domenica 29 dicembre 2013

Le feste degli altri.

Un venditore di fazzolettini ai semafori, augura, per tutto il suo turno di lavoro, buon anno ai passanti. Nessuno lo ricambia; gli auspici si scambiano solo con le persone che, si presume, manterranno il loro status e le loro abitudini, in parte da noi condivise, anche per il prossimo anno. Un cambiamento significativo, un miglioramento evidente, ci sconcerterebbero, un peggioramento repentino, una caduta, in qualche caso solleciterebbero la vicinanza e l'affetto, in quasi tutti gli altri, il rifiuto e l'abbandono. L'augurio generico di un esiliato non viene raccolto. Tra poco ci saluteremo, beneauguranti, con il rosticcere. Ecco che, mentre faccio la fila, entra Jonny Walker, l'ex condirettore vicario della Banca di Roma. Non pensavo che fosse ancora vivo e, invece, eccolo di nuovo, gonfio e con un occhio ischemico quasi completamente chiuso, a ripetere il suono gutturale e la sua inflessione che ancora si possono far udire. Dopo il pensionamento, avvenuto un'era fa, era molto male in arnese, smunto e magro; capitava di incontrarlo al supermercato, sempre cerimonioso e cordiale. E' stato un personaggio inviso a molti in azienda, ma con me ha sempre avuto un rapporto positivo; ricordo quando i suoi colleghi della direzione commerciale cercavano di sfuggire all'impegno di una firma e vi erano richiamati come scolaretti, mentre incedevano per diligentemente ottemperare, facendogli di nascosto le boccacce. Dopo aver tentato di superare la fila, se ne sta appoggiato alla vetrata. E' solo. Aveva moglie e figli, ma, fin dai tempi del lavoro comune, si diceva che costei si fosse stancata delle sue continue infedeltà. Forse è vedovo o sta ancora con lei, ma, come già allora, hanno smesso di "frequentarsi" e di parlarsi, dato che un dialogo vero non c'era mai stato. Infatti, già da allora, era rarissimo vederli insieme. Indubbiamente, il mutismo presunto dopolavoristico, non era affatto praticato anche all'epoca dell'ultimo servizio, quando era un facondo intrattenitore, sulla linea dell'autobus che prendevamo insieme, delle studentesse di ritorno dal turno scolastico pomeridiano e di ogni sorta di bella signora. Particolare la sua attenzione all'ultima bottiglia rimasta da aprire, al termine delle feste aziendali in salone e, mentre provvedeva a togliere il turacciolo, chiamava a se due belle impiegate in selezione approfondita del suo team e, dopo averle servite, liberatosi per un po' le mani, gliele appoggiava sulle natiche , facendole avanzare senza discostarsi e senza che smettessero di sorridere. Poi onorava anche la bottiglia. Un commesso, già dalle dieci di mattina, gli recava una bottiglia di Jonny Walker - da cui il nomignolo - in compagnia della quale dirigeva e tirava sera. In fondo era un dialettico: ricordo di una conversazione non convenzionale a un chiosco di bibite sulla riviera romagnola, in occasione di un incontro fortuito, nella quale palesò conoscenze ed esperienze di costume domestico antico, ma non parlammo di crinoline e di rosolio. Era marchigiano, uno della Gens dei Pier a cui seguiva il predicato del cognome. Era dialettico anche in azienda e celeberrimi erano i suoi scontri con una collega, Quadro direttivo, che non perdeva occasione per confutare il suo prestigio, ogni volta che, per abbreviare il suo tragitto, tagliava per il di lei ufficio. Gli epiteti scambiati erano pittoreschi e, siccome la signora era implacabile ( riuscì anche a farsi coprire di botte da una banda di rapinatori, dei quali contestò impenitentemente i modi, i tempi e i criteri d'azione durante una rapina ), si congedava sottolinenando che non era uso competere con le lavandaie. Mestiere ormai dismesso. Dopo aver girato per mezza Italia per carriera, si è fermato a Bologna, come quasi tutti i globe trotters della allora F progressiva. A Bologna o a Rimini, città che snobbano all'arrivo ( soprattutto la seconda ) ma dalle quali non se ne vanno più. In una grigia mattina domenicale e in uno scenario desertificato, da feste degli altri. Credo che l'aspetto di solitudine, così simile a quello odierno di una città pervicacemente in vacanza quando l'opportunità, grande o piccola, si presenta, gli sia connaturato. Era un uomo solo anche quando imperava e maltrattava i sottoposti con i quali non trovava spunti di dialogo utili a mitigare una depressione latente; lo stesso stato d'animo di empatia-antipatia che proviamo quando qualche caratteristica dell'interlocutore ci è dialetticamente affine o irritantemente aliena, quando il suo contegno, anche involontario, risveglia mai sopiti complessi o marca troppo insistentemente differenze sensibili delle rispettive personalità, sia che ci vedano in vantaggio, sia che sollecitino il nostro spirito di competizione. L'alcool, le sigarette e le donne sono state il suo elisir. E' stato contraddittoriamente un (dis)integrato e non ha mai voluto, saputo o potuto, percorrere un sentiero già tracciato dalle convenzioni, senza rinunciare a quelle che gli erano favorevoli e per questo è ripiegato nel grigiore, così appropriato, di una vuota domenica di fine anno.

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