lunedì 30 dicembre 2013

Tempi diluiti.

I "botti" di fine anno hanno assunto una dimensione diffusa e micidiale. Sarà pure la cronaca ad enfatizzarli, ma, in poche ore, drappelli di sciatori, avventuratisi fuori pista, sono morti per traumi o sepoltura da slavine, lo stillicidio di morti violente, femminicidio e non, non ha trovato tregua; il medio oriente ha ripreso i suoi scoppi letali, nel mucchio o su obiettivi specifici - provvederanno poi i droni statunitensi a eliminare gli eliminatori, in tempi ordinari -. Anche Schumacher ha conosciuto il suo fato paradossale dopo essere sopravvissuto a tante kermesses suicide. In Turchia il partito e il governo islamista di Erdogan sono inciampati sulla corruzione dei loro membri e il premier ha reagito con goffaggine: dieci ministri fuori, ma anche due dei suoi figli sono coinvolti, e minacce poco democratiche alla stampa. Un assaggio di quello che verrebbe, anche in termini di corruzione, se riuscisse a portare a termine il suo disegno. La corruzione è endemica, ma rimane impunita se nessuno la denuncia. Dopo la rozza repressione della resistenza di Piazza Taksim, deve adesso fare i conti con fenomeni più sottili ed intriganti. Dopo dieci anni ininterrotti di governo, l'arraffa - arraffa fra le sue file come in quelle di chiunque, diventa bulimico. Il metodo democratico, per essere tale, prevede l'alternanza; se volete, è questa la malizia realistica, altrimenti detta saggezza, della democrazia, in rapporto all'indole degli uomini. In Russia, Vladimir Putin non ha fatto in tempo ad anticipare, "motu proprio", di due mesi, la scarcerazione di un oligarca rivale e delle due Pussy Riot che lo contestavano in giro per il Paese, prendendo a pretesto la loro "blasfemia", nella cattedrale ortodossa di Mosca, che sono ripresi gli attentati kamikaze, ad opera delle vedove della repressione. Una bi-vedova si è fatta esplodere in una stazione e poche ore dopo qualcun altro l'ha imitata su di un filobus, secondo uno stile terroristico ben noto in Israele, da parte delle organizzazioni islamiche: colpire la gente, il nemico in viaggio, anche breve, urbano. In Cecenia regna l'ordine delle esecuzioni nascoste e della tortura, sotto la dittatura di un fantoccio di Putin, tale Ramzan Kadyrov, ma il malessere non normalizzato alligna anche in altre province dell'Impero. Questa volta, le vedove vengono dal Daghestan. In Ucraina, le due formazioni che si contendono il potere, entrambe corrotte, non si rassegnano e, alternandosi al governo in forme traumatiche, con accuse ed incarcerazioni, tornano periodicamente il piazza e la polizia provvede, in nome del potere e dell'ordine momentaneo, a reprimerle violentemente. Unione europea atlantica ai confini russi o alleanza organica con la Russia stessa, in cambio dell'energia di cui sono privi e che, potendo, rubano? In Paesi sempre caldi, in Africa, alle guerre locali, di cui nessuna parla, si sono aggiunte e in parte sostituite, le imprese dirette o di supporto, neocoloniali degli americani, degli inglesi e, recentemente, dei francesi. Le contese si sono caratterizzate come islamiste, quando non ispirate o gestite da al Qaida, dirette principalmente a rovesciare i regimi politici africani e arabi filo-occidentali che tutelano gli interessi energetici delle ex potenze coloniali, delle corporations , fra le quali l'italiana E.N.I. e che, per questo, gli occidentali e segnatamente gli Stati Uniti, per ragioni globalmente geo-politiche, non vogliono che siano sovvertiti. Per queste ragioni, Osama bin Laden decise di portare la guerra sul suolo americano, causò morte, pagò con la sua vita in termini parimenti terroristici, a meno che non si voglia ammettere che è in corso una guerra vera, anche se non dichiarata, con un avversario non riconosciuto come potenza antagonista, ma la sua organizzazione gli è sopravvissuta e risulta ben attiva. In Egitto le prime elezioni libere hanno conosciuto il ribaltamento di un colpo di Stato, il movimento politico e religioso dei Fratelli musulmani, nettamente maggioritario nel Paese, è stato messo nuovamente al bando; si punirà con la morte che ne farà parte e con il carcere chi lo appoggerà. Il Presidente Morsi è in carcere e Mubarak, trentennale dittatore, agli arresti domiciliari in una sfarzosa residenza sul mare. La diplomazia americana ci ha ripensato, ma la controreazione armata ne sarà incrementata, sia all'interno dell'Egitto, sia da parte di Hezbollah a Gaza e ai confini con Israele. La primavera araba, sbocciata in Tunisia è contraddetta da attentati ed omicidi mirati verso membri dell'opposizione. Ma l'innesto è ancora vivo. In questo mondo dissipato e disgregato socialmente si fanno usuali gli atti di "protesta" violenta individuali e non solo, dove questo tipo di mancata coesione fa parte dei caratteri nazionali ( oggi trasportati come un virus dappertutto )degli inglesi e degli americani del nord - vedi il saccheggio di Tottenham, le frequenti stragi nei college e i singoli attentati autoctoni e da parte di originari da nazioni islamiche -. L'epos delle crociate e dei conflitti fra cristiani e musulmani è ripreso; non muovono più gli eserciti contrapposti - ma in Iraq c'è stata un'eccezione - il conflitto è etereo, come quello finanziario, fino a che non assume apetti concreti, sanguinosi e reali. Resta il fatto che, sovvertiti gli equilibri su cui si era retto l'assetto fra le nazioni e le varie aree del mondo, equilibrio sperequato, ingiusto, come, ma diversamente, dall'attuale, le pedine coinvolte e interessate, si sono rimesse in movimento, fuori traccia. Ricondurle sullo scacchiere di un gioco con regole note, sarà il fraseggio di fioretto e di sciabola della diplomazie, anche di quelle armate e corruttrici. Ma, per adesso, il gioco è di nuovo aperto. Sono gli effetti, indesiderati ma inevitabili, della pretesa globalizzatrice che, contraddicendo usi e costumi, provoca reazioni "oscurantiste". Anche la dialettica delle parole, cancellata all'interno delle singole nazioni, depositarie dei caratteri dei popoli, si riverbera in considerazioni senza confini.

domenica 29 dicembre 2013

Le feste degli altri.

Un venditore di fazzolettini ai semafori, augura, per tutto il suo turno di lavoro, buon anno ai passanti. Nessuno lo ricambia; gli auspici si scambiano solo con le persone che, si presume, manterranno il loro status e le loro abitudini, in parte da noi condivise, anche per il prossimo anno. Un cambiamento significativo, un miglioramento evidente, ci sconcerterebbero, un peggioramento repentino, una caduta, in qualche caso solleciterebbero la vicinanza e l'affetto, in quasi tutti gli altri, il rifiuto e l'abbandono. L'augurio generico di un esiliato non viene raccolto. Tra poco ci saluteremo, beneauguranti, con il rosticcere. Ecco che, mentre faccio la fila, entra Jonny Walker, l'ex condirettore vicario della Banca di Roma. Non pensavo che fosse ancora vivo e, invece, eccolo di nuovo, gonfio e con un occhio ischemico quasi completamente chiuso, a ripetere il suono gutturale e la sua inflessione che ancora si possono far udire. Dopo il pensionamento, avvenuto un'era fa, era molto male in arnese, smunto e magro; capitava di incontrarlo al supermercato, sempre cerimonioso e cordiale. E' stato un personaggio inviso a molti in azienda, ma con me ha sempre avuto un rapporto positivo; ricordo quando i suoi colleghi della direzione commerciale cercavano di sfuggire all'impegno di una firma e vi erano richiamati come scolaretti, mentre incedevano per diligentemente ottemperare, facendogli di nascosto le boccacce. Dopo aver tentato di superare la fila, se ne sta appoggiato alla vetrata. E' solo. Aveva moglie e figli, ma, fin dai tempi del lavoro comune, si diceva che costei si fosse stancata delle sue continue infedeltà. Forse è vedovo o sta ancora con lei, ma, come già allora, hanno smesso di "frequentarsi" e di parlarsi, dato che un dialogo vero non c'era mai stato. Infatti, già da allora, era rarissimo vederli insieme. Indubbiamente, il mutismo presunto dopolavoristico, non era affatto praticato anche all'epoca dell'ultimo servizio, quando era un facondo intrattenitore, sulla linea dell'autobus che prendevamo insieme, delle studentesse di ritorno dal turno scolastico pomeridiano e di ogni sorta di bella signora. Particolare la sua attenzione all'ultima bottiglia rimasta da aprire, al termine delle feste aziendali in salone e, mentre provvedeva a togliere il turacciolo, chiamava a se due belle impiegate in selezione approfondita del suo team e, dopo averle servite, liberatosi per un po' le mani, gliele appoggiava sulle natiche , facendole avanzare senza discostarsi e senza che smettessero di sorridere. Poi onorava anche la bottiglia. Un commesso, già dalle dieci di mattina, gli recava una bottiglia di Jonny Walker - da cui il nomignolo - in compagnia della quale dirigeva e tirava sera. In fondo era un dialettico: ricordo di una conversazione non convenzionale a un chiosco di bibite sulla riviera romagnola, in occasione di un incontro fortuito, nella quale palesò conoscenze ed esperienze di costume domestico antico, ma non parlammo di crinoline e di rosolio. Era marchigiano, uno della Gens dei Pier a cui seguiva il predicato del cognome. Era dialettico anche in azienda e celeberrimi erano i suoi scontri con una collega, Quadro direttivo, che non perdeva occasione per confutare il suo prestigio, ogni volta che, per abbreviare il suo tragitto, tagliava per il di lei ufficio. Gli epiteti scambiati erano pittoreschi e, siccome la signora era implacabile ( riuscì anche a farsi coprire di botte da una banda di rapinatori, dei quali contestò impenitentemente i modi, i tempi e i criteri d'azione durante una rapina ), si congedava sottolinenando che non era uso competere con le lavandaie. Mestiere ormai dismesso. Dopo aver girato per mezza Italia per carriera, si è fermato a Bologna, come quasi tutti i globe trotters della allora F progressiva. A Bologna o a Rimini, città che snobbano all'arrivo ( soprattutto la seconda ) ma dalle quali non se ne vanno più. In una grigia mattina domenicale e in uno scenario desertificato, da feste degli altri. Credo che l'aspetto di solitudine, così simile a quello odierno di una città pervicacemente in vacanza quando l'opportunità, grande o piccola, si presenta, gli sia connaturato. Era un uomo solo anche quando imperava e maltrattava i sottoposti con i quali non trovava spunti di dialogo utili a mitigare una depressione latente; lo stesso stato d'animo di empatia-antipatia che proviamo quando qualche caratteristica dell'interlocutore ci è dialetticamente affine o irritantemente aliena, quando il suo contegno, anche involontario, risveglia mai sopiti complessi o marca troppo insistentemente differenze sensibili delle rispettive personalità, sia che ci vedano in vantaggio, sia che sollecitino il nostro spirito di competizione. L'alcool, le sigarette e le donne sono state il suo elisir. E' stato contraddittoriamente un (dis)integrato e non ha mai voluto, saputo o potuto, percorrere un sentiero già tracciato dalle convenzioni, senza rinunciare a quelle che gli erano favorevoli e per questo è ripiegato nel grigiore, così appropriato, di una vuota domenica di fine anno.

venerdì 27 dicembre 2013

L'eterno spettacolo.

