lunedì 31 ottobre 2016

Speriamo che il Vesuvio prolunghi la sua pausa.

Non è per girare il coltello nella piaga, ma anche oggi il buon rignanese ha ripetuto che tutto sarà ricostruito, aggiungendo che le risorse ci sono, ma non le ha specificate. Niente tende, sotto la neve! Vorrei vedere, ma, intanto, ne sono state apprestae di collettive, camerate con riscaldamento autonomo, per così dire, umano. Gli sfollati anziani o malati sono in albergo, ma non ci resteranno per molto. Sono convinto che, sul campo, Vasco errani fa tutto quello che è in suo potere per arginare e fronteggiare la situazione e che metterà a contributo gli ottimi - anche se non hanno portato, dovunque e in ogni caso, la situazione allo "statu quo ante" risultati esperienziali, ottenuti nella sua regione. In ogni situazione esistono stati materiali non modificabili, non sostituibili e, quale che sia chi paga, economicamicamente da valutare e spesso non sostenibili, se ci si propone di rimuovere una realtà avversa, come se non si fosse manifestata, distruggendo il frutto del lavoro e del reddito prodotto nel corso delle generazioni. Anche perchè, Bruxelles ha replicato alla lettera di bilancio dell'Italia e l'ha catechizzata come non idonea a mantenere sotto controllo la situazione dei conti. Era stata redatta prima del sisma. Comincerà adesso un carteggio fra le parti: in precedenza simili giudizi si erano già verificati e se non hanno mai portato a censure e a procedure d'infrazione, è stato perché, spostando le poste sullo scacchiere, la Commissione europea ha sempre ottenuto, almeno parzialmente, i suoi scopi, restringendo il reddito dei cittadini dei Paesi che non reggono il cambio con il debito e l'economia reale. La sorte rovinosa, come quella di un terremoto, toccata alla Grecia - che a differenza della Gran Bretagna è stata costretta a restare in Europa, forse senza mai proporsi, levantinamente, di uscirne - è lì a dimostrare, rimossa e ignorata, in che condizioni, "rebus sic stantibus", ci si possa ridurre sotto l'occhiuta imposizione della burocrazia sostenuta dai Paesi forti, uno in particolare. Insomma, dopo la fine della seconda guerra mondiale, con il dissolversi della contrapposizione fra i blocchi e la riunificazione tedesca, non si fanno più sconti a nessuno, ma si può convenire di allungarne e diluirne l'agonia: quella che aspetta i poveri terremotati. L'Istituto nazionale di geofisica, se ne è uscito oggi con catastrofiche previsioni telluriche: è presumibile - dice il cenacolo di scienziati istituzionali - che l'energia sprigionata in questi giorni, come negli ultimi anni, sia inferiore a quella potenziale che, su base statistica, dovrebbe, fra non molto, riproporre il terremoto di Messina del 1909 e quello dell'Irpinia del 1980. Mi è sembrato un mettere, ipoteticamnete, le mani avanti: il tratturo geofisico e comunitario, va preventivato come molto accidentato. Speriamo che il Vesuvio, almeno, dorma ancora per un po'.

domenica 30 ottobre 2016

La ricostruzione possibile.

