venerdì 13 febbraio 2015

L'ineludibile mix fra Essere e Divenire.

L'Italia regredisce vertiginosamente nella libertà di stampa, in quella facoltà di informazione senza vincoli, tutelata dalla legge e dal costume sociale e non osteggiata da persone ed entità che non vogliono essere criticate, quando questo diritto osta ad interessi privati, personali, quando non criminali. Le intimidazioni mafiose, infatti, si sono intensificate e sono andate di pari passo con le cause intentate da politici che si sentivano contraddetti nella loro propaganda e reputazione pubblica, che, con l'onore, si sa, non c'entra niente. Ma, a prescindere da questi dettagli, la libertà di confrontarsi con i fatti o di fornirne un'interpretazione comunque confutabile, ha preso ad essere ancor più osteggiata, sintomo evidente di una accentuata "coda di paglia". Insomma, invece di andare verso la definitiva acquisizione dello spirito di divulgazione esercitato dal "quarto potere", se ne restringono gli ambiti, ben oltre i limiti dell'assenza di un'editoria pura, cioè non assoggettata ad interessi esogeni, in un Paese nel quale i lettori sono molto scarsi. Eppure l'informazione continua ad infastidire - e questo può annoverarsi fra i fenomeni naturali - e si cerca di tacitarla, col condizionamento economico o con le buone, oppure con le cattive e questo rientra nella patologia delle democrazie che sull'informazione diffusa si basano. A modificare il quadro sono entrate le edizioni on-line ed i blogger, le agenzie di informazioni informali e la libera proposizione delle opinioni. In taluni Paesi, quest'ultimo fenomeno ha saputo creare faglie nel monolite sociale e (a)culturale di società dittatoriali ed arretrate, ma ha esposto i blogger a violente repressioni, che solo la solidarietà internazionale "di categoria" ha saputo mitigare e non in tutte le situazioni o realtà. La libertà della Rete è impedita nei paesi islamici integralisti e molto pericolosa in quelli apprentemente più moderati, cioè con controllate aperture al mercato, che porta con sé anche quello delle diverse opinioni e culture. E' sottoposta a interferenze nelle società cosmopolite e deboli sul piano delle tradizioni democratiche, come la Russia, dove il mercato post comunista è in mano ad oligarchie in conflitto fra di loro - non economico, ma mafioso - che esprimono, o meglio hanno espresso l'attuale diarchia vincente Putin-Medvedev. La Cina impedisce l'accesso a internet alla popolazione e lo consente solo per le transazioni commerciali, che sono monitorate dal Governo per evitare "infiltrazioni" statunitensi. C'è poi il fenomeno di Anonymus, capace di aprire i web più protetti e riservati e di interagire nella "guerra cybernetica" su ogni fronte. La Rete, concepita soprattutto per assecondare i flussi economici e finanziari, abolendo le distanze, porta su di sé gli influssi più superficiali e pubblicitari, ma anche gli stimoli critici più riccamente particolari ed incisivi che, del libero commercio sono i non previsti e spesso non graditi accompagnatori. La Rete può però, in periodi di stasi economica e sociale, diventare un condizionante veicolo di conformismo e di idee particolari di nicchie potenti ma dissimulate, quando non un volano di supporto a dittature di fatto. In termini idealistici e di principio non esiste una soluzione, tentativi in questo senso servirebbero solo a cercare un consenso estorto dalla censura preventiva e sanzionatoria: tutto scorre e deve continuare a scorrere lungo il corso della dialettica.

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