sabato 28 febbraio 2015

Il metodo meritocratico.

La ‘questione del merito’ sta diventando così centrale nelle nostre vite perché la usiamo individualmente e socialmente per placare la nostra ansia di dare un senso alle frustrazioni umane, professionali ed economiche legate al nostro lavoro. E se talvolta ci capita di pensare di meritare il nostro disagio perché non siamo abbastanza bravi, sicuramente ci è molto più comodo e usuale imputarlo ai nostri colleghi, quei dannati ‘fannulloni’ all’origine di tutta questa ira di dio. E' bizzarro che le rimostranze si mescolino all'invidia verso le anomalie, casualmente precipitate in ambienti autarchici e repressi, veri e prorpi laboratori artificiali delle finalità degli altri. Sarebbe ora che cominciassimo, invece, a considerare le nostrane istanze meritocratiche come la carne di cui il ladro si serve per distrarre i cani mentre entra di soppiatto per svaligiare la casa. Pensare che sistemi valutativi e ‘premiali’ siano a guardia della ‘qualità’ è come pensare che la funzione dei ladri sia quella di cibare i nostri cani. Ti prego, almeno tu che sei intelligente non mangiare mai le polpette degli estranei, sussurro al mio cane, rientrando a casa.

Derive.

La Lega, secondo atto, a Roma in nome di sentimenti grezzi, diffusi fra le masse che hanno a riferimento dio, patria e famiglia, la propria. Alleanza non originale e, per fortuna, arginata proprio da quei contrappesi europei che si contestano e che, per inadeguatezza al compito nel quale ci si è voluti impegnare, non sono campati in aria. Siamo nel mezzo di un paradosso. La Lega autonomista ha ripiegato sulla nazione. Anche nella sua fase isolazionista si fondava sui sentimenti vandeani profondi delle ex zone bianche del settentrione, adesso li coniuga con quelli a-resistenziali del sud povero e borbonico. Insieme sfilano a Roma, fra saluti romani e bandiere padane. Insieme ai salvinisti italiani sfilano le destre profonde della Francia e della Germania, le cui radici post unitarie sono di incerta collocazione. La destra popolare si è rimessa in marcia e ha adottato tutte le pericolose malizie della tattica, che in ogni momento possono sfuggirle di mano. Le forze istituzionali sono depotenziate dalla soggezione debitoria alla Troika e soggette all'invidia dei paesucoli sotto sacrifici: sono stati loro i più severi verso le ipotesi di un allenatamento della stretta sulla Grecia; non l'Italia, ma la Spagna e il Portogallo sì. La situazione indotta dalla crisi economica e finanziaria deflagra ormai per le strade, sotto il controllo incontrollato delle strutture di polizia dei diversi Stati, in un contesto di ripiegamento della società su se stessa. Se le cose dovessero migliorare, questi nuotatori della politica, si adatterebbero, ma quello che deve essere chiaro è che rappresentano il sottostante profondo e nero della società italiana, in una frammentazione di nuovo evidente delle nostre tante incongruenze ed ostilità "unitarie".

Nelle cloache del mondo.

Un imprenditore di Cutro, residente a Mantova, confidava in auto alla moglie: "speriamo che la prossima scossa duri almeno un minuto, perché, dopo, la mia impresa edilizia potrà ricominciare a lavorare". Eravamo nel 2012. Non importa che sia di Cutro e neanche che sia indagato di associazione mafiosa, la sua frase confidenziale è il pensiero riposto di tutti gli (im)prenditori, mafiosi e non, che non provocano ma speculano su qualsiasi evento possa recar loro profitto. Mi correggo: certamente non provocano i terremoti, quanto agli altri accadimenti ne sono invece i supportati, da funzionariuccoli al loro soldo o pubblici, al medesimo fine speculativo. Il pampa-Papa continua a testimoniare da solo. Oggi ha parlato delle coperative, nel senso - credo - che si dà dalle mie parti al termine, presso il volgo irrispettoso. In fondo è un Papa popolare. "Assumono una facciata onorata e perseguono invece finalità disonorevoli e immorali, rivolte allo sfruttamento del lavoro oppure alle manipolazioni di mercato e persino a scandalosi traffici di corruzione". Non vale solo per le cooperative, ma per ogni forma di vigliacca "cooperazione", in cambio di uno status che non può che essere ridicolo: spesso, neanche per quattro soldi in più. Un dissidente russo, molto minoritario di cui non conoscevo neppure il nome, è stato ucciso a Mosca alla maniera della Politkovskaja. Costui era stato vice primo ministro con Boris Eltsin e guidava una piccola formazione liberale anti Putin. Sosteneva posizioni filo-occidentali nella questione ucraina. Domani avrebbe dovuto condurre una manifestazione nella capitale. Che sia stato un eltsiniano e si dichiarasse "liberale", potrebbe far propendere il giudizio a favore del nuovo KGB che, tramite chissà chi, lo ha fatto fuori, come la coraggiosa giornalista. Ma a "giocarlo" non è stata la sua irrilevante forza politica, bensì l'uso che faceva dei media pubblici e personali per sputtanare il Presidente Putin, la cui familiarità con i poteri occulti, lo rende un interlocutore pericoloso. La Russia non sarebbe diventata liberale con questo Nemtsov, ma certamente è mafiosamente oligarchica con Putin e Medvediev. La Politkovskaja fu uccisa nel giorno del compleanno di Putin, Nemtsov nel giorno dedicato alla strana commemorazione dei servizi segreti nazionali, con quattro colpi al torace, tanti - si dice - quanti i suoi figli. Se non è un barbaro rituale arcaico e iniziatico, questo... La Russia eltsiniana fu il più grande obbrobrio morale della Russia recente e Nemtsov era ministro. Il liberalismo, in queste condizioni, porta alla corruzione più inumana, l'ordine putiniano alla dittatura mafiosa mal dissimulata. Per ora, tertium non datur.

venerdì 27 febbraio 2015

Gli strateghi del compromesso.

Il duplice e contraddittorio voto "centrista" di oggi alla Camera dei deputati, oltre a confermare l'inaffidabilità democratica del nostro attuale Paese, ha visto lo spostamento paludoso sulle posizioni "congiunturali" dei partiti e partitucoli che hanno caratterizzato la nostra deriva di nazione incongrua, in gran parte, all'Europa, eppure abbarbicata ad essa ( nell'interesse delle regioni ricche e dei ceti dominanti ), serva degli Stati Uniti, come l'Ucraina in procinto di dividersi. Invece, a noi la ruffianeria fa l'effetto contrario: ci ricompatta. La contromossa sterilizzatrice della destra - concordata col Governo, se non direttamente con la sinistra, ha visto rappattumarsi i poltronisti democristiani di NCD con quelli temporaneamente "in panchina" dell'UDC casiniana e con i profughi, alla Camera. di Scelta civica, i montiani senza Monti, che si è tenuto il seggio usurpato a vita. Usurpato, perché non ha illustrato la Patria né prima, né dopo la nomina. Drappelli parlamentari, laceri e sporchi ( soprattutto) cercano rifugio sotto ogni bandiera e il miserabile voto-controvoto odierno ne è l'ennesima riprova. Grottesco il compiacimento dell'Ambasciatore israeliano a Roma: un borbottio di parole mandate a memoria da chi non possiede neanche i rudimenti della nostra lingua; probabilmente un uomo dell'intelligence anti araba mandato in giro per il mondo e segnatamente nel nostro paese, per monitorare la situazione in rapporto ai movimenti della politica italiana. Stia tranquillo: la politica di "attenzione" verso gli arabi, di andreottiana memoria non è più attuale ( e, fra gli arabi, quanto contano i palestinesi? ). I regimi che tenevano testa agli americani e osteggiavano - spesso solo indirettamente - gli israeliani, sono stati sovvertiti, anche se la sicurezza di Israele, ma soprattutto dell'europa mediterranea, è peggiorata. Incerti su quali interessi vellicare, incapaci di scelte, abbiamo trasferito in politica estera la nostra incertezza meschina rispetto a quali siano i nostri interessi, rispetto all'incertezza dello scenario agitato alle porte di casa nostra. Eppure - statene certi - il colpo ad effetto arriverà e comporterà diversi morti. Le occasioni non mancheranno; una delle prime potrebbe essere l'Expo, facile ad ogni infiltrazione corruttrice e palcoscenico mondiale immeritato. I governanti lo sanno perfettamente, ma la loro incertezza circa l'utilità delle decisioni da prendere, li mette in attesa di poter dosare e ridosare, con sterili e pompose dichiarazioni, i prevedibilissimi eventi, per trarli a proprio vantaggio.

Ahi, serva Italia!

L’Italia conta meno del due di picche. Questa cosa ormai è partita e andrà avanti, i palestinesi dovranno ancora soffrire, sono 50 anni che aspettano, ma ormai il processo è avviato e prima o poi anche l’Europa dovrà prendere una posizione unitaria. A quel punto anche l’Italia dovrà sciogliere le sue ambiguità, cosa che farà, ma nel frattempo i piccoli opportunisti di casa nostra avranno raschiato qualche voto. Questo siamo noi: noi siamo quelli col braccino corto, che sperano sempre in un piccolo vantaggio di piccolo cabotaggio. Il voto di oggi sta a dimostrare chi siamo. Abbiamo questa malattia: mai gettare il cuore oltre l’ostacolo, mai osare, mai avere la capacità di sognare, assumersi un rischio. Mai, sempre attaccati al nostro ombelico, alle proprie miserabili certezzucole. Ci sono uomini coraggiosi in Italia, in ogni settore, ma le strutture portanti del Paese vivono intorno a questa piccineria che è diventata ormai sordida. Questa è l’Italia, l’unico paese in cui si pervertono le parole al punto che si scrive moderazione e si legge ferocia atroce: il voto di oggi rientra in questo gioco miserabile, da ipocriti, da vigliacchi, da squallidi mediocri, l’incapacità di prendere una posizione chiara pur di non rischiare, rientra perfettamente nei cliché degli ‘italiani brava gente‘. Brava gente dove? Hanno collaborato con i nazisti, li hanno aiutati nel lavoro sporco, il fascismo italiano si è macchiato di due stermini di massa, il genocidio in Cirenaica e quello in Etiopia con i gas, per non dire di quello che hanno fatto nelle terre della ex Jugoslavia, con i nazisti. Però noi siamo gli italiani brava gente. Siamo la brava gente che poi va a massacrare in galera i Cucchi, gli Aldrovandi, gli Uva, i Mastrogiovanni, che non ha ancora rubricato la tortura come crimine, sempre per quel giochino che noi siamo tanto bravi e moderati. Moni Ovadia, intellettuale ed ebreo italiano. Oggi, il parlamentino dell'italietta ha votato e approvato due mozioni contraddittorie: quella del Pd prevedeva esplicitamente il riconoscimento dello Stato dei Palestinesi, quella di Ncd no. Sono state votate entrambe. I DEM, presentatori della prima istanza e i NCD neutralizzatori con la seconda , hanno fatto "ammuina" di concerto. Sono insieme nel governo di Renzie ed hanno mostrato a cosa portano, in Italia, le larghe intese o governi di unità nazionale. A quel che si sapeva.

giovedì 26 febbraio 2015

Gattini e gattopardi.

Berlusconi scende in Mediaset e nel Milan, occupa l'editoria lancia una OPA su RAI WAY. Camaleontismi della politica capitalistica. L'ex(?) patto del Nazareno è sullo sfondo. Si alleggerisce di alcune quote del suo sistema mediatico per rilanciare in grande nello stesso settore e nelle infrastrutture necessarie alla diffusione ed al controllo dei contenuti contrabbandabili, in un contesto nel quale tutto, in Italia, è in vendita, comprese le frequenze dei telefonini. E' solo un esempio nostrano delle brighe e degli intrecci del capitalismo su di uno scenario evanescente ed incontrollabile, nel quale le colleganze sono spesso assicurate da affiliazioni ad associazioni che fanno della frequentazione esclusiva e riservata la loro mediazione di ricchezza e di potere. Lo Stato, colto sul fatto, rivendica il suo 51% ma Renzie ha già svalutato, come esclusivamente commerciale l'O.P.A. Oggettivamente è falso: con le torri di trasmissione di possono condizionare le emittenze, piegarle all'uso esclusivo della pubblicità, superando la funzione pubblica della TV di Stato, che vantando a sua volta diversi canali tematici può diventare il veicolo dell'accaparramento di tutto il sistema della comunicazione, che diventerebbe esclusivamente commerciale e politicamente reticente, l'esatto contrario della TV dei Tycoon anglosassoni, privi di qualsiasi soggezione verso il potere, che smontano spettacolarmente, tanto gli interessi rappresentati si ricostituiscono subito su altre icone facciali. Torna l'offerta fatta da Berlusconi agli ultimi epigoni della Democrazia cristiana: consentirgli indisturbato gli affari conclusi con il craxismo in cambio della campagna a favore dei soci politici, la stessa che riservò a se stesso dopo il rifiuto di Martinazzoli. Il patto del Nazareno coniuga inestricabilmente affari e velleità di potere politico.

mercoledì 25 febbraio 2015

Nulla si crea e nulla si distrugge.

