venerdì 6 dicembre 2013

Sono pochissimi i grandi.

Anche Nelson Mandela è morto. Dico "anche" perché questi abbandoni segnano il lento ma implacabile trascorrere del tempo e segnano delle pietre miliari sul nostro cammino, il cui esito è scontato. Queste personalità hanno rappresentato delle icone dei principi a cui abbiamo modestamente, ma fermamente creduto ed hanno elaborato, con la loro esperienza, simboli che non ingannano. Trentadue anni di segregazione in carcere perché non voleva accettare la segregazione razziale: tutta la sua vita valida sacrificata per il rifiuto di una condizione in cui vi erano panchine riservate per i bianchi e panchine per i neri e nella quale era meglio per molti morire che vivere da africaans. Ancor oggi, in Sud Africa, i discendenti dei coloni inglesi, i Boeri, nutrono nei confronti dei neri sentimenti inumani, che a detta di chi ci vive - un parente acquisito - non sono destinati ad affievolirsi. Eppure, sul piano politico ed istituzionale, quello su cui si è esercitata l'azione di Mandela e dell'African National Party, l'assurda presunzione di superiorità dei bianchi è stata superata da una delle legislazioni più liberali del mondo, quella per la quale, ogni tradizione e costume, sedimentati nel Paese, trovano tutela giuridica. Per questo, l'attuale Presidente, appartenente ad un'etnia che pratica la poligamia, ha potuto mandare in sua rappresentanza la quarta moglie. Se il pregiudizio, violento anche nelle sue manifestazioni materiali, sussiste, non trova più sponde nella legge che anzi consente a tutti di vivere secondo le proprie inclinazioni e, per ciò stesso, in maniera pacifica. Realisticamente. Se oggi i poliziotti di colore uccidono i loro fratelli minatori, reprimendone le manifestazioni e i sobborghi di Città del Capo e Johannesburg rigurgitano di violenza, mentre le scimmie predatrici tutelate si arrampicano sulle facciate delle case e, dopo essere entrate dalle finestre, saccheggiano le dispense e i frigoriferi, ciò avviene - a parte le particolarità naturalistiche, che vedono anche scippi dei sacchetti della spesa all'uscita dai supermercati - come in ogni popolosa e marginale conurbazione e non più per disperate rivolte contro la prepotenza dei coloni. L'umiliazione verso i neri si pratica ancora nelle Università e in altri lughi di affrancamento ai quali oggi i neri hanno accesso, in ogni circostanza sociale nella quale le circostanze ambientali lo permettono ancora, ma non esiste più sottomissione legale. Quando Mandela era in carcere, la di lui moglie lo tradiva. Di questo non le farei una colpa particolare: era giovane e la carne ruggiva. Durante la sua carcerazione, però, attingeva alle casse del Partito, del quale era diventata una sorta di leader amministrativa e faceva con quei soldi la bella vita. Per questo, invece, la colpevolizzerei. Appena uscito dal carcere, Nelson Mandela, senza fare drammi, divorziò da lei che, per certi versi, mantenne una sua presenza mediatica anche negli anni successivi, dando luogo ad una serie di interventi e di iniziative. Nella storia vera, non retorica dell'African National Party, oltre a quanto sovra esposto, ci sono state certamente tante mediocrità e doppi giochi che la cronaca non ha mai rilevato, perché ottenebrata dall'epica del movimento, ma, nella vita di Nelson Mandela, trascorsa in gran parte in carcere, non è stato possibile rilevare ombre. Neppure dopo la sua liberazione, ormai anziano, per un lungo post apartheid, quasi lungo come la detenzione, durante il quale divenne il primo Presidente della Repubblica democratica, con tutti i limiti e gli ostacoli che la democrazia stessa, per sua natura, comporta, ma che sono infinitamente migliori della bieca dittatura che rispecchia sempre gli interessi e le presunzioni della classe possidente o coloniale. La sua esperienza da Presidente e la vita pubblica che si è interrotta questa notte a casa sua, sono state segnate da cordialità, onestà e indiscusso prestigio. Per tutto questo Nelson Mandela è stato Grande. Oggi che il suo Paese è oggetto di un neocolonialismo cinese ( soprattutto a livello bancario ) e tedesco ( sul versante delle infrastrutture strategiche, che i germanici stanno massicciamnete acquistando, come in Grecia ( con la concorrenza della Russia ), all'isola d'Elba, dove occupano in esclusiva una parte del territorio e, pian piano - vedrete - in ogni dove, il globalismo finanziario sta apportando una nuova schiavitù per i popoli. Infatti i problemi non si risolvono mai, ma vanno sempre affrontati con una chiara discriminante fra il giusto e l'ingiusto e, nel farlo, solo pochi uomini hanno la grandezza di sacrificarvi la propria vita, che non sarebbe tale, per loro, diversamente. Mandela, i cui necrologi erano già pronti nella redazione dei giornali da alcuni anni e sono stati soggetti solo ad eventuali aggiornamenti, è stato uno di questi pochi e la sua storia spiccherà cristallina, come a pochissimi è dato, anche nel ricordo informato dei suoi posteri.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti