martedì 17 febbraio 2015

La nostra creatura sul fronte meridionale.

La confusione regna sovrana ed è la causa remota dei disastri che tante popolazioni stanno vivendo. L'interventismo d'occasione, per ritorsione salica e per mandato eteroconferito, incancrenisce sempre di più le posizioni. L'IS va smantellato, ha già commesso troppi crimini, ma una sua eventuale dissoluzione non aprirà la via alla pacificazione di una regione molto vasta, alla quale la privazione dei suoi dittatori, a loro volta terroristi, ma nei margini della contrpposizione fra blocchi, ha restituito antiche appartenenze vetero testamentarie. L'ingerenza neo coloniale non accenna a ridimensionarsi e gli interessi energetici che tarpano le iniziative diplomatiche, non possono portare che ad una guerra aperta contro l'IS. Dopo però saremo daccapo. Chi dovrà impegnare i suoi uomini sul campo? Non facciamoci illusioni, chi lo farà vorrà delle contropartite che molti altri non saranno disposti a concedergli per non diminuire le proprie concessioni estorte o pagate in tangenti. La minaccia di Hamas di considerarci uno Stato crociato si inquadra nella lotta fra fazioni che aveva visto un Presidente dei Fratelli musulmani vincere le uniche elezioni libere in Egitto, per essere subito dopo deposto da un Generale filo-americano, che oggi ha bombardato a tappeto sul territorio di uno Stato estero i guerrieri di Allah. Le fazioni sono dunque abbastanza ben definite e i principi democratici, cioè democratico-borghesi, come li intendiamo da generazioni in Occidente non sono rappresentati. L'IS è in questo momento un nemico in armi, un esercito senza marina e senza aviazione che può impegnare a lungo e sanguinosamente le truppe di terra, se saranno inviate a fronteggiarlo in una terra di nessuno che può improvvisamente rivelarsi ostile. La minaccia di spedirci a domicilio cinquecentomila profughi in un colpo solo è realistica, se Gheddafi stimava in venti milioni i potenziali emigranti da quelle terre riarse, anche a sud del Sahara. La possibile invasione di tanti diseredati in un continente europeo meridionale tanto impoverito dalla grettezza utilitaristica di tre o quattro Paesi ricchi, avrebbe effetti peggiori e più prolungati di una guerra e su questo scenario caleranno domani le determinazioni(?) delle nazioni rappresentate nel Consiglio di sicurezza dell'O.N.U., altrimenti impastato nella solita indeterminatezza che lascerebbe spazio ad improvvisate operazioni unilaterali. Il nemico esiste, l'abbiamo creato noi ed è in marcia.

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