C'è un senso nel dire ed uno nel fare: le parole non costano nulla, soprattutto se il loro effetto non dipende da chi le pronuncia. La volontà interiore smuove le montagne; se non viene interferita, condizionata è in grado di portare a risultati. Il momento più difficile sarà quando le volontà avverse cercaranno di incanalarla nel proprio alveo, per controllarla. Ma le pubbliche affermazioni di risoluzione a priori dei dati di fatto, esulano dalla necessaria informazione sullo stato di avanzamento dei lavori dichiarati, subito dopo l'evento che li ha richiesti, lasciano il tempo che trovano e inalterate le cose. La vita continua ed anche lo spettacolo, ma, per essere credibili, dovono accompagnarsi non all'attività immediata di raccolta dei cocci, ma al diuturno lavoro di rirpistino dei beni materiali distrutti e della fiducia, soprattutto. Noi (chi?) ricostruiremo tutto ( in quanto tempo, con quali modalità tecniche, con quali risorse? ). Mi dispiace, sinceramente, ma è poco probabile, anche se il fervore contenuto di Vasco Errani mi sembra maggiormente degno di fede delle sparate, a gote gonfie, di Matteo Renzie. La devastazione apportata dal terremoto ha azzerato le attività e ridotto alla condizione di profughi gli abitanti delle zone interessate. Quanto tempo pensa, Renzie, di restare a declamare su intenzioni, subito dopo smentite dai fatti? Tutt'intorno, come se niente fosse stato, ciascuno continua a recitare la sua parte in commedia: si farà il possibile con i mezzi tecnici ed economici a disposizione, ingenti i primi, scarsi i secondi. Renzie ha preso oggi la palla al balzo per ripetere, anche alla luce dei disastri naturali, che l'Italia farà come se non appartenesse all'U.E., ma non è credibile, anche perché, fuori dall'Unione, il terremoto umbro-marchigiano diventerebbe improvvisamente assimilabile a quello di Haiti. L'Europa farà qualcosa in termini di "adozioni" e finanziamenti straordinari, ma non consentirà abbandoni della linea, per noi soffocante, del rigore finanziario. Non mi pare che lo abbia fatto dopo L'Aquila, dopo l'Emilia e non lo farà neanche adesso. Le intemerate di Renzie sono ancora una volta dirette su altri, contingenti obiettivi, poi, per le case, le chiese e i monumenti crollati, si vedrà. La Chiesa che non paga tasse sul suo enorme patrimonio devozionale e immobiliare, perché non provvede direttamente, non solo alla conservazione ordinaria, ma anche alla riedificazione dell'arte cha ha avuto agio di commissionare, attraverso i secoli, ai migliori artisti ed architetti, coniugando lo splendore dell'Italia con il suo prestigio e potere? Può farlo direttamente o corrispondendo allo Stato le tasse che tutti ( quasi) gli altri pagano. Dopo di che, sarebbe necessario non disperdere gli ingenti capitali recuperati, in bustrelle e corruzione similare. Ma sarebbe pretender troppo. La sinergia mafiosa ed affaristica, in una manierà o nell'altra si riattiverà ed ecco allora il senso di quel "noi ricostruiremo tutto!".

Natura, cultura e civiltà.

Mentre le appartenenze politiche si autoconvocano in piazze semideserte, con il capo del governo non eletto, a discettare di terremoti legali e politici, la terra trema ancora, le faglie sembrano lontane dall'essersi assestate e, per farlo, in profondità, fanno crollare le apparenze superficiali, sulle quali si fondano tutti i riti. Un vice ministro israeliano evoca la punizione divina in senso strettamente biblico, per la pavidità conformistica dell'Italia, proprio all'Unesco, sede istituzionale della cultura, dove ipocrisia dovrebbe cessare, se non fosse, appunto, un'istituzione. Il freddo comincia a pungere e la parte incolume a temere. La faglia, dopo i terremoti dell' Aquila, dell' Emilia e, recentissimo, delle Marche e dell'Umbria, continua a dissestarsi, a catena, per riassestarsi e, oltre a vite transeunti, cancella le memorie storiche e artistiche, i simboli di civiltà che si sono ibridate e poi sovrapposte, spacciandosi per originali ed imponendosi sulle precedenti. Le certezze, immemori di ciò che le aveva precedute, mentre crollano, si rifanno ai principi astratti - la base dell'esistenza sperabile - per sopravvivere, ma in uno stato di abbattimento non più ribaltabile in una prospettiva. La terra, indifferente alle costruzioni mentali degli uomini, prosegue fino alla sua stessa estinzione, un ancora precoce sommovimento caldo del suo "inconscio". Eppure, la contesa "comunale", sotto il maglio dell'Impero, in superficie, continua a conciliare interessi e solidarietà essenziale , forme ed auspici, la maschera con lo smascheramento.

La verità del potere. Le rivelazioni a orologeria. Il senso catartico, ma pur sempre uffciale, delle confessioni. La guerra non dichiarata.

