sabato 10 ottobre 2009

Ruoli e coscienza di ruolo.

Gli operai di una ditta estera di Colleferro, non si sono limitati ad occupare lo stabilimento, con un atto simbolico di appropriazione degli strumenti produttivi, che sono comunque in grado di far funzionare, ma hanno sequestrato, per poche ore, i dirigenti che avevano annunciato loro la prossima chiusura dell'azienda. Hanno cioè cercato di trattenerli con loro nei vecchi ambienti, prossimi alla dismissione, ben sapendo che la dirigenza è mobile e va dove va il grano, mentre a loro sarebbe rimasta la stanziale aridità dell'abbandono.
Narrano le vulgate, che i lavoratori avrebbero saputo che si starebbe per aprire un analogo, anzi identico, stabilimento nel Sud e che la ditta, in precedenza ceduta da un imprenditore italiano ad uno francese, avrebbe già subito una riduzione di organico superiore ai due terzi dell'originario. Un terzo di quanto residuato sarebbe poi stato messo in cassa integrazione.
Nè i superstiti, né i sindacati, avevano battuto ciglio.
Il sindacato dei metalmeccanici dice alle gazzette che l'esasperazione delle maestranze è comprensibile, ma che una eventuale, più che residuale vertenza,si farà solo se i lavoratori avranno un orientamento unitario.
Che cosa vuol dire?
Che se ne salverà alla fine solo uno? De minimis non curat praetor.
Più interessante ed ammaestrante è l'atteggiamento dei cento operai finora rimasti indenni dalle sistematiche speculazioni di vendita e di riorganizzazione, che solo ora si sono ribellati...unitariamente.
Il classico tentativo di chiudere la porta della stalla - con gli stallieri dentro - quando tutti i cornuti sono già stati fatti uscire.
Speravano in cuor loro di stare più larghi e che gli stipendi, per loro, fossero avanzati, mentre i delegati del padrone, o dirigenti che dir si voglia, ne programmavano la cancellazione dai libri mastri.

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