Le città, a Natale, non sono tutte uguali nei sentimenti o, più banalmente, nelle sensazioni che riescono a suggerire. Bologna è fastosamente fasulla, mercatoria e triste. Le luminarie ottundono le bellezze artistiche, proprie di un'aristocrazia accademica, splendide, ma arcane, riservate e escludenti. La plebe, ai vari livelli, si affastella nei dintorni, è esclusa da tanta magnificenza appena intuita e, a piedi o in motorino, vagula chioccia o frenetica. La scelta mercantile, frutto di una posizione geografica strategica per il commercio al minuto e all'ingrosso, sia nei termini preponderanti del trasporto su gomma,sia in quello quasi residuale, per scelta, ferroviario, mentre anche lo sviluppo dell'aeroporto ha incrementato i trasporti cargo, ne ha impedito, per converso, la fruizione culturale, ricca ma denegata, anche per una ridotta ospitalità alberghiera che si esercita quasi esclusivamente in funzione delle fiere. Eppure, le sue potenzialità turistiche sono inesplorate e potrebbero internazionalizzarla, cambiando anche la frequentazione stabile e turistica delle sue vie del centro, se solo si volesse. Ma non si vuole. Un sindaco ( probabilmente Guido fanti o al più tardi Renato Zangheri ) ricevette una proposta precisa: un magnate chiese di poter impiantare in Bologna la sede europea della sua azienda e la garanzia di non subire ostracismi e contese. Bologna avrebbe seguito la sorte di Genova, Torino e Milano, si sarebbe gonfiata di maestranze immigrate e di diverse sensibilità politiche e culturali, avrebbe conosciuto opulenze e profonde crisi e avrebbe traumaticamente abbandonato i suoi costumi pettegoli e provinciali. La città era ancora la vetrina del comunismo "scandinavo" italiano, edificato sui servizi che avevano liberato per il lavoro e il doppio reddito domestico le donne con prole. Il Sindaco declinò, affermando di preferire la sua citta post agricola e, contingentemente, fece una scelta comprensibile, ma poco lungimirante, fortemente conservativa, di cui ora si pagano le conseguenze, in termini di rapido decadimento urbano, di arretratezza nei trasporti, di impreparazione alla ventura area metropolitana che peggio mal servita di come si prospetta è difficile da immaginare. Ha solo evitato di amministrare il caos urbano che ora incombe comunque e che ci trova impreparati. Ma, ne sono certo, si continuerà a dire che Bologna è un modello di efficienza e il gregge dei destinatari-votanti della propaganda, ad esserne convinto. Un'evoluzione vera nel mondo di sinistra che l'amministra da sempre, con una breve e non felice interruzione, non si intravede, il buon volere resta una illusione e un break nella involutiva stasi, benevolo o malevolo che possa dimostrarsi all'atto pratico, sarebbe necessario. Bologna resta quindi pettegola e superficiale nelle vie del centro che, anche se da tempo hanno cessato di essere un salotto, respingono nei meandri del borseggio e dello scippo, gli esclusi dall'arraffa-arraffa da tredicesima. Le luci, spente sulle sue bellezze, non visitabili, ne illustrate, il taccheggio così simile, solo succedaneo, al piccolo cabotaggio dell'acquisto giovanile e in tratti pergamenati, non riscaldano, anzi spengono e ottundono anche la vacua allegria degli itineranti con le borse degli acquisti. Qualcuna - sono prevalentemente signore - pratica un periodico pendolarismo, anche solo per frequentare "la piazzola", da altre provincie ancora più tristi. E' proprio la mancanza di uno sfruttamento turistico, dell'invasione ordinata degli stranieri in fila, dei palazzi storici ancora in gran parte di proprietà privata che vengono serrati a doppia mandata e di quelli pubblici non promossi a livello di massa; mancano i venditori ambulanti, i caricaturisti, le produzioni artigianali rese accessibili sulle piazze e nelle vie più belle, il suono delle mille lingue che, universalizzano la vita quotidiana, per tutto l'anno, delle città d'arte e cultura, ne valorizzano la vita e tutte le attività e non consegnano alla depressione le figure marginali, autoctone o immigrate, che le popolano il più a lungo possibile, prima di ripiegare sui loro improvvisati giacigli. Che cosa sarebbe Bologna senza la sua Università? Una suburra di mercanti queruli, avari e cafoni, ma perchè le sue istituzioni culturali sono popolate, nelle adiacenze, solo da bar e ritrovi per studenti e non conoscono sale pubbliche di lettura ed uso dei video terminali, di biblioteche multimediali e tradizionali, di nuovi alberghi nelle zone vive dei teatri, cinema, auditorium della musica e locali d'avanguardia? Il cosiddetto degrado si contrasta così, non cancellando la letteratura murale a beneficio dei condomini speculativi ed ospitando il barbonismo che nell'informalità degli Studi trova un angolo di tolleranza. E' una forma di sopravvivenza preculturale che, una comunità evoluta, dovrebbe accogliere in luoghi acconci e in forme ,per quanto da costoro fruibili, confortevoli. Sarebbe egualmente un ghetto, ma se avesse le fattezze di un parco, ad esempio, sarebbe quanto di più approppriato. Le città d'arte, pur nella superficialità del minuto sfruttamento turistico non cambiano mai aspetto, non offrono mai uno spettacolo stupido e mediocre, sul loro palcoscenico. Dal centro alle periferie, offrono la visione dell'incontro parallelo in orario diurno, delle più svariate realtà rappresentative e rappresentate che le compongono e anche il lavoro occasionale e frenetico che di questi tempi caratterizza le vane speranze di tante persone, torna a contestualizzarsi, nell'eterna ripetizione dello spettacolo delle generazioni e dei periodi storici di cui siamo noi, attualmente, gli inconsapevoli interpreti, prima che nuovi figuranti prendano il nostro posto sullo stesso fondale.

mercoledì 25 dicembre 2013

L'incerta fatica del rito.

Il Natale compendia gli irriducibili in un cicaleggio di riproposizioni verbali, anche in chi e per chi, la realtà personale e familiare è cambiata in maniera significativa. In termini abitudinari, anche se declassati, si continuano a frequentare gli stessi ambienti e a simulare una conformità ideologica che ormai è solo tale. Le figlie ripercorono le orme della madre, chissà se mettono nel conto il disincanto. Si limitano a sperare di no e, comunque, se dovessero ripiegare, reciteranno la parte appresa, come i genitori, avendo constatato come le fortune siano variabili, se si basano solo su un modello sociale ed esulano dall'impegno personale. Chi, attraverso la sua applicazione assoluta si conferma nell'autostima, non indugi in dispute professionali domestiche: temo che sarebbe destinato alla stima dei poveri. La nostra è una nazione corporativa, nella quale il merito non è supportato dal mercato. Prendano quindi subito la via delle professioni pagate in rapporto alla competenza ed alla sua resa. Solo per loro è valido il sogno capitalistico, ma a loro spetta come invece non gli spetterebbe in Italia. Il piccolo imprenditore annaspa nei progetti più disparati e non riesce a coprire i debiti accumulati in tempi di aspettative venute meno. Anche un modesto incremento delle commesse rincuora..per pochi mesi, poi, chissà mai che non ne arrivino altri. Il personale dei bar dei cinema, le maschere che, dopo aver strappato i biglietti, presidiano i bagni, in piedi, di fronte o a lato rispetto alla platea, sono di una cortesia fuor di maniera. Sorridenti e ben auguranti, spendono battute rispettose e appropriate verso i clienti. La loro modesta mercede vale un sorriso. Anche le famigliole concessionarie dei pop corn e delle bibite, si informano premurose se le bevande le vuoi a temperatura ambiente. Gli addetti alle gelaterie sembrano volerti bene. Ti consigliano premurosamnete adattando le vaschette del gelato all'intuizione che hanno ricevuto circa le tue esigenze. Ti salutano beneauguranti. La selezione del personale, in ogni ambito commerciale si basa sulla capacità di proporsi, a tutti, per farli sentire per un attimo riguardati. Il manierismo è anche un chiaro monito a comportarsi conformemente. Le famiglie allargate si frammentano per qualche ora, dividendosi per altri impegni: qualche d'una - le vedove sono quasi il 100% - trascorre da sola il suo primo Natale, i figli mangiano con lei e la portano a qualche spettacolo, ma a sera, si ricongiungono con i rispettivi partners, fidanzati o coniugi. Non si potevano invitare? Certo e, in molti casi lo si è fatto, ma in alcuni, per una ritrosia che viola le convenzioni non si è trovato riscontro. Anche la famiglia che verrà, tarda e non sarà conforme agli usi del passato, allorquando le incompatibilità non manifeste, si superavano all'occasione, cerimonialmente. Chi oggi si è sentito male, è stato trattato alla svelta: i reparti specialistici sono tutti chiusi e quelli generali scoppiano e prestano le più svariate cure, al minimo dei costi. Una volta si sarebbe detto, ai minimi sindacali. Le chiusure e gli accorpamenti o gli ammassamenti, sono una precisa scelta delle direzioni sanitarie aziendali, per ragioni di bilancio delle aziende ospedaliere. Rischiare la vita, in questi giorni, è troppo oneroso, sarà bene che ce ne rendiamo conto. La nascita non ha portato mutamenti nelle vita di nessuno. Come ogni evento fausto è stato per molti oggetto di caldo convivio, per altri di convivio parziale oppure nervoso con commensali non graditi, le abitudini non sono più solidali e solidarizzanti, ma si parcellizzano, come in tutte le altre circostanze della vita. Per capodanno si preannunciano nuove deroghe, in favore delle aspirazioni sentimentali e coniugali attese, privilegiando, nel frattempo, ameni soggiorni brevissimi, nei possedimenti dei futuri, detestabili suoceri. I sopravvissuti del Natale si rifugiano nella solidarietà di figure note, sempre le stesse, a cui contestano, temendone un'attenuazione, ogni momentaneo e solo erroneamente percepito affrancamento. Il Natale più bello è consistito nell'apprezzamento di piccoli gesti personali e consueti, nell'averne colto il desiderio e nell'averne soddisfatto, condividendole, le aspettative.

Quel che non c'entra col Natale.

Il Papa continua a ripetere che i primi a vedere Gesù furoni i pastori perché erano dei diseredati, soggiungerà presto che il Messia, che però gli Ebrei, alla cui dottrina si formò e che contestò, come è facoltà di ogni ebreo, ma dando uggia agli integralisti che in ogni compagine rappresentano la non democrazia, era figlio di migranti ( perché non di ebrei errabondi? ). Infine sosterrà che la resurrezione fu comunicata da un angelo alle donne, non perchè ritenute chiacchierone e adatte a propalare una notizia inverosimile, ma perché antesignane dell'emancipazione di genere a cui era demandata la rivelazione. In Terrasanta i bambini israeliti e musulmani cadono come mosche sotto le artiglierie e i colpi dei cecchini. Una prostituta ha cercato di abortire empiricamente al sesto mese di gravidanza; portava in grembo una bambina, un'altra povera disgraziata. Sotto le feste tutte le associazioni e le onlus partecipano alla raccolta fondi per le più disparate situazioni e apostoli volontari si adoperano per veicolarle, nell'illusione che il vantaggio contingente di un medico, di un laboratorio ospedaliero, possa domani riverberarsi su tutti i malcapitati. Tutti si fanno gli auguri perché è costume di questi tempi: anche i gestori cinesi di un bar si sono profusi in una miriade di Buon Natale! Negli ospizi, poveri diavoli in attesa di essere sollevati dalla loro tristezza dalla morte, ricevono la visita di parenti che contribuiranno a rattristarli ancora di più. Sono costretti a far buon viso a cattivo gioco, per timore di suscitare reazioni esiliatorie o attestati empirici di demenza progressiva. Il fatto è che la vita, tutta la vita in ogni suo aspetto e circostanza è un gioco diplomatico, nel quale si vince e si soccombe e, talvolta si soccombe presumendo di aver vinto o sperando di interloquire con qualcuno che sia solidale con te in astratto, rimanendo cioè estraneo al gioco. Basta questo per compromettere anche la tessitura più sottile. E' nato il salvatore ma non c'è nessuno che valga la pena di salvare. Quando ero bambino, il prete, la Chiesa avevano ancora un forte ascendente sociale, morale e politico. Le anime semplici e credule venivano nevrotizzate da quegli insegnamenti morali disinerenti alla natura, oppressivi nella loro assurdità. Il Messia, figura mitologica, poteva nascere solo in Israele; il Messia cristiano è stato una lenta costruzione storica. La cultura filosofica classica, quella greca e soprattutto latina, intrisa e condizionata dal diritto, conteneva già, in se stessa, tutti gli elementi morali su cui si è innestato e innervato il cristianesimo, che nel Medio Evo, ha conservato, ma stravolto interpretativamente i classici. Ma né nella Grecia ionica, né nella Roma imperiale o repubblicana, nessuno credeva agli dei, ma neanche al dio che si sarebbe preteso che fosse contenuto nelle riflessioni morali dei filosofi antichi. Un favola mediorientale, divulgata durante e dopo la guerra giudaica, trovò accoglienza in una plebe di condizione schiavistica, "rivelandole" che possedeva una dignità e che poteva rivendicarla anche contro i poteri costituiti, se questi ultimi si fossero opposti - come era scontato che avvenisse - al potere sacerdotale fondato sulla vana speranza popolare. Il gesuita Francesco sta risceneggiando un testo storicamente rappresentato in numerose svolte storiche, quando le condizioni non erano tali perché si mettesse in scena il suo contrario. Viviamo in un contesto nel quale la società, che fino a due decenni fa pretendeva di assorbire in se anche il privato, cioè l'articolazione particolaristica della dinamica interconnessa degli interessi e delle aspirazioni, si è individualizzata, per finire in un reticolo di regolamentazioni minute e superficiali, officiate perché così fan tutti. Per altro, le tante false profezie di cui siamo facondi e che si basano su rifacimenti fabulistici alternativi, che sono solo lievi correzioni o rielaborazioni di contenuti comunque già pensati, detti e contraddetti, sia a livello popolare, sia politico, sia accademico, non risultano meno menzogneri, inapplicati o tragicamente applicati. Non sopravvivono in realtà neanche le mitologie per bambini: la play station 4 è stata esaurita prima di Natale e molti richiedenti dovranno aspettare la Befana e prenotarsi per averla, senza usufruire della pausa scolastica per goderne. I magazzini sono vuoti e sbugiardano la crisi, dato che questa nuova edizione del giocattolo di successo costa intorno ai quattrocento euro, senza calcolare le sue applicazioni. A Natale il sacrificio che verrà si consuma in anteprima. Fuori dal Tempio gli animali vengono programmati per tempo, macellati al momento giusto per essere venduti, prima ancora incapponiti, infine assimilati. Chi poco può, aspira almeno a mangiare. Chi è in grado di oltrepassare questa soglia, compera e regala, spesso cose inutili e neppur particolarmente gradite. I mendicanti, in questi periodi, aumentano; capita di riconoscerne qualcuno che, per un anno non si era visto. Talvolta, dopo pochi giorni, cambiano piazza. Qualcuno è ormai tradizionale ai semafori e fuori da certi negozi, ma taluni stonano nella tecnica professionale e sembrano proprio dei neo-poveri veri. Hanno volti acuti, sembrano istruiti; chi si limita a dire: ho fame, chi denuncia di avere perso il lavoro. I detenuti nei centri di accoglienza temporanea e successiva espulsione, possono cucirsi tutte le asole del corpo; di questi tempi i loro gesti, espressione di un malessere accentuato dall'aria di festa e dalla nostalgia della propria famiglia, mai come durante questi giorni passeranno inosservati, non essendo in grado di molestare i riti predigestivi, che nessuno sciupa informandosi ed interessandosi della loro condizione. La ripetitività monotona dei riti della natura si riverbera nell'abitudinarietà confermatoria o segregatrice delle costumanze culturali.

lunedì 23 dicembre 2013

Del non saper che pesci prendere.

Un deputato italiano di origini marocchine ha voluto condividere - vedremo fino a quando e per quale scopo che non sia la mera testimonianza, cioè la propaganda - il centro di detenzione per profughi di Lampedusa. Per ora vi ha domito solo una notte ed ha narrato delle esplosioni di follia, una sorta di latrati disperati che, complici le tenebre, si scatenano all'interno di quei luoghi di contenzione, nell'illusione che la vita all'esterno dei medesimi sarebbe invece facilitata. L'esperienze non è unica, già nel recente passato un giornalista de L'Espresso si era spacciato per clandestino e si era fatto rinchiudere nel C.I.E. di Milano, raccontando di proteste, atti di autolesionismo, accoppiamenti ricercati per rimanere incinte ed ottenere un permesso o almeno una proroga di soggiorno, per finire narrando dei canti, una riedizione degli spirituals degli schiavi cotonieri, durante le ore notturne. La condizione di contenzione libera gli archetipi e suscita la pazzia, dopo un ammaraggio e una traversata fortunosi, perché confina la vitalità in offerta, per impedirne l'effetto distorsivo e distraente rispetto alle abitudini della razionalità usuale. E' intuitivo e sottinteso, anche se si evita di accennarne, che una deriva, una transumanza senza confini - non sembri una mancanza di rispetto - avrebbe connotazioni da favelas potenziali, da barrios in continua espansione, che seppur autoreleganti - con tutte le escursioni criminogene del caso - cambierebbero irreparabilmente le caratteristiche urbane di interi quartieri, di cui amplierebbero a dismisura le dimensioni, sovvertendone le convenzioni di convivenza. Per paura che questo accada e non sapendo come contenere e selezionare l'afflusso che, credo, sia di per sé inarrestabile, si è scelto, di fermarli su un limitare che ormai, in una prassi insensata e crudele che non è più giustificabile. Non sarà l'accoglienza indiscriminata la prossima mossa, ma, per un Paese come il nostro, privo di storiche, nel senso di prolungate e sedimentate tradizioni coloniali, rischia di essere comunque una mossa azzardata. Il contenimento, per cui l'Unione europea fu anche costituita, sembra attestarsi su un'opera di seduzione e corruzione delle gerarchie politiche e militari del continente nero, da parte delle ex potenze coloniali e nell'istituzione, contraddetta dalle parole, di una nuova apartheid, entro i confini dei potenziali emigranti, che si stanno recando in loco armati, per amministrare le contese e monitorarne gli effetti. Tutte cose, che l'Italia, da sola, non sembra in grado di fare, mentre sarebbe molto favorevole a cogestire questi fenomeni di concerto con le altre ex potenze, il cui contegno è però autoreferenziale e non esula da specifici interessi, mentre a noi tocca solo una migrazione composita e indifferenziata, di molte etnie extraeuropee che non conoscono, all'arrivo, neppure la nostra lingua.

Citazioni assenti.

Il Presidente del Consiglio in carica si promuove e disegna scenari idilliaci per il 2014. Certo è che la faccia di bronzo di famiglia non gli fa difetto, alla luce del fatto che ha omesso qualsiasi azione di utilità pubblica e gestisce, dietro mandato, la contabilità dello Stato come se fosse un'azienda in amministrazione controllata, ma che, forte dell'incontestata presa sui sudditi, non rischia il fallimento, come una fetta molto grande, invece, dei suoi membri. Con dolcezza di modi e di tratti, ha sciorinato una litania di luoghi comuni, come tutti i suoi predecessori ad ogni fine d'anno e tessuto le lodi di Matteo Renzi, artefice, come lui, di una rivoluzione generazionale che riguarda solo il vacuo e "modernizzatore" PD, sottacendo che lui e Matteo sono già incompatibili ed in alternativa. Non sapendo come evolveranno le situazioni, il grullo fiorentino che assomiglia, nell'espressione, ad una nuova maschera popolare, buona per l'eterno carnevale italiano, ha dichiarato che si ricandiderà alla poltrona di Sindaco della sua orfana città e, se gli impedimenti politici continueranno ad impedirgli di lavorare, potrà favorire le mene dei maggiorenti della gigliata, vecchi e nuovi, che fanno capo a lui, attraverso l'altro dioscuro generazionale o direttamente, se la sorte gli concederà di abbandonare la municipalità ed insediarsi al Governo. Anche il Papa sembra ripiegare sul convenzionale, riattratto nell'orbita degli slogans di successo testato. Gli unici fuori fase sono coloro che per condizione esistenziale, sociale o di salute, dalle convenzioni sono, loro malgrado, fuori e solo oggetto di citazioni assenti.

Ritualità ripetitive, ma il cuore resiste.

Il rito dei regali e regalini si è ripetuto anche in questa vigilia e si è probabilmente consumato insieme alle tredicesime dei lavoratori. Incetta di biancheria rossa da mostrare a capodanno, dopo il bacio sotto il vischio e prima di togliersela per far l'amore, dato che chi scopa a capodanno, scopa poi per tutto l'anno. Si corre il rischio dell'occasionalità, dato che, per le coppie stabili, l'auspicio pare superfluo. D'altra parte, alla festa degli auguri leopardiani, un mio amico, liberale ed ospitale, trovò, nella camera da letto, al secondo piano, dove erano state ricoverate pellicce e soprabiti, due che si scrollavano dinamicamente, sopra le vestigia e, discretamente, si ritirò. Fece un'altra avanscoperta ai primi congedi, presumendo che la coppia non fosse stata l'unica fruitrice della morbida e calda stesa. Profumi a gogò; i bagni schiuma, le creme e le lozioni sono passate di moda. Alludevano spiacevolmente. I postini dei pony express, precari e sottopagati, stanno sfessandosi per le ultime ore di consegna, dopo di che saranno licenziati e stremati, speriamo almeno in condizione di riposare prima della prossima chiamata, in settori fra i più vaghi ed occasionali. Nell'ambito dei residui lavori stabili, le vacanze stanno diventando orarie e non consentono più spostamenti, neppur frenetici, rivelando la loro natura di pura coincidenza con la pigrizia post prandiale e con il recupero della noia compradora, in un fraseggio sempre più asfissiante. Molti commessi saranno ai negozi già da Santo Stefano. Dopo potranno consumare qualche breve licenza low cost, con bagaglio a mano e camere d'albergo da spartirsi in otto, in uno dei tanti newtwork delle vacanze monacali o orgiastiche, anche per poche ore. Un panino a pranzo e una pizza al taglio a cena. Se e quando si sposeranno, dopo una frenetica love session, protetta da anticoncezionali, si separeranno. Le più belle faranno un figlio solo quando e se troveranno un tardo giovane, ben posizionato e ancor disponibile. Bisognerà vedere se le aziende accorderanno ancora le licenze matrimoniali o se licenzieranno le dipendenti contestualmente al matrimonio definitivo, subodorando che a breve, anzi a brevissimo, data l'età, consolideranno la loro posizione attraverso il dono della maternità, dopo la quale, ogni facoltà di mantenimento sarà loro riconosciuta. Ne avrebbero ben donde; una mia ex collega se ne è valsa ( dei congedi matrimoniali ) per tre volte. La difficile, ma non impossibile, estensione dei congedi ai gay previdenziali e assegnatari di alloggi, potrebbe creare situazioni di grave inefficienza, alle quali non si potrà che supplire con un continuo riciclo delle maestranze. Tanto l'offerta non mancherà più, indigena o importata. Una vecchia signora, dotata di una badante non più giovane, ma molto ben tenuta, è rimasta chiusa sul terrazzo per un improvviso crollo della tapparella e, impossibilitata a rientrare, è rimasta per circa un'ora al freddo e in piedi. Ma come, non aveva la badante? Si, ma costei, pur dotata di un compagno ufficiale, è stata fatta oggetto delle attenzioni di un architetto dei paraggi che, sposato e padre di due figli, quando codesti sono a scuola e la moglie è al lavoro, concilia passione professionale e non, ma può darle i fatidici "due colpi" solo in orari incompatibili con i suoi doveri di accuditrice e questo l'aveva portata a trascurare i suoi impegni lavorativi. Ripresentatasi fiduciosa nel rimbecillimento dell'accudita, ancora vestita come una ragazza arrapante, si è trovata circondata dai pompieri che erano accorsi e dai figli della sventurata signora, ai quali ha addotto scuse da officina, incompatibili con il trucco e con l'abbigliamento. Capita quando si conta sull'occasionalità degli eventi e si spera che la smemoratezza faccia il resto. Qualcosa di simile successe, nottetempo, ad altra anziana che, entrando in bagno vi trovò la sua "dada" dentro la vasca da bagno con un tale che, levatosi e coprendosi a stento con una mano le pudenda, le allungò l'altra, scusandosi: "scusi, siamo amici. io sono un taxista". Sarà che la povertà avanza e si mostra con sempre più crudele evidenza e che ognuno cerca le sue gratificazioni là dove può arrivare, ma la rappresentazione tocca la superficie della sgradevole evidenza. Se fatti con il cuore, ben vengano i regalini o anche solo i pensieri. Gli immigrati islamici festeggeranno la nascita del profeta Gesù, minore e subordinato rispetto al loro Maometto, ma pur degno di considerazione insieme alla di lui madre, pur non illibata. I Giapponesi, che non praticano una vera religione - lo shintoismo è una filosofia e per i più un maniacale training di automotivazione; non sarà lo shintoismo la religione aziendalista? - festeggeranno consumisticamente come e più di noi, per poi rinchiudersi in casa a capodanno a leggere i bigliettini augurali che sono soliti conservare, per leggerli solo durante quel giorno. I clochard e gli immigrati che non hanno il denaro per rientrare a casa e che da anni non vi fanno ritorno, sentiranno crudamente la solitudine della loro condizione, in mezzo a tanti freddisimi festoni e a tanta insensata concitazione. Anche le persone integrate socialmente, ma sole, soffrono di depressione in questi periodi. Vladimir Putin, come ogni buon autocrate, ha concesso un'amnistia per Natale. E' uscito, dopo dieci anni di carcerazione, l'oligarca Mikhail Khodorkovsky, espropriato e sconfitto. Un altro mascalzone come il Presidente, ma da questi distrutto. Appena libero è andato in esilio in Germania. Qualche sostanza, lievitatagli in tasca subito dopo la caduta del comunismo, deve essergli rimasta. Forse, dall'esilio, organizzerà la vendetta contro Putin o si accontenterà di qualche facilitazione compatibile, riguardo ai suoi residui interessi in patria. Matteo Renzi si ricandida a Sindaco di Firenze. Non si sa mai. Ammicca ai suoi elettori municipali riguardo ai favori che potrà fargli, pur assente per prevalenti impedimenti politici. Una dottoressa italiana, ufficiale medico, è stata deferita penalmente per aver prestato soccorso ad una gattina incinta e morente in Kosovo. L'assistenza agli animali era proibita dai protocolli - per le possibili infettività? Ma la dottoressa sarà certamente stata in grado di prevenirle, dolce il suo bacio solidale alla gattina salvata -. Sono uscite anche le due Pussy Riot, dal gulag siberiano dove erano state confinate. Appena libere, hanno dichiarato: "la Russia senza Putin". In qualcuno possiamo ancora riporre speranze.

domenica 22 dicembre 2013

Menzioni globali.

