sabato 28 febbraio 2015

Derive.

La Lega, secondo atto, a Roma in nome di sentimenti grezzi, diffusi fra le masse che hanno a riferimento dio, patria e famiglia, la propria. Alleanza non originale e, per fortuna, arginata proprio da quei contrappesi europei che si contestano e che, per inadeguatezza al compito nel quale ci si è voluti impegnare, non sono campati in aria. Siamo nel mezzo di un paradosso. La Lega autonomista ha ripiegato sulla nazione. Anche nella sua fase isolazionista si fondava sui sentimenti vandeani profondi delle ex zone bianche del settentrione, adesso li coniuga con quelli a-resistenziali del sud povero e borbonico. Insieme sfilano a Roma, fra saluti romani e bandiere padane. Insieme ai salvinisti italiani sfilano le destre profonde della Francia e della Germania, le cui radici post unitarie sono di incerta collocazione. La destra popolare si è rimessa in marcia e ha adottato tutte le pericolose malizie della tattica, che in ogni momento possono sfuggirle di mano. Le forze istituzionali sono depotenziate dalla soggezione debitoria alla Troika e soggette all'invidia dei paesucoli sotto sacrifici: sono stati loro i più severi verso le ipotesi di un allenatamento della stretta sulla Grecia; non l'Italia, ma la Spagna e il Portogallo sì. La situazione indotta dalla crisi economica e finanziaria deflagra ormai per le strade, sotto il controllo incontrollato delle strutture di polizia dei diversi Stati, in un contesto di ripiegamento della società su se stessa. Se le cose dovessero migliorare, questi nuotatori della politica, si adatterebbero, ma quello che deve essere chiaro è che rappresentano il sottostante profondo e nero della società italiana, in una frammentazione di nuovo evidente delle nostre tante incongruenze ed ostilità "unitarie".

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