Il pampa-papa ha disposto che la Conferenza episcopale argentina cataloghi e metta a disposizione dei superstiti e dei parenti dei desaparecidos, tutta la documentazione in possesso della Chiesa, su quel periodo di barbarie, degno del nazismo, rivelatore di una ferocia contro la popolazione di sinistra degna di un sacrificio pagano. Quando fu eletto, dopo l'abdicazione di Benedetto XVI, di cui, nel Conclave precedente, era stato la minoritaria alternativa ( a cosa fu dovuto lo spostamento dei voti necesssari a ribaltare la precedente impostazione? ) subito Gli Apostoli di Verità gli dedicarono uno dei loro libri al veleno, citandone fra l'altro il silenzio, la reticenza, durante la dittatura. Un giornalista radicale ( per qualcuno di un radicalismo comodo e non perseguito, quando vigeva la caccia alle ombre )lo accusò esplicitamente di aver sacrificato due preti di "barrio", esponenti della teologia della liberazione. Tutto era plausibile, considerando la gesuiticità, cioè la stretta politictà del francescano pontificio. Potrebbe trattarsi di una riedizione della medesima. Sulla esaustività dei documenti e sulla loro ampiezza e numero, si possono formulare dei dubbi, ma potrebbe trattarsi di un altro strappo sul "riserbo" della Chiesa istituzionale. Tradizionalmente, la Chiesa serba memoria documentata di tutto quanto avviene, anche se ne fa un uso discrezionale ( come tutte le istituzioni umane ) e se, talvolta, la chiude in archivio, come nel caso crudele di Cedric Tornay, non diversamente da quanto fanno le nazioni laiche, vedasi, ad esempio, le risultanze sull'omicidio di Kennedy, che saranno pubbliche cinquant'anni dopo la morte dell'ultimo erede, quando, cioè, saranno pronte per essere consegnate alla storia e potranno essere analizzate, senza più suscitare passioni. Mi sembra una decisione comunque importante che va nel senso ( non sempre preso a riferimento dalla Chiesa ) della chiarezza e della pubblicità degli eventi tristissimi e criminali che caratterizzarono la vita di qul paese del terzo mondo reale, con la presunzione oligarchica di essere una civiltà messa in pericolo da un sovversisivismo che si nutre invece di profonde ingiustizie e si giustifica con una corruzione che contraddice qualsiasi affermazione equanime. Il F.B.I. ha intercettato, nell'ambito di altre inchieste, alcune e-mail della candidata presidentessa Hillary Roda Clinton ed è quindi in grado di rivelare se utilizzasse sul suo server privato notizie catalogate come sensibili o segrete, quando era Segretario di Stato, durante il primo mandato di Obama. Il F.B.I. non è "rosso", fa solo il suo mestiere, indifferente ai tempi, alle circostanze e alle persone. A questo punto basterebbe mettere in piazza le comunicazioni private della candidata e dimostrarne l'innocuità, anche se si violerebbe, per questa via, il diritto alla privatezza delle comunicazioni, ma non di un soggetto pubblico, per di più, "in carriera". Servirebbe a dimostrare - cosa che molti e non solo lo staff di Trump, sostengono - che si sarebbe valsa della sua posizione per favorire interessi personali e veicolare gli eventi in funzione affaristica. Con questi chiari di luna, potrebbe essere deposta anche dopo l'elezione. Certo è che l'elezione del "dominus" del mondo occidentale vede in lizza due figure, per diversi motivi e caratteristiche, mediocri. Dieci anni fa veniva uccisa a Mosca, nell'androne della casa popolare in cui abitava, Anna Stepanovna Politkovskaja, coraggiosa giornalista, che aveva denunciato il regime putiniano e ne aveva messo in luce le caratteristiche anti-dialettiche, selettive degli oligarchi sostenitori e di quelli in competizione con lui, la falsa democrazia sinergica fra lui e Medvedev, sullo sfondo del Jihadismo caucasico, annientato o messo in letargo, come prevede la spietatezza di un tiranno, per i suoi risultati sempre da qualcuno considerato, appoggiato e rimpianto. La Politkovskaja era nata negli Stati Uniti, figlia di un diplomatico sovietico in forza allora in quell'ambasciata. Non dai suoi natali, ma probabilemnte dal clima familiare, dai discorsi di politica più sofisticata di quella omogenea nel suo Paese, aveva tratto elementi per perorare la nascita ( sarebbe stata la prima volta nell'autarchia russa ) di una democrazia dialettica, assolutisticamente deludente, ma ricca di vitalità, contrasti e soluzioni temporanee. A Londra, un esfiltrato, Aleksandr Litvinenko accusò Putin di essere stato il mandante e, tre giorni dopo, fu ricoverato per un tumore, contratto al ristorante, per un piatto radioattivo, al polonio. Del sicario della Politkovskaja rimase una foto di spalle mentre si allontanava: si disse allora che,a distanza di poche ore, anche lui era stato certamente ucciso. A distanza di alcuni anni, furono "individuati" gli assassini e condannati a morte: erano due ribelli ceceni: il mandante fu individuato in uno dei capi della rivolta sanguinosissima, repressa con metodi "staliniani", cioè semplicemente russi, con intermezzi di eccidi, consumati con ritorsiva reciprocità nella scuola di Beslan e del teatro Dubrovka, a Mosca, dove, per impedire agli avversari in armi di "occupare a lungo la scena" insieme ai ceceni occupanti furono indiscriminatamente uccisi anche moltissimi spettatori russi, con gas non convenzionali, usati dalle forze speciali d'intervento. Una polveriera normalizzata, come un vulcano silente, ma non spento.

