lunedì 16 febbraio 2015

Golia apparenti.

Ad Atene, una folla crescente manifesta, quasi tutti i giorni a favore di Alexis Tsipras ed incoraggia Syriza a tener duro. Ne va della sopravvievenza fisica di buona parte della Grecia urbanizzata. Nel contempo, sul confine orientale ucraino fervono i combattimenti prima dell'annunciata tregua della mezzanotte del 15, che servirà per ricostituire gli arsenali ed aggiornare la tattica. A sud di Roma, le milizie del Califfato islamico, altrimenti denominato IS, lanciano messaggi bellicosi all'Italia, definita crociata e nemica. Ci danno troppa importanza: l'Italia è e resterà amica del giaguaro, foss'anche rappresentato da loro, se sarà posibile e se una più potente coalizione di contrattacco non ci indurrà a riscoprire, con fierezza, le nostre radici occidentali. Per corredare le loro affermazioni propagandistiche, i miliziani, in tuta nera come i black bloc, hanno condotto ventuno capri espiatori copti, in tenuta arancione, come i loro correligionari prigionieri di Guantanamo, lungo la riva del Meditterraneo, li hanno fatti inginocchiare e poi li hanno sgozzati come animali da sacrificio. Lo scempio è funzionale non tanto ad impressionare i destinatari mediatici, quanto a soddisfare gli impulsi sadici, coniugati con la trascendenza morale, della plebaglia al loro soldo e che per loro combatte, in un contesto che non offre nessun'altra opportunità. Masse giovani, facilmente inquadrabili e strumentalizzabili. La confusione dell'IS è notevole: i poveri copti, la più antica comunità religiosa dell'Egitto, sono uniti alla Chiesa cattolica da un patto speciale solo dal XIX scolo: dovrebbe bastare, direte. Fino ad un certo punto, perchè parte della loro confessione è di rito greco-ortodosso e buona parte della comunità autoctona dell'Egitto e della Libia, dove i poveretti sono stati catturati, ha un proprio Papa che viene "sorteggiato" da bambino e insignito da adulto, nel corso di una complessa liturgia che ha luogo, a tempo opportuno, nella Cattedrale coopta del Cairo. Ma si sa, in guerra non si va troppo per il sottile; sottilizzando si potrebbero spegnere o mitigare i bollentisimi spiriti delle milizie e compromettere l'irrazionalità della loro carica bisontesca. Il Papa di Roma continua a preparare la Chiesa all'ecumenismo verso le neo plebi del mondo, in particolare verso quelle che non sono uscite mai da quella condizione. L'esperienza storica consiglia prudenza: spess si è trattato di una principesca sollecitudine, protetta dalle milizie nazionali dei singoli Paesi evangelizzati. I poveri senza confini di nazionalità, come i lavoratori di Carlo Marx, appellati in latino anziché nelle loro lingue e/o dialetti natii? Ci vorebbe un miracolo. In Nigeria sono anni ormai che Boko Haram, cioè gli islamisti che rappresentano metà dei cento milioni di Nigeriani, imperversano, rapiscono, chiedono riscatti, fanno man bassa delle donne e delle giovinette del campo avverso, commerciano, sfruttano autonomamente pozzi petroliferi, svolgono attività e le amministrano, battendo pure moneta, come uno Stato. Dopo i primi rapimenti di tecnici di alto livello delle multinazionali sul posto, compresa l'E.N.I., i lauti proventi legati alla loro liberazione e la gestione in proprio dei giacimenti, anche il Paese africano è un avamposto della riscossa islamica e del tentativo di espropriazione delle compagnie occidentali che dissanguano il Paese, senza apportare nessun progresso nella condizione civile e culturale delle disordinatissime popolazioni, messe in riga solo dal suggestivo richiamo religioso. In Italia, pur essendo pronti a "guidare" una spedizione bellica contro la Libia dell'IS - come se l'IS, erede di Al Qaeda, fosse solo lì - la maggioranza, per "premio" elettorale impiega le sue nottate a votarsi da sé lo smantellamento costituzionale e ad applaudirsi subito dopo. Mala tempora currunt, anche per questo l'IS sembra così forte.

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