aveva già trovato la sua sanzione. Berlusconi è stato attaccato, sul versante laico-radicale, perchè avrebbe avviato alla politica della prostitute e questi contegni, indipendentemente dalla moralità personale del direttore-commentatore di un organo di stampa, fanno parte del mestiere del cronista, sicuramente d'accordo con le sue Gerarchie e dietro la spinta dei devoti scandalizzati.
E' proprio ai devoti che il Griso si è indirizzato, per turbarne le coscienze. Feltri è il Griso del Berlusconi-Don Rodrigo, come la Daddario è l'icona delle sue conquiste.
Boffo, forse, ha minacciato la moglie dell'uomo del quale ambiva ad avere l'esclusiva ed è stato condannato per questo. Deve pagare due volte? Berlusconi, tramite la produzione legislativa si esime da qualsiasi giudizio e per ora non ha pagato, neppure quando è stato condannato. Al suo avvocato, Previti, invece è accaduto e se non se ne è risentito deve essere perché i soldi sono il suo esclusivo orizzonte e perché contraccusando, avrebbe infangato se stesso. Purtroppo è vera la morale di Dostoevskij. lega gli uomini con un delitto. Alle insinuazioni, se false, il danneggiato primo ministro non poteva reagire con una querela? Ha preferito querelare il fronte laico ed infangare quello moralista, ben sapendo che, vere o false, certe accuse non si puliscono in poco tempo e che, sulle spoglie del povero improvvido, le parti possono riappacificarsi.
A Boffo, che non risulta aver commesso abusi, tranne quelli morali sulla moglie del suo drudo, poteva essere rimproverato quanto tradizionalmente si attribuisce ai preti, di predicar bene e razzolar male.
Una morale laica severa imporrebbe adesso che di questa vicenda venisse data una delucidazione veritiera e documentata, nella speranza di poter inibire contegni ipocriti e strumentali per il futuro, per inaugurare un nuovo costume, ma siamo certi che non potrà Avvenire.

domenica 30 agosto 2009

Battibecchi felpati e velenosi.

I giornali di oggi non sanno fare di meglio che attizzare le polemicucce fra il Presidente puttaniere e i suoi omosessuali e competitivi censori. La replica allo sboccato - nella sostanza - Littorio Feltri, del direttore di Avvenire, Dino Boffo, è tutto un sentore di borotalco, di vaselina e di minacce sottotraccia, speculari al cipiglio cipiglioso e indispettito del suo principale, il Cardinale Angelo Bagnasco. Sta a vedere che il Berlusca sarà capace di confliggere efficacemente e dall'interno anche con la Chiesa...Il Boffo innamorato suggerisce a Feltri di guardarsi le spalle e di non fidarsi di amici bene informati e di collaboratori, di cui untuosamente lo invita a liberarsi. E' forse vero, allora, che cane non mangia cane. Personalmente, ricordo Vittorio Feltri, in giacca, in una gelida mattina milanese, in via Negri, alle calcagna di una azzimata, leziosa signora che dava mostra, gigioneggiando, di avere deciso di non dargliela più...per la successiva mezz'ora. Potrei forse accusarlo di non avere i titoli per contromoraleggiare? Fra replica e controreplica, le baruffe chiozzotte non avrebbero più fine. I maggiori commediografi italiani ed i più poveri copioni d'avanspettacolo rivivono in questa litigiosità cicisbea e ruffiana, nella quale il Presidente che non può pentirsi è riuscito a trascinare anche la Chiesa. Silvio sarà il prossimo riformatore e il primate della Chiesa padana sarà Bossi? O i feudatari papisti sbaraglieranno i protestanti per l'adulterio? Questa battaglia per la manifesta, contro la celata fornicazione, infiammerà l'animo dei disoccupati autunnali.

sabato 29 agosto 2009

George Feydeau e la comedie à l'italienne.