Tre milioni di bambini neo nati muoiono ogni anno per inedia e malnutrizione e molti di quelli che sopravvivono avranno una salute carente per via dell'assenza, nei primi mille giorni, di proteine soprattutto. L'uomo che si era dato fuoco in piazza San Pietro e che è morto ieri, non ha avuto nemmeno una menzione. Il suo gesto non è stato apologetico, evidentemente, mentre non sono mancate le solite baggianate, senza fondamento, tipo "una casa per ogni famiglia". In Uganda, l'omosessualità è stata dichiarata reato penale e punita con l'ergastolo. E' fatto obbligo alla popolazione di denunciare i devianti. Parte dei tre milioni di bambini di cui all'esordio sono ugandesi. Una p.r. statunitense, prima di partire per il sud Africa, ha lasciato scritto su twitter: parto per l'Africa. Chissà se tornerò con l'AIDS? Impossibile, sono bianca". Peggior espressione di relazioni pubbliche non poteva dare e per questo è stata licenziata. Appresolo, ha dichiarato: me l'aspettavo. Trionfo, anche professionale, delle apparenze. Nei C.I.E. fanno tutti lo sciopero della fame: non se ne accorgerà nessuno. Le province stanno per essere abolite e accorpate, fuse cioè, per risparmiare. Emma Bonino è andata in visita a Theran. le hanno coperto il capo con un chador dal quale faceva spuntare i suoi capelli biondi tinti e il suo viso da strega. Ha auspicato che l'accordo di Ginevra sia esteso a tutto il mondo. Così nascosta deve essersi piaciuta. Ai funerali di Nelson Mandela, dopo che era divenuto Presidente ed un'icona, hanno fatto bella mostra di se tutti coloro che lo avevano avversato in vita. Almeno la Boldrini, sapendo di risultare poco appariscente in quel contesto, si è portata il fidanzato per non annoiarsi troppo. A far facce di circostanza, il presidente americano Clinton, che osteggiò in ogni modo la relazione di finanziamento fra Mandela e Gheddafi, a prescindere dagli scopi; George Bush, che istituì il Comando Africa, braccio armato di controllo e neocolonialismo e Barak Obama che lo ha potenziato aumentando i finanziamenti alle gerarchie militari africane, in cambio della fedeltà all'orbita statunitense; il primo ministro inglese che considerava il movimento di Mandela, terroristico, Hillary Clinton, ancora incerta sulla sua candidatura, promotrice della crescita economica africana, come la Merkel e Cameron stesso. Tutti pensavano di promuoverla affidandola alle corporations dei loro Paesi, i cui executives viaggiavano con loro. Quelle stesse corporations che rapinano almeno la metà del petrolio nigeriano, per trenta miliardi di dollari annui. Le stesse che si accaparrano tutte le terre fertili africane per condurvi coltivazioni geneticamente modificate ed espellendone gli abitanti come fanno, senza tanti complimenti, gli israeliani in palestina. La Francia socialista ha esposto le bandiere nazionali a lutto ed ha commemorato Mandela a Parigi, al cospetto di quaranta leader africani francofoni, convocati per la cerimonia. In quell'occasione Hollande ha rivelato che la francia addestrerà ventimila soldati africani ogni anno. Ha sancito cioè, scopertamente la rinascita delle truppe coloniali, dopo essersi già prodotto, in prima fila, nella cadura di Gheddafi ( furono i francesi, per abbattere l'aereo del Rais, a colpire il DC9 dell'Itavia, in volo fra Bologna e Palermo ) e, attualmente, nel soccorso agli anti-Tuareg nel Mali e dei governativi in Centrafrica. Questi sacerdoti e mercanti del Tempio, sono stati, in mondovisione, a manifestare un disimpegnato dolore per la scomparsa di chi avevano sempre osteggiato, pronti ( loro o chi per loro ) a fare altrettanto con i prossimi oppositori del nuovo colonialismo e di una riedizione economica della apartheid, ben più estesa delle precedenti, nazionalistiche.

Strategie dozzinali.

La vicenda di Stefano Pioli, mediocre calciatore e ottimo teorico del football, va spiegata. Poco importa che il summenzionato signore sia molto ben pagato, come invidiosamente non fanno altro che dire tutti: non si vive di solo pane, anche se del pane non si può fare a meno. Costui, che ha commesso l'errore e si è assunto la colpa di coprire tutte le malefatte di un club di improvvisatori maliziosi, per tutta la settimana è stato oggetto di sconsiderazione, mentre il suo prsidente andava contattando pubblicamente,ogni sorta di possibile successore. E' bastata una gagliarda prova ginnica, vittoriosa per un'invenzione, ma priva di riscontri tecnici, perché la società, che avrebbe desiderato sostituirlo per mezzo di sue dimissioni, indotte dalla mortificante esibizione della loro sfiducia, per reimpiegare gli stessi denari in un'altra figura disposta a far giocare quelle pedine che erano state raccattate sul mercato a costo zero e su cui "l'errante" mostra pervicacemente di non voler puntare. E' bastata una vittoria un po' rimediata, perché tutte le ipotesi e le voci fossero svalutate e si puntasse alla terza salvezza consecutiva, con una tale scarsità di risorse da renderla molto precaria. Il bravo Pioli era approdato, come terza scelta al Bologna, dopo essere stato cacciato da un altro presidente intemperante, il veneto-palermitano Zamparini, ancor prima dell'inizio del campionato e si era distinto in una rincorsa che aveva creato troppe illusioni e fatto nascere il desiderio di specularci sopra. E così è stato, attraverso il depauperamento tecnico della rosa ed il mantenimento di numerosi giocatori, invendibili perché mai messi all'opera da questo allenatore ed ingaggiati per molti anni, nella speranza che il loro cartellino lievitasse e che gli allenatori fossero disposti a fare di necessità vertù. Alla terza esperienza con un tasso tecnico calante, le cose si sono mostrate nella loro nudità ed è cominciato un mobbing spregiuducato per lucrare anche sullo stipendio del tecnico, aziendalista certo, ma non oltre i limiti della sostenibilità. Ora, che per un momento, la fiammella speculativa e suicida sembra essersi riaccesa e speculando sul riconoscimento degli spalti a un buon allenatore che aspirerebbe a farsi riconoscere per le sue qualità, ecco che gli si riaffida il pupazzo sfilacciato del Bologna f.c., sconfessando con faccia di tolla tutti i contatti allacciati. Triste e volgare mercato, al quale non sono estranei i giocatori che ora negano di aver chiesto la giubilazione del tecnico, dopo essersi venduti troppe partite nella fase d'avvio del campionato, sulle quali, fra un paio d'anni, in occasione della prossima retata, investigherà senza frutto, la Procura di Cremona.Se Pioli dovesse farcela anche quest'anno, non commetta l'errore di rimanere alla guida tecnica di questa società.

sabato 21 dicembre 2013

Cantastorie.

Le amministrazioni comunali, alla canna del gas, multano i clienti delle prostitute, sorpresi dai vigili difensori della morale, in qualche buio ricettacolo, che sarà pure suolo pubblico, ma nei quali bisogna andarli a cercare con il lanternino, perché non passino inosservati, mentre l'unica facoltà concessagli sarebbe di denunciarli per atti osceni su terreni demaniali. Se i contravventori al codice della strada accettano di raddoppiare o di triplicare le sanzioni delle multe che gli vengono comminate, mantengono intatti i punti detenuti sulla patente. E' un mercato fra manigoldi che non tutela la sicurezza del traffico ed assomiglia molto ai balzelli inventati che in certi luoghi di frontiera vengono estorti agli stranieri, trattenendoli con pretesti vari, fino a fargli perdere i voli o gli altri transiti o sottoponendoli alla tortura dei parassiti e del clima. Mobbing al conseguimento di uno scopo. Con la scusa di controllare i fenomeni più diffusi ed ipocritamente esecrati, si è solo cercato, nei secoli, di taglieggiarli a scopi pubblici, che, essendo indeterminati, possono facilmente essere aggirati ad uso proprio; scopi scoperti di ogni dichiarata velleità di regolamentazione. Anche le guardie di frontiera, in cuor loro, ipotizzano che la struttura statuale di cui fanno parte, sia solo un pretesto istituzionale per far soldi o almeno addolcirsi la vita e si comportano di conseguenza, godendo, negli atteggiamenti e nei modi, della gratificazione del potere, che si fa sadico se contraddetto, sconsiderato o giustamente, anche se non manifestamente, irriso da qualche interlocutore che non se ne faccia suggestionare. Il baritonale Ministro della Giustizia, minore e particolare, che di meno non si potrebbe, ha rimosso il Direttore del carcere di Marassi. Era burocraticamente scontato, nonostante la sanzionatrice fosse sfuggita a ben tre mozioni di sfiducia presentate nei suoi confronti dai rappresentanti di minoranze, pur non sparute, quando è stata colta in patente conflitto d'interessi. I detenuti adesso rifiutano il cibo. Hanno capito che il prossimo designato sarà un cerbero che li rimetterà alla gogna. La disparità di trattamento è clamorosa, anche perché il quesito dirimente avrebbe dovuto essere: poteva essere concesso un permesso premio a un pluriomicida? Penso di si e, se si, perché rimuoverlo? Nei Centri di accoglienza temporanea e di espulsione successiva, si recupera la condizione animale e non è una mancata disinfestazione a restituirci il decoro umano. I modi e le modalità sono quelle che ciascun si aspetta, in un contesto improvvisato e privo di supporti sanitari che non siano nominali. Lo scandalo pubblico e ipocrita di tanti farisei istituzionali e - guarda caso - la rimozione del Direttore della recintata ridotta che ospita i sopravvissuti ai naufragi, di Lampedusa, è un gesto scontato e senza conseguenze, tranne che per il capro espiatorio di turno, secondo un canovaccio protocollare, alieno dalla realtà, che non si deve mai mostrare. Nulla importa se il successore sarà peggiore, basta che vi si attenga. Coloro che non sono sopravvissuti al mare, ma sono stati scoperti nella loro clandestinità e, rinchiusi, vivono in un vero e proprio stato di carcerazione. Si suicidano o danno luogo ad atti di autolesionismo, sintomo scontato di una latente pazzia, dalla quale, nella natura artefatta e organizzata, non avendo posto, non hanno scampo. Dopo otto anni - stima della Questura, si sono verificati, a Firenze, scontri violenti fra la polizia e duecento manifestanti che contestavano lo shopping lungo le vie del lusso. La lunga mancanza di precedenti la dice lunga sull'esasperazione sociale, di cui questi non rassegnati epigoni si sono fatti interpreti e sui connotati che sta assumendo il mantenimento dell'ordine, non più fra le classi, che nella loro ampiezza non manifestano più se non per rappresentanze ridotte, senza coesione e mandato. E' così per il mondiale movimento dei gruppi informali che dall'Europa in crisi, agli Stati Uniti, da Israele all'Iran, dall'Indonesia all'India affamata testimoniano di un disagio crescente di questa civiltà. Ma la manifestano soltanto coloro che da questo sistema hanno subito perdite e ridimensionamenti. Tutti gli altri, la quasi totalità, non coltivano più speranze; non hanno più nessun riferimento concreto e credibile a cui affidarsi. Il Papa continua a mandare dei vaglia postali a chi gliene fa richiesta e stabilisce dei precedenti illusori. I suoi successori probabilmente ignoreranno l'elemosina spicciola, perchè ha ormai assunto la consistenza dei mille euro alla volta e perché, per questa via, l'obolo di San Pietro tornerebbe minutamente al popolo orante fra i cristiani e la Chiesa tornerebbe davvero alla sua "nudità", mitologicamente originaria. Non ci pensano proprio, ad esempio, l'ex Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone che, pur rimosso, si sta facendo allestire un appartamento da quattrocento metri quadri, con terrazzo panoramico su Borgo San Pio, le cui grondaie, per due metri, non sconfinano in territorio italiano o del Capo delle Guardie svizzere uscente, che si sta allestendo ( con la liquidazione? ) un'altra sontuosa dimora, ristrutturando le preziose e rare vestigia vaticane. Erano entrambi fiduciari di Ratzinger. Il Capo della Gendarmeria è anche in procinto di trasferirsi all'ONU, presso il quale è stato raccomandato dalle autorità italiane. Mancava una designazione, dopo la Boldrini.

