mercoledì 25 febbraio 2015

L'ossigeno che manca alle politiche domestiche.

Il limite della politica, nei Paesi colpevolmente indebitati, è la sua territorialità, puramente nazionale. Non parliamo poi dei sindacati, ormai privi di un rappresentanza stabile. L'unica eccezione sarà, ancora una volta, riscontrabile nel settore del credito, nel quale, a cavallo fra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, si confermerà l'area contrattuale di appartenenza. In fondo, la dissoluzione del CCNL interesserebbe solo a Unicredit, desiderosa di affrancarsi dal legame contrattuale solo in Italia - deve applicarne tanti altri, in giro per il mondo - perché deve ridurre i suoi costi in rapporto alla riduzione della sua attività nazionale, ormai attestata sul 30% del suo business complessivo. In Italia la grande industria passa in mani straniere pezzo per pezzo, quella piccola agonizza nei debiti e nella mancanza di commesse. E la finanza bancaria? Pure. Fra non molto Monte Paschi Siena passerà di mano perchè nessuna Banca italiana è in grado di rilevarla, allettando il compratore con i suoi 45 mld di titoli, che porterebe comunque in dote. Si parla di una sinergia con l' altra ex Banca del Tesoro, quella B.N.L. diventata infine francese. B.N.P. proprietaria nega, come fanno tutti prima di formalizzare l'acquisto. Resteranno in mani italiane le banchette familiari, vere e proprie finanziarie domestiche, con i loro clienti pigri e da accudire, ma, riguardo all'attività strategica, stiamo rapidamente diventando, da Paese di trasformazione delle materie prime, un Paese dove si lavorerà per gli altri. Il cameriere di un bar del centro dove mi trattengo perché mi consente tranquillità - se non fosse per quegli appestati che, all'aperto, sbuffano fumo e cazzate - nel fine settimana è stato a Londra a cercar lavoro. Lo ha subito trovato, ma i pounds che gli avrebbero conferito, al netto del fitto di una stanza e del vitto, avrebbero azzerato qualunque velleità. E' quindi rientrato alla base dove la protezione familiare gli consente ancora qualche svago. E' questo il lavoro alla carta del prossimo futuro. I politicanti che sono rimasti fuori dalle nomine a Camerlengo della U.E., si agitano inani e sproloquiano senza costrutto: anche le istituzioni li hanno abbandonati, non li riconoscono più. La loro base elettorale si astiene; il popolo minuto che ancora vota si esprime per lo più a destra, avendo compreso che la sinistra è catalettica e avendo confuso la prevalenza finanziaria impalpabile con i cascami della tradizione reazionaria domestica. Il comunismo è morto per mancanza di soldi, il fascismo è retrogado e deleterio anche solo sul piano della potenziale crescita economica. La soluzione ci sarebbe: in un contesto capitalistico, l'unione fra le rappresentanze popolari non può che svolgersi nell'ambito della socialdemocrazia continentale. Ma resta comunque un "gap" al momento insuperabile; un conto è essere socialdemocratici in Svezia o in Norvegia e in Olanda, un altro in Italia, Portogallo e Spagna: la demografia e le sperequazioni regionali rendono il modello impraticabile. E nei confronti della Germania? La sua supremazia economica e la solidità nei comportamenti la rendono un'anomalia, fra la troppo piccola potenza regionale e l'esuberanza economica che reclama lavoro qualificato dall'emigrazione altrui. Non c'è altro di concreto in giro.

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