E' grande pochade fra la Chiesa, il giornale della Conferenza episcopale italiana e il Presidente del Consiglio italiano. Non si tratta di una epica battaglia sulla laicità della legislazione e di una contesa filosofica fra laicismo e "vera laicità", ma di una commedia degli inganni e delle ipocrisie, nella quale si incistano polemiche speciose rispetto ai principi dichiarati e virulentemente "difesi".
La Perdonanza e la falsa contrizione del penitente Silvio hanno aspetti boccacceschi, ma espressioni ben più superficiali e grevi. La cena con il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, è l'elemento culinario di una spassosa buffonata, che si sta involvendo in equivoci compulsivi e concentrici, come nelle trame del commediografo francese, che anticipava i toni della comedie bourgeoise, che avrebbe trovato in Italia una versione ai rigatoni, che ha caratterizzato un capitolo della storia del cinema.
La commedia degli equivoci si dipana nello scenario di rovine dell'Aquila, sul canovaccio di un povero monaco cristiano, Celestino V, Papa per sbaglio, che fu fatto strangolare dal suo successore, Bonifacio VIII.
Il lussurioso prostatico si sarebbe cosparso il capo di cenere e sarebbe giunto al Duomo in processione. Non si sarebbe potuto comunicare, perché è divorziato. Potrà farlo quando avrà divorziato anche dalla seconda moglie e avrà quindi ripristinato l'unico e vero vincolo sacramentale ( i figli, canonicamente non sono contemplati; provvederebbero però a contemplarsi da soli, per l'eredità ) ma, nel frattempo, si sarebbe servito dalla scena - carpita o concordata? - per sortire lo stesso effetto. Aveva trovato, senza saperlo, un compare di merende adeguato alla bisogna, quel Cardinal Bertone che rubò in Piemonte ad un nipote agricoltore la sua intera riserva di vino passito. Un ladro e un beone. Lo sporcaccione, dopo cena, gli avrebbe forse proposto di andare a puttane insieme.
Ma questa intenzione è stata apparentemente e clamorosamente contraddetta da un intervento a gamba tesa di Vittorio Feltri, che su queste maragliate, prive di "pietas", ha costruito la sua carriera ( su tutte, la foto del cadavere di Aldo Moro, nudo ed anchilosato, su di un tavolo dell'obitorio ). Il giornalista da marciapiede è stato chiamato a dirigere Il Giornale , del fratello di Silvio, per condurre il contrattacco. Anche Emilio Fede, con gli stessi sodali di corte, condusse un attacco a Di Pietro, che sfociò nella sua messa in stato d'accusa a Brescia, poi rientrata. Il Vittorio dei padroni si è concentaro sul competitor la Repubblica ed anche su Avvenire, il giornale dei vescovi.
Cosa ha scoperto, valendosi di una velina giudiziaria, il diffamatore di destra? Che il direttore di Avvenire, tale Boffo, censore del suo principale, ha studiato dai preti e ne ha assunto i costumi. Sarebbe infatti stato condannato per molestie e minacce alla moglie del suo omo-amante ed avrebbe patteggiato la pena.
Gli esegeti hanno subito dedotto che esisterebbe una divaricazione fra la Segreteria di Stato vaticana e almeno una parte della Conferenza episcopale italiana, di cui Avvenire e il suo omo-direttore è organo ( speriamo a debita distanza ).
All'Aquila è andato infine Gianni Letta, legato e gazzettiere del lussurioso. L'untuoso ed impomatato cortigiano è stato immortalato sul sagrato della chiesa, con il cardinale ebbro Bertone, in un atteggiamento che rivela ambiguità morale, qualità sceniche e morbidissimo appeasement: lui e l'ebbro sembrano due checche cerimoniali e ipocrite che sembrano sul punto di baciarsi, di vezzeggiarsi e di compiacersi l'un con l'altro per il reciproco charme. Inculiamoci e poi pentiamoci, sembrano dirsi.
Le due cerimonaili creature vivono in un mondo di apparenze e dissimulazioni, devotamente recitate fra reciproci ammiccamenti. Non oltre il segno del reciproco e compatibile interesse.
I protagonisti della pochade:
il satiro impenitente;
il tenutari della morale;
Noemi, Mara, Maria Stella, Patrizia e le altre;
lo chaperon ovvero il ruffiano e paraninfo;
il malefico disvelatore del trogolo comune.
Fine della prima parte.

venerdì 28 agosto 2009

Diversità ideologiche.

