venerdì 6 febbraio 2015

L'amoralità dei manierismi diplomatici.

Harith Bin Ghazi Al Nadhar è stato ucciso da un drone telecomandato via computer da una base statunitense nel deserto del Nevada. Un ignoto vendicatore, che gestiva solo delle coordinate geometriche, lo ha ucciso e poi ha fatto rientrare il velivolo, così simile nell'aspetto ad un idrovolante, in una base amica dalla quale era decollato per la sua missione spersonalizzata. Mi chiedo che differenza ci sia con gli attentati portati nel cuore dei Paesi avversi, tranne l'immolazione, fanatica ma personale, degli attentatori. Harith..ecc. era una guida spirituale, ossia un profeta per delega, teorico, ricco e satollo. Appare in diverse foto, grassoccio, ben idratato e damascato in panni sontuosi. Era il leader spirituale del ramo yemenita saudita di al Qaeda, lo stesso che il 9 gennaio scorso, in un video, aveva rivendicato il massacro di Parigi contro la sede di Charlie Hebdo. E' stato ucciso nel territorio dello Stato confessionale più cupo e più amico degli Stati Uniti, almeno dal punto di vista petrolifero e della geopolitica regionale, lo stesso che, al suo interno, anche per denegati interessi di lobby tribali, annovera il maggior numero di finanziatori ed ispiratori, quando non i diretti mandanti della guerra santa, diretta e per procura, contro il Satana americano che però gli consente di arricchirsi parassitariamente da molte generazioni. Pochi giorni prima, il presidente Obama e l'ultimo decano, in ordine d'anzianità, della famiglia reale saudita, si erano abbracciati a Riad. Michelle aveva ricevuto, a capo scoperto, una stretta di mano dall'ormai anziano sovrano e il giorno dopo, lei e non il sovrano, era stata criticata sulla stampa di regime. Nessuna protesta diplomatica per il raid, ma la furia famigliare e tribale divampa certamente nelle stanze tappetate e climatizzate del regno della sabbia.

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