mercoledì 4 febbraio 2015

Afonia popolare.

L'elezione del nuovo Presidente della Repubblica è stata talmente condivisa da provocare, due giorni dopo, l'apparente dissolvimento degli schieramenti "di larghe intese", per far digerire agli italiani le pretese della U.E. e che, invece, ne ha comportato l'allontanamento dall'esecizio di un inutile voto. Nella vuotaggine della dialettica politica è rinata, per una sorta di creazionismo di rivalsa, la D.C., le cui membra sparse si sono rappattumate in due figure, una sbarazzina ed una severa, riscaldata da un dolce sorriso. Nella medietà, cioè nell'irresolutezza, si cerca di mascherare la rigida soggezione a un ordine tuetonico, mentre le legittime ribellioni, sia pur tardive, del popolo greco, massacrato dall'austerità, sono ignorate, lasciate a se stesse, non per una ripulsa motivata, ma per semplice incongruità rispetto ad un progetto di riassestamento sul continente europeo le cui finalità e, soprattutto, il cui esito sono più che mai nebulosi. Spero che anche la Spagna tenga duro. La passività nella quale sono ripiombati i popoli coinvolti, eccezion fatta per i sentimenti più grevi, delega completamente i risultati ad un'orchestrazione sovranazionale d'interessi sostanziali suffragati da teorie, propaganda e coordinamento di lobby. Qualsiasi tentativo di autonomia oppositiva viene trattato con l'emarginazione e l'accantonamento, la punizione per chi non "capisce le logiche sovrintendenti". L'affiliazione sistematica e progressiva ( il prossimo sarà Renzie ) alle logge massoniche più importanti, cementa e garantisce obiettivi e propositi che "simul stabunt aut simul cadent". ma in tutto questo, ancora una volta, i popoli non hanno voce.

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