Franco cardini, storico delle religioni, di destra e già consigliere per i sanfedisti della R.A.I., si produce oggi sul Manifesto in un dotto e lineare articolo sugli atei devoti e trasformisti, nei due sensi, della sua area politica. Non omette di chiamare in causa anche la Chiesa ed auspica, infine, richiamando alcune affermazioni del candidato dalemiano alla segreteria del PD, Bersani, un "esame di coscienza reciproco fra cattolici e "socialisti".
Così ho commentato:
L'analisi è impeccabile, fino a che si arriva ad auspicare un reciproco esame di coscienza ( o autocritica? ) fra i cattolici e i socialisti. Socialisti in senso etimologico, non storico, perché, altrimenti, l'incompatibilità striderebbe. Meno impervio sarebbe, sul piano sentimentale, il confronto fra comunismo e cattolicesimo sociale. Confronto comunque fuorviante, parziale e transeunte. Il fatto è che, nei paesi cattolici, a differenza di quelli protestanti, nei quali i devoti si costituiscono in autonoma comunità di fedeli, la Chiesa - l'Ecclesia assemblea - è, per suo precipitato, politica ed entra in sinergia e/o contrasto con le forze politiche popolari. Ma sui principi, indefettibili, si emancipa dai partiti, come dagli Stati, con qualche concessione, forse, alle potenze non ostili, pro tempore dominanti. Comunque, quando lo fa, lo fa per omissione.
Saremmo, quindi, comunque, "da capo a quindici".

giovedì 27 agosto 2009

Commiati. All'avviator che torna, promiser ponti d'oro.

Vincenzo lascia la ex new dip. e, con essa, le nobili mature, per un attimo rivitalizzate dal suo charme. Alcune vedove nostalgiche hanno simulato il suicidio nell'apprendere della sua prossima e, per loro, recidivante dipartita. Ora che l'avviamento è terminato, siamo tutti pronti ad intraprendere la nostra navigazione in Credem. Ricordiamo, tutti noi, gli spermatozoi dell'epilogo del film di Woody Allen: "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso....", che mentre vengono mobilitati, nel corso dell'amplesso del produttore/donatore, non sanno se finiranno in un utero magnanimo, se il loro sacrificio sarà sterile o se quello al quale sono chiamati a dare esito, è, invece, un rapporto omosessuale.
Auguri a tutti, tesi al nostro obiettico: "O Ovulo, o morte!"

Caro Vincenzo, grazie per l'assistenza e buona fortuna per ciò che desideri. La strada che stai per intraprendere è già stata percorsa da tante ombre e caso, circostanze e abilità potranno, senza necessità, accompagnarti nella realizzazione dei tuoi desideri, oppure ostacolarti.
In ogni caso, la tua vita non si fonderà sui tardivi presupposti che ti saranno suggeriti, ma sul nocciolo duro della tua indole che l'esperienza fanciullesca, prima, e adolescenziale, poi, ti ha conferito.
Ad essa rimani comunque fedele, nella certezza, esclusivamente umana, che "solo restando come un bambino potrai entrare nel regno dei cieli.
Un saluto.

mercoledì 26 agosto 2009

Criteri di prevalenza.

