mercoledì 18 dicembre 2013

Fa sempre più freddo.

La fiera natalizia di Santa Lucia, a Bologna, che, ai tempi belli, iniziava il 13 Dicembre e terminava a Natale, è stata ridotta all'osso, non nei tempi che, anzi, si sono dilatati, ma per via - si dice - dei costi d'impianto degli stand espositivi, "gabbiotti" sottoposti ad una serie di balzelli per occupazione di suolo pubblico e per le vendite che riescono a realizzare, da un Comune sempre più alla caccia di denari e da un fisco esoso. Chi non ha trovato posto - che invece avanza - sotto lo storico porticato dei Servi, espone tristemente in via Santo Stefano, vicino alla delegazione comunale di quartiere. Il solito pretesto omologante, i costi insostenibili. Prima non erano previsti? Gli extracomuniatri che, negli ultimi anni, avevano egemonizzato la manifestazione, sconvolgendone le caratteristiche artigianali, erano tutti capitalisti? Sono aumentati i balzelli e, se si, con quale giustificazione? La fiera è misera, in evidente via d'estinzione, l'individualità creativa muore di consunzione indotta, a favore di ben più miseri outlet generalisti. Siamo regrediti alla selvatichezza, abbacinati da tutto quel che brilla di luce fredda, al neon. Strada Maggiore, l'antica via consolare, che interseca la città, è mutila di una piccola ma amata e significativa fiera, appoggiata, come nel Medio Evo, alla chiesa, luogo di incontro e socializzazione, ormai sostituita, nel culto, dai supermercati, attrezzati per ospitare le famiglie anche per l'intera giornata. La macchia verde che accoglieva i viandanti, prospiciente il piccolo piazzale in acciottolato, deputata all'offerta degli alberelli e delle luminarie per decorarli, non c'è più e, anche in fondo al portico, prima della piccola scalinata dalla quale si abbandona, o si accede, (al)la fabbrica della basilica, molte postazioni, quest'anno, non sono state impiantate, riducendo di molto l'area espositiva, disperdendola e, quindi, impedendo la consueta sosta festosa e intima, con il chiaro intento di "superarla", in favore di un omologo aspetto, specchio di conformità. Piuttosto che derogare in positivo, alle pretese, in molti casi ormai velleità, impositive, si sceglie, con dispetto, di far morire tradizioni secolari, di spegnere squarci di gioia e di tenerezza che hanno illuminato per un attimo la sensibilità di tanti bambini e delle loro famiglie.

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