lunedì 9 dicembre 2013

Noia.

Di questi tempi...recessivi, lo spettacolo quotidiano non offre, da tempo, spunti interessanti. La società liquida, come è stata efficacemente definita, si gonfia e si sgonfia in una risacca senza meta. I fautori di una socialità esclusiva lamentavano che, durante i cali di tensione, le persone riscoprissero - loro dicevano " si ripiegassero" sul privato. Adesso ci si ripiega e basta, se e quando - e i casi sono tanti - anche il privato fa schifo. Se si è giovani non si omette di ridere di tutto: l'energia e la lunga prospettiva, coniugata con la leggerezza dei pesi, inducono alla contentezza; l'amicizia sgrava l'animo, anche nel deserto..figurarsi nella confusione quotidiana che riesce a distrarre anche i più meditabondi. Se si è più anziani, nel momento di passare il testimone e mentre gli spazi, che sono sempre gli stessi, vengono, mano a mano, occupati, si fa fatica ad individuare un miglioramento di prospettiva per i propri posteri, mentre è più consueto constatare un consolidamento, nel bene e nel male, delle proprie posizioni di partenza. In fondo, si è rimasti fermi accidiosamente, non si è aspirato ad altro che a mantenere le posizioni e si declina nella delusione. Verranno nuove ripetizioni, ci si rinfrancherà per un attimo e poi si passerà la mano definitivamente a spettro lungo..quanto lo spicchio di vita apprezzabile. La cosiddetta mobilità sociale si stimerà dal numero dei vecchi soggetti che saranno falliti - raramente in povertà, se avranno avuto l'avvertenza di non indebitarsi troppo e di accantonare ogni utile carpito, alla faccia delle perorazioni, politiche e morali, all'investimento con detrazione fiscale - tanto le tasse non le hanno mai pagate. Per quanto non ne manchi la percezione nelle rappresentazioni quotidiane, mi manca il teatro, quello professionale, di cui sono stato frequentatore ed amante. E' stato una fonte di abbeveramento critico, storico e di costume, delle idee e dei sentimenti costretti nel bacile angusto di menti troppo evolute per essere sane, che, per fortuna, non possono accettare la sanità della rassegnazione o dell'accomodamento. Ho una forte nostalgia dell'evasione e dei lunghi viaggi, al ritorno dai quali avevo sempre ccon me un bagaglio ben più copicuo di quello materiale e al seguito; alcune volte ho trovato uniformi assonanze con letterati viaggiatori che mi avevano preceduto e che si erano espressi come avrei potuto fare io. Dunque, quelle società non erano mai mutate o la sostanza immutabile di quelle società, molte delle quali non confuse dal chiasso consumistico, si era mantenuta intatta attraverso qualche filtro protettivo. Le società post comuniste lo hanno rivelato, in modo inconfutabile. Esiste, infine, una possibilità di progresso, inteso in senso non strettamente tecnico? Prosaicamente, se, fino al recente passato, lavorare in un'officina era stata una sorta di "damnatio ad metalla", prima che diventasse velleitario, contingentemente, al giorno d'oggi, vi si sfugge fin troppo facilmente, non essendo redditizio per chi vi investe i propri capitali, ricorrere agli operai di Vulcano, perché ne vuole un immediato ritorno, più per rassicurarsi circa il suo comodo stato che per conseguirne denaro utile, dato che troppi sono i neo-schiavi "liberati" all'uso, in giro per il mondo, venuti al mondo per fuggevole ed indifferente impulso, mentre gli ex schiavi affrancati sono liberi di veder trascorrere, senza ulteriori illusioni, i loro giorni. Tra poco avranno anche il salario di cittadinanza per abbrutirsi. Il mondo degli uffici è diventato un punto di abbeveraggio di maestranze mantellate sempre in movimento per rincorrere i ricchi, non propriamente come belle ragazze sognanti; gabellieri o frontalieri del padrone che li soddisfa con una mancia e li incanta con sedi strappate al ridimensionamento della rendita degli altri, in momentanea difficoltà, luoghi di ricevimento dei depositanti, starter up di infinite ripartenze. In Ucraina i dimostranti della bella ladra abbattono le statue di Lenin e invocano l'Europa. In altri tempi avrei condiviso, oggi non rivaluto il sistema ma ne comprendo la qualità, contraddittoria al suo interno, ma efficace come argine e contrasto, che induceva anche i più reazionari a miti consigli nella parte non totalitaria del continente e, soprattutto, non consentiva mascherature propagandistiche dei propri scopi. Dopo ogni giorno ci si inoltra in un viaggio che, ogni giorno, terminerà. Un "Viaggio al termine della notte". Una leggenda popolare, ben nota anche agli analfabeti, in India, distingue fra mondo delle Tenebre e mondo della Luce: è il sistema illegale, ma vigente, delle caste. Viaggiando attraverso l'India, sono continue le sollecitazioni e le comparazioni con le simbologie e gli archetipi, lontani e dispersi, irriconoscibili perché confusi, ma unici, ripresi, neppur compresi e continuamente riadattati a usi consumati e poi, di generazione in generazione, di nuovo rielaborati e riproposti, in forme estreme o labili e compromissorie, meno riconoscibili, quindi, che possono preparare la strada alla possibile rimanifestazione dei mostri. Gli Indiani dicono che si tratta di una lotta "di testa" fra Dio e il Diavolo e che si tratterebbe del puntiglioso conflitto fra il Diavolo che si è stancato di fare il leccaculo di Dio e il Signore che cerca di emarginarlo e di contenerlo, suggerendo la sua ammirazione a tutti gli altri e la contentezza, da parte loro, ad averlo per Signore.

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