Ilan Pappe è uno storico israeliano legato a movimenti del suo paese che si oppongono alla rimozione della verità storica sugli insediamenti ebraici nella Palestina, attuati fin dal 1948 e mascherati da isole ecologiche, prima desertiche - dice la propaganda turistica - ed a centri ricreativi. Anche molti suoi colleghi asseconderebbero la vulgata del potere, risalendo anche a mitologiche epoche bibliche. Con pedante genealogia da storico, Pappe ripercorre tutti la storia dell'occupazione sionista della Palestina, da secoli abitata e coltivata da Palestinesi, progressivamente espulsi dall'esercito e dai servizi segreti del costituendo Stato d'Israele, al quale aveva fatto posto il cessato Mandamento britannico. Secondo Pappe, la preoccupazione del Governo d'Israele è stata ed è tutt'ora di preservare la prevalenza numerica degli ebrei sugli arabi, nonostante la bassa natalità dei suoi connazionali. Per assicurarsela, hanno provveduto all'espulsione sistematica degli abitanti e camuffato le denominazioni preesistenti, cercando di cancellare la storia di quei luoghi.
I ricorrenti piani di pace sarebbero stati tutti redatti secondo gli intendimenti israeliani. I sionisti avrebbero anche sistematicamente affrettato le deportazioni prima dei periodici "cessate il fuoco!" che hanno caratterizzato i mordi e fuggi dal dopoguerra ad oggi. Gli insediamenti ebraici nella terra promessa erano spontaneamente cominciati fra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento, ma il progetto di uno Stato per gli Ebrei aveva preso corpo mentre, nell'Europa orientale i camini fumavano ancora, con la bieca furia distruttrice del regime nazista in agonia. L'ansia di "finire il lavoro", pare purtroppo una costante di ogni volontà prevaricatrice. Così hanno tentato di fare i Serbi nella ex Jugoslavia, nei confronti delle altre etnie e gli Hutu contro i Tutsi in Ruanda. Gli Ebrei, costituitisi in Stato, non si sono comportati diversamente, espropriando i terreni dei coloni palestinesi, distruggendone le case e relegandoli nel ghetto sovraffollato e malsano di Gaza, sulla quale si sono recentemente accaniti, perché il movimento di Hamas continua a punzecchiarli e a non accettare questa situazione. Ma mentre i Serbi sono stati duramente, infine, repressi, verso gli Israeliani, le potenze europee e nord americana, vincitrici della seconda guerra mondiale, hanno sempre fatto finta di non vedere, consentendo ai sionisti non coinvolti nei pogrom nazisti di atteggiarsi a vittime per comportarsi da predoni e persecutori, introducendo, per questa via, i prodromi di quella contesa culturale dietro la quale opera oggi il terrorismo islamico. Mentre i Paesi arabi, ammansiti agli americani non destano per Israele preoccupazioni ( Egitto, Giordania, che tentò più volte di spartirsi la Palestina con Israele, ma non ne accettò i profughi, sterminandoli nel Settembre nero ), per ragioni di supremazia regionale, l'Iran - non arabo - e la Siria, finanziano, organizzano e fomentano la resistenza armata dell'Hezbollah in Libano e di Hamas nella striscia di Gaza. Per questo potrebbero dopo la fine di Saddam, precedentemente utilizzato contro l'Iran e poi allargatosi troppo, essere i prossimi scenari di guerra, mentre Al Quaeda trama contro i regimi arabi filo-americani, portando la guerra terroristica anche in nord America e in Inghilterra, senza trascurare di punire le zelanterie di altri Paesi.

Fine di una dinastia democratica.

Ted Kennedy è spirato. Solo due giorni prima aveva pregato i suoi colleghi democratici di sostituirsi a lui nell'appoggio ad Obama. Già gonfio ed instabile nell'equilibrio, aveva perorato la causa del primo presidente nero al Congresso di investitura. Ultimo di una controversa trilogia che, dal pulpito della ribalta americana, aveva suggestionato gli animi più freschi in ogni parte del mondo, era stato il più ordinario e banale dei tre. Dopo la morte di entrambi i fratelli, non si era candidato alla presidenza; con i fratelli aveva condiviso il costume di praticar gonnelle, anche ospitando nipoti violenti e tossicodipendenti. Non aveva saputo far di meglio - per il blaosone della famiglia, che aveva fatto affermare ad un anchormen: non so se si tratti di una dinastia di statisti o di maniaci sessuali - che farsela con la segretaria, salvo non far nulla per salvarla dall'annegamento, successivo ad un incidente d'auto da lui provocato. Della tempra democratica di questi irlandesi, immigrati ma ricchissimi, cattolici e sporcaccioni, non è dato conoscere direttamente. Più che atti concreti, hanno al loro attivo un'ideologia liberale e solidale, non molto condivisa, a quanto pare, data la fine che hanno fatto. L'appartato Ted ha continuato a fare il senatore, predicando in significative occasioni lo stesso verbo dei fratelli, con un eco molto più ridotta. Pur non volendo competere, quando si è profilata all'orizzonte, ammantata dalla stessa capacità oratoria, una figura di rottura - molto più prudente di loro - con l'establishement, l'ha difesa con retorica passione, riallacciandosi alla sua idealistica tradizione familiare.

martedì 25 agosto 2009

Mediazioni culturali.

