sabato 10 ottobre 2009

Un sasso nello stagno, nonostante tutto.

La vicenda politica di Silvio Berlusconi, vista dagli opposti avamposti, assume i contorni del dramma o della farsa, della pochade famigliare o degli interessi portati in politica senza mediazione.
Per quanto non dissimile da altre, consociative e contraddittorie evenienze storiche, che hanno visto ribollire, come un minestrone sul fuoco, le competitive componenti d'interesse sotto etichetta partitica, l'attualità ci offre il destro per un'interpretazione non di maniera delle entità in conflitto. Regolarmente e ripetutamente eletto, il capo del governo confligge contro le autorità di garanzia e di controllo, contro le altre forme di partito-movimento e declama i suoi intendimenti, che sono stati spesso già declinati in provvedimenti legislativi. Soprattutto mostra e dichiara di non credere minimamente alla veste super partes degli istituti di garanzia, anche se assumono la veste togata della Corte costituzionale o quella, più dimessa, della Magistratura ordinaria. nonostante alcune sentenze sfavorevoli, già emesse nei suoi confronti, non inclina ad atti di contrizione e non mostra la sia pur minima considerazione per i canoni della moralità corrente. La sua cultura è quella dell'azienda, del mondo degli affari, un ring nel quale i colpi bassi non sono esclusi. La sua competizione con De Benedetti, altro grande scippatore di beni e di verità , ben visto, però a sinistra, non conosce soste dalla fraudolenta attribuzione della Mondadori ed è degenerata in una contesa reputazionale a mezzo stampa.Ciò non di meno, queste risse svelano e rendono intelligibili - per chi non abbia gli occhi e le orecchie foderati dal prosciutto della propria personale ideologia - gli apparati e le istituzioni per quello che... realmente sono, in attesa che i protagonisti della rappresentazione tornino ad impersonare, senza contestazioni di pari peso e livello, il potere "legittimo" e le sue sacrosante sanzioni, elidendosi o superandosi in una più alta "sintesi".

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