sabato 14 dicembre 2013

Storiche riproposizioni.

A Torino, piccola patria dell'operaismo e alla Sapienza di Roma, da una settimana si succedono le manifestazioni civili e studentesche e, contro le une e le altre, si susseguono le cariche della polizia, diretta politicamente da qul giuggiolone di Angelino Alfano, che, fino a poche settimane fa, favoriva il sequestro sul suolo nazionale della Sig.ra Shalabayeva e della figlioletta, per compiacere il suo padrone, che avrebbe tradito di lì a poco, in funzione simil-montiana e ministeriale. Farà la stessa fine, con ogni probabilità, trattandosi di una nullità, alla stregua di una Carfagna o di una Santanché qualunque. Se la protesta populista e antifiscale dei forconi ha una chiara connotazione di destra e ha visto la manifesta solidarietà della sbirraglia, gli eventi torinesi e universitari romani configurano il ritorno di un contropotere di sinistra che con la destra vandeana dovrà confrontarsi, prima ancora che con istituzioni assenti e eterodirette. Le prese di posizione dei sindacati sono tartufesche; fuori dai loro apparati in una spirale discendente di rappresentanza, possono sperare solo in un riconoscimento informale di un ruolo di testimonianza e para istituzionale. Ed è a questo che i vertici della trimurti litigiosa ormai aspirano Il neo Segretario del PD, Matteo Renzi, per quanto si debba fare la tara a tutto quello che dice, ha spezzato la cinghia di trasmissione fra una parte archetipica del suo partito e la CGIL. D'altra parte è un democristiano che aspira ad attrarre tutte le frattaglie della balena bianca alla sua parrocchia, contenendo i rigurgiti neo centristi, almeno sulla sinistra. E' la condizione del suo acerbo potere, mentre tutta la nomenclatura stantia dell'ex PCI ed anche parte della DC popolare che fu, sono sulla via dell'esodo. Si riproducono, infatti, gli stessi meccanismi e gli stessi modelli, in ogni ambito della società minore italiana. Se nelle manifestazioni dei forconi scorgo gli embroni della reazione che si riarma e cerca di arruolare la frustrazione crescente, nelle manifestazioni torinesi e romane, popolari e universitarie, mi sembra di cogliere il germe di una nuova e avventurosa contrapposizione di classe e culturale.

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