Una mediatrice culturale marocchina si è presentata a Verona in piscina, indossando un Burkini, composto delle stesse fibre acriliche dei costumi mono o a due pezzi. Lo sconcerto che la provocazione ha suscitato negli astanti è probabilmente quello che si proponeva, nelle mamme soprattutto, eterne custodi delle tradizioni, rivendicate anche per contrasto, nei figli. Non è igienico! Perché indossato da una marocchina?, Perché troppo lungo e necessariamente sporco, come forse l'epidermide all'uopo celata? Spaventa i bambini! Pare che i bambini se ne infischiassero, troppo intenti a guazzare e a divertirsi. Buona la sopresa della mediatrice-provocatrice, verso la quale non si può dire che sia bacchettona perché si indurrebbe nei pargoli la licenziosità e allora si deve affermare che è anti-igienica come un animale, per noi che animali non siamo, come si constata ammirando le nostre smagliature e i nostri lardelli di grasso. Normalmente, le avversarie si tacciano di immoralità e lussuria, ma bisognerebbe essere molto fantasiosi e sottili per attribuire queste caratteristiche ad una simil suora al bagno. Insomma, se non si facesse proprio vedere, anziché "nascondersi, con il chador e il burkini, sarebbe meglio.

Ironie del destino e, forse, degli uomini.

Bernie Madoff ha il cancro e di quelli rapidi per giunta. Condannato a centocinquant'anni dai sacerdoti legali del capitalismo per essersi fatto beffe degli avidi e sprovveduti investitori, non per niente chiamati il "parco buoi" ed avere contraddetto con smaccata radicalità la fiducia nel denaro. Chissà se il vecchio ed arguto ebreo lo sapeva già? Chissà se lo ha fatto apposta e se, nelle sue ultime istruzioni alla moglie, non vi era il desiderio di salvare solo lei dal dissesto economico, dopo avere, con perizia ed abilità contribuito, ma solo contribuito a quello di tanti giocatori della lotteria. Che la Borsa sia lo strumento più idoneo a separare il denaro dai cretini era già noto, che Madoff abbia solo, come ultimo atto rivelatore della sua vita, provveduto ad evidenziare quanto quotidianamente fanno tutte le banche e le finanziarie ed i maggiori agenti di borsa, è possibile.

lunedì 24 agosto 2009

Moralità a posteriori.

I Governi devono essere a corto di soldi, soprattutto quello della potenza imperiale, se ottengono dalla grigia e cioccolataia Svizzera l'elenco di 4.500 evasori fiscali. Li avranno certamente preavvisati, data la severità delle leggi fiscali statunitensi e saranno rimaste a denominare i conti, fantasiose sigle di nebulose finanziarie. Chi ha voluto questo rigurgito calvinista? Obama? Se sì, chissà se si propone di dare una sanità in grado di procrastinare le sofferenze degli americani poveri o deve reintegrare degli ordigni negli arsenali e finanziare le campagne all'estero del suo predecessore? Nel primo caso, a rischiare non sarebbero solo gli evasori fiscali,ma, soprattutto, lui.

Pastorali.

Non conosco Monsignor Vecchi, Vicario del Vescovo di Bologna, ma la sua uscita a favore dei Menarini, imprenditori cattolici, e le giustificazioni fornite loro circa il troppo discreto, fino a confinare col cinismo, modo di operare, mi sembra fuor di luogo. Il Monsignore, al pari del capo del Governo, dovrebbe sapere di rappresentare un'istituzione e invece di pascere i suoi e le sue protette, dovrebbe curarsi del bene comune. Comune, sì, ma senza curarsi di entrare nel merito delle iniziative edilizie che il Sindaco Delbono, spesso ritratto prono all'anello del Vescovo, dovrebbe, secondo lui, intraprendere. Fra l'altro, chi glielo ha detto che l'appalto dovrebbe andare ai Menarini, così attivi nei giardini dei conventi sororali ad edificare nuove aule, per affiancare alle scuole materne, elementari e medie, anche corsi scolastici superiori. Della rappresentatività curiale e religiosa, un po' con l'esse dolce alla Francesca, avemmo sentore quando vietò ai giocatori del Bologna di bestemmiare, senza inibirsi di mentire. L'Arcivescovato sottoscrisse presso la vecchia Banca di Roma, centomila e passa euro di obbligazioni della Leheman Brother's, di molto dubbia esigibilità. Disse allora alla devota proponente, di non amare lo sterco del demonio, ma ammise che semplificava la vita. A lui e ai suoi devoti, il vino della Messa a volte fa brutti scherzi.