Imprenditoria di provincia

Le vicende societarie del Bologna f.c. riguardano una società para sportiva di terza, tendente alla quarta, fascia. Sono però caratteristiche di una certa imprenditoria di provincia che, allettata dalla possibilità di rimediare all'inerzia del settore edilizio, ha sperato di poter edificare un nuovo stadio, anzi un intero quartiere intorno ad esso e di poterlo fare con soldi pubblici che, invece, né lo Stato, ne gli impoveriti ( tranne che per le spese di rappresentanza ) enti locali, ne il Credito sportivo, hanno avallato e finanziato. L'impianto del Littoriale che fu inaugurato da Benito Mussolini a cavallo nel 1925 e che, all'epoca, era il più grande d'Europa, ha i bagni inagibili ( li ricordo perfetti poco dopo l'inaugurazione, per i mondiali )le tettoie infiltrate dall'acqua, le sedie di plastica rotte, divelte, parzialmente sostituite con articoli di recupero di altri sbiaditi colori. La pista in tartan che fu ritenuta idonea ad ospitare un Golden globe, giace sciupata sotto teloni di recupero e non viene più manutenuta. Il grigio delle antiche gradinate sottostanti è riemerso e fa brutta mostra di se, quando viene ripreso dalle telecamere in occasione delle partite, che vengono ancora osservate dal vivo da quattro, ma proprio quattro gatti, conferendo all'insieme un triste sentore di squallore. La sensazione non è solo esteriore, dato che la società, precipitata sul ciglio del fallimento dalle ultime gestioni, annaspa nei bassifondi della classifica, in una continua rincorsa ai diritti televisivi che altrimenti perderebbe, retrocedendo. Quando Alfredo Cazzola rilevò la squadra in serie B, lo fece a prezzi contenuti; con analoghi costi la riportò in serie A, ma, visto che le sue ambizioni di edificatore di una cittadella dello sport andavano alle calende greche e, soprattutto, non trovava finanziatori, mollò la squadra nelle mani di un costruttore, Menarini, molto sponsorizzato in provincia e in regione, che, forse proprio per questo accettò di imbarcarsi in un'avventura per la quale non disponeva delle risorse necessarie. Immersosi nel pozzo senza fondo dell'imprenditoria sportiva, per la quale ha intaccato anche le risorse della sua società edificatrice, proponeva a un imprenditore albanese, che di lì ha poco sarebbe stato inquisito per percosse ad un giornalista che non gli lisciava il pelo, di sponsorizzare, tramite il pallone, una catena di pompe di benzina, ma era rimasto con il cerino in mano di un rifiuto non motivato, via fax da Tirana, quando mancava solo la sottoscrizione del contratto. Trovato in tale Porcedda da Cagliari, gestore dell'omonimo Lido, un improvvisato subentrante, i Menarini gli lasciarono la palla, che divenne incandescente non appena si trattò di onorare i primi impegni economici. Si scoprì, anzi, che il neo Presidente aveva trasferito tre milioni di euro dalla società sportiva alle sue imprese turistico-alberghiere. Con i libri già caricati sul furgone che doveva portarli in tribunale, l'ingegner Consorte, già dominus dell'Unipol scalatrice della BNL, cacciato con infamia e insinuazioni dai suoi committenti e rifondatore di una finanziaria d'affari, oggi in partnership con Alfredo Cazzola, promoter del Motor show che ha cercato ultimamente di portare a Milano dopo averne difeso la bolognesità quando era lui a presiederlo e che rifiutò di rissumere la guida del Bologna f.c., dato anche che era stato bocciato nella sua corsa a Sindaco, già tentata da un altro e fallito ex Presidente rossoblu, Gazzoni Frascara, mise in piedi in un mese una composita e frazionatissima compagine di imprenditorucoli locali, fra i quali spiccava il trevigiano Zanetti, già espropriatore di Francesco Segafredo all'epoca del suo sequestro, per questo motivo radicato imprenditorialmente a Bologna. Costui, dopo tre settimane di presidenza, pur lasciando in cassa quattro milioni di euro, oggi ridottisi in valore a due per l'abbattimento del capitale sociale, lasciò anche la società, affermando sibillinamente di non essere un ricco scemo. Avrebbe dovuto infatti liquidare le quote di tutti i soci minori, dopo un calcolo di rivalutazione, se voleva agire da padrone della neo società senza dover convocare un consiglio di amministrazione due volte al mese per prendere anche le decisioni più minute. E così avvenne per circa un anno, nell'ambito di quella proprietà polverizzata. Poi, l'attuale presidente, Albano Guaraldi, comperò le quote di alcuni fra i soci, più desiderosi degli altri di sganciarsi da un'operazione-salvataggio che a loro non apportava utili. Così, con il 51% in tasca e pochi, pochissimi denari, cominciò a tracheggiare nell'attesa non più di edificare un nuovo impianto, ma di ristrutturarlo e di costruire invece su terreni suoi e dei soci, un nuovo centro tecnico, più grande di quello del Barcellona. A costo zero per le istituzioni locali ( che ci abbiano quadagnato individualmente qualcosa? )l'autorizzazione non è tardata, nonostante il nuovo maxi Centro sorgesse sotto una imponente ragnatela di tralicci dell'alta tensione, al centro di un fortissimo campo magnetico. Per non cassare la concessione, hanno fatto sottoscrivere alla società che gli allenamenti che si sarebbero svolti su quei campi e in quelle palestre non avrebbero ecceduto le tre ore al giorno, limite oltre il quale, per legge, la permanenza in loco diventerebbe pericolosa e rivedendo il capitolato che prevedeva la costruzione di un centro residenziale con servizi, che non verrà più costruito. Insomma, il Presidente Guaraldi, a capo di una società edilizia, a sua volta, si accontenterebbe di ciò che può passare il convento, ma il guaio è che, da due anni, applica la stessa filosofia alla squadra, cercando di mantenerla con i diritti televisivi, senza un direttore sportivo e senza calciatori di "proprietà". Va detto che, nonostante tutto questo, i debiti dichiarati sfiorano i quaranta milioni di euro. Volendo dunque, per amore e per forza, salvaguardare capre e cavoli in attesa di un improbabile donatore di sangue, ecco che il Bologna f.c. ha cercato di tutelare la sua sopravvivenza attraverso i buoni uffici di un allenatore, molto ben pagato, di qualità, che, però, non si è piegato a rinunciare alla visibilità dei suoi schemi di gestione, ad onta di una rosa che gli veniva completata all'ultimo momento, che gli veniva venduta per ripianare i costi stagionali nell'imminenza del campionato, che non ha voluto adattarsi, cioè, a trasformarsi in uno di quegli allenatoracci, spesso a spasso, che con grida ed improperi, hanno fama di salvatori delle cause perse e solo di quelle. Ecco quindi che l'ultimo Bologna f.c. sterile e inadattabile a schemi evoluti, precipita verso la B e, come sempre accade, i giocatori, stimolati ad obiettivi fuori dalle loro corde, si coalizzano con la società - in questo caso - per far fuori l'allenatore che la società stessa aveva salvato per due anni consecutivi. Il mobbing bilaterale avrebbe dovuto portare Stefano Pioli a rassegnare le dimissioni con un anno e mezzo di anticipo, ma lui, giustamente, non ritenendosi responsabile di una situazione periclitante che non aveva creato e forte dei suoi diritti contrattuali, non ha ceduto, nonostante gli si sia fatta vivere tutta l'ultima settimana con le indiscrezioni, anche le più fantasiose e assurde, circa i suoi designati sostituti. Non mancano certo gli avvoltoi in questo sistema senza sportività e senza riconoscenza e ben fa il buon Pioli a non voler morire. Salvatore Bagni, allontanato dopo poche settimane dalla società che ha tentato pure di non pagarlo, perché aveva pubblicamente preso atto che "qui non c'è un soldo" le aveva intentato causa per inadempienza contrattuale e per danni. Ebbene, lo stesso Guaraldi che lo aveva allontanato lo ha riassunto con contratto quadriennale, assimilando le mancate prebende a quelle che, maggiorate ma dilazionate, gli riconoscerà(?). Mentre la farsa societaria continua ad andare in scena, secondo me verso un inevitabile epilogo infausto, ogni sorta di cerusici interessati trafficano, fisicamente, tramite intermediari o tecnologicamente, per Casteldebole: da Marco Di Vaio, la cui famiglia, come quella di Gilardino, continua a risiedere in città, a Malesani, al concittadino Colomba, fino alla meteora Baggio e all'amico di Bagni, Zola, fino all'anziano e mal messo in salute Longo, ultimo consulente di mercato, prima di Bagni, che - afferma - che a tutti potrebbe dire di no, tranne che al Bologna. Che forse, per troppi interessi indotti e non specifici, continua ad affondare nelle sabbie mobili, di costumi che, ad essere generosi, con la sportività non hanno nulla a che spartire. Gli affari sono affari, si diceva; anche i mille e contraddittori affarucoli intorno ai quali si agitano una quantità di famelici e poco dignitosi aspiranti. Tranne l'allenatore, in questo caso.

giovedì 19 dicembre 2013

Pactum sceleris.

L'assessore alla cultura della Regione Abruzzo aveva stipulato con la sua segretaria un contratto, riguardante la disponibilità sessuale della medesima, nei suoi confronti, per quattro volte al mese. Lo stipendio da segretaria era di 1.200 euro netti mensili, pari a 15.000 euro all'anno, comprensivi di tredicesima. Il contratto privato ( pattizio? ) prevedeva un riconoscimento di 36.000 euro annui, che, divisi per 48 copule, stimavano ciascuna prestazione in 750 euro, a cui si aggiungevano i benefit di frequenti viaggi a Roma e a Bologna, con la macchina di rappresentanza, spesati dai rimborsi regionali. L'assessore alla cultura si era inventato un simil-contratto cartaceo che la sua vestale conservava a casa e che, pur avendolo ridotto in pezzi, all'atto della perquisizione della sua abitazione, nell'ambito di un'indagine su tangenti estorte a fornitori e consulenti di cui lei, nella sua veste assistenziale, curava alcuni aspetti, per segmenti, fino all'esazione, non è sfuggito alla ricostruzione dei tecnici di polizia. La vestale, visitata non da un dio ma dall'assessore, farfugliava:"avevo un impiego nella sanità, ma mia madre stava male ( che c'entra? ), lui era talmente preso di me che non ho potuto rifiutare" ( molte lo fanno e ne pagano le ingiuste conseguenze, ma perché compiacerlo fino alla sottoscrizione di un contratto? Pensava di poterlo ricattare? ). Insomma, sarebbe stata subornata. "Adesso tutti sparlano di me, qualcuno mi chiede d'incontrarmi ( come, senza regolare contratto? ); ho una bambina di due anni" ( e un cagnolino pechinese, no? ). "Mi minacciano! ( questo sarebbe grave; ricorra alla polizia ). Leggo da qualche parte che, oltre ai calciatori scommettitori, hanno trovato altre minori, dopo quelle romane, che si prostituivano per stupidi gadget e superficiali divertimenti ( va bene divertirsi superficialmente, ma senza prostituirsi ) a riprova che se gli uomini sono stupidi e sporcaccioni, per fare certe cose bisogna necessariamente essere in due. Meglio se legati da un contratto.

Caritas, caritatis, caritatum..vanitas, vanitatis, vanitatum.