Il renzismo è una degenerazione morfologica del sistema clientelare che ha dominato la vita pubblica e gli interessi privati durante tutta la prima Repubblica e morto di autocorrompimento, ma solo dopo la fine dell'antagonismo comunista, quando questa opzione ha smesso di far paura ai conservatori, cangianti nei reazionari di casa nostra. Dopo vent'anni nei quali la consociativa sinistra prodiana dell'Ulivo ha dovuto caratterizzarsi, sia pur sbiaditamente, come avversaria apparente della destra berlusconiana ( non ha mai messo in discussione il suo potere mediatico, servendosene per sostentare la sua debolezza e contraddittorietà ), è toccato ai nominati del Presidente della Repubblica mettere in mora, attraverso un colpo di Stato bianco, la democrazia rappresentativa, valendosi della bulimia di un altro democristiano, stupido ed ignorante. E' più che mai il loro momento - degli stupidi e degli ignoranti - gemmazione degli uomini d'affari, spesso aggressivi e grossolani energumeni. Lo Stato si vende - non è certo la prima volta nella storia unitaria e pre unitaria - ma si appalta ad investitori ignoti, verso i quali non possono mancare gli interessi personali dei manutengoli, che, così facendo, riesumano i riti appropriativi e delinquenziali della prima Repubblica. Insomma, nascita, morte e resurrezione di una medesima sostanza.

For sale.

L'Italia è passata dalle privatizzazioni alle vendite delle aziende strategiche. Anche l'ENEL è potenzialmente sul mercato, la nazionalizzazione dell'energia elettrica che segnò l'inizio del boom economico negli anni '60 del secolo scorso può finire in mano di qualunque capitalista straniero, nella forma anonima di un fondo o di un network assicurativo, negli smazzettamenti sotto il tavolo con i buoni uffici delle grandi banche private che si adoperano per aggirare le regole, facendo della finanza il primo vettore della criminalità economica. E' un sistema avvocatesco che conosce le regole nei minimi dettagli, al solo scopo di aggirarle, aggregando al sistema fasce sociali molto ampie, con l'illusionismo dei valori convenzionali. La strada intrapresa dalla sinistra consociativa è l'alienazione di tutto il patrimonio nazionale, per appaltarsi agli interessi volatili delle consorterie internazionali, comprese quelle mafiose, come denunciato oggi dal Procuratore nazionale antimafia. Il riciclaggio dei soldi, in un vortice senza confini, transita per le banche e si deposita nelle varie e mutevoli denominazione degli strumenti di raccolta, spacciati per strumenti di investimento per i risparmiatori, ai quali vengono continuamente chiesti dei soldi in cambio di ipotesi inverificabili e che vanno a gonfiare, come il "parco buoi" delle quotazioni di Borsa, il flusso incontrollabile dei capitali la cui aderenza a dei valori economici è del tutto aleatoria.

L'ossigeno che manca alle politiche domestiche.

Il limite della politica, nei Paesi colpevolmente indebitati, è la sua territorialità, puramente nazionale. Non parliamo poi dei sindacati, ormai privi di un rappresentanza stabile. L'unica eccezione sarà, ancora una volta, riscontrabile nel settore del credito, nel quale, a cavallo fra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, si confermerà l'area contrattuale di appartenenza. In fondo, la dissoluzione del CCNL interesserebbe solo a Unicredit, desiderosa di affrancarsi dal legame contrattuale solo in Italia - deve applicarne tanti altri, in giro per il mondo - perché deve ridurre i suoi costi in rapporto alla riduzione della sua attività nazionale, ormai attestata sul 30% del suo business complessivo. In Italia la grande industria passa in mani straniere pezzo per pezzo, quella piccola agonizza nei debiti e nella mancanza di commesse. E la finanza bancaria? Pure. Fra non molto Monte Paschi Siena passerà di mano perchè nessuna Banca italiana è in grado di rilevarla, allettando il compratore con i suoi 45 mld di titoli, che porterebe comunque in dote. Si parla di una sinergia con l' altra ex Banca del Tesoro, quella B.N.L. diventata infine francese. B.N.P. proprietaria nega, come fanno tutti prima di formalizzare l'acquisto. Resteranno in mani italiane le banchette familiari, vere e proprie finanziarie domestiche, con i loro clienti pigri e da accudire, ma, riguardo all'attività strategica, stiamo rapidamente diventando, da Paese di trasformazione delle materie prime, un Paese dove si lavorerà per gli altri. Il cameriere di un bar del centro dove mi trattengo perché mi consente tranquillità - se non fosse per quegli appestati che, all'aperto, sbuffano fumo e cazzate - nel fine settimana è stato a Londra a cercar lavoro. Lo ha subito trovato, ma i pounds che gli avrebbero conferito, al netto del fitto di una stanza e del vitto, avrebbero azzerato qualunque velleità. E' quindi rientrato alla base dove la protezione familiare gli consente ancora qualche svago. E' questo il lavoro alla carta del prossimo futuro. I politicanti che sono rimasti fuori dalle nomine a Camerlengo della U.E., si agitano inani e sproloquiano senza costrutto: anche le istituzioni li hanno abbandonati, non li riconoscono più. La loro base elettorale si astiene; il popolo minuto che ancora vota si esprime per lo più a destra, avendo compreso che la sinistra è catalettica e avendo confuso la prevalenza finanziaria impalpabile con i cascami della tradizione reazionaria domestica. Il comunismo è morto per mancanza di soldi, il fascismo è retrogado e deleterio anche solo sul piano della potenziale crescita economica. La soluzione ci sarebbe: in un contesto capitalistico, l'unione fra le rappresentanze popolari non può che svolgersi nell'ambito della socialdemocrazia continentale. Ma resta comunque un "gap" al momento insuperabile; un conto è essere socialdemocratici in Svezia o in Norvegia e in Olanda, un altro in Italia, Portogallo e Spagna: la demografia e le sperequazioni regionali rendono il modello impraticabile. E nei confronti della Germania? La sua supremazia economica e la solidità nei comportamenti la rendono un'anomalia, fra la troppo piccola potenza regionale e l'esuberanza economica che reclama lavoro qualificato dall'emigrazione altrui. Non c'è altro di concreto in giro.

lunedì 23 febbraio 2015

Incursioni in politica dalle prossimità.

Pare che Maurizio Landini voglia affrontare Renzie sul versante di sinistra. Sarà una salutare separazione degli ambiti, ma, anche se io apprezzo la chiarezza dei suoi discorsi, temo che Landini, nel panorama italiano rappresenterà solo l'accorpamento di un nucleo radicale e convintamente oppositore, non privo di opportunisti infiltrati, come pullulno in tutte le altre formazioni. Non credo che sarà un'alternativa, la natura di destra dell'elettorato italiano, pur variegata e dissimulata, è chiara e, proprio per questo, Renzie ha già stigmatizzato il presunto alleato, diventato oppositore, come un fallito del sindacato. O è il sindacato che è fallito? In realtà, allude al fallimento certo verso il conseguimento del potere che gli resterà precluso. Questo, dal mio punto di vista, riveste poca importanza; segnerebbe una chiara demarcazione di ambiti e di rappresentanza e, in termini dialettici, contribuirebbe ad amministrare i borbottii di pancia di ampie fasce di elettori. In fondo, in queste more di democrazia commissariata e nelle incertezze seguite alla dissoluzione del P.C.I., dopo la fine dell'Unione sovietica e di tutta la partitocrazia governativa della Prima Repubblica, per conclamata corruzione, avrebbe una sua utilità dialettica, che altrimenti rimarrebbe monca ed inespressa. Nel nostro Paese, casomai, questi argini al deragliamento riesumano mai soppresse velleità estremiste che poi si stemperano proprio nell'agone politico: non fu così, ad esempio, per le Brigate rosse, costituite per la politica di appeasement morotea ( Moro fu ucciso )del PCI. E' stato invece così, almeno finora, per i cascami del fascismo rimessi in pista da Berlusconi e poi divisi e assorbiti, fino alla possibile implosione attuale. Il dilemma fra l'adesione alla morsa dell'euro e la costituzione di una forza meno condizionata dalla bottega nazionale in ambito comunitario si consuma "amleticamente e staticamente" per ora solo sull'angusto palcoscenico nazionale.

Fregole bugiarde.

Il job's act rende, in prospettiva, l'immagine di una nazione restituita al censo, mentre l'imprenditoria è in esodo, un Paese, cioè, alla periferia della finanza, nella quale, il lavoro e tutta l'imprenditoria mediana sono stati abbandonati ai debiti ed in cui l'appropriazione dei beni accumulati o semplicemente risparmiati costituirà, nel breve, la base delle possibili fortune delle banche creditrici. L'ottica è miope, contingente e abbandona al loro destino degradato le ex classi lavoratrici non più richieste e che non ricercano più un lavoro a queste condizioni di dileggio. L'unica strada è, ancora una volta, l'emigrazione specializzata, mentre, per il lavoro generico, si tratterà esclusivamente di sopravvivenza. La paralisi sociologica riguarda tutto il continente, gli ultimi entrati arrancheranno nelle retrovie, senza riuscire ad affrancarsi da quel bisogno che li renderà schiavi o devianti in significativi aspetti della vita della classi subalterne, un business di cui l'istituzione pubblica non si occuperà, tranne che per specularci a sua volta o in occasione di sporadiche repressioni. Le decisioni vengono prese ed imposte, senza tenere nel minimo conto il lavoro delle commissioni parlamentari, il parere delle minoranze, da un nucleo di nominati al potere, che restano coesi solo in virtù del potere stesso, mentre chi lo ha perso si frantuma nel rancore e nella transumanza e la minoranza interna, oltre ad avere conti cifrati in Svizzera, rappresenta una testimonianza di un'ipotesi che non ha mai trovato compiuta realizzazione, ma che ha almeno dato luogo a importanti riequilibri del rapporto fra capitale e lavoro, conferendo, con lo Statuto dei diritti dei lavoratori, ai medesimi una dignità che sarà di nuovo negata in nome di un interesse spicciolo e che produrrà - se lo produrrà - solo un monco tentativo di rilancio imprenditoriale nelle Yogurterie, piadinerie e nei piccoli traffici potenzialmente in grado di mitigare o trasferire ad altri, numerosi altri in corso d'opera, la fatica altrimenti richiesta. Il job's act rappresenta un vulnus macroscopico ad una Costituzione, mai riformata, ma lasciata decadere per desuetudine e difesa solo da prestigiose ma museali personalità del diritto, mentre non convincono i propositi della CGIL di promuovere una raccolta di firme per la formulazione di un "nuovo" Statuto per i lavoratori. Perché nuovo? Quello in essere è un classico e una sua riforma ne sarebbe certamente una riduzione. Leggetelo: non contiene niente che non consideriate già, soggettivamente, una vostra facoltà naturale ed intrinseca e la CGIL, per non parlare degli altri sindacati, ha contribuito a creare questo sfacelo, attraverso una venticinquennale politica di collateralismo e supplenza del potere politico. Oggi, con la foglia di fico del "consenso" popolare firmaiolo, vorrebbe mettere il cappello sopra la poca residua materia spappolata del lavoro e riavvicinarsi ad un'area di "codeterminazione". E' stata proprio l'impropria investitura, a sinistra, delle esigenze della destra che ci ha portato ad accantonare quelle proprie del lavoro ed a produrre quel mostriciattolo di Matteo Renzie. Non esiste altra funzione, per la sinistra, che l'opposizione sistematica a governi conservatori, che in queste circostanze non possono diventare che reazionari, senza prendersi loro la briga di gabbare i propri ex elettori, dato che hanno smeso di votare. Solo costituendo un argine alla speculazione sulle persone, può contribuire a salvaguardarle ed a coinvolgerle in un progetto che procuri loro ruolo e influenza, almeno nelle periferie, ora desolate e vuote.

E invece, come è andata.