Destini e destinazioni.

Questa filiale, quindi, rischia la chiusura. Non ci sorprende, è una possibilità che la logica contempla. Sorse ad ospitare una nuova Sede di una piccola banca romana a partecipazione statale. L'allora direttore, d'accordo con il proprietario, si è pagato il mutuo della sua casa, trattenendo il 20% della pigione aziendale. Con quei soldi, il padrone di casa, oltre a manutenere le mura e le strutture, si è certamente assicurato altri immobili, dato che gestisce un'impresa di costruzioni. Come farà ora a pagare l'I.C.I., dato che l'immobile è di lusso? E' probabile che la lobby degli amici interessati si attivi per un'altra banca o, più probabilmente, per due, tre società di servizi che potrebbero dividersi gli oneri di rappresentanza. Come gli extracomunitari e le loro abitazioni ad uso foresteria. Bei tempi, quando lo Stato pagava per gli amici e, fra amici, ci si dava una mano per edificare dimore dove poi festosamente raccogliersi e tramare nuovi affari a spese dell'erario e delle pastose società che, dopo essere state l'spedale e poi il motore dell'economia italiana, erano diventate la greppia dei politici e dei loro funzionari che, del piatto comune al centro del tavolo, cercavano bulimicamente di arraffare la maggior parte. Chi ha avuto, ha avuto, chi ha dato ha dato. L'inno di Mameli invocava la solidarietà massonica, la marcetta napoletana la propensione a speculare sulle cose. Che c'entra il "va pensiero"?

La primula rossa.

Questo "ghanese" - non si smette mai di ripeterlo - che ha passato la sua breve vita in carceri minorili et similia ( i centri di recupero di maoista memoria ), stupratore uscito dalla gabbia, ladro di telefonini alle Feste dell'Avanti! - ma sono sopravvissute al partito? - meriterebbe una considerazione più competente, almeno quando sarà riacciuffato. Gli appelli della "matrigna" - assenti quelli del padre - le violenze su donne materne - non idealizzate - il desiderio temporaneo - finchè farà bel tempo - di andarsene a zonzo in quella giungla dove si è de-formato e della quale ha sentito il richiamo e che adesso lo bracca, non avranno nessun effetto benefico su di lui. Fra il giudicare, conformisticamente, ed il capire, corre un crinale che si chiama competenza e fatica. E' indispensabile non essere aggrediti, ma, certamente, Ofori è stato aggredito prima e non ha mai conosciuto amore. Ha imparato a fuggire, da tutto e da tutti, aggredendo e rubando di tanto in tanto. Sarà questo a perderlo, altrimenti, di lui - la stessa persona - nessuno si sarebbe curato.

domenica 23 agosto 2009

Milone

Caro Milone,
il geometra Facheris, immobiliarista di fiducia del tuo impresario, ci ha fatto visita stamane e, con sintetica loquela, ha comunicato che inizieranno i lavori per apprestare l'accoglienza ai nuovi colleghi che trasmigreranno da noi.
Mentre modificano gli arredi, intimano al proprietario di ridurre il canone di locazione (200.000 euro all'anno) e propongono di ridurre gli spazi occupati, i bagni a disposizione rimangono tre, ma gli utenti, da cinque diventeranno venti.
Come farà Terronilla ad entrarvi, lei che deodora gli ambiti prospicienti il suo ufficio e l'ufficio stesso? I locali destinati alle deiezioni sono privi di aspiratori funzionanti.
Come faranno i promotori finanziari dell'Euromobiliare, senza isolamento acustico, a ricevere i clienti? I crepitii, i boati, gli sgocciolii e gli stronzi caduchi disturberanno le loro interessate rassicurazioni ai sottoscrittori.. la cascata purificatrice finale darà il colpo di grazia ad ogni velleità di risultato, dato che non si è trovato di meglio che che di ospitarli a porta con i cessi, nella logica della contrazione degli spazi e delle spese.
La tua sordida impresa, Milone, ha un solo criterio nel suo orizzonte morale: il meschino calcolo del denaro. A questo subordina ogni valutazione di qualsivoglia natura. E non mi dire che questa è la sua mission. Ma tu mi guardi, bovino, accarezzando il tirapugni. A te, i miasmi sembrerebbero afrori di paura dei tuoi avversari e ne ricaveresti rinnovata ferocia. Dei soldi non sai e non ti curi. Ti basta solo il pastone enrgetico che ti propinano.
Lotta pur, tribulon!

