domenica 15 dicembre 2013

Sotto la crosta della glaciazione istituzionale.

L'Unione europea, ad onta del suo nome, va balcanizzandosi; la Russia è di nuovo parte, estranea ed antagonista, dell'Europa medesima e si differenzia dai Paesi filo americani, dalla Germania in particolare, che della geostrategia di controllo del mondo è ormai di nuovo parte integrante. La collocazione al fianco degli Stati Uniti è semplicemente necessitata da rapporti di dominanza in via di rapido stravolgimento, alla luce dell'attrazione-distrazione che la Cina sta esercitando sul versante orientale del Pacifico. I Cinesi hanno avuto l'accortezza di prendere atto dell'evoluzione capitalistica del mondo, dopo il dissolvimento in europa del blocco comunista, ma hanno intelligentemente rafforzato la presa organizzativa del Partito comunista cinese, su una società che, altrimenti si sarebbe polverizzata e che sarebbe riprecitata nello sfruttamento e nell'indigenza. Forte dell'esperienza riflessa dell'Unione sovietica, che si era ridotta a mendicare anche i generi di prima necessità, ha conciliato prgmaticamnete capre e cavoli ideologici e sta spianando il mondo, con l'unico limite della sua autoreferenzialità demografica e territoriale, ma con una fortissima spinta ad acquisire tecnologia e a tenere per le palle l'indebitatissima potenza militare americana, della quale detiene i due terzi del debito pubblico. I Russi sono ritornati ad un nazionalismo non esclusivamente eurocentrico e stanno rapidamnete riorganizzando la loro potenza militare, per porsi al riparo da ingerenze e influenze che ne possano nuovamente minare la stabilità. Decisa a riacquisire il suo status di potenza, ha abbandonato i radicalismi ideologici del comunismo e cerca anzi di riallacciare i rapporti con le religioni, pur attribuendo uno status privilegiato alla Chiesa nazionale ortodossa. Alla fine, spiace dover constatare che la possibilità di infrangere il monolitismo difensivo, ma regressivo, che ancora inavvertito, emerge or qua or là, sta nell'anarchia finanziaria del capitalismo, nel primo "errore" denunciato nel Sillabo, senza le cui sperequazioni ed ingiustizie, ci coaguleremmo in un crogiolo assente di libertà. Con tutti i suoi limiti, è ancor oggi il modello che meno si allontana dalla natura umana, così com'è. Anche se molti ne soffriranno. Anche perché non è affatto detto che l'attuale condizione di pace, che sfoga la conflittualità solo all'interno degli Stati depotenziati, sia insuscettibile di nuove situazioni belliche, che si è portato finora il più lontano possibile dai confini della nazioni che beneficiano della materie prime dei Paesi al centro di tuti gli ultimi conflitti, che hanno visto una partecipazione internazionale.

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