Nel triste quartiere torinese, dove è maturata la vicenda venuta alla luce per eccesso di frequentazione della tredicenne trasformata in strumento di soddisfazione sessuale, in un ambiente popolare e senza fisime di status, la ragazzina aveva di buon grado accondisceso a vellicarsi con uno ( normalissimo ) e poi con due coetanei: "melius abundare quam deficere". Purtroppo per lui, lo sciocchino, colto da stupore e meraviglia, non ha saputo tenere per se la favorevole contingenza e l'ha partecipata: dal secondo al quindicesimo, tutti hanno ritenuto di portarsi sul pezzo, come se non vi fosse alternativa o come se la fanciulla disponibile, ma non per tutti, fosse diventata "res nullius", occupabile ed in potenziale possesso di chiunque. E' stata questa esagerazione a far saltare l'equilibrio e ad indurre l'inesperta malcapitata a liberarsi facendone confidenza alla madre e poi denuncia. Ora, nel quartiere, alla stregua dei mosconi intontiti, le famiglie dei convergenti tacceranno la piccola adolescente come una puttana, il primo sintomo di una vocazione e ne asseconderanno un'evoluzione conforme. Sulla base di questa tranquilla convinzione, hanno taciuto tutti, concordemente ed ora sbuffano per "il guaio", la contrarietà rivelati. Le istituzioni scolastiche trasecolano e promettono di non abbassare più la guardia su fenomeni di degrado - come se non ce ne fossero tanti altri, anche di consimili in atto - citano protocolli di verifica ed intervento che non sono in grado di applicare e che, per pigrizia ed invariabilità dello stipendio, si guardano bene dal mettere in campo, complicandosi così, in progressione geometrica, la vita. La preside, la direttrice didattica ecc. sembrano delle patronesse del buon costume in un casino, ignare di come ci si muove e seccate di essercisi trovate. La famiglia stessa della vittima forse "si vergogna" di più per la propria reputazione, convenzionalmente oscurata nel bel mezzo di quel contesto sociale dal giudizio implicito e dal quale non hanno certamente le risorse economiche, morali e culturali per affrancarsi e che forse, in cuor loro, sono solo un po' delusi da quella figliola così precocemente mignotta e così poco discreta da saper gestire la situazione. Insomma, la situazione è stata squilibrata solo "per eccesso" e, per questo, resa pubblica.

L'indifferenza che rende irreparabile il danno.

La bambina di Torino che, per sette mesi, a scuola e nelle adiacenze del cortile di casa, è stata violentata da alcuni coetanei, due dei quali neppur imputabili per la legge italiana e le cui foto, estorte durante le violenze, sono state messe in rete per ricattarla, dovrà continuare a vivere nel quartiere nel quale si sono svolti i fatti, perché la sua modesta famiglia ha da poco sottoscritto un mutuo per la casa ed ha legato inavvertitamente il proprio debito alla tragica condizione esistenziale della figlioletta che è stata negata nella sua personalità. La mamma accusa: anni di abusi vantati e le fotografie spedite ai vicini e al "giro" degli stupratori; molte famiglie sapevano tranne la nostra. La bimba non esce più di casa per un'assurda vergogna che affonda i suoi prodromi in archetipi che la cultura superficiale dei consumi aveva rimosso solo per i precocissimi violentatori. La durata degli abusi, che è un'aggravante, le tardive - per l'inibizione e il terrore - rimostranze nei confronti dei torturatori, di una tortura che non finiva più, per il ripiegamento interiore che solo il ripetersi dei fatti ha consentito, per una volta, di superare, saranno addotti dagli avvocati dei genitori dei sadici ragazzini per coinvolgere la vittima, stemperare le responsabilità. La piccina, all'inizio e per qualche volta, si era appartata con i primi a proporsi per la reciproca titillazione, ma poi, da uno..due, sono diventati quindici, tutti insieme e, a quanto pare, incapaci di differenziazione fornicatrice, cioè di trovarsene, per se, un'altra, cambiando spaventosamente il contesto. La medesima omertà ambientale non aiuterà i genitori della bambina a sostenere che erano davvero all'oscuro di tutto e, se provato, non li esimerà dall'omessa vigilanza. Sul piano archetipico e culturale, la vittima ( simbolo a sua volta ) sarà imputata di averli attratti, uno dopo l'altro con i suoi primi feromoni, rendendosi colpevole di una democratica elargizione del frutto della conoscenza. Certamente, la personalità dell'essere violato dalla copiosa convergenza sarà deformata, mentre quella degli stupratori, trasformatisi nel loro approccio in una banda, potrà compiacersi, incontrandola, del piacere estorto e dell'umiliazione inflitta. Proprio per questo, la condanna dovrebbe essere semplice e conseguente e tale da consegnare i colpevoli, ancorché giovanissimi, alla giusta punizione ed allo stigma sociale per l'azione premeditatamente e proditoriamente perpetrata, in modo da sottrarre la loro vicinanza alla vittima negli anni del suo difficile recupero e della sua formazione verso l'età adulta. Invece, la giurisprudenza italiana sarà come sempre molle e "complice" culturalmente della forza, anche di quella bruta e di quella ambientale. Almeno - ma sarebbe poco - sancisse la responsabilità "per omessa sorveglianza" delle famiglie degli aggressori ( che faranno di tutto, anche per ragioni "pelose" per salvaguardare i loro rampolli delinquenti ) e le condannasse ad un risarcimento importante nei confronti della piccola, la cui vita, in queste condizioni, sarà irreparabilmente mutilata. Almeno le strutture comunali si adoperassero per accompagnare l'evoluzione della bambina e assicurarle la costosa terapia psicologica di cui certamente necessiterà, il rispetto ambientale e la restituzione alla vita adulta, una volta sconfitti i fantasmi che hanno tormentato la sua infanzia e che, altrimenti, crescerebbero con lei. Perché tutto questo possa avvenire, sarebbero necessarie poche condizioni: che l'indennizzo economico fosse volto esclusivamente alle cure, di qualunque genere, necessarie alla bambina e non scivolassero nelle tasche dei genitori, per se o per eventuali fratelli, che la cultura ambientale - che si è già appalesata attraverso l'omertà - fosse minimamente solidale, che la vittima, anziché essere viziata e iperprotetta, venisse affiancata e poi affrancata nelle consuetudini e nelle frequentazioni sociali e soprattutto amicali, resa consapevole e sicura. Ma l'ambiente, il contesto non sembra attrezzato per tutto questo e la stessa possibilità di analisi e comprensione sarebbe contraddetta dal bagaglio di pregiudizi ed incultura propri, della propria famiglia e di quella degli altri. Un tentativo, in questo senso, in itinere, si scontrerebbe con ogni sorta di inadeguatezza , riserva, calcolo egoistico, invidia e facile elemento di prevalenza dialettica, alterando ad ogni passo la spontaneità dell'espressione e la sicurezza nelle proprie manifestazioni. In fondo, l'abuso affonda le sue radici nelle latebre dell'animalità dell'uomo e le sovrapposizioni culturali ed etiche sono servite all'ordine sociale ed alla creazione del disagio della civiltà, volto, per contrasto, a nocumento di chi viene danneggiato da un potere soverchiante e, in questo come in altri casi di diversa natura, affluente, per quegli stessi principi che avrebbero dovuto tutelarlo e la cui artefatta natura è evidente, solo nel dolore della loro contraddizione, nelle anime più immature e indifese e, per ciò stesso, fiduciose che l'indifferenza restituisce alla loro solitudine.

sabato 21 febbraio 2015

Il pentolone senza coperchio.

Amygdaleza, in Grecia, è stato chiuso. era un centro di detenzione per immigrati clandestini, molti dei quali respinti dall'Italia, quando, dal versante orientale della tratta, si portavano prima in Grecia per poi tentare l'approdo in Italia e, da qui, verso dove non li volevano. Nel 2012 il Governo di Nea Demokratia ( la destra greca ) lo inaugurò; da allora i primi reclusi non ne sono più usciti. Sporcizia e violenza, frequenti suicidi. Syriza aveva promesso che lo avrebbe chiuso, insieme agli altri C.I.E., come li chiamiano noi, e lo ha fatto. Il rifiuto, soprattutto da parte dell'europa ricca, dove vorrebbero dirigersi, è del tutto speculare al rifiuto, all'emarginazione e all'espulsione degli indesiderati nel superstite sistema industriale e, soprattutto, finanziario, nei quali si privilegiano e si remunerano solo le posizioni acquisite. In che modo, non importa. Il job's act di Matteo Renzie si inscrive legislativamente in questo tratturo: favorire, a prescindere, la grande impresa quale veicolo unico di ripresa nazionale, ad esulare dalla nazione, lasciandole mano libera all'interno dei suoi angusti recinti. Temo che l'imbecillotto di Rignano, per quanto riguarda l'Italia, si sia clamorosamnete sbagliato o, peggio, che voglia riesumare, sotto forma democristiana, il vetusto ma mai morto fascismo nazionale, a un passo dalla sua rinascenza. Ma il futuro riposa sulle ginocchia di Zeus o almeno me lo auguro.

La "duttillità" del granito.

Tsipras, in Grecia, dichiara la fine dell'austerità, la stampa "europeista" di tutto il mondo sottolinea invece che, a fronte di una proroga ridotta, rispetto alle richieste, la Grecia dovrà operare in stretta conformità con le direttive della Troika. E' chiaro che, fra quattro o sei mesi, la situazione non potrà essere mutata e si ricomincerà daccapo con le interpretazioni. Siamo cioè nell'ambito della filosofica adattabilità della lingua greca - almeno di quella antica - che nel contesto della regione della Jonia serviva soprattutto a favorire gli scambi commerciali, adattandone i contratti alle diverse esigenze dei popoli circonvicini e, per corollario, a creare le condizioni, anche culturali, di una democrazia di cui fu la prima esemplare formulazione. Pensare, da parte dei generosi di Syriza, di ripetere qull'articolazione duttile con i rigidissimi tedeschi che conoscono la loro cultura e la loro lingua molto meglio di loro ( e anche di noi latini ) senza farsene influenzare per un "acca", è spirito di disperazione e, forse, di inganno verso i propri compatrioti che li hanno eletti, ma che non potranno ingannarsi nella loro realtà quotidiana. La contesa è fra necessità popolari e interessi della finanza, fra ricchezza e povertà. Questa "semplificazione" restituisce il dibattito ai suoi termini veri e ogni procrastinazione servirà a scegliere fra la peste e il colera, eventualmente da magnificare come la miglior scelta per chi ne sarà affetto.

Di' ban so, fantasma.

Così diceva dallla platea di un popolare teatro di Borga Panigale-Santa Viola, allora in provincia di Bologna, rivolgendosi ad un mago-incantatore sul palco. Il seguito non è decente e non so trascriverlo in dialetto. Eravamo all'inizio del secolo scorso e il rivoluzionario russo Michail Aleksandrovic Bakunin si trovava proprio a Santa Viola ( leggasi Il diavolo a Pontelungo di Riccardo Bacchelli ) dove c'erano alcune sezioni anarchiche, a monitorare lo stato della sua variante concorrenziale al bolscevismo patrio. Nelle famiglie e soprattutto fra le donne si era diffusa la convinzione, alimentata dai parroci - che il visitatore arcano fosse un emissario delle tenebre e, come al solito ma con minor moralismo verso la tutela dell'ignoranza, alcuni buontemponi avevano preso ad "apparire" nelle sere mal illuminate, spaventando appunto le donne. Il mago che si esibiva evocava sul palcoscenico le spettrali influenze che sapeva diffuse fra parte degli astanti, ma non aveva tenuto conto della probabile presenza di qualche ruvido e poco spaventevole figuro, in grado di metterlo in imbarazzo sul palco e liberare gli astanti dalla suggestione timorosa, facendoli sciogliere nel dileggio dell'impostore. Al mondo non cambia mai niente dall'homo sapiens, ma vengono riaggiornate sempre le stesse gags, la stessa propaganda, le stesse panzane. Il sistema informatizzato di comunicazione ha reso l'influenza gerarchica - per chi la riconosce o la soffre - e intraziendale, tanto pervasiva e molesta quanto lo è nei regimi. Ignoti ed estremisti acronomizzati, certamente con metodo, lanciano "peana" periodoci ed apparentemente, da quella e quell'altra fonte, inconsueti. I loro predecessori invece vagavano per le trincee mobili, su territori ampi, talvolta ampliati in corso d'opera. Sono il risultato della selezione aziendale, a volte sono una "nuova razza" di esecutori senza cervello o coscienza o libero arbitrio che sono tutti la stessa cosa. Al C.N.R., in pochi anni, il bidello è diventato direttore dell'Area progetti e, in quella veste, ha pilotato i finanziamenti ai progetti..che neppure esistevano. Un altro esempio, tutt'altro che clamoroso, dei criteri di selezione negli Enti e nelle aziende: la conformità ai protocolli, la sudditanza al potere, l'utile alla titolarità o alla proprietà. La falsa laurea vantata era solo il viatico per accedere ai "ruoli", poi il furbo truffatore si è spianato la strada da sé, assecondando, ulteriormente, tradendo, "interpretando", ripetendo, calandosi nell'ambiente, nel ruolo ambientale. E nessuno che gli abbia detto, a lui, ma soprattutto ai suoi sponsors. "di' bon so, fantasma..."

venerdì 20 febbraio 2015

Insane parvenze.