sabato 22 agosto 2009

Caratteri

Battista le chat è un consumato maggiordomo..del Credem, stavo per dire, ma credo che si sia formato nel tempo, probabilmente in ambienti curiali, fino ad assurgere a livelli di eccellenza. La mattina, va incontro ai Quadri di grado superiore della sua banca, poi esce in delegazione per il caffé di lavoro ed intrattiene amabilmente e manieristicamente tutti e ciascuno, fino al rientro per poi proseguire con i clienti e perfino con i colleghi. Immagino che questo atteggiamento sia in relatà uno schermo che tradisce una intima estraneità che si accanisce a violentare senza pietà per se stesso. Insieme a lui recita anche Terronilla, unica femmina di non gran pregio, in partibus infidelium, in mezzo al personale Credem, di cui anche lei vuole mostrarsi parte.
Battista le chat ha ripiegato sulla piccola banca padana, quando si è accorto che la sua carriera al Credito italiano era chiusa, perchè si era rifiutato di lasciare le amate tagliatelle.
Sembra un gran buon uomo, ma non rassicura, la sua alterità rispetto alla parte interpretata si avverte. Non così la vuota Terronilla, tutta rabbia ed egoismo, che tradisce però, di tanto in tanto, manierismo, isteria e troppa smania di vanagloria.
Battista le chat sofrfe, probabilmente, di quel costume indotto dalla pervicace volontà di intrallazzare, a qualunque livello, con le parti munificenti del suo piccolo mondo, indefettibile decisione che, mimetizzandosi nella merda condivisa, renda tutti gli adepti di una stessa consorteria, uguali alla vista, all'odore, nelle movenza, in modo che possano riconoscersi facilmente fra loro, almeno nell'alveo degli interessi spartibili nella cloaca comune.

Caratteri.

Apaga Dencio è un filippino. Lavora in una villa signorile ed è riuscito a mettere qualche risparmio da parte. E' sempre in ordine e paziente. Spesso ho visto dei suoi connazionali, che vivono con la famiglia in una stanza, portare i figli a scuola e presentarsi in maniera linda ed ordinata. la loro ordinarietà spesso li fa passare inosservati ed è questa la loro risorsa.

Caratteri.

Santo Stefano dei cassieri è un catto-comunista. Catto-comunista è anche la moglie, maestra. Santo Stefano ha due figlie, una nomata come il poverello d'Assisi ed è pigra e priva di voglia di correre, come il papà. L'altra, ovviamente Benedetta è invece incazzosissima, ma statica. Semplicemente è adirata che le cose non corrispondano alle sue esigenze, contemplate sul posto, e che, comunque si modificassero, non andrebbero mai bene.
Il suo contegno lavorativo è blando, prevede abbandoni del posto per il caffé e fughe anticipate la sera sotto la pressione del corso di chitarra parrocchiale o dietro perorazione della moglie o delle figlie. Con loro, sempre in parrocchia, gioca a pallavolo. Santo Stefano dei cassieri è catto-comunista perché spera sempre di condividere il suo lavoro con qualcun altro, anche se si riduce a poche decine di operazioni e non ogni giorno. Dalla sua ridotta contemplativa, quando cinque o sei clienti si succedono allo sportello o quando l'operazione richiesta non è routinaria, si lamenta, si abbatte e depreca il suo abbandono, come Gesù in croce, prima della morte. Ha chiesto il pre-pensionamento. Senza saperlo è cioraniano: contempla il suo nulla.

