mercoledì 7 ottobre 2009

Ciurlonerie.

Secondo un vecchio socialista lombardiano, il professor Ciurlone, la magistratura, oltre ad essere composta da parassiti, quasi tutti di estrazione meridionale, ospita nel suo seno istituzionale, anche i peggiori delinquenti.
Argomentava, questa mattina, che la Corte costituzionale, non aliena da merende con una parte in causa, stava aspettando la "pizzata", prima di deliberare, in un senso o nell'altro.
Allo sconcerto giustizialista degli astanti, opponeva la sua esperienza di navigatore nel sottobosco della politica e delle istituzioni, per dichiarare che i giudici, che non lavorano per più di tre ore al giorno, vengono sitematicamente retribuiti dai Carabinieri ( con soldi pubblici ) per costruire teoremi giudiziari e che non disdegnano di farsi pagare anche dalle peggiori e più forti organizzazioni criminali, tanto da stemperare il significato convenzionale dei termini, per investirsi, al riparo della toga, del medesimo ruolo, rafforzato.
Il profesor Ciurlone ha poi aggiunto. "se i funzioanri pubblici fossero pagati di più, soprattutto i peggiori, cioè i poliziotti e i carabinieri, non dovrebbero arrangiarsi con attività collaterali e contrarie al mandato, così come tanti altri, se meglio remunerati, non dovrebbero fare un "secondo lavoro". Nel profferire queste parole, si è portato le mani verso il petto.
Sembra ignorare che anche quando la Repubblica romana decise di attribuire degli stipendi magnanimi ai governatori delle provincie, non per questo, costoro si sentirono appagati. Il rubare, l'approfittarsene è evidentemente la vera essenza del potere e il retore avvocatesco Cicerone non seppe far altro che pronunciare le celeberrime verrine, contro il governatore della Sicilia, Verre.
Da quanto sopra, un dubbio: è immorale rubare ed approfittare delle cariche? E' immorale brigare per ottenerle e non avere smaccatamente altro scopo che di goderne con prepotenza, poi?
E' specularmente immorale ergersi a censore di questi misfatti da un pulpito comodo e protetto, dando poi testimonianza, nel prosieguo della propria vita e in diverse circostanze, di non essere da meno, in termini di immoralità, di coloro che, con tanta sapienza e facondia, abbiamo censurato?

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