L'arte e la bellezza dell'Italia sono danneggiate dagli immigrati, sentenzia una consigliera regionale lombarda. Intanto a Roma una rappresentanza della barbara Europa del nord devasta un contesto urbano ignara ed incurante della bellezza e della storia che calpesta. Non finisce qui, sentenzia un Sindaco imbelle. E invece finirà proprio così; se i vandali saranno rimpatriati - e lo saranno - l'Olanda non si periterà di perseguirli al posto nostro: il danno lo hanno fatto qui e prevarranno su tutto i biechi calcoli economici. La richiesta greca di proroga degli aiuti per un altro semestre è una levantinata, il nein tedesco una rappresentanza estorta a tutto il resto dell'Europa. L'Unione europea è solo un fortilizio monetario, nel quale la nazione più forte esercita potere e facoltà sanzionatrici. O Roma o morte, se Dio vorrà. Così le milizie scalze dell'IS, mentre il governo italiano da vessillifero di una guerra con le truppe degli altri, in quarant'otto ore diventa il capofila dello sforzo diplomatico internazionale: siamo pronti a combattere...siamo pronti a trattare con i diplomatici del IS. Quest'ultima, testuale affermazione è di Gentiloni e di ieri. Non ce ne era bisogno, ma dimostra come siamo pronti a trattare con tutti, circostanza per circostanza e momento per momento. La crisi economica che devasta il mondo ed esclude un' altra generazione..e poi un'altra, in interi continenti, dalla salute e dalla sussistenza, cerca di confondere le acque in una serie di guerre a tappe - ha ragione il Papa - suscettibili di degenerare di momento in momento. Dal partito della nazione di Renzie all'alleggerimento berlusconiano in Mediaset e nel Milan, per procedere alla fusione-incorporazione di R.C.S. ( a sua volta controllante di Bompiani e di Adelphi ) in Mondadori dell'assenteista presidentessa Marina. Berlusconi diversifica e seleziona: dalla cultura di massa a quella almeno scolarizzata ( ma l'Adelphi rappresenta qualcosa di più ). Comunque in maggioranza nelle TV commerciali, acquisisce il monopolio nell'editoria, in un settore non destinato solo all'esiguo numero di lettori italiani, ma al mercato della cultura non scolastica di tutto il mondo. Un assorbimento ed una successiva "razionalizzazione" dei costi pericolosa per la varietà delle opzioni che la linea editoriale consente di manifestare e che veicola, filtrandola all'origine. Lo scopo della divulgazione culturale è squisitamente commerciale, secondo strategie di marketing che tengono nel dovuto conto le propensioni manifeste e i target monitorati della richiesta libraria e degli ebook, ma la dominanza presuppone una possibilità d'indirizzo sovranazionale e vicaria a veicolazioni di arcane "osservanze". Ai blogger e al coraggio degli autori, alla diffusione, casomai disordinata, delle opzioni, il compito di sparigliare il gioco.

mercoledì 18 febbraio 2015

Sintomatologia di una malattia in atto.

L'intervento statunitense sulla Grecia, moscerino fra elefanti ed elefantini, fornisce l'idea dell'importanza che i padroni della finanza, perché nessuno, neanche i moscerini, si sganci dal carretto che con protervia hanno costruito per costringervi dentro i Paesi meno dotati, in una gerarchia censitaria al livello di intere nazioni. Questa pervicacia va di pari passo con l'incancrenirsi della guerra fra Ucraina e Russia, che rischia di trascinarsi indefinitamente sul limite di interessi esogeni, irrisolti perchè irrisolvibili senza la capitolazione dell'uno o dell'altro fronte. Lo stesso dicasi per l'incrudelirsi della guerra fra le milizie informali del Califfato e, per ora, il solo Egitto di un Presidente golpista che ha messo in galera il suo predecessore eletto, in quota ai Fratelli musulmani. Queste palesi ingiustizie e prepotenze che nascono dall'aver voluto estendere un modello di consultazione popolare in assenza delle premesse che avrebbero potuto assicurare un consenso conformistico ad interessi conservatori, in assenza di una borghesia diffusa che se ne investisse, generano gemmazioni particolari di opposizione armata che mai ha assunto un livello ed una dimensione così vasti e pesanti in così poco tempo. Se il conflitto russo-ucraino è contenuto nel limiti numerici e tattici di due eserciti contrapposti, il califfato islamico è uno Stato di fatto che interseca tre territori, Iraq, Siria e Libia, privi di Governi legittinati dal popolo e dalle fazioni che si contendono il controllo dei rispettivi Paesi. Se i Fratelli musulmani sono stati messi repentinamente da un canto, il popolo che li ha votati è certamente ancora dalla loro, anche se silente ed l'IS che ne ha raccolto l'eredità movimentista esercita un potere di fatto e una capacità di autofinanziamento che ne fanno un competitore difficile da abbattere. Che la guerra sarà lunga e dolorosa, anche sul territorio occidentale, lo attesta l'invito del premier israeliano ai correligionari a lasciare l'Europa per Israele. Oltre a sofisticati servizi di intelligence, gli Ebrei hannoa antenne sensibili ed addestrate a scrutare i sintomi dei tempi.

martedì 17 febbraio 2015

La nostra creatura sul fronte meridionale.

La confusione regna sovrana ed è la causa remota dei disastri che tante popolazioni stanno vivendo. L'interventismo d'occasione, per ritorsione salica e per mandato eteroconferito, incancrenisce sempre di più le posizioni. L'IS va smantellato, ha già commesso troppi crimini, ma una sua eventuale dissoluzione non aprirà la via alla pacificazione di una regione molto vasta, alla quale la privazione dei suoi dittatori, a loro volta terroristi, ma nei margini della contrpposizione fra blocchi, ha restituito antiche appartenenze vetero testamentarie. L'ingerenza neo coloniale non accenna a ridimensionarsi e gli interessi energetici che tarpano le iniziative diplomatiche, non possono portare che ad una guerra aperta contro l'IS. Dopo però saremo daccapo. Chi dovrà impegnare i suoi uomini sul campo? Non facciamoci illusioni, chi lo farà vorrà delle contropartite che molti altri non saranno disposti a concedergli per non diminuire le proprie concessioni estorte o pagate in tangenti. La minaccia di Hamas di considerarci uno Stato crociato si inquadra nella lotta fra fazioni che aveva visto un Presidente dei Fratelli musulmani vincere le uniche elezioni libere in Egitto, per essere subito dopo deposto da un Generale filo-americano, che oggi ha bombardato a tappeto sul territorio di uno Stato estero i guerrieri di Allah. Le fazioni sono dunque abbastanza ben definite e i principi democratici, cioè democratico-borghesi, come li intendiamo da generazioni in Occidente non sono rappresentati. L'IS è in questo momento un nemico in armi, un esercito senza marina e senza aviazione che può impegnare a lungo e sanguinosamente le truppe di terra, se saranno inviate a fronteggiarlo in una terra di nessuno che può improvvisamente rivelarsi ostile. La minaccia di spedirci a domicilio cinquecentomila profughi in un colpo solo è realistica, se Gheddafi stimava in venti milioni i potenziali emigranti da quelle terre riarse, anche a sud del Sahara. La possibile invasione di tanti diseredati in un continente europeo meridionale tanto impoverito dalla grettezza utilitaristica di tre o quattro Paesi ricchi, avrebbe effetti peggiori e più prolungati di una guerra e su questo scenario caleranno domani le determinazioni(?) delle nazioni rappresentate nel Consiglio di sicurezza dell'O.N.U., altrimenti impastato nella solita indeterminatezza che lascerebbe spazio ad improvvisate operazioni unilaterali. Il nemico esiste, l'abbiamo creato noi ed è in marcia.

lunedì 16 febbraio 2015

Gesti indicativi.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha aperto stabilmente ampi settori dell'antico Palazzo dei Papi, oggi occupato dal Capo dello Stato, a mostre permanenti e periodiche ed al libero accesso dei turisti, nazionali ed esteri. Anche i romani, per la prima volta, potranno conoscere "de visu" storia e bellezze dei fastosi locali. E' un bel gesto, il secondo. Il primo è stato di delicata sensibilità privata, questo apre il cuore alla speranza. Chi partecipa arte e storia, restituendo la casa degli Italiani alla fruizione e contemplazione più larga, si pone nella scia luminosa dei migliori governanti e punta sull'elevazione degli animi, senza presunzioni e riserve. Qui purtroppo risiede il limite e la delusione: questi gesti sono destinati a rimanere nell'ambito dell'aristicrazia dell'anima, ma è importante che non siano omessi.

Il Davide greco.

La Grecia tiene duro. La mellifua formulazione che alimentava il debito e ne spostava temporalmente gli adempimenti imposti da U.E., cioè Germania, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, altrimenti detti Troika, sfacciato connubio del potere capitalistico e massonico imperante in Europa e negli Stati Uniti, è stato respinto. Contraddiceva il voto e la chiara campagna elettorale che lo aveva sollecitato. L'algida commissione "bancaria" non ha fatto una piega, ha parlato di irreponsabilità del popolo greco ed ha procrastinato le sue inappellabili decisioni di quattro giorni, al termine dei quali Germania, Francia per parziale piaggeria e Italia per totale piaggeria, si troveranno penalizzate di alcune decine di miliardi di euro a testa, fino ad un totale di centonovanta. Può una male assortita accolita di Stati decretare la morte per inedia della parte popolare - quasi tutta - di un altro Stato, improvvidamente ammesso perché al Governo sedevano due cosorterie mafiose e falsificatrici che avevano un interesse elitario, oligarchico, a starci dentro? Certamente no. La Grecia ha risposto a questo suicidio eterodiretto in maniera democratica e soprattutto chiarissima e che questo possa avvenire dentro o fuori da una moneta artificiale come l'euro, non riveste nessuna importanza. Temo che i Greci dovranno combattere da soli contro ogni sorta di condizionamento e di interferenza, ma non hanno alternativa e devono tenere il punto comunque. Spero che sia l'occasione, fino ad ora manifestata. di arricchire di valori non economici la loro lotta. La definizione di "comunisti" che aleggia su Syriza sulla stampa dei poteri forti e della grande borghesia, è indicativo della miseria morale e culturale di certi ambienti che si ammantano di manierismi: il comunismo non c'entra niente, non sarebbe neanche lontanamente riesumabile. I comunisti, in Grecia ci sono e sono un piccolo, ma non piccolissimo partito alla memoria che non ha mai preso in considerazione, nel suo settarismo, la battaglia civile di Syriza, la cui chiarezza contabile, a beneficio del popolo che l'ha eletta e che la sostiene, è sinonimo di buon governo, mentre le minacce implicite di partners timorosi solo dei contraccolpi bancari di una uscita della Grecia dall'euro, sono la prova di una inaccettabile soppressione della democrazia in tutto il continente europeo o, se preferite, la riesumazione del diritto censitario esteso ad interi popoli.

Candidi come colombe, astuti come serpenti.

Se verrà la guerra...chi ci salverà? Si chiedeva Fabrizio De André in una filastrocca di tanti anni fa: ci salverà il soldato che non la farà, ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà. Beh, c'è da star tranquilli: questa mattina tutti potenziali chiamati alla leva manifestavano propositi di renitenza, dimenticando che la leva è stata abolita come in quasi tutti i paesi dell'emisfero nord e sostituita da un esercito professionale. E' cambiata la mission: non più la difesa del suolo patrio per il quale immolare tanti poveracci, da sempre reclutati fra le classi popolari. La leva obbligatoria, proprio per questo, era caldeggiata anche dal vecchio P.C.I. che nella presenza nei ranghi di tanti figli del popolo vedeva una possibile tutela contro un possibile colpo di Stato. Nonostante che l'esenzione sistematica fosse la norma per i giovani borghesi, vigeva all'interno della classista e spellacchiata armata, uno, anzi più filtri per individuare e mettere in condizione di sacrificarsi senza incidere sull'operatività "alta eppur vicaria" quanti sospettati, anche solo per l'atteggiamento, di "comunismo". Mi chiedo se analoga "prevenzione" non aleggi ancora nell'organizzazione di qualche azienducola di provincia. Tornando a noi, è chiaro che la Libia tripolitana ci interessa molto per la presenza in loco dell'E.N.I. Siamo stati l'ultima ambasciata a chiudere per una fuga ingloriosa e bagnata su di una corvetta stipata che sembrava, all'arrivo, un barcone di pulcini bagnati. Si è trattato - è stato detto - di un'azione di alleggerimento. Con queste premesse e prima ancora che Matteo Renzie correggesse il suo cotonato Ministro degli esteri e la sua Giovanna d'Arco, pendolare da e per Genova su jet militari e che il poverello poltronista del Ministero di polizia, il piagnucoloso Angelino Alfano, invocanti il primo l'improprietà di una guerra in queste condizioni finanziarie ( per una volta sono d'accordo ) ed il secondo l'intervento delle potenze amiche e dello Spirito santo contro i Mori - Angelino è siciliano - che l'invocata chiamata alle armi dell'O.N.U. che noi avremmo capitanato ( sic! ) si è sgonfiata come un soufflée venuto male, che è servito solo a far catalogare l'Italia, più ecumenica del Vaticano attuale, che ha taciuto sull'ipotesi della bandiera nera del IS sulla cupola di San Pietro, come nazione crociata e nemica. Mancava imbelle. A dire il vero, anche il pampa Papa, di ritorno da un viaggio, aveva auspicato che qualcuno fermasse l'IS, senza specificare come. Ma come, diversamente che con una guerra? D'altra parte, l'O.N.U. statuirebbe solo la volontà prevalente delle potenze del Consiglio di sicurezza, del quale non facciamo parte e codeste agirebbero solo per fini geo strategici individuali o di coalizione fra alcuni di loro, non certo per soccorerci. Mi pare, anzi, che se ne freghino anche dell'immigrazione alluvionale di Lampedusa e coste limitrofe. Oggi, un barcone intercettato è stato recuperato dagli scafisti armi alla mano e per la soverchiante capacità di fuoco di questi ultimi la motovedetta che lo stava trainando a riva, ha dovuto imbarcare il suo carico umano e lasciarlo ai trafficanti per altri usi. Questo dà il senso di quanto le nostre minacce siano prese sul serio. Rilassiamoci compatrioti, abbiamo gonfiato il petto a condizione che altri ci forniscano l'ossigeno, ma finché pagheremo i riscatti l'esercito impolverato del califfato non si priverà del nostro contributo e della oggettiva debolezza che apportiamo all'interno del fronte ipotetico a loro avverso. Siamo astutissimi, abbiamo irretito anche loro.

