domenica 15 febbraio 2015

Prevedibili sviluppi di una trama ignorata.

Gli eventi, originati dall'esplosione della bolla finanziaria del 2007/2008 precipitano a valle e stanno per confondersi in una nuova guerra, anzi in più guerre. L'iniziativa è stata delle potenze e potenziuccole occidentali, tutte smanianti dei loro miopi interessucoli, come dichiara oggi Romano Prodi che, con questa uscita, di cui condivido pienamente i termini, si candida a guidare il Governo italiano. Una spedizione sul campo difficilmente sarebbe guidata effettivamente dall'Italia che non è in grado di sostenerne l'onere economico, indebitata com'è. Potrebbe essere solo la mosca cocchiera di una coalizione. Con Renzie ci sarebbe da disperare, con Prodi idem c.s., capacità d'analisi a parte. Il rifugio, con lui, sarebbe, come al solito, nel compromesso, insidioso e a perdere, dato che alle parole non siamo in grado di far seguire i fatti. Non ci si improvvisa potenza regionale, bisognerebbe poi sostenerne i costi militari ed economici nel tempo e l'illusione di confondere le acque di un'esposizione insostenibile, avrebbe delle dure repliche. Nello stesso tempo non si può tollerare la presenza di un esercito ostile a poche miglia dalle nostre coste, se non accedendo ad una islamizzazione del Mezzogiorno, come qualche leghista auspicherebbe, spostando la linea di demarcazione un po' più in su. Una coalizione internazionale, prima che dall'ONU, dovrebbe essere guidata o eteroguidata dalle principali potenze sulla scena europea e non andare contropelo agli Stati Uniti. La Francia, in queste contingenze, nella persona del suo presidente, farebbe bene a continuare ad andare a puttane; non intravedo interessi tedeschi in tutto questo - li vedo casomai sul versante est europeo - gli Inglesi praticherebbero un'avaro e sparagnino dosaggio dei costi e dei prevedibili benefici per loro, a meno che non siano chiamati al seguito della potenza egemone, in funzione di contenimento dell'impegno europeo. L'IS è più uniforme nel suo pensiero e nei suoi proprositi, anche se non dispone della capacità di fuoco delle potenze occidentali. Il Primo Ministro israeliano ha invitato, per la seconda volta, gli Ebrei del nostro continente a stabilire residenza e nazionalità in Israele; se avvenisse, bisognerebbe esproriare ancora per fargli posto e, soprattutto, bisognerebbe fargli accettare un'istituzionalizzazione e una lingua inventata allo scopo per loro che, invece, hanno radici linguistiche e di costume fra le più diverse, pur mantenendo il senso dell'ebraicità nella loro diaspora mondiale. La sensazione, suffragata dall'esperienza storica e quotidiana, è che i sentori di bottega si siano immediatamente riaccesi, in questo, come in qualunque altro tragico contesto. Anche perché tornerà, per un po', la pace.

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