sabato 29 ottobre 2016

L'"ira e la violenza bona".

In un'aula del Tribunale di Reggio Emilia sta andando in scena uno spaccato della mentalità mafiosa o, meglio ancora, della sottocultura antropologica che ne rende possibile non solo la manifestazione, ma l'efficacia omertosa ed intimidatoria, a salvaguardia delle trame lucrative e dell'impunità di questi rozzi mascalzoni. Cetto La Qualunque o Grande Aracri, pari sono. Lo spirito silenzioso, sospiroso o appena accennato, le smorfie di rimozione e gli ammiccamenti, lasciano tutto lo spazio ai segnali, agli avvertimenti, alle minacce, alle prime ritorsioni sulle cose, mentre la strategia prevederebbe di assorbire e narcotizzare i contrsti, inaridire qualsiasi dialettica, sovrapporre, a una società, un costume paralizzzante. La violenza, per ora simbolica, esercitata cioè, con solo danneggiamenti ai beni dei testimoni, ne sta convincendo troppi a contraddirsi, a sminuirsi nella fase dibattimentale ed a reinterpretare anche le registrazioni agli atti. La mentalità retriva e regressiva dei cutresi o cutrini, con i suoi trentamila "emigrati" in quella piana non particolarmente popolosa, si manifesta nell'unico luogo e contesto nel quale, pur applicata, può essere letta in controluce e contraddetta, ragione per la quale, ai protagonisti offesi viene imposta o si cerca di imporre un'alleanza, basata non più sui finanziamenti e sugli affari comuni, ma sul "maggior vantaggio" di contraddire la verità: una sorta di contesa "intimidatoria" fra lo Stato e le cosche, rialleatesi al nord, ma sempre in un'ottica privilegiata per loro e autoreferenziale. Per questo la lotta non si può esaurire nella pur importante circostanza di un processo o nelle indagini costanti che devono seguire il fenomeno, quando si manifesta, come una malattia, nel corpo sociale: ci vuole anche un contrasto sul campo, che intimidisca gli intimidatori e ne prosciughi la suggestione finanziaria, che ha coinvolto anche poliziotti, carabinieri e funzionari dello Stato: figurarsi degli imprenditorucoli. Rispetto a forme aliene - finchè lo sono - di cultuta e di costumi, va mantenuta la giusta distanza, per non farsi innescare nei suoi meccanismi, ma la "violenza bona", in questi casi è indispensabile. La malattia silente, prima di manifestarsi, quando è troppo tardi, viaggia con i suoi "untori" e contagia con naturalezza i tessuti omologhi, ma ancora non intaccati, ovunque e la sua "internazionale" speculativa è senza confini, per cui ci vogliono vaccini, ma anche cure d'urto.

venerdì 28 ottobre 2016

L'inaccesibilità spirituale della vita, purché sia libera da qualsivoglia dogmatica.