Golia apparenti.

Ad Atene, una folla crescente manifesta, quasi tutti i giorni a favore di Alexis Tsipras ed incoraggia Syriza a tener duro. Ne va della sopravvievenza fisica di buona parte della Grecia urbanizzata. Nel contempo, sul confine orientale ucraino fervono i combattimenti prima dell'annunciata tregua della mezzanotte del 15, che servirà per ricostituire gli arsenali ed aggiornare la tattica. A sud di Roma, le milizie del Califfato islamico, altrimenti denominato IS, lanciano messaggi bellicosi all'Italia, definita crociata e nemica. Ci danno troppa importanza: l'Italia è e resterà amica del giaguaro, foss'anche rappresentato da loro, se sarà posibile e se una più potente coalizione di contrattacco non ci indurrà a riscoprire, con fierezza, le nostre radici occidentali. Per corredare le loro affermazioni propagandistiche, i miliziani, in tuta nera come i black bloc, hanno condotto ventuno capri espiatori copti, in tenuta arancione, come i loro correligionari prigionieri di Guantanamo, lungo la riva del Meditterraneo, li hanno fatti inginocchiare e poi li hanno sgozzati come animali da sacrificio. Lo scempio è funzionale non tanto ad impressionare i destinatari mediatici, quanto a soddisfare gli impulsi sadici, coniugati con la trascendenza morale, della plebaglia al loro soldo e che per loro combatte, in un contesto che non offre nessun'altra opportunità. Masse giovani, facilmente inquadrabili e strumentalizzabili. La confusione dell'IS è notevole: i poveri copti, la più antica comunità religiosa dell'Egitto, sono uniti alla Chiesa cattolica da un patto speciale solo dal XIX scolo: dovrebbe bastare, direte. Fino ad un certo punto, perchè parte della loro confessione è di rito greco-ortodosso e buona parte della comunità autoctona dell'Egitto e della Libia, dove i poveretti sono stati catturati, ha un proprio Papa che viene "sorteggiato" da bambino e insignito da adulto, nel corso di una complessa liturgia che ha luogo, a tempo opportuno, nella Cattedrale coopta del Cairo. Ma si sa, in guerra non si va troppo per il sottile; sottilizzando si potrebbero spegnere o mitigare i bollentisimi spiriti delle milizie e compromettere l'irrazionalità della loro carica bisontesca. Il Papa di Roma continua a preparare la Chiesa all'ecumenismo verso le neo plebi del mondo, in particolare verso quelle che non sono uscite mai da quella condizione. L'esperienza storica consiglia prudenza: spess si è trattato di una principesca sollecitudine, protetta dalle milizie nazionali dei singoli Paesi evangelizzati. I poveri senza confini di nazionalità, come i lavoratori di Carlo Marx, appellati in latino anziché nelle loro lingue e/o dialetti natii? Ci vorebbe un miracolo. In Nigeria sono anni ormai che Boko Haram, cioè gli islamisti che rappresentano metà dei cento milioni di Nigeriani, imperversano, rapiscono, chiedono riscatti, fanno man bassa delle donne e delle giovinette del campo avverso, commerciano, sfruttano autonomamente pozzi petroliferi, svolgono attività e le amministrano, battendo pure moneta, come uno Stato. Dopo i primi rapimenti di tecnici di alto livello delle multinazionali sul posto, compresa l'E.N.I., i lauti proventi legati alla loro liberazione e la gestione in proprio dei giacimenti, anche il Paese africano è un avamposto della riscossa islamica e del tentativo di espropriazione delle compagnie occidentali che dissanguano il Paese, senza apportare nessun progresso nella condizione civile e culturale delle disordinatissime popolazioni, messe in riga solo dal suggestivo richiamo religioso. In Italia, pur essendo pronti a "guidare" una spedizione bellica contro la Libia dell'IS - come se l'IS, erede di Al Qaeda, fosse solo lì - la maggioranza, per "premio" elettorale impiega le sue nottate a votarsi da sé lo smantellamento costituzionale e ad applaudirsi subito dopo. Mala tempora currunt, anche per questo l'IS sembra così forte.

domenica 15 febbraio 2015

Prevedibili sviluppi di una trama ignorata.

Gli eventi, originati dall'esplosione della bolla finanziaria del 2007/2008 precipitano a valle e stanno per confondersi in una nuova guerra, anzi in più guerre. L'iniziativa è stata delle potenze e potenziuccole occidentali, tutte smanianti dei loro miopi interessucoli, come dichiara oggi Romano Prodi che, con questa uscita, di cui condivido pienamente i termini, si candida a guidare il Governo italiano. Una spedizione sul campo difficilmente sarebbe guidata effettivamente dall'Italia che non è in grado di sostenerne l'onere economico, indebitata com'è. Potrebbe essere solo la mosca cocchiera di una coalizione. Con Renzie ci sarebbe da disperare, con Prodi idem c.s., capacità d'analisi a parte. Il rifugio, con lui, sarebbe, come al solito, nel compromesso, insidioso e a perdere, dato che alle parole non siamo in grado di far seguire i fatti. Non ci si improvvisa potenza regionale, bisognerebbe poi sostenerne i costi militari ed economici nel tempo e l'illusione di confondere le acque di un'esposizione insostenibile, avrebbe delle dure repliche. Nello stesso tempo non si può tollerare la presenza di un esercito ostile a poche miglia dalle nostre coste, se non accedendo ad una islamizzazione del Mezzogiorno, come qualche leghista auspicherebbe, spostando la linea di demarcazione un po' più in su. Una coalizione internazionale, prima che dall'ONU, dovrebbe essere guidata o eteroguidata dalle principali potenze sulla scena europea e non andare contropelo agli Stati Uniti. La Francia, in queste contingenze, nella persona del suo presidente, farebbe bene a continuare ad andare a puttane; non intravedo interessi tedeschi in tutto questo - li vedo casomai sul versante est europeo - gli Inglesi praticherebbero un'avaro e sparagnino dosaggio dei costi e dei prevedibili benefici per loro, a meno che non siano chiamati al seguito della potenza egemone, in funzione di contenimento dell'impegno europeo. L'IS è più uniforme nel suo pensiero e nei suoi proprositi, anche se non dispone della capacità di fuoco delle potenze occidentali. Il Primo Ministro israeliano ha invitato, per la seconda volta, gli Ebrei del nostro continente a stabilire residenza e nazionalità in Israele; se avvenisse, bisognerebbe esproriare ancora per fargli posto e, soprattutto, bisognerebbe fargli accettare un'istituzionalizzazione e una lingua inventata allo scopo per loro che, invece, hanno radici linguistiche e di costume fra le più diverse, pur mantenendo il senso dell'ebraicità nella loro diaspora mondiale. La sensazione, suffragata dall'esperienza storica e quotidiana, è che i sentori di bottega si siano immediatamente riaccesi, in questo, come in qualunque altro tragico contesto. Anche perché tornerà, per un po', la pace.

La geopolitica culturale della Chiesa.

Il pampa-Papa, nel nominare centi nuovi cardinali, ha pronunciato un discorso ideologicamente difforme da quelli che fino ad ora venivano proposti ai prelati di nuova investitura: dovete reagire ad ogni ingiustizia che verifichiate, anche se fosse a voi favorevole. Un altro argentino, Ernesto Che Guevara, disse all'assemblea generale dell'ONU, che all'origine della sua scelta era stato il fremito interiore che lo coglieva ogni volta che vedeva commettere un'ingiustizia. Il Che, medico e di famiglia privilegiata, è stato un ottimo e spietato soldato, il pampa-Papa non devrebbe, ma l'uniformità morale, sentimentale e culturale, il calore e "l'ira bona" dantesca che hanno animato le convergenti espressioni dei due argentini sono lì a testimoniare di una koiné sottostante. Attraverso queste frequenti nomine, Francesco - come i suoi predecesori - mira a costituire in Conclave e a supporto dell'attuale governo della Chiesa, un gruppo omogeneo di innovatori solidaristi e cerca di mettere in minoranza la Curia - che comunque una porpora l'ha spuntata - e l'ala conservatrice della Chiesa cattolica, in gran parte europea che viene contrastata dall'agnosticismo . Una Chiesa dei poveri, dunque, intesa come rinnovati pascoli dei e fra i poveri, del latino-america evidentemente e dei Paesi del terzo e, ancora embrionalmente, del quarto modo africano? Sembrerebbe di si. La Chiesa conferma ( perché cominciò con Paolo VI ) la sua trasmigrazione verso sud, mentre le rimane preclusa la catechesi e est, dove la sua possibile influenza politica è impedita dalla chiusura ortodossa, nello stesso ambito cristiano. Francescanesimo e gesuitismo si coniugano strettamente, sul fronte cattolico che è uno dei tanti - verso il mondo che verrà. ma l'equivoco è dietro l'angolo: la presunta Chiesa di sinistra di Jorge Bergoglio, proprio perché inclina prevalentemente verso il sud del mondo, cattolico e latino americano in primis, è una Chiesa ambigua nelle intenzioni, quanto chiarissima negli enunciati. L'america latina è la patria del fascismo fondiario e post fondiario, dei "pronunciamienti" delle gerarchie militari, con le quali le gerarchie ecclesiatiche hanno sempre stretto rapporti di stretta collaborazione e di amicizia, anche quando venivano perpetrati crimini orrendi. I poveri di cui dicesi era quindi quelli mansueti e anodini, mentre chi si ribellava era un sovvertitore dello stesso ordine concepito, protetto e il suo sacrificio veniva ignorato e nascosto. Gli stessi preti che "equivocavano" la propria "missione" fecero spesso una brutta fine. Sarà santo Mons. Romero, ucciso all'altare per le sue omelie a favore dei campesinos? Che sia. Ma la Chiesa rimane autoreferenziale filosoficamente sofisticata, fino al sofismo e dubito che stia per sovvertire la sua giustificazione dei fatti alla luce "dell'ordine naturale" su cui fonda la sua non relativizzabile dottrina, se non nell'ordine relativo di questo mondo.

L'ignoranza che auspicano i tiranni e anche i tirannucoli.

Il giorno della commemorazione delle foibe, quei crepacci carsici nei quali i partigiani di Tito, "seppellirono", spesso dopo averli "giustiziati" gli esuli giuliani, i partigiani italiani, fra i quali anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, e nei quali cercarono di "pulire" etnicamente i territori contesi, secondo un uso balcanico ( ma non solo )è stato celebrato in due battute e in due polemiche. Sembrano lontani i tempi nei quali, acconciandosi al revisionismo storico parziale, il Presidente Napolitano si scontrò con quello croato: l'uno catechizzava con sdegno il bagno di sangue nazionale, ma ignorava la speculare condotta dei fascisti italiani durante la medesima guerra, che aveva visto, fra l'altro, la persecuzione e l'internamento nei campi di concentramento nazisti, della comunità slovena di Trieste. La Croazia non era, allora, ancora entrata a far parte della Unione europea, oggi si e, certamente per questo, ha abbozzato alla unilaterale rievocazione italiana - che pure merita e deve avere luogo - dimentica, come di consueto, delle proprie responsabilità, attribuite ad un regime alieno, al quale aveva maggioritariamente aderito. Anche le commemorazioni quindi, rischiano, d'ora innanzi, di diventare di maniera e, con ciò, di esere portatrici di rimozioni, giustificazioni e omissioni che possono ritorcersi in accuse, come all'epoca dei fatti. Il disagio che prende nell'assistere alla demoliziane, attraverso la Costituzione repubblicana, dei prodromi di principio, fondativi della memoria stessa e l'assoluta tecnicità della pseudo-cultura prossima a venire, se inducono, da un lato alla resistenza ed alla testimonianza, avviliscono nella prospettiva di un prossimo futuro acritico e ignorante.

