giovedì 5 febbraio 2015

Esegesi minima.

La riforma in senso mercatal-capitalistico degli statuti della banche popolari italiane - delle cooperative di fatto, nelle quali i sindacati concorrono a nominare i vertici ed a farvisi cooptare - in società per azioni, contendibili e contenditrici, è probabilmente il prologo di nuove fusioni, attraverso le quali ridisegnare gli equilibri di potere e, conseguentemente alle medesime, portare a nuove forme di esodazione del personale,reso superfluo dalla duplicazione nei ruoli e nei servizi. Il riassestamento infausto del sistema bancario italiano non conosce tregua che non sia dovuta alla rarefazione dei capitali e va da sè che fino ad ora ha evitato di impegnarsi in autentiche imprese imprenditoriali, preferendo declinare gli accorpamenti attraverso un concambio azionario al termine del quale nessuno ha sborsato un centesimo. C'è stata una sola eccezione, la scalata, l'O.P.A. ostile del Credito Italiano su Rolo Banca che aveva appena conseguito l'alloro per la miliore redditività nell'anno precendete a quello in cui fu aggredita e comprata. Il bolognese Lucio Rondelli, dirigente del Credito Italiano e Gran Maestro della massoneria, guidò l'assalto alla roccaforte antica della finanza cattolica, da molti anni passata fra tante mani, compresa quella speculativa e sfuggente di De Benedetti. Il suo detestato condottiero Farsetti ripiegò sconfitto sulla pensione ed uscì di scena. Sullo sfondo della denegazione di un modello normativo per i rapporti creditizi, la composita e tante volte inadeguata compagine dei trafficoni finanziari, continua col beneplacito implicito dalla marmaglia politica ad assaltare gli ultimi settori strategici, per trasformarli in un'aia litigiosa di piccoli e meno piccoli potentati privati, più inclini a distruggere speculativamente che a costruire, di concerto con le imprese, uno stato di benessere. Guarda caso, l'accelerazione avviene con la sinistra o presunta tale al governo. All'epoca dell'unica operazione di mercato effettuata in Italia senza prima far fallire il competitore, al Governo sedeva il neo convertito D'Alema, il più enfatico propugnatore del libero mercato, rispetto al sistema protetto ( sia pur clientelare ed in gran parte democristiano, che era stato vigente fino ad allora )nel quale il suo partito, nonostante tutti i suoi sitematici tentativi, non era riuscito ad entrare. Eccolo quindi animato da uno stupido, vendicativo ed autolesionistico "cupio dissolvi". Anche questa è storia italiana, della sinistra italiana a sua volta imitatrice e succube di un modello alieno, polverizzatasi subito dopo la sua scomparsa, esattamente come nei regimi dell'est europa.

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