Il pampa-Papa ha fatto colazione con quattro clochard che gli ha recato il suo elemosiniere, colui che, nottetempo, porta generi di conforto agli sventurati che, soprattutto d'inverno, rischiano la vita, per il freddo, la sporcizia, l'età talvolta avanzata, la dieta antigienica. Normalmente non fanno un buon odore; anche i diurni cittadini si sono rarefatti e sono assenti nelle periferie. Talvolta, codeste persone vivono in simbiosi con animali e con i loro parassiti che trovano accoglienza e humus proliferatorio fra le coperte. Il papato pauperistico di Francesco, così diverso da quello del suo predecessore coevo, si nutre di questi gesti e, poco osservante della discrezione che il far del bene richiederebbe, lo fa sapere in giro. Si era anche ventilato che uscisse in territorio italiano, di notte con il Vescovo elemosiniere e soccorresse i poveri. Si vede che, impedito in queste sue escursioni benefiche dalla loro rivelazione, ha incaricato il prelato polacco che ricopre quest'incarico, di selezionarne un poker e, suppongo, dopo una rigovernata generale, di portarglieli a colazione. Deliberà ogni mattina con i senza dimora? Una volta a che serve? Chi sono i quattro che hanno accettato e perché, di rivestire i panni, da altri dismessi, della carità altrui? Anche il Sindaco di Bologna, a Natale, serve alla tavola dei poveri, invitati in Comune e, durante la Festa dell'Unità, oggi del PD, si reimprovvisa cameriere, nella riedizione per la quale, una volta all'anno, i nobili servivano per un giorno i loro domestici. Il pranzo dei derelitti si consuma, sempre una volta all'anno, nel ristorante più tradizionale di Bologna, con la partecipazione a sbafo, di assessori e cantanti. In tutta questa bontà c'è qualcosa che stona - a parer mio - perché conferma, anziché mettere in discussione la compresenza squilibrata di due condizioni opposte ed assomiglia agli analoghi gesti pubblici dei monarchi feudali, in altri tempi in cui la fame era ben più diffusa che oggi. Fra l'altro, spesso, i senza fissa dimora sono orgogliosissimi della loro disperata indipendenza, ormai chiusi alla speranza e all'inganno dell'elemosina, tanto che rifiutano, anche per altre e ben robuste ragioni, i ricoveri pubblici e il contatto con l'umanità inclusiva, dato che, comunque, in una forma o nell'altra, ne resteranno fuori. Molti mendici sono infatti dei produttori, hanno un budget, sono coordinati da una rete organizzativa che li rimprovera o li premia in funzione della raccolta. La carità del pampa-Papa e dei laici officianti ha un sentore antico, quasi atemporale; la loro bontà non esclude, secondo me, l'altra faccia di ogni virtù, il cui abbandono o non uso, la maschera solamente, ad edificazione degli esteti e non esegeti, dei gesti gratuiti e simbolici. Durante il Medio Evo e segnatamente durante il pontificato di Leone X, costui era solito mandare in avanscoperta a reclutargli dei giovani plebei, un giovane segretario voglioso di carriera, così come è giovane ( quarant'anni ) e già Vescovo l'elemosiniere polacco della corte bicefala. A Leone X i giovani popolani servivano per altri usi, tanto che le cronache non ufficiali dei tempi, narrano di numerose diatribe e risse fra il paraninfo e i candidati alla gioia del Papa, che lo scambiavano per un pretendente, poco attraente seppur giovane. Anche Pasolini, che pur avrebbe potuto soddisfare le sue brame in una qualunque garconniere borghese, si compiaceva di frequentare suburbi, invitare a cena, a sue spese, giovanotti del sottoproletariato delle borgate, per poi finire le serate in qualche sterrata senza illuminazione. L'ultima, quella del lido di Ostia. Era spesso scortato da Ninetto Davoli e Franco Citti, suoi primi interpreti e compagni poi convolati a nozze, ma rimasti a lui legati da un patto indissolubile di riconoscenza. Ma, a volte, un pasto caldo è troppo poco. Sempre nella Roma medievale e papalina, vi erano numerosissimi storpi, che ancora non si dicevano handicappati, che spesso erano tali, perchè abbandonati alla nascita e completamente trascurati. Anche costoro compaiono nell'iconografia pietosa, ma, più spesso, venivano utilizzati come fenomeni da baraccone, da impresari laici, ma anche da sacerdoti che li prendevano in consegna nelle associazioni caritatevoli e che li esponevano a fini di lucro, nello stesso modo. La cronaca recente ha alzato il velo dell'omertà sugli abusi sistematici compiuti su bambini e adolescenti nelle istituzioni educative, parrocchiali e d'accoglienza, avendo cura di selezionare le vittime fra i più poveri, i più isolati dal contesto sociale o marginali, per varie cause, anche nell'ambito familiare. In ogni parte del mondo. Prevalentemente maschi o bambine, per evitare gravidanze, che avrebbero messo in discussione la veste ereditaria dei beni ecclesiastici o rivelato pratiche precoci, estorte e disgustose. Una morale, cioè un costume bifronte: per i fedeli, ad esempio, non è ammessa sessualità che non sia finalizzata alla procreazione, per i chierici non è ammessa sessualità che possa diffusamente provocarla. Coloro che si comportavano così, venivano fatti peregrinare di parrocchia in parrocchia, di diocesi in diocesi, per disperdere tracce e ricordi, ma ampliando a dismisura, nel silenzio avvilito, pratiche vili che sono un vero e proprio attentato alla sanità mentale delle vittime. Si dice che, un giorno, il grano sarà separato dal loglio. Io, invece, sono convinto che i due elementi siano indissolubilmente legati e che,se e quando periranno, periranno insieme. Solo che l'uno aspetto, apologetico, sarà enfatizzato tanto quanto sarà insignificante nella pratica materiale, perchè il bene orizzontalmente e stabilmente diffuso altererebbe irrimediabilmente l'opulenza su cui occasionalmente si basa; quanto al male, così endemico e quotidiano nella prassi, come si potrebbe farne a meno per giustificare sterili simbologie salvifiche? A proposito: i clochard si sono lagnati del pane azimo e del latte appena munto offerti; speravano in cappuccini e brioches alla crema.

mercoledì 18 dicembre 2013

Fa sempre più freddo.

La fiera natalizia di Santa Lucia, a Bologna, che, ai tempi belli, iniziava il 13 Dicembre e terminava a Natale, è stata ridotta all'osso, non nei tempi che, anzi, si sono dilatati, ma per via - si dice - dei costi d'impianto degli stand espositivi, "gabbiotti" sottoposti ad una serie di balzelli per occupazione di suolo pubblico e per le vendite che riescono a realizzare, da un Comune sempre più alla caccia di denari e da un fisco esoso. Chi non ha trovato posto - che invece avanza - sotto lo storico porticato dei Servi, espone tristemente in via Santo Stefano, vicino alla delegazione comunale di quartiere. Il solito pretesto omologante, i costi insostenibili. Prima non erano previsti? Gli extracomuniatri che, negli ultimi anni, avevano egemonizzato la manifestazione, sconvolgendone le caratteristiche artigianali, erano tutti capitalisti? Sono aumentati i balzelli e, se si, con quale giustificazione? La fiera è misera, in evidente via d'estinzione, l'individualità creativa muore di consunzione indotta, a favore di ben più miseri outlet generalisti. Siamo regrediti alla selvatichezza, abbacinati da tutto quel che brilla di luce fredda, al neon. Strada Maggiore, l'antica via consolare, che interseca la città, è mutila di una piccola ma amata e significativa fiera, appoggiata, come nel Medio Evo, alla chiesa, luogo di incontro e socializzazione, ormai sostituita, nel culto, dai supermercati, attrezzati per ospitare le famiglie anche per l'intera giornata. La macchia verde che accoglieva i viandanti, prospiciente il piccolo piazzale in acciottolato, deputata all'offerta degli alberelli e delle luminarie per decorarli, non c'è più e, anche in fondo al portico, prima della piccola scalinata dalla quale si abbandona, o si accede, (al)la fabbrica della basilica, molte postazioni, quest'anno, non sono state impiantate, riducendo di molto l'area espositiva, disperdendola e, quindi, impedendo la consueta sosta festosa e intima, con il chiaro intento di "superarla", in favore di un omologo aspetto, specchio di conformità. Piuttosto che derogare in positivo, alle pretese, in molti casi ormai velleità, impositive, si sceglie, con dispetto, di far morire tradizioni secolari, di spegnere squarci di gioia e di tenerezza che hanno illuminato per un attimo la sensibilità di tanti bambini e delle loro famiglie.

martedì 17 dicembre 2013

Una voce fuori dal coro.

"Da bambina, a Natale, insieme alla mia famiglia, andavo a recare generi di conforto ai poveri, ospitati in appositi ricoveri. Era uso aiutare con cibo e abiti dismessi, ma anche con oggetti che noi, bambini più favoriti, avevamo detenuto abbastanza a lungo da non separarcene con dispiacere, chi faceva fatica a procurarseli. A quei tempi, il concetto educativo che ci veniva trasmesso era di donare; oggi il principio egemone è accumulare e nei momenti di difficoltà, trattenere". Non c'è più speranza, né orizzonte: tutti sono dei potenziali competitori, anche coloro che non hanno niente, forse troppo numerosi, forse non accolti e custoditi in appositi pietosi contenitori; potenzialmente potrebbero privarci di tutto, disordinatamente. Me lo diceva, questa mattina, una vecchia signora, tanto franca e modesta nel proporsi, quanto qualificata negli studi e nella professione, abbandonata la quale, aiuta il figlio, malato di cuore e impiega il tempo libero nella cura dei bambini i cui genitori sono impegnati nel lavoro. Nonostante le necessità sopravvenute, non trascura mai di donare quanto può a un nipote lontano, probabilmente frutto di una relazione finita, che loda per il suo senso di responsabilità e la sua disponibilità verso la madre e la nonna che vivono con lui. Speriamo che l'intelligenza e la volontà l'assistano e anche la buona sorte in una società, almeno nlle sue espressioni esteriori, cinica e superficiale. Queste caratteristiche costituiscono l'ideologia corrente, pretendono di omogeneizzare i comportamenti e i sentimenti di ciascuno, puniscono chi resiste, isolandolo e deridendolo. Eppure, ne sono certo, non prevarranno. Potranno autocelebrarsi e proporsi all'ammirazione, ma non potranno violare l'intimità affettuosa che in tanti alligna nascosta e ci consente di rasserenarci, lontani dallo scorrere di una rappresentazione decadente.

lunedì 16 dicembre 2013

Artefici di qualità.

La più accreditata produzione vinicola italiana, che costituiva una festa per le comunità agricole, che vi riscoprivano l'ebbrezza di sopite ma non cancellate, cerimonie vitalistiche, è diventato l'inferno di ignorate comunità di lavoratori migranti, provenienti dalla Bulgaria e dalla Macedonia. Per lucrare profitti sempre maggiori, piccole aziende vitivinicole assoldano braccianti bulgari e macedoni con passaporto bulgaro, senza incorrere nella possibile denuncia per impiego clandestino di maestranze extracomunitarie. A loro dovremo la più sofisticata diffusione dei vini piemontesi, ad esempio, ma non solo. Costoro che erano stati già saltuariamente impiegati negli ultimi anni, trovando ricetto, la notte, nelle auto o sulle panchine, "godono" adesso di vere e proprie bidonvilles, nelle adiacenze dei filari, Le aziende, non più paghe del lavoro occasionale indigeno che la legge consente loro di sfruttare, ricorrono a vere e proprie "agenzie" di collocamento al lavoro macedoni che sfruttano la possibilità di ususfruire del doppio passaporto per le maestranze di "origini bulgare". Come per i calciatori extracomunitari. A prezzi irrisori, i "produttori" possono ususfruire di un lavoro oscuro, molto meno costoso dei macchinari, con una resa stimata in 10.000 euro per ettaro. Riforniranno,a prezzo scontato, le cantine di stagionatura - ottenuta ormai, quasi sempre attraverso la pastorizzazione del vino - e da lì, le bottiglie emigreranno verso i ristoranti e gli empori di vendita che ne moltiplicheranno il prezzo, per una ristretta utenza. Ormai, le strutture intermediatrici e fornitrici della merce-lavoro sono sempre più brutali e incivili, nonostante la concorrenziale deregolamentazione del lavoro autoctono che non può più "confrontarsi" con questi negrieri delle braccia, che, contrastati o privati del loro interesse, si fanno intimidatori verso una offerta che nessuno tutela e garantisce. Il criterio di esclusione è il minor prezzo alla produzione: quanto alla vendita, si fa sempre più costosa ed elitaria, redditizia come ai ben tempi, per i feudi coltivati. Il cosiddetto lavoro non qualificato sembra sparito perché sovrastato da una miriade di competenze tanto diffuse, quanto nominalistiche e d'occasione, mentre se ne usufruisce massicciamente, abusando della miseria, mentre anche le cosiddette "conoscenze", sono pagate in relazione alla loro inflazionata diffusione.Qualità ed eccellenza sono simili al vino "sofisticato" che, tramite povere ombre, viene prodotto.

domenica 15 dicembre 2013

Sotto la crosta della glaciazione istituzionale.

L'Unione europea, ad onta del suo nome, va balcanizzandosi; la Russia è di nuovo parte, estranea ed antagonista, dell'Europa medesima e si differenzia dai Paesi filo americani, dalla Germania in particolare, che della geostrategia di controllo del mondo è ormai di nuovo parte integrante. La collocazione al fianco degli Stati Uniti è semplicemente necessitata da rapporti di dominanza in via di rapido stravolgimento, alla luce dell'attrazione-distrazione che la Cina sta esercitando sul versante orientale del Pacifico. I Cinesi hanno avuto l'accortezza di prendere atto dell'evoluzione capitalistica del mondo, dopo il dissolvimento in europa del blocco comunista, ma hanno intelligentemente rafforzato la presa organizzativa del Partito comunista cinese, su una società che, altrimenti si sarebbe polverizzata e che sarebbe riprecitata nello sfruttamento e nell'indigenza. Forte dell'esperienza riflessa dell'Unione sovietica, che si era ridotta a mendicare anche i generi di prima necessità, ha conciliato prgmaticamnete capre e cavoli ideologici e sta spianando il mondo, con l'unico limite della sua autoreferenzialità demografica e territoriale, ma con una fortissima spinta ad acquisire tecnologia e a tenere per le palle l'indebitatissima potenza militare americana, della quale detiene i due terzi del debito pubblico. I Russi sono ritornati ad un nazionalismo non esclusivamente eurocentrico e stanno rapidamnete riorganizzando la loro potenza militare, per porsi al riparo da ingerenze e influenze che ne possano nuovamente minare la stabilità. Decisa a riacquisire il suo status di potenza, ha abbandonato i radicalismi ideologici del comunismo e cerca anzi di riallacciare i rapporti con le religioni, pur attribuendo uno status privilegiato alla Chiesa nazionale ortodossa. Alla fine, spiace dover constatare che la possibilità di infrangere il monolitismo difensivo, ma regressivo, che ancora inavvertito, emerge or qua or là, sta nell'anarchia finanziaria del capitalismo, nel primo "errore" denunciato nel Sillabo, senza le cui sperequazioni ed ingiustizie, ci coaguleremmo in un crogiolo assente di libertà. Con tutti i suoi limiti, è ancor oggi il modello che meno si allontana dalla natura umana, così com'è. Anche se molti ne soffriranno. Anche perché non è affatto detto che l'attuale condizione di pace, che sfoga la conflittualità solo all'interno degli Stati depotenziati, sia insuscettibile di nuove situazioni belliche, che si è portato finora il più lontano possibile dai confini della nazioni che beneficiano della materie prime dei Paesi al centro di tuti gli ultimi conflitti, che hanno visto una partecipazione internazionale.