La guerra salica.

E' finita, in dieci ore, come a Parigi. Attacco portato, muovendosi con un'auto di piccola cilindrata, fra il caffé conferenziante e la Sinagoga della capitale danese, a quanto si sostiene, da un solo uomo, un giovane. Metal detector nell'uno, ad impedire l'ingresso, un guardiano al Tempio, che è stato ucciso, ma ha ritardato l'azione. Comunque la si voglia rigirare, è guerra, condotta da singoli ( per ora ) uomini armati in territorio "nemico", quello stesso territorio che li ha accolti - in Danimarca selettivamente, in rapporto alla dimensione del paese - ma nel quale non si sono mai sentiti - né potrebbero - integrati. Eppure, il nordico Paese scandinavo, nonostante le sue ridotte dimensioni, non coltiva pregiudizi verso nessuno. Lta socialdemocrazia plurigenerazionale ha perfettamente adattato, al meglio, etnie e colori in contrasto, finché non le si sono proposti i basamenti e i prodromi della sua impeccabile tolleranza verso tutti i credi e nessun credo, che gli immigrati non "sospettavano" nell'assenza di contrasti e di "dibattiti" su costumi e culture che li potessero coinvolgere. Erano e sono liberi, nell'agnosticismo di Stato e lo sono proprio per questo. Così, godendo - a differenza di quanto avviene nelle società mediterranee e in Italia in particolare - della neutralità degli indigeni verso i loro costumi intimi, mascherati, alla superficie, dagli uniformanti abiti "casual" e potendo derogare ai precetti della loro religione, in termini di promiscuità ed alcoolici, si sono improvvisamente sentiti chiamare alle armi, dal mai sopito e totalitario sentimento religioso, certamente in presenza ed in costanza di eventi bellici e di interferenze economiche che erano state tenute sotto tutela nei decenni precedenti. E' evidente che la Jihād - che vuol dire esercitare il massimo sforzo - è strumentale ad interessi economici, ma anche gli occidentali hanno ritenuto di trattarli come facevano all'epoca degli Imperi pre e coloniali fra di loro, sulla base di una comune cultura, anche bellica. Come a Parigi, la vendetta è stata "esemplare", ma non servirà proprio a nulla, se non a consolidare la tendenza kamikaze al "martirio", così in uso contro Israele in Medio Oriente, la Sion terrena che gli islamisti ogni volta cercano di colpire, con il consenso tacito delle famiglie dei correligionari emigrati.

Le semplificazioni impossibili.

Alle cronache finanziarie, alla crisi ciclica del capitalismo, al dibattito underground sui movimenti sociali di base, dato che i sindacati sposano ancora le vicende economiche nazionali, anche se sono svuotate di contenuti e di lavoro, alle scontate rivelazioni sugli evasori fiscali internazionali si affiancano cronache di guerra, dapprima snobbate perché a distanza di sicurezza, ora temute perché a portata di missile e di gommone. Che c'è di originale? Assolutamente nulla, compreso l'innesco che è venuto dalle sconsiderate facilitazioni al flusso incontrollato di denaro e di risorse che hanno rimesso in gioco civiltà arcaiche, arcane e ripegate su se stesse, sotto il tallone di tribali dittature. Sono ancora ideologicamente ripiegate su stesse, ma la propaganda degli Imam e il senso di frustrazione indigeno e della diaspora migratoria, ha riattivato le truppe camellate sugli aridi scenari desertici e gli sherpa in giro per il mondo. Per vicinanza geografica e una revanche di cointeressenze neo-coloniali, dopo l'America, che ha reagito con il povero cervello di George W. Bush, sotto tiro si trova l'Europa. Cinquecento chilometri di distanza dal Califfato, che dispone di missili balistici, comperati sul mercato opaco internazionale, la probabile immissione di "agenti coperti" o estremisti kamikaze in mezzo ai migranti, la rete consolidata di famiglie stabili da generazioni sul continente e nelle isole britanniche, potrebbe dar luogo ad una lunga guerriglia o guerra vera e propria, con tutti i compromessi diplomatici del caso che, se etichettano per il pubblico i guerrieri di Allah come una banda cenciosa di "terroristi", sanno invece perfettamente che costoro sono, per lo stesso diritto internazionale, dei combattenti non riconosciuti dagli altri Stati me che potrebbero diventarlo se la loro azione avesse totale o parziale successo. Alla situazione di fatto seguirebbe la istituzionalizzazione. Quindi, per il diritto e non per gli addetti alla propaganda, sono dei combattenti. Lo erano anche i brigatisti rossi, come vanamente ricordava nella sue lettere il giurista Aldo Moro. Sono stati dei combattenti sconfitti. Come andrà a finire con gli unici oppositori veri di un mondo inficiato da un superficiale riferimento e consenso ad un successo elitario, propagandato e assunto come un tossico diffuso nell'atmosfera, non è dato sapere, anche se la propaganda ne anticiperà trionfalisticamente gli esiti. Non sarà comunque un processo breve e intersecherà, nell'inavvertenza dei più, vicende prossime e lontane. L'economia capitalistica e l'ideologia borghese non hanno emarginato la religione e il suo spirito ora consolatorio, ora incoraggiante e il potere politico e delle moschee non è ancora stato incrinato o corrotto come un metallo usurato dall'informazione da rotocalco con le sue proposizioni-imposizioni di status per chiunque. L'alleanza con satrapi viziosi è molto più pericolosa di quella con dittatori, loro malgrado, laici.

sabato 14 febbraio 2015

Il silenzio degli affetti.

Il silente - vedremo che cosa farà quando dovrà esprimersi - presidente Mattarella, ha scelto San Valentino per tornare nella sua città natale, nella quale riposano due suoi affetti profondi: la moglie, a cui è naturalmente dedicata la ricorrenza e il fratello ucciso dalla mafia. Lo ha fatto da privato cittadino. Un bel gesto, discreto e certamente sentito.

Ci toccherà di andare alla guerra.

Un caffé jazzistico e letterario a Copenaghen ha avuto l'ingenuità o l'interesse merceologico di pubblicizzare un incontro sulla blasfemia e l'Islam, alla presenza del vignettista svedese che raffigurò Maometto con un corpo di cane. L'ambasciatore francese è finito sotto il tavolo, ma ha salvato la pelle; è morto il solito signor nessuno, presente, forse per caso, al dibattito. Ormai l'Islam emigrato in Europa è diventato la tacita base culturale della vendetta e della potenziale sottomissione, che è stato l'occidente a vellicare, sfruttando i sommovimenti regionali per licenziare dittatori nemici o, un tempo, alleati. La stessa incapacità di analisi se la stanno "sdegnosamente" rimangiando fra due fette di pane ai confini russi, come al solito non direttamente. L'islamismo ai confini meridionali del "mondo libero" richiama gli unionati o gli unionisti alla comune responsabilità di difesa ( come a quella di attacco o di consolidamento degli sgangherati risultati degli attacchi ), ma, come per il blocco progressivo degli accessi per gli emigranti e per i diversi scopi di questo o di quell'altro Stato, è possibile che ci tocchi far da soli. Sarebbe normale, ma non per noi, che, per incapacità o per indole compromissoria saremmo capaci di ogni sincretismo, Papa permettendo. L'uscita del ministro Gentiloni che, nel momento in cui indossa l'elmetto, invoca aiuto ed ottiene solo la contro-dichiarazione di "nemico crociato", è nei fatti, dopo la conquista della Sirte da parte del califfato che aspira a far abbeverare i suoi cammelli in piazza San Pietro, ma la risposta, fino ad ora, delle nazioni implicitamente invocate, non c'è stata. L'Italia da ieri è nel mirino, senza che nessuno si sia preso la briga di prenderli un po' per i fondelli. Siamo del resto troppo bravi a farlo per e da noi stessi.

Pallori.

Le privatizzazioni sono in corso da vent'anni e forse di più. Il fenomeno del superamento della corrotta economia semipubblica, sulla quale si erano incistati i parassitismi dei partiti storici della politica nazionale, ha i freni guasti e non è in grado di sopportare i costi dell'officina. Sta di fatto che non finiscono più: si aggiornano continuamente, sempre uguali. Fusioni e tagli, oppure tagli e basta, in settori che avrebbero già dovuto produrre gli utili attesi, da anni ed anni. Sta di fatto, anche, che gli utili attesi, seppur realizzati, non bastano mai agli avidi e passivi azionisti, mentre gran parte delle imprese "sottratte ai gravami dell'assistenzialismo sociale", sono naufragate sotto l'urto della speculazione diretta e triangolare, degli errori manageriali, della finanza creativa e truffaldina e del rattrappirsi del reddito disponibile che ha tarpato le ali ai vantati "destini eterni e progressivi". La ricchezza si è consolidata, non ancora definitivamente, ma le metodiche si intensificano, in poche e tradizionali mani, in ristretti forzieri che con la creazione di ricchezza in funzione del lavoro non hanno più nulla a che fare. Prossimamente altre cinquecento agenzie postali saranno chiuse, quattrocento sportelli del dissestato Monte dei Paschi di Siena, immolato sull'altare della "fusione" fra i DS e i Margheritini. Per le banche - dato che MPS non sarà l'unica - sarà l'ennesima edizione del trituramento del personale, della sua alienazione verso sportelli familiari che cercano un'espansione subito contraddetta dalle difficoltà di mercato che hanno indotto le amputazioni. Le Poste hanno già dato luogo a tre esodi incentivati, le Ferrovie altrettanto, quelli delle banche non si contano più, mentre le risorse per tutti i settori si sono esaurite, la previdenza è diventata epigona di Matusalemme, gli esodati smettono di percepire l'indennizzo dieci mesi prima della nuova età canonica. Il peso dei contributi, nel frattempo, si è alleggerito, per cui, a parità di periodi versati, la pensione si sta facendo ancor più snella. Nelle AUSL sono stati costituiti dei comitati di "esperti" che monitorano l'attività dei medici e ne constestano l'attività diagnostica per indurli a limitarla contestualmente ai costi. Non siamo ancora arrivati alla sospensione delle cure per i malati terminali, ma siamo sulla stessa strada. Gli errori nella diagnosi delle patologie si fanno però sempre più probabili e restitusicono il medico al retorico arcangelo del corpo che diagnosticava dal colorito della pelle e guardandoti negli occhi.

Deriva e derivati.

Accennavo l'altro ieri alla confusione dei pensieri e dei comportamenti, alla dissociazione del tessuto connettivo delle civiltà omologhe e mi sembra che la nostra peregrina cronaca domestica ne abbia improvvisamente fornito una prova. Mentre alla Camera si salta sui banchi senza impedire ad un dittatorucolo di manomettere la Costituzione dei Padri della Repubblica, l'esercito del Califfato islamico ha conquistato la Sirte e tiene sotto tiro tutto il mezzogiorno d'Italia. In queste condizioni, il ministro Gentiloni afferma che l'Italia, nell'ambito della legalità e con l'auspicato contributo di truppe internazionali, inviate sul campo con accordo ONU, è pronta a combattere. Intanto, in Sicilia, una neonata priva di raccomandazioni, è stata fatta perire in un insensato e scoordinato viaggio fra Erode e Pilato. Durante la stagione degli imperi, in Europa, le nazioni cercavano nei territori annessi una valvola di sfogo per le loro esuberanze demografiche e, attraverso di esse, la creazione di nuovi mercati presso i quali collocare le proprie merci invendute. Sappiamo come è andata: schiavismo e fallimento della colonizzazione economica, insorgenza di "centri vacanze" per la parte ricca e disimpegnata della propria popolazione. Oggi, superati senza alcun approfondimento, per non perdere tempo, gli Stati nazionali e messa da un canto la loro sovranità, basata sul consenso, lo scenario pare analogo. Il tentativo di "corrompere arricchendoli" i popoli del Medio oriente, messo in atto dalla destra imperialista nord americana è miseramente naufragato ed ha anzi dato luogo alla "revanche" delle più tradizionali e barbare consuetudini islamiste che mai, nelle circostanze che si sono volute sovvertire, avrebbero potuto rimanifestarsi. Su scala più ridotta, anche la Francia e le sue assurde invidie coloniali hanno dato un nefasto contributo, con il quale siamo prossimi a doverci confrontare. Vedremo se gli interessi specifi ci consentiranno di godere di una efficace alleanza. La sconsiderata politica di condizionamento dei compositi e contraddittori scenari ad ovest della Russia, che non vuole più farsi risucchiare nel caos finanziario, del quale la sua popolazione ha subito gli effetti più deteriori, per salvaguardarsi dai quali ha fatto ricorso al recupero autocratico di tutta la sua storia, il cui abbandono la stava portando ad un "privatistico" dissolvimento, ne ha favorito il riarroccamento. Mentre tutto questo avviene, alla Camera dei deputati si continua a concionare di controriforme istituzionali e si confrontano sul ring parlamentare Matteo Renzie che non è membro del Parlamento, gli esagitati di SEL, i transfughi di Scelta civica (sic!) e i residui grillini, fra invocazioni di onestà e apprezzamenti di "pezzo di merda". Non so se sarà deriva autoritaria - come è sempre più probabile - o deriva e basta.

venerdì 13 febbraio 2015

L'ineludibile mix fra Essere e Divenire.