Bologna, a macchia di leopardo, digrada. La città che, a metà degli anni '70 "era in Scandinavia", secondo Il Corriere di Piero Ottone, sconta la retorica di allora in una controretorica, altrettanto di maniera. La decadenza morale va di pari passo con quella materiale, aggravata da un'immigrazione senza arte, né parte, ma le problematiche dei ghetti urbani sono le medesime che si riscontrano in ogni città moderna. Nelle realtà più povere, quelle del terzo mondo, la vita clanica è di gran lunga predominante, ma solo numericamente e riguardo alla superficie coperta; le classi ricche se ne stanno in una sorta di città proibita, protetta dalla polizia, che si rivela al loro esclusivo servizio. Bologna soffre - si dice - dello spaccio degli stupefacenti, ma, per chi ci è nato, è ben noto che la droga c'è sempre stata ed è stata ed è anche molto diffusa; si è fatta popolare, di massa, come dimostrano le analisi dell'aria e delle condotte idriche. Quindi, quello che perplime è lo spaccio stradale, quello per i poveracci e gli sconfitti, ad opera di un passaggio di consegna fra le varie stratificazioni della malavita: dà fastidio il colore della pelle o la etnicità tossicologica e il vandalismo dei senza dimora, in preda alla disperazione e alla stupefazione. L'equazione è semplice ed empirica: più immigrati, precarietà ed intermittenza delle occupazioni, vacuità culturale ed esistenziale, uguale rifugio nel delirio onirico, nelle sensazioni corrosive, ma inizialmente simulatrici dell'onnipotenza, quando la realtà è miserrima. Nei pressi della vecchia cittadella universitaria sono riprese le manifestazioni e le "autoriduzioni" alimentari e librarie, dopo due generazioni. L'opzione è ingenua, la sinistra autonominata, la rappresentanza extra-parlamentare, proprio come si chiamava allora. Si reclama il "diritto" di frequentare l'Università anche se provenienti da famiglie economicamente modeste: una volta si contestava un'istituzione semigratuita, oggi un diplomificio a puri fini di finanziamento, almeno nei numerosi corsi di laurea inventati, per le cui materie bastava allora un corso di informazione dopo la scuola dell'obbligo. L'imitazione è goffa: siamo lontani dalle Università dedicate e specializzate, frequentate in vista di obiettivi concreti e ben identificabili della Repubblica federale tedesca e a mezza strada rispetto alle scuole censitarie anglo-francesi. Ai tempi miei si discettava, col sociologismo degli stenterelli, sul parcheggio universitario dei tanti iscritti, senza numero chiuso. Oggi ci sono molti più iscritti di allora, nonostante le selezioni generaliste ( di cultura o nozionismo generali )pre-iscrizione, proprio per la proliferazione dei corsi di laurea triennali e magistrali, con tasse d'iscrizione e di frequenza, obbligatoria o via internet, diverse per facoltà, ma comunque salate. Economia e cultura, praticità e "filosofia", sono da sempre in contrasto. L'economia è la sintesi della vita dei poveri inglobati nel sistema, già produttivo ed ora finanziario, e dei ricchi che, senza alcuna solidarietà fra di loro, ma solo attraverso strategie comuni di mantenimento, scambio, infusione, maneggiano la stessa materia volgare. Sui margini, ci sono quelli che, per catatonia o per esclusione, per primitiva assenza di contenuti tecnici utilizzabili o trasmissibili sul campo, o superati da tecnologie autosufficienti, non sono mai stati in grado di partecipare al gioco. Nella fase attuale, nel mercato del lavoro, si stanno cambiando le carte in tavola anche per quanto riguarda le competenze acquisite, che un tempo morivano con il loro detentore e che invece, di questi tempi, vanno spegnendosi nelle secche del neocapitalismo monetaristico. Il lavoro, strumentale alla ricchezza, sta per diventare superfluo: le lobby ideologiche si preparano a cavalcare le situazioni. Lo spirito critico, sempre ritenuto inutile dal volgo e dall'inclita, latita ancora di più e si rifugia nelle ridotte delle non frequentate istituzioni culturali laiche. Per parte sua, la Chiesa cattolica continua nel lavoro di raccolta e conservazione, anche della cultura laica, attraverso l'Ordine dei Domenicani. A gestire la transizione troviamo figure alla Renzie o alla Hollande, cacicchi ignoranti ed imbelli di poteri sintetici e sbrigativi. Aumenta, come in ogni altro ambito di potere, la cooptazione omologatoria, ma non c'è nulla di evolutivo, tranne che nelle grida pubblicitarie, in questo: si tratta di convenzionalità ed anche questo è sintomatico della banalità del presente in itinere, del suo svuotamento contenutistico e della sua assimilazione all'ordinario. La cultura è negletta - lo è sempre stata - a favore di una rissa fra cafoni/e e resta praticabile solo nel raccoglimento, nella riservatezza, anche operosa. Marcello dell'Utri è uno studente della facoltà di Storia dell'Università di Bologna: ha sostenuto il suo primo esame in storia medievale e ha conseguito un 30/30, mancando la lode, solo perché lo stato di detenