domenica 15 febbraio 2015

L'ignoranza che auspicano i tiranni e anche i tirannucoli.

Il giorno della commemorazione delle foibe, quei crepacci carsici nei quali i partigiani di Tito, "seppellirono", spesso dopo averli "giustiziati" gli esuli giuliani, i partigiani italiani, fra i quali anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, e nei quali cercarono di "pulire" etnicamente i territori contesi, secondo un uso balcanico ( ma non solo )è stato celebrato in due battute e in due polemiche. Sembrano lontani i tempi nei quali, acconciandosi al revisionismo storico parziale, il Presidente Napolitano si scontrò con quello croato: l'uno catechizzava con sdegno il bagno di sangue nazionale, ma ignorava la speculare condotta dei fascisti italiani durante la medesima guerra, che aveva visto, fra l'altro, la persecuzione e l'internamento nei campi di concentramento nazisti, della comunità slovena di Trieste. La Croazia non era, allora, ancora entrata a far parte della Unione europea, oggi si e, certamente per questo, ha abbozzato alla unilaterale rievocazione italiana - che pure merita e deve avere luogo - dimentica, come di consueto, delle proprie responsabilità, attribuite ad un regime alieno, al quale aveva maggioritariamente aderito. Anche le commemorazioni quindi, rischiano, d'ora innanzi, di diventare di maniera e, con ciò, di esere portatrici di rimozioni, giustificazioni e omissioni che possono ritorcersi in accuse, come all'epoca dei fatti. Il disagio che prende nell'assistere alla demoliziane, attraverso la Costituzione repubblicana, dei prodromi di principio, fondativi della memoria stessa e l'assoluta tecnicità della pseudo-cultura prossima a venire, se inducono, da un lato alla resistenza ed alla testimonianza, avviliscono nella prospettiva di un prossimo futuro acritico e ignorante.

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