L'Italia regredisce vertiginosamente nella libertà di stampa, in quella facoltà di informazione senza vincoli, tutelata dalla legge e dal costume sociale e non osteggiata da persone ed entità che non vogliono essere criticate, quando questo diritto osta ad interessi privati, personali, quando non criminali. Le intimidazioni mafiose, infatti, si sono intensificate e sono andate di pari passo con le cause intentate da politici che si sentivano contraddetti nella loro propaganda e reputazione pubblica, che, con l'onore, si sa, non c'entra niente. Ma, a prescindere da questi dettagli, la libertà di confrontarsi con i fatti o di fornirne un'interpretazione comunque confutabile, ha preso ad essere ancor più osteggiata, sintomo evidente di una accentuata "coda di paglia". Insomma, invece di andare verso la definitiva acquisizione dello spirito di divulgazione esercitato dal "quarto potere", se ne restringono gli ambiti, ben oltre i limiti dell'assenza di un'editoria pura, cioè non assoggettata ad interessi esogeni, in un Paese nel quale i lettori sono molto scarsi. Eppure l'informazione continua ad infastidire - e questo può annoverarsi fra i fenomeni naturali - e si cerca di tacitarla, col condizionamento economico o con le buone, oppure con le cattive e questo rientra nella patologia delle democrazie che sull'informazione diffusa si basano. A modificare il quadro sono entrate le edizioni on-line ed i blogger, le agenzie di informazioni informali e la libera proposizione delle opinioni. In taluni Paesi, quest'ultimo fenomeno ha saputo creare faglie nel monolite sociale e (a)culturale di società dittatoriali ed arretrate, ma ha esposto i blogger a violente repressioni, che solo la solidarietà internazionale "di categoria" ha saputo mitigare e non in tutte le situazioni o realtà. La libertà della Rete è impedita nei paesi islamici integralisti e molto pericolosa in quelli apprentemente più moderati, cioè con controllate aperture al mercato, che porta con sé anche quello delle diverse opinioni e culture. E' sottoposta a interferenze nelle società cosmopolite e deboli sul piano delle tradizioni democratiche, come la Russia, dove il mercato post comunista è in mano ad oligarchie in conflitto fra di loro - non economico, ma mafioso - che esprimono, o meglio hanno espresso l'attuale diarchia vincente Putin-Medvedev. La Cina impedisce l'accesso a internet alla popolazione e lo consente solo per le transazioni commerciali, che sono monitorate dal Governo per evitare "infiltrazioni" statunitensi. C'è poi il fenomeno di Anonymus, capace di aprire i web più protetti e riservati e di interagire nella "guerra cybernetica" su ogni fronte. La Rete, concepita soprattutto per assecondare i flussi economici e finanziari, abolendo le distanze, porta su di sé gli influssi più superficiali e pubblicitari, ma anche gli stimoli critici più riccamente particolari ed incisivi che, del libero commercio sono i non previsti e spesso non graditi accompagnatori. La Rete può però, in periodi di stasi economica e sociale, diventare un condizionante veicolo di conformismo e di idee particolari di nicchie potenti ma dissimulate, quando non un volano di supporto a dittature di fatto. In termini idealistici e di principio non esiste una soluzione, tentativi in questo senso servirebbero solo a cercare un consenso estorto dalla censura preventiva e sanzionatoria: tutto scorre e deve continuare a scorrere lungo il corso della dialettica.

giovedì 12 febbraio 2015

Le mani in pasta.

Il Fondo monetario internazionale, un organismo controllato dagli Stati Uniti, ma molto influente anche nell'Europa unionista, ha stanziato quaranta miliardi di dollari, da ripartire in quattro anni, a favore dell'Ucraina, il giorno dopo che Obama aveva annunciato un aiuto in armamenti a quella nazione impegnata nei combattimenti con i Russi, reduci dalla Cecenia, nelle regioni orientali di confine. Siccome la coscrizione è tornata obbligatoria per tutti gli Ucraini maschi dai diciotto ai sessant'anni, c'è da ritenere che gli aiuti, se non si tradurranno direttamente in armi, fornite diversamente dagli Statunitensi, serviranno a sostentare le truppe, pari al 40% della popolazione e le loro famiglie ed a tenere in piedi una difficile e sanguinosa resistenza alla potenza limitrofa. La diplomazia tedesca e francese sono direttamente impegnate a congelare la situazione, mentre, insieme agli Stati Uniti e al resto d'Europa, hanno aumentato le sanzioni economiche contro la Russia, incrementandone l'aggressività. La moratoria appena stipulata prevede il ritiro dei mezzi più grandi e ponderosi dalle zone dei combattimenti, ma, come se si volesse o dovesse smaltire l'eccedenza detenuta ( come in tutti gli altri scenari di guerra ricorrente )o si volesse consolidare la propria presenza nelle zone contese, si sono usate le riserve di esplosivo per far brillare ogni sito sensibile, soprattutto per la popolazione civile. Come se non bastasse, a poche ore dalla (breve) entrata in vigore della tregua, altri cinquanta carri armati russi sono entrati nel Oblast' di Donec'k. Mentre si rallenta la presa di possesso, tramite la costituzione di uno Stato fantoccio, del territorio di confine ucraino da parte della Russia, sullo scenario finanziario greco, si mena il can per l'aia sui due fronti, minacciando chiusure, rifinanziando per la terza volta le banche greche, rifiutandosi, per ora, di ridiscutere l'esposizione ellenica, irrecuperabile. In rapporto ai caduti, la grecia suicida ha già dato; si è invece riaperto il gioco fra una popolazione stremata e la finanza a cui guardano i reddituari evasori ed oligarchi del piccolo e corrottismo Stato sud orientale. Ma almeno lì si contende, il compromesso non è più accettato, la subordinazione agli interessi elitari è messo, per ora, in crisi. Su questo mare mosso galleggia la caravella senza bussola della borghesia mediana della Germania e dei paesi del centro-nord europa, contro quella in via di impoverimento del centro-sud continentale e dell'Irlanda. Questa fascia di popolazione sarà decisiva elettoralmente, sia che si esprima, sia che si astenga, nel disegnare gli squilibri prossimi venturi e gli strumenti che si adopereranno per ripristinarli, ovviamente a scapito di qualcuno.

mercoledì 11 febbraio 2015

Dove non si muove foglia...

Il reddito annuo medio dei napoletani è inferiore di trecento euro allo standard polacco. Succede stando fermi a consumare quel che residua. Eppure è prevalentemente a Napoli - e il resto in tutto il sud - che veicolati da famiglie di connazionali residenti, sbarcano a Capodichino domestiche e badanti che vengono prelevate all'eroporto e portate nelle case dei padroni che ne hanno fatto richiesta, dove vivono segregate, imparano il dialetto invece della lingua e possono uscire solo per rimettere valuta in patria attraverso i money transfert, attese in automobile dai padroni medesimi. Sono sottopagate: "tanto, che te ne fai, stai sempre chiusa qui dentro", sono costrette a recitare il rosario al risveglio, prima di coricarsi non senza aver augurato buona notte al cane della padrona. Dopo circa due anni, durante i quli non hanno potuto vedere nulla di Napoli, ripartono per il nord dove vengono appaltate in chiaro a famiglie bisognose di colf o di badanti. Lo sanno anche i sassi, lo sa la polizia, ma nessuno interviene, nessuno controlla niente come le migranti stesse attestano con sconsolata ironia. Napule e Italia sette colori, dal cremisi alla cacca.

L'evidenza incompresa.

La crisi sta precipitando in maniera rovinosa, Il nuovo naufragio al largo delle coste italiane, nell'avamposto di accoglienza ai naufraghi che è diventata Lampedusa, insieme a qualche altro campo siciliano, all'interno di basi NATO dismesse, da dove vorrebbero proseguire per ricongiungimenti etnici nel resto d'Europa che non li consente più, è l'esito della caduta di Gheddafi, provocata dalla Francia, che ha consegnato la Libia ai fondamentalisti. I miliziani del califfato, degli autentici banditi, ma non lontani dagli usi e costumi praticati in altre circostanze storiche, dai guerrieri dell'Islam, hanno preso a speculare anche sui viaggi, non tanto e non solo dei disperati, quanto sull'esodo di intere parentele claniche, che occupano interi quartieri a Marsiglia, Londra e Parigi e in tanti altri centri minori. Purtroppo, questa gente è destinata a perire, d'inedia, abbandono o naufragio. la sua sopravvivenza nei centri di detenzione non ha nulla di romantico: sono ivi confinati a vita, i minori non hanno tutela alcuna, si sono organizzati centri di prostituzione, non è dato sapere se a pagamento o per forme autorganizzate di mantenimento dell'ordine. La migrazione verso il miraggio occidentale deve cessare, non è più sopportabile e, perché questo avvenga, le nazione europee o l'Italia se altri non se ne curano, deve pattugliare le acque territoriali e intervenire anche oltre i propri confini, sempre ammesso e non concesso che abbia la capacità militare e di intelligence di parare i colpi che le verrebbero inferti. Invece si continua a non scegliere, o meglio, a creare sacche sempre più estese e sempre meno tollerate di resilienza, giunte ormai al limite. La risoluzione del problema consiste nella morte, indotta dalle circostanze, degli illusi migranti, illusi anche dalla sussitenza di enclaves di tanti connazionali che, da generazioni, hanno trovato ricetto negli slums metropolitani. L'esplosione delle guerre intestine nelle terre della miseria ha reso il fenomeno ingestibile: deve estinguersi da sé, con tutti i conati e le strumentalizzazioni che potrà ancora produrre e i tempi lunghi del suo spengimento. La crisi riguarda anche le società indigene e le sue periferie, nelle quali gli immigrati e gli emarginati autoctoni convivono; nei quartieri alti si contendono al massimo i lavori domestici. La dissoluzione normativa dei rapporti di lavoro, la preferenza del "nero", finalmente contrasta, ma per ragioni di bilancio importate, stanno selezionando la concentrazione della ricchezza e l'impoverimento massivo e stanno ideologizzando la resistenza di sempre più spennacchiate riserve della piccola borghesia. Il fallimento dell'esperienza di Syriza, in Grecia e, fra poco, di Podemos in Spagna, segnerebbe il ritorno in grande stile delle destre squadristiche nel sud dell'Europa e porrebbe le basi per nuove tutele delegate di incerta sostenibilità. Mentre l'imperialismo finanziario si infrange sui confini russi e si autoalimenta, ma anche, entropicamente, si autodistrugge, nelle società che furono diffusamente ricche, i sintomi della regressione morale e culturale si fanno sempre più evidenti.

martedì 10 febbraio 2015

La democrazia anonima.

La ricontrattazione del debito greco, se non ci sarà, porterà in breve al fallimento di quel Paese. La causa non sarà solo il rifiuto di continuare a far suicidare il proprio popolo da parte di un Governo eletto e sostenuto, ma soprattutto la fredda volontà tedesca di non concedere tempi di dilazione al debitore, come se il Governo teutonico, fosse una banca privata alle prese con un insolvente verso il quale si è già provveduto a numerosi pignoramenti. Che la Grecia e anche l'Italia non avessero i ratios adatti ad ammetterli nella zona del marco scambiato alla pari con l'euro, era di palamre evidenza. La Grecia soprattutto. Ma averlo consentito, per traffici fra oligarchi, non può esimere dalla responsabilità di accompagnarla, nel rispetto della sua volontà e degli interessi del ceto popolare e non solo dei quattro gatti benestanti o ricchi che soli hanno interesse a rimanere, a qualsiasi condizione per tutti gli altri, nell'euro zona. Alexis Tsipras ha affidato il ministero della difesa al leader del piccolo partito di destra con il quale ha formato la sua coalizione di Governo: teme un possibile "pronunciamento" degli eredi monozigoti dei colonnelli, ispirati questa volta dai potentati massonici europei, con i quali, tradizionalmente, gli alti gradi militari hanno rapporti di affiliazione. Le banche svizzere pullulano di evasori fiscali, ospitano le sostanze estorte di regnanti arabi, custodi della morale religiosa e civile nei loro Paesi, i capitali in fuga dalle disastrate democrazie latino-americane ( il maggior evasore in cifra assoluta è un venezuelano ), numerosi svizzeri dietro i quali si nascondono distorsioni finanziarie di tutte le nazionalità, anche nord americani ed israeliani. A rivelarlo è stato un altro furto: di dati informatizzati. Per anni, i risultati dell'intrusione sono stati nelle mani della sola magistratura internazionale, alla quale l'hacker, anche a fini di tutela personale, li aveva consegnati. Da poche ore sono stati pubblicati, prima su Le Monde e poi ripresi da tutta la stampa internazionale. Da questi nomi si evince che tutte le fortune accumulate attraverso il profitto sui costi, sui prezzi e sul lavoro, vengono orizzontalmente trafugate e messe al sicuro per intere dinastie di profittatori e che gli Stati non sono altro, per i regnanti o per chi repubblicanamente li amministra, ha cioè avuto facoltà di metterci sopra le mani, che veicoli privati di accumulazione, estorsione ed accantonamenti. Anonymous ha colpito o sta colpendo tutti i siti web, facebook e twitter dei jihadisti e sta "dando la caccia" al rivelato super informatico della galassia islamista: un tunisino. Che questa setta di hacker possa prodursi in un'operazione che , ufficialmente, non è mai stata tentata neppure dai servizi di intelligence delle potenze maggiori, non convince più nessuno. In questa operazione il via libera e la collaborazione dei servizi segreti è implicita. Resta il fatto che, conseguentemente, i medesimi servizi operano a divulgare dati propri o competono con coloro con i quali collaborano, a volte, nel sottrarseli, indirizzano l'opinione pubblica verso documentati fenomeni sottostanti all'ufficialità, in maniera da mantenere un equilibrio selettivo fra le sfaccettate e diverse componenti del tessuto sociale, nazionale e internazionale. Anche la democrazia è diventata anonima e si può facilmente convertire nel suo contrario. Per questo va praticata orizzontalmente.