Caratteri.

Ottone di Brunswich è un assistente della clientela dell'ultima ora, catapultato nel ruolo dalla contabilità, per ottenere quel quadro di minima per il quale molti anni prima aveva già brigato e che era stato invece assegnato ad una spia dell'Ovra aziendale. Più che di una ingiustizia, si era trattato di una contesa fra mediocri, l'uno - il premiato - uso alle cortigianerie più spinte, l'altro molto geloso dei propri "diritti", delle proprie comodità e invidioso delle altrui raccomandazioni. Oltre la facciata degli ideali professati, Ottone è un furbastro speculativo. Che poi le sue speculazioni si riducano a cercare qualcuno che vada in posta a pagargli le bollette, perché lui, nell'intervallo, vuole andare al Bassotto a delibare in allegria con alcuni compagni di lavoro, o che non sia disposto a far nulla di più di quanto strettamente dovuto, a meno che non gli torni utile a tenersi buoni ambiente e singoli colleghi, secondo una sua visione comunitaria dei rapporti sociali, è indice di ristrettezza di orizzonti, ma non migliora la sua moralità. Se i suoi compagni fossero andati al potere sarebbe diventato un apparatcniky di basso ma molesto livello ed il suo ambiente di influenza o sarebbe stato composto da persone simili a lui o, con pseudo-sagace ignoranza avrebbe perseguitato i diversi per consolarsi di essere così com'è.

Caratteri.

Terronilla compendia in sè molti e significativi caratteri della sua primitiva genia. Calabrese di Reggio di Calabria, figlia di un maresciallo - maggiore, ci tiene a precisare - educata alla più inflessibile onestà, nel senso della conservazione dell'imene il più proficuamente possibile, cresciuta in caserma è, a tutti gli effetti una donna del sud, che pure ha aspirato a fuggire al nord, attraverso le più classiche raccomandazioni, per poi stabilirvisi e cercar fortuna. Dopo lunghi anni di compunzione negli uffici richiesti dalle proprie ambizioni, è giunta ad un inquadramento da sottufficiale dell'ordine dei Quadri e le è stata affidata una pattuglia (agenzia ). L'ha gestita con metodi militareschi, estromettendo chiunque non fosse disponibile a farsi strumentalizzare da lei e relegando, con veri e propri atteggiamenti da sequestratrice o da secondino, chiunque non rientrasse nei suoi canoni. Come tutti i meridionali cerca di apparire molto più importante di quanto aziendalmente sia ed è prodiga e disponibile, quanto egoista e discriminatrice, a seconda dell'interlocutore. Già matura, "andando a trovare i clienti" ha intortato a Casalecchio un imprenditore degli strumenti in uso negli ospedali ed è titolare di una Onlus, intitolata ad una amica scomparsa, che le serve per stringere alleanze ed evadere le tasse ed a legare a sè il marito in un rapporto di complicità. Non ha figli. Egoismo o tardività, problemi ginecologici o calcolo non si sa. Certo è che la sua sterilità non la pone ereditariamente in una posizione di forza verso il marito, la di lui famiglia e, forse, crea anche a lei qualche problema culturale e qualche incertezza d'interesse. La sorella Luciana è invece rimasta in Calabria ed ha sposato un semi calabrese di Fabbrica di Roma, che per vent'anni ha lavorato a Bologna. Anche lei accusava una certa renitenza alla fecondazione, ma in extremis è riuscita a concepire un figlio che non assomiglia neanche un po' al padre. Terronilla tradisce, oltre che prepotenza, orgoglio e presunzione, dispetto ed invidia ed un costume barocco da pitocco rifatto, con il quale catechizza, tormenta o molesta, emargina od esclude, convinta com'è che solo nella gerarchia dei ruoli stia per lei la possibilità di ottenere soddisfazione, mentre gorgheggia ipocrita alle persone che considera stolidamente di rango superiore o che, semplicemente, le consentono di alimentare la sua meschinità. Un proverbio della sua terra recita: "anche se qualche arancia (portugalli) raggiunge, rotolando sul selciato, gli stronzi in una fogna: gli stronzi non diventano per questo portugalli.