La macina dei corsi e dei ricorsi.

Vladimir Putin, dopo essersi imposto ripetutamente alla guida del Governo russo, da Primo ministro e da Presidente della federazione, ha finalmente mostrato al mondo che la Russia, fuori dall'Unione europea e dall'orbita di influenza americana, non vuole farsi condizionare dalle ex colonie sovietiche, né vuole lasciarsi intimorire dall'accerchiamento militare occidentale. Ai suoi confini ha già neutralizzato l'adesione alla NATO della Georgia e provocato la defenestrazione di Kavazashvili, ultimo dei ministri degli esteri dell'Unione sovietica nel Governo di Gorbaciov e speculato pesantemente sull'atteggiamento della confinante Ucraina, circa la sua adesione all'Unione europea e all'alleanza atlantica, prima avvelenandone il Presidente uscente, poi favorendo gli oppositori della Tymosenco, comunque ladra come l'attuale vertice del Paese e attualmente in carcere. Parteggia per i filo russi, minacciando di far tangere i confini ucraini al gasdotto, anziché continuare ad attraversarli e subire furti d'energia. L'Ucraina deve scegliere fra l'indipendenza e il gelo. Putin è stato probabilmente una delle parti congiurate nell'omicidio di Anna Politkovskaja - resta nebulosa anche la pista della mafia cecena, che eventualmente non avrebbe agito in dissonanza dalle intenzioni del piccolo Zar - ed è un autocrate che della democrazia rispetta solo le parvenze e i benefici finanziari, dai quali esclude i suoi potenziali competitori con processi farsa, esilio o detenzione. Viene dal KGB e conosce bene la Russia profonda e le strategie internazionali. Dopo la disastrosa esperienza di Boris Eltsin, che aveva voluto con ogni mezzo - anche buffonesco - il potere, durante il quale gli ufficiali dell'Armata rossa proponevano nelle fiere occidentali ogni sorta di armamento trafugato e le onorificenze sovietiche che, per anni, hanno fatto bella mostra di sé sulle bancarelle di paese e finanche in quelle delle Feste dell'Unità ultima maniera, Putin ha puntato in maniera esclusiva sul riarmo e la rivalorizzazione dell'armata russa, che in precedenza si era abituata a non ricevere più lo stipendio. Ha avuto indubbiamente successo. Si è appartato rispetto all'Unione europea, intravedendo in essa una coalizione di Stati contro lo tsunami finanziario innestato e prodotto negli e dagli Stati Uniti, per riaffermare, dopo la Guerra fredda, la loro egemonia, che per essere, deve essere economica o, in questa fase, finanziaria. Ha individuato nella Germania la punta di diamante europea della coalizione NATO in Europa, in quella Germania nemica storica della Russia e dominatrice sugli altri Paesi centro e sud occidentali del continente. La Russia non torna al comunismo, che fu l'ordine post rivoluzionario, né al sovietismo, essendo troppo forte il richiamo delle sirene occidentali, non tanto per le popolazioni, misere come prima, ma meno tutelate, quanto per i neo oligarchi industriali e finanziari, che hanno cambiato casacca. La Russia sembra tornare al suo isolamento eurasiatico. Impossibilitata, per ora, ad espandersi nuovamente verso ovest, cerca di non farsi circondare, né da truppe che teme relativamente, né da sistemi missilistici, che già furono la causa, a livello "stellare" della sua implosione economica. Dopo che gli Statunitensi hanno installato varie rampe di missili nucleari ai suoi confini, adducendo che servivano a fronteggiare la minaccia della nord Corea e dell'Iran, Putin, in capo a qualche mese, ha posizionato i suoi missili balistici sul confine polacco. Gli ordigni non possono colpire gli Stati Uniti ( anche se ne possiede, in grado di farlo ) ma possono planare tranquillamente su Berlino e sul territorio tedesco. Una interpretazione chiara della natura che la Russia politica attribuisce alla Unione europea e, ai vertici ed al cuore della medesima, della Germania e della sua relazione con l'egemonia planetaria degli Stati Uniti. Intanto i Cinesi sono arrivati sulla luna con la loro prima stazione spaziale. Cinquant'anni dopo, il canovaccio della potenza economica, espansiva sul piano strategico e militare, delle comunicazioni e dello spionaggio, della logistica e della possibilità d'attacco-difesa, si ripete. Gli Iraniani manderanno una povera scimmia al posto loro, per ora. Anche questo non è originale. Casomai un po' velleitario ( ma è proprio così? ) per la tecnologica potenza regionale islamica, che ha defenestrato l'alleato principale degli Stati Uniti in Medio Oriente, che ha una base popolare plebea, ma non rinuncia alle ambizioni che, sul piano scientifico e tecnico, oltrechè economico, si può permettere. Non c'è più il comunismo, c'è ancora il capitalismo deindustrializzato, almeno nelle sue forme stabili, nazionali e pesanti, risorgono gli "imperia" territoriali, i popoli regrediscono, per ampi strati, nella povertà. Senza, nella maggior parte dei casi, rendersene ragione. Si comincia un altro giro. Solo le Pussy riot e i movimenti informali, in giro per il mondo, gridano la loro rabbia impotente sotto la crescente repressione di Stati sempre più oligarchici, ma il popolo bove continua a brucare mansueto. Sembra tornare l'età degli Imperi, contro il globalismo indefinito e indefinibile. L'una e l'altra, ancora una volta, coinvolgono ma non riguardano i popoli.

sabato 14 dicembre 2013

Storiche riproposizioni.

A Torino, piccola patria dell'operaismo e alla Sapienza di Roma, da una settimana si succedono le manifestazioni civili e studentesche e, contro le une e le altre, si susseguono le cariche della polizia, diretta politicamente da qul giuggiolone di Angelino Alfano, che, fino a poche settimane fa, favoriva il sequestro sul suolo nazionale della Sig.ra Shalabayeva e della figlioletta, per compiacere il suo padrone, che avrebbe tradito di lì a poco, in funzione simil-montiana e ministeriale. Farà la stessa fine, con ogni probabilità, trattandosi di una nullità, alla stregua di una Carfagna o di una Santanché qualunque. Se la protesta populista e antifiscale dei forconi ha una chiara connotazione di destra e ha visto la manifesta solidarietà della sbirraglia, gli eventi torinesi e universitari romani configurano il ritorno di un contropotere di sinistra che con la destra vandeana dovrà confrontarsi, prima ancora che con istituzioni assenti e eterodirette. Le prese di posizione dei sindacati sono tartufesche; fuori dai loro apparati in una spirale discendente di rappresentanza, possono sperare solo in un riconoscimento informale di un ruolo di testimonianza e para istituzionale. Ed è a questo che i vertici della trimurti litigiosa ormai aspirano Il neo Segretario del PD, Matteo Renzi, per quanto si debba fare la tara a tutto quello che dice, ha spezzato la cinghia di trasmissione fra una parte archetipica del suo partito e la CGIL. D'altra parte è un democristiano che aspira ad attrarre tutte le frattaglie della balena bianca alla sua parrocchia, contenendo i rigurgiti neo centristi, almeno sulla sinistra. E' la condizione del suo acerbo potere, mentre tutta la nomenclatura stantia dell'ex PCI ed anche parte della DC popolare che fu, sono sulla via dell'esodo. Si riproducono, infatti, gli stessi meccanismi e gli stessi modelli, in ogni ambito della società minore italiana. Se nelle manifestazioni dei forconi scorgo gli embroni della reazione che si riarma e cerca di arruolare la frustrazione crescente, nelle manifestazioni torinesi e romane, popolari e universitarie, mi sembra di cogliere il germe di una nuova e avventurosa contrapposizione di classe e culturale.

venerdì 13 dicembre 2013

Ritorno ai forconi.

La forconite nazionale non si discosta da nessuno dei movimenti e degli atteggiamenti della nostra breve storia nazionale. E' una ribellione apparentemente spontanea, che deriva dalla perdita di una serie di posizioni di rendita che costituivano - in parte - il keynesismo nostrano. Associazioni di imprenditori falliti, di disoccupati che si attardano sull'ereditarietà del posto di lavoro, reddito di sussistenza clientelare che sta per essere sostituito da quello di cittadinanza e che costituirà un'indennità di disoccupazione..perenne. Il lavoro, proprio perchè è diventato flessibile, è aumentato esponenzialmente e le retribuzioni di fatto ( anche artefacendo il diritto ) sono diminuite, mentre la rincorsa contributiva rischia di appiattirsi su pensioni decrescenti, soprattutto se non saranno percepite per breve tempo. Se non è un progetto di proletarizzazione della piccola borghesia, è qualcosa che mi sfugge. La ribellione indistinta è facilmente criminalizzabile, anche se il successo dei movimenti populisti e forcaioli, rappresenta, per ora una patina protettiva per queste pirotecniche proteste. La stessa ascesa di Matteo Renzi è un adeguamento a sentimenti mediocri e indeterminati. E pensare che a ben altri esponenti della sinistra , quella comunista, che non rinunciavano a ragionare con la loro testa, venivano comminate espulsioni ed ostracismi. La designazione del candidato dell'apparato, tale Cuperlo, alla presidenza, prima rifiutata e poi accettata, serve a incollare vecchie logiche al nuovo vitalistico e parolaio movimentismo. La natura forcaiola e destrorsa della protesta popolare, più incline a reclamare la penalizzazione di questa o quella personalità, aspressione emblematica di un modello e di una parte sociale che ad affermare pretese, ma anche ad assumersi impegni, se non altro di tenuta, è un prodotto del nichilismo fattuale, dell'inazione di governo. Durante il cinquantennale periodo della sostenibilità clientelare, le guarentigie favorivano qualche pigrizia: è assolutamente vero. Ma questo fenomeno, non raggiungeva il 20% della forza lavoro impiegata e, se non veniva sollecitato, era perché la staticità nelle mansioni presumeva di poter trarre il massimo o il meno peggio da queste figure, che, ritenendo di autoaffrancarsi, erano invece tenute ai margini dei processi. Ora, ai margini dei processi, ci sono legioni di cittadini e, fra di loro, divisioni di laureati che, non troveranno un lavoro acconcio, ma non per questo, indipendentemente dalla schifiltosità maggiore o minore, saranno adattabili a lavori estemporanei e di rivalsa, senza che vivano problemi e che ne riflettano gli effetti sull'ambiente di lavoro e, soprattutto, familiare. Il senso di disagio e di insoddisfazione, comunque, non deriva dalla mancanza di prospettive, ma dalla realtà di deprivazione materiale e concreta, che precipita nella depressione morale. La crisi è una condizione molto diffusa, ma soggettiva. I problemi non si risolvono, si rimandano soltanto, in attesa che si ricompongano lasciando inalterati gli assetti di potere.

giovedì 12 dicembre 2013

Le macerie della democrazia.