Dei fantasmi e degli altri mostri. L'esistenzialismo di ritorno.

C'è in giro una confusione mentale evidente, non tanto nelle determinazioni comportamentali che si attorcigliano in un gretto egoismo, quanto nella (ir)razionalità dei comportamenti, dei pensieri e nella capacità di inquadrare (s)correttamente lo scenario di riferimento. La produzione giornalistica è un affastellamento di incongruità ed un riporto di bugie, tanto reiterate da essere in buona parte prevedibili. La produzione letteraria divaga nella visionarietà, la saggistica propone riletture di temi contemporanei, ma già diffusamente e variabilmente trattati nei decenni trascorsi. Nella psiche degli europei e degli altri occidentali che vanno a combattere, previa conversione, nelle file degli islamisti, sono da annoverare ogni sorta di alienati mentali, esclusi dalle rispetive società di appartenenza. Sulla loro follia volano le bugie dei banditi che li arruolano e - fenomeno storico costante - le teorizzazioni finanziate di pigri emiri del pensiero, secondo una simbologia che adatta nello specifico gli stereotipi universali. I quartieri a luci rosse nella Capitale ci sono sempre stati: a ponte Milvio, ampie sterrate erano occupate da etére e travestiti, da ridanciani clienti in comitiva e da sperdute pattuglie della polizia che facevano i controlli fra una trattativa e l'altra, senza che i compratori e i venditori cessassero di esercitare la loro extraterritorialità. Il povero Marino dovrebbe tornare in sala operatoria, dove sarebbe più utile. Alexis Tsipras chiederà i danni di guerra alla Germania per compensare il suo debito con l'Europa, cioè con la Germania riunificata. La risposta è stata uno sberleffo, nonostante che ogni anno, il 27 Gennaio, la Merkel rinnovi il mea culpa dei tedeschi. E' un mea culpa commemorativo, un officio senza conseguenze. Quella fase storica - anche se i suoi protagonisti, o meglio la loro cultura non ufficiale sottostante, non sono cambiati: si sono solo riprodotti. Potrebbe chiedere all'indebitatissima Italia lo stesso risarcimento, ma noi non siamo riusciti a spezzarle le reni e, anche questa volta, l'abbiamo fatta franca. Ogni giorno, ogni ora, ogni attimo, l'ideologia aziendale ottunde i cuori e le coscienze, riempie le voragini culturali, ruba tempo e spazio alla ricreazione o all'acculturamento critico e autentico. La bulimia affabulatoria non dà scampo agli sparutissimi destinatari, omologati, resi identici, privati del libero arbitrio, secondo un controllo delle coscienze che fu della Chiesa durante i secoli bui, prima che le sette massoniche si mettessero a influenzare e condizionare le deboli menti della borghesia, ancor povera ma semiacculturata, desiderosa, in sogno, di crescita. La sinistra storica e tradizionale è finita; il sindacalismo che ne è stato emanazione, anche. Sopravvivranno i sindacati filo-padronali e l'umile e rassegnato - che è lo stesso - gregge cattolico. Il lavoro stesso, intendendo per tale quello generico e intercambiabile, oggi anche "sul pezzo" è di fatto finito e, fra non molto, anche di diritto, bypassato dalla tecnologia. Paolo VI fu il primo pontefice itinerante e fu il primo a subire un attentato, in quel di Manila dove la coltellata che stava per raggiungerlo fu deviata dal suo segretario Mons. macchi o da Monsignor Marcunkus, poi capo dello I.O.R.. Toccò poi a Giovanni Paolo II e a Benedeto XVI, a Londra, secondo la vulgata della polizia. Ebbene, anche Francesco I, sempre a Manila, sarebbe dovuto saltare in aria per mano di una manipolo di islamisti, il cui capo è stato ucciso qualche settimana dopo, ma si è portato nella tomba quarantaquattro membri dei corpi speciali e alcuni dei suoi miliziani. Francesco ha taciuto, ma la fede missionaria provoca e provocherà tentativi di omicidio politico i cui moventi profondi saranno rimossi e che, comunque, non rimuoveranno l'ecumenismo mondialista dei Papi, di destra e di sinistra. Stanno per essere editi, in Germania, i Quaderni neri di Martin Heidegger, un esempio coinvolgente e perturbante dell'influenza che l'ideologia può esercitare sulle menti, colte ed incolte. Il grande filosofo, forse l'ultimo dei filosofi influenti, supportò con dottrina allucinatoria ed anticipazioni sull'egemonia della tecnica, l'ideologia del salvataggio della civiltà europea contro i negatori dell'Essere, che lui identificò, con rigida consequenzialità, con gli Ebrei. Fra le sue numerose amanti, anche l'ebrea Annah Harendt, dialetticamente assai poco tenera con i suoi correligionari, o meglio connazionali della diaspora, accusandoli di connivenza e ingenua fiducia verso i burocrati dello sterminio, lei che fu temporanea compagna di un nazista, ma che restò ininfluenzabile sul piano interpretativo degli eventi, del comportamento del suo popolo e delle "motivazioni" dei suoi aguzzini, affidate alla bolsa esecuzione di grigi e banali esecutori. Oggi, comunque, una buona notizia: La cancelliera del quarto Reich, ha opposto al Re Tentenna nero degli Stati Uniti un netto rifiuto a riarmare l'Ucraina con armi europee. L'Italia si è accodata pur esprimendo comprensione per l'opposta intenzione dell'alleato americano. Siamo alle solite. Ma la posizione politica della Germania, che pur briga con l'attuale Governo ucarino, è importante: gli Stati Uniti, che hanno esportato la crisi finanziaria, non si curano del teatro bellico europeo che si aprirebbe. Meglio che l'Europa torni a differenziarsi in continente centro-occidentale, continente oriental-asiatico e Gran Bretagna, ormai ancella degli Stati Uniti e che nessuno debba morire per Kiev, tranne quei poverissimi diavoli che saranno chiamati a difendere gli interessi militari e politici di un occidente che, per altro, "non li ha neanche in nota", sullo sfondo di una divisione di sicurezza, come quella che caratterizzò la Germania di Bonn e la D.D.R.

domenica 8 febbraio 2015

La positiva eterogenesi dei fini.

Berlusconi stavolta dice bene: c'è il pericolo di una deriva autoritaria. Probabilmente si sente insicuro sul piano personale ed aziendale, ma, facendo, da liberale, i suoi interessi, fa anche i nostri che del renzismo non vogliamo neppure sentir più l'odore. Il catto-comunismo, con la staffetta Napolitano-Mattarella accompagnerebbe la deriva della dignità e dei diritti. E' urgente una élite politica che sappia collocare nel giusto ruolo l'Italia, affrancandola dall'asservimento e dalla ruffianeria di un circolo di mediocri e improvvisatori, tranne che nelle misere strategie di autopromozione. Speriamo che almeno la democrazia degli interessi non subordinati rimetta in pista la dialettica che serve, comporti quel che deve.

La corsa ad occupare i posti liberi sull'autobus.

A Matteo Renzie lo svuotamento dei ranghi di Forza Italia non è riuscito che parzialmente; per questo ha dovuto ricorrere, al delendo Senato, al gruppo parlamentare di Scelta civica, che è stata ben lieta di offire. Ecco perché ha abolito il Senato, il dittatorucolo di Rignano sull'Arno: lì i voti sono scarsi e la tenuta degli argini simile a quella dei nostri fiumiciattoli. Che l'abbia fatto, con la collaborazione di un rottame del comunismo, per puri fini di cadrega personale, ne sollecitano la rimozione al più presto, per recuperare il senso costituzionale ed evoluto della convivenza sociale, prima che politica. Purtroppo, uno Tsipras non è all'orizzonte, ma anche questo fa parte del costume nazionale. Berlusconi si è arroccato con gli ultimi manipoli e il Patto del Nazareno, sempre riesumabile, per ora non fa più da sponda. Questa è l'Italia, non solo politica, mentre venti di guerra si stagliano su di un orizzonte "liberato" dagli equilibri fra i blocchi, dei quali la classe lavoratrice dei paesi capitalisti ha ampiamente benficiato.

sabato 7 febbraio 2015

Il minestrone con gli avanzi.

Merkel-Sarkozy-Hollande, la strana coppia franco-tedesca è in giro per l'europa. Fu già all'opera nel provocare il prontamente recepito colpo di Stato in Italia, scambiandosi sorrisetti d'intesa durante la conferenza stampa che precedette l'invio della lettera di licenziamento a Berlusconi, che, in cambio dell'ennesimo armistizio televisivo, l'accettò senza fare una piega, rifugiandosi nel bunga-bunga, così da offrire ai suoi voyeristici oppositori l'occasione per metterlo da parte. La strana coppia, che agisce separatamente sui diversi fronti: post coloniali per la Francia, di nuovo europei, con chiara tendenza egemonica, per la Germania riunificata, si presenta insieme a brevi ed inconcludenti vertici europei, nel timore che una guerra demandata fra Russia e Stati Uniti, possa coinvolgere ( come molto probabile ) l'europa dell'euro, già alle prese con la prima ribellione al suo dominio. Un presidente puttaniere, forte del prestigio politico e delle influenze che può arrecare e una grigia, severa cancelliera prussiana, appena convertita al democristianismo del nord teutonico, ma proveniente dal totalitarismo della D.D.R. Dall'Unione europea al riemergere degli Imperi, passando dalla dissoluzione dei popoli.

I luoghi comuni, le credenze, le superstizioni e il pensiero magico.

Purtroppo e non da adesso, stiamo rapidamente cedendo alle semplificazioni. Da questo "non può che derivare quest'altro". E' pessima logica - così ammonivano i latini - ma è quella degli interessi e degli inetti interpreti, cointeressati ai medesimi. Così è in ogni ambito della vita sociale - alla faccia delle competenze - così minaccia di diventare nello scacchiere diplomatico, nel quale ciascuno accusa l'altro dei disastri prossimi venturi che nessuno dei due si perita di scongiurare. L'analisi marxista della società torna prepotentemente di moda nella comprensione in controluce dei pesi e degli equilibri che reggono le nazioni e nei quali la politica ha il ruolo di ancella.. un po' puttana. La nostra inutile ministra Mogherini non è neanche stata interpellata per il vertice trilaterale di Mosca, nel quale la Merkel ha svolto e svolgerà il ruolo di "domina" impacciata di una situazione che ha contribuito, non a creare, ma ad assecondare, a pochi anni dal suo passaggio di sistema, dal suo salto della quaglia, mentre Hollande, proprio perché "minor" se ne è uscito con uno stentoreo: "non resta che la guerra, se Putin non si adatterà a fare il buffoncello, come me e, in parte significativa, la Merkel. Putin li ha mandati a cagare. Resta da investigare chi la combatterà. Mi avventuro in una previsione: la combatteranno gli ucraini, russofoni e non, fino a che le diversità antropologiche, la nostalgia per il Grande fratello, non provocheranno una bipartizione del Paese, ridotto alla fame e facilmente strumentalizzabile in uno sfogo violento, nel quale è chiamato solo a fortificare i rispettivi confini, fra la finanza invasiva e l' "imperium territoriale". La lotta ai confini russi, che ha già avuto, nel recente passato, delle anticipazioni è una guerra per procura sul fronte occidentale e diretta ed autoinvestita da parte dell'orso russo, che, quindi, non soffre e non soffrirà di crisi di identità. Dentro il fortilizio dell'euro si svolgerà, invece, una lotta intestina fra potenza e ricchezza e approsimazione e ruberie, in un gioco di specchi e di finzioni di cui bisognerà evitare, almeno nell'analisi, i riflessi.