lunedì 30 dicembre 2013

Tempi diluiti.

I "botti" di fine anno hanno assunto una dimensione diffusa e micidiale. Sarà pure la cronaca ad enfatizzarli, ma, in poche ore, drappelli di sciatori, avventuratisi fuori pista, sono morti per traumi o sepoltura da slavine, lo stillicidio di morti violente, femminicidio e non, non ha trovato tregua; il medio oriente ha ripreso i suoi scoppi letali, nel mucchio o su obiettivi specifici - provvederanno poi i droni statunitensi a eliminare gli eliminatori, in tempi ordinari -. Anche Schumacher ha conosciuto il suo fato paradossale dopo essere sopravvissuto a tante kermesses suicide. In Turchia il partito e il governo islamista di Erdogan sono inciampati sulla corruzione dei loro membri e il premier ha reagito con goffaggine: dieci ministri fuori, ma anche due dei suoi figli sono coinvolti, e minacce poco democratiche alla stampa. Un assaggio di quello che verrebbe, anche in termini di corruzione, se riuscisse a portare a termine il suo disegno. La corruzione è endemica, ma rimane impunita se nessuno la denuncia. Dopo la rozza repressione della resistenza di Piazza Taksim, deve adesso fare i conti con fenomeni più sottili ed intriganti. Dopo dieci anni ininterrotti di governo, l'arraffa - arraffa fra le sue file come in quelle di chiunque, diventa bulimico. Il metodo democratico, per essere tale, prevede l'alternanza; se volete, è questa la malizia realistica, altrimenti detta saggezza, della democrazia, in rapporto all'indole degli uomini. In Russia, Vladimir Putin non ha fatto in tempo ad anticipare, "motu proprio", di due mesi, la scarcerazione di un oligarca rivale e delle due Pussy Riot che lo contestavano in giro per il Paese, prendendo a pretesto la loro "blasfemia", nella cattedrale ortodossa di Mosca, che sono ripresi gli attentati kamikaze, ad opera delle vedove della repressione. Una bi-vedova si è fatta esplodere in una stazione e poche ore dopo qualcun altro l'ha imitata su di un filobus, secondo uno stile terroristico ben noto in Israele, da parte delle organizzazioni islamiche: colpire la gente, il nemico in viaggio, anche breve, urbano. In Cecenia regna l'ordine delle esecuzioni nascoste e della tortura, sotto la dittatura di un fantoccio di Putin, tale Ramzan Kadyrov, ma il malessere non normalizzato alligna anche in altre province dell'Impero. Questa volta, le vedove vengono dal Daghestan. In Ucraina, le due formazioni che si contendono il potere, entrambe corrotte, non si rassegnano e, alternandosi al governo in forme traumatiche, con accuse ed incarcerazioni, tornano periodicamente il piazza e la polizia provvede, in nome del potere e dell'ordine momentaneo, a reprimerle violentemente. Unione europea atlantica ai confini russi o alleanza organica con la Russia stessa, in cambio dell'energia di cui sono privi e che, potendo, rubano? In Paesi sempre caldi, in Africa, alle guerre locali, di cui nessuna parla, si sono aggiunte e in parte sostituite, le imprese dirette o di supporto, neocoloniali degli americani, degli inglesi e, recentemente, dei francesi. Le contese si sono caratterizzate come islamiste, quando non ispirate o gestite da al Qaida, dirette principalmente a rovesciare i regimi politici africani e arabi filo-occidentali che tutelano gli interessi energetici delle ex potenze coloniali, delle corporations , fra le quali l'italiana E.N.I. e che, per questo, gli occidentali e segnatamente gli Stati Uniti, per ragioni globalmente geo-politiche, non vogliono che siano sovvertiti. Per queste ragioni, Osama bin Laden decise di portare la guerra sul suolo americano, causò morte, pagò con la sua vita in termini parimenti terroristici, a meno che non si voglia ammettere che è in corso una guerra vera, anche se non dichiarata, con un avversario non riconosciuto come potenza antagonista, ma la sua organizzazione gli è sopravvissuta e risulta ben attiva. In Egitto le prime elezioni libere hanno conosciuto il ribaltamento di un colpo di Stato, il movimento politico e religioso dei Fratelli musulmani, nettamente maggioritario nel Paese, è stato messo nuovamente al bando; si punirà con la morte che ne farà parte e con il carcere chi lo appoggerà. Il Presidente Morsi è in carcere e Mubarak, trentennale dittatore, agli arresti domiciliari in una sfarzosa residenza sul mare. La diplomazia americana ci ha ripensato, ma la controreazione armata ne sarà incrementata, sia all'interno dell'Egitto, sia da parte di Hezbollah a Gaza e ai confini con Israele. La primavera araba, sbocciata in Tunisia è contraddetta da attentati ed omicidi mirati verso membri dell'opposizione. Ma l'innesto è ancora vivo. In questo mondo dissipato e disgregato socialmente si fanno usuali gli atti di "protesta" violenta individuali e non solo, dove questo tipo di mancata coesione fa parte dei caratteri nazionali ( oggi trasportati come un virus dappertutto )degli inglesi e degli americani del nord - vedi il saccheggio di Tottenham, le frequenti stragi nei college e i singoli attentati autoctoni e da parte di originari da nazioni islamiche -. L'epos delle crociate e dei conflitti fra cristiani e musulmani è ripreso; non muovono più gli eserciti contrapposti - ma in Iraq c'è stata un'eccezione - il conflitto è etereo, come quello finanziario, fino a che non assume apetti concreti, sanguinosi e reali. Resta il fatto che, sovvertiti gli equilibri su cui si era retto l'assetto fra le nazioni e le varie aree del mondo, equilibrio sperequato, ingiusto, come, ma diversamente, dall'attuale, le pedine coinvolte e interessate, si sono rimesse in movimento, fuori traccia. Ricondurle sullo scacchiere di un gioco con regole note, sarà il fraseggio di fioretto e di sciabola della diplomazie, anche di quelle armate e corruttrici. Ma, per adesso, il gioco è di nuovo aperto. Sono gli effetti, indesiderati ma inevitabili, della pretesa globalizzatrice che, contraddicendo usi e costumi, provoca reazioni "oscurantiste". Anche la dialettica delle parole, cancellata all'interno delle singole nazioni, depositarie dei caratteri dei popoli, si riverbera in considerazioni senza confini.

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