Avvolti nella bandiera tricolore, i comizianti del movimento dei forconi inneggiano a valori stantii di un'Italia vandeana e rurale. Non riconoscono - per ora - appartenenze politiche ed è ovvio che non ne abbiano, naif e generici come sono. Un sentore di destra potenziale, dietro questi principi, tanto scontati quanto emotivi, si avverte; il gesto di solidarietà dei poliziotti in servizio a Torino, che si sono tolti i caschi per la carica, va, a mio avviso, interpretato in questo senso, essendo certamente i poliziotti dei proletari, ma dei proletari indiscutibilmente di destra, estrapolati da culture contadine meridionali e dai borghi del sotto-impiego da statali, con foresterie e furerie a cui attingere e una serie di valori manganellatori verso i quali distinguersi ed infierire con persone di cui avrebbero condiviso la condizione economica - diversa quella culturale -, se non avessero vestito la divisa. Se la preponderante quantità dei forconisti è plebea, non lo è sempre l'apparentemente improvvisato apparato organizzatore, che si sposta rapidamente di città in città, mentre non mancano le giornate intere di rappresentazione, a cura di singoli oratori, su qualche piazza, a suggerire una struttura insufficiente e labile, che, gridando vuole millantare di essere più numerosa e ramificata. Anche oggi, a Bologna, un tonitruante tribuno ha arringato, dalla tarda mattinata fino a sera, i passanti. Tornando a casa, l'ho sentito affermare che la Digos ( che era presente a mezzogiorno ) gli aveva infine sorriso, gli aveva fatto capire che "era con lui" e se ne era andata. Infatti, non c'era più. Se "gli hanno sorriso e gli hanno fatto intendere che erano con lui" vuol dire che si è appellato a sentimenti scontati, non ha appesantito la sua loquela con analisi dei fatti e dei fenomeni, non ha indirizzato la sua violenza verbale contro principi vandeani, tipici della sbirraglia. Si tratterebbe quindi della prima importante manifestazione di un movimento neofascista di massa in Italia; non potrebbe altrimenti essere uniformemente difuso al nord e al sud. Quest'ultimo, in una situazione di profondo regresso economico, al quale è abituato, ma anche e soprattutto civile, privo com'è di una possibilità di espressione ed organizzazione politica moderna, si ritrova all'improvviso alla ribalta: una ribalta spoglia, desolante. Qualche entusiasta ingenuo ci sarà senz'altro, a far numero, costoro sono sempre chiamati. Sono, codesti, la massa di manovra e la testa d'ariete di un vertice dissimulato e discreto, che, per ora, parla sempre di non violenza, ma accusa, censura, esclude, mette all'indice, mentre la protesta pare priva di qualsiasi possibilità di sbocco efficace, simile a una protesta confusa e generica che non si pone obiettivi raggiungibili o che dichiari gli obiettivi concreti delle mobilitazioni, che devono invece essere proposti per scopi chiari. Quali che siano le intenzioni o le caratteristiche di questi improvvisati oppositori, le loro grida si diffondono su un ammasso di macerie civili, sulle rovine di un modello democratico che, alterato nei suoi equilibri precedenti, ha perso pericolosamente la sua base di consenso, che non basta evocare per richiamare in vita. Il fallimento di una rete molto grande di imprese di medie e piccole dimensioni, l'avidità da deficit dello Stato, coniugate con la disoccupazione endemica del mezzogiorno, l'inaridirsi delle fonti clientelari e pubbliche del reddito elettorale, improvvisamente e supeficialmente si omogeneizza con quello delle masse neo disoccupate o mai occupate del centro-nord; si creano le condizioni torbide, nelle quali si esercitano abili pescatori. Questo, per quanto attiene ad una prima e superficiale analisi del fenomeno, al quale hanno dato spazio e respiro le politiche dissennatamente complici fra il Governo, o parti di esso, e il peggior gattopardismo, in una neo alleanza fra le espressioni più conservatrici delle polarità, meridionale e settentrionale del nostro Paese e che, certamente, giocheranno di concerto con un'espressione ingannevole di un malcontento giustificato e in diversi casi, drammatico, che purtroppo si è già cominciato a strumentalizzare.

lunedì 9 dicembre 2013

Sotto la sabbia del deserto.

Se ci si effonde dal centro angusto di una caotica città medievale, come Bologna - almeno durante il giorno - invaso da sgambettanti formiche operose, che sembrano (s)fuggire ancora da una potenziale maggior fatica, dandosi un tono per avercela fatta, ma poco convinte del risultato, verso la conurbazione dei suoi comuni rurali, trasformati in depositi commerciali, se ne misurano le distanze, ancora molto mal servite. Quando lo sono, i mezzi pubblici, sbuffanti e dalla frizione sfuggente, trasportano quasi esclusivamente immigrati, che, a parte il clima e la luminosità, si rifamiliarizzano con i cosiddetti "trasporti rapidi" dei loro Paesi, sia in Africa, sia in Asia, sia in Sud America. Si aprono strade troppo ampie per poter esserci familiari e si incappa, infine, in commessi con uniformi colorate che piantonano macchine esattrici ( per il pagamento delle merci, con le carte magnetiche ), che smerciano le stesse boiate a prezzi fai da te; le stesse boiate che a prezzi triplicati, affettati imbranati/e vanno ordinando nei superstiti empori ridotti. Anche le nicchie vanno chiudendo, come non era mai avvenuto o vanno trasferendosi in ambiti più vasti, dove possano ancora trovare ricetto ed acquirenti in numero sufficiente. Si abbatte un'altra illusione: la personalizzazione del prodotto, di quel che è comune, ma che dispettosamente vogliamo in esclusiva per noi. Il bello è che non smettiamo di cercare di differenziarci nell'omogeneo: per questo siamo così sensibili alla pubblicità e ai colori del piumaggio. Le dichiarate appartenenze, le fedi secolari non macinano più. Fino a poco tempo fa, in una insana finzione o in un contraddittorio(?) adattamento, ci si poteva affidare, fin dall'adolescenza, al Parroco o al Partito. Ma, per ora almeno, il profitto non ha più bisogno di intermediari istituzionali e questi ultimi, francescanamente, se ne dolgono. Mettersi in maschera potrebbe non sortire più effetti, blandire il padrone, cambiarlo, non ti eviterà la sferza, fino a quando sarai sfinito. Accontentati di esultare , in un contesto vittorioso, anche se tu non vinci mai.

Noia.

Di questi tempi...recessivi, lo spettacolo quotidiano non offre, da tempo, spunti interessanti. La società liquida, come è stata efficacemente definita, si gonfia e si sgonfia in una risacca senza meta. I fautori di una socialità esclusiva lamentavano che, durante i cali di tensione, le persone riscoprissero - loro dicevano " si ripiegassero" sul privato. Adesso ci si ripiega e basta, se e quando - e i casi sono tanti - anche il privato fa schifo. Se si è giovani non si omette di ridere di tutto: l'energia e la lunga prospettiva, coniugata con la leggerezza dei pesi, inducono alla contentezza; l'amicizia sgrava l'animo, anche nel deserto..figurarsi nella confusione quotidiana che riesce a distrarre anche i più meditabondi. Se si è più anziani, nel momento di passare il testimone e mentre gli spazi, che sono sempre gli stessi, vengono, mano a mano, occupati, si fa fatica ad individuare un miglioramento di prospettiva per i propri posteri, mentre è più consueto constatare un consolidamento, nel bene e nel male, delle proprie posizioni di partenza. In fondo, si è rimasti fermi accidiosamente, non si è aspirato ad altro che a mantenere le posizioni e si declina nella delusione. Verranno nuove ripetizioni, ci si rinfrancherà per un attimo e poi si passerà la mano definitivamente a spettro lungo..quanto lo spicchio di vita apprezzabile. La cosiddetta mobilità sociale si stimerà dal numero dei vecchi soggetti che saranno falliti - raramente in povertà, se avranno avuto l'avvertenza di non indebitarsi troppo e di accantonare ogni utile carpito, alla faccia delle perorazioni, politiche e morali, all'investimento con detrazione fiscale - tanto le tasse non le hanno mai pagate. Per quanto non ne manchi la percezione nelle rappresentazioni quotidiane, mi manca il teatro, quello professionale, di cui sono stato frequentatore ed amante. E' stato una fonte di abbeveramento critico, storico e di costume, delle idee e dei sentimenti costretti nel bacile angusto di menti troppo evolute per essere sane, che, per fortuna, non possono accettare la sanità della rassegnazione o dell'accomodamento. Ho una forte nostalgia dell'evasione e dei lunghi viaggi, al ritorno dai quali avevo sempre ccon me un bagaglio ben più copicuo di quello materiale e al seguito; alcune volte ho trovato uniformi assonanze con letterati viaggiatori che mi avevano preceduto e che si erano espressi come avrei potuto fare io. Dunque, quelle società non erano mai mutate o la sostanza immutabile di quelle società, molte delle quali non confuse dal chiasso consumistico, si era mantenuta intatta attraverso qualche filtro protettivo. Le società post comuniste lo hanno rivelato, in modo inconfutabile. Esiste, infine, una possibilità di progresso, inteso in senso non strettamente tecnico? Prosaicamente, se, fino al recente passato, lavorare in un'officina era stata una sorta di "damnatio ad metalla", prima che diventasse velleitario, contingentemente, al giorno d'oggi, vi si sfugge fin troppo facilmente, non essendo redditizio per chi vi investe i propri capitali, ricorrere agli operai di Vulcano, perché ne vuole un immediato ritorno, più per rassicurarsi circa il suo comodo stato che per conseguirne denaro utile, dato che troppi sono i neo-schiavi "liberati" all'uso, in giro per il mondo, venuti al mondo per fuggevole ed indifferente impulso, mentre gli ex schiavi affrancati sono liberi di veder trascorrere, senza ulteriori illusioni, i loro giorni. Tra poco avranno anche il salario di cittadinanza per abbrutirsi. Il mondo degli uffici è diventato un punto di abbeveraggio di maestranze mantellate sempre in movimento per rincorrere i ricchi, non propriamente come belle ragazze sognanti; gabellieri o frontalieri del padrone che li soddisfa con una mancia e li incanta con sedi strappate al ridimensionamento della rendita degli altri, in momentanea difficoltà, luoghi di ricevimento dei depositanti, starter up di infinite ripartenze. In Ucraina i dimostranti della bella ladra abbattono le statue di Lenin e invocano l'Europa. In altri tempi avrei condiviso, oggi non rivaluto il sistema ma ne comprendo la qualità, contraddittoria al suo interno, ma efficace come argine e contrasto, che induceva anche i più reazionari a miti consigli nella parte non totalitaria del continente e, soprattutto, non consentiva mascherature propagandistiche dei propri scopi. Dopo ogni giorno ci si inoltra in un viaggio che, ogni giorno, terminerà. Un "Viaggio al termine della notte". Una leggenda popolare, ben nota anche agli analfabeti, in India, distingue fra mondo delle Tenebre e mondo della Luce: è il sistema illegale, ma vigente, delle caste. Viaggiando attraverso l'India, sono continue le sollecitazioni e le comparazioni con le simbologie e gli archetipi, lontani e dispersi, irriconoscibili perché confusi, ma unici, ripresi, neppur compresi e continuamente riadattati a usi consumati e poi, di generazione in generazione, di nuovo rielaborati e riproposti, in forme estreme o labili e compromissorie, meno riconoscibili, quindi, che possono preparare la strada alla possibile rimanifestazione dei mostri. Gli Indiani dicono che si tratta di una lotta "di testa" fra Dio e il Diavolo e che si tratterebbe del puntiglioso conflitto fra il Diavolo che si è stancato di fare il leccaculo di Dio e il Signore che cerca di emarginarlo e di contenerlo, suggerendo la sua ammirazione a tutti gli altri e la contentezza, da parte loro, ad averlo per Signore.

domenica 8 dicembre 2013

Concreta..assenza.

Una signora di Trento, che possedeva un maialino di nome Ettore, ha chiesto alle autorità della sua città di ricercarle l'amato animale. I pompieri, incaricati all'uopo, si sono dati da fare, ma, ritrovatolo, hanno ritenuto di compensarsi uccidendolo e mangiandone le carni. Alla padrona hanno restitituito i resti, dopo averli ulteriormente sezionati e suggerendole di surgelarli. Non hanno avvertito, neanche larvatamente, che la bestiola poteva rivestire un senso non convenzionale per la proprietaria, estraneo alla commistione, che si sono sentiti in facoltà di attribuirsi, a ricompensa del successo della caccia. L'animale che, nei suoi mesi di cattività, aveva potuto giocare indisturbato con i cani e che non era destinato alla macellazione, proprio per questa atavica riacquisiszione di sicurezza e per lo spirito di indipendenza che tanto spesso perde non solo i maialini, un giorno è fuggito ed ha fatto la fine sopra descritta. La proprietaria, che ha chiesto aiuto alle autorità costituite, non sospettava, nella sua fede superficiale, di che cosa fosse difenditrice codesta marmaglia tutoria. Un ragazzo di quindici anni è stato freddato alle spalle da un soldataccio israeliano a cui aveva tirato un sasso. E' il ventiseiesimo minore ucciso dall'esercito sionista nell'anno in corso. Dopo il film della ricercata uccisione di un bambino, rimasto a lungo allo scoperto, accovacciato a terra abbracciato al padre implorante, gli abusi fisici e sessuali delle truppe di occupazione ed evacuazione, solo perché prese di mira da sassi e fionde, precipitano la contesa irriducibile fra le due etnie concorrenti allo stesso territorio, nell'abisso della miseria umana più meschina. Che dovrebbe trovare sanzione pubblica ed esemplare su questa terra e non demandata a un dio, invocato da ambo le parti, ma che non esiste. Ma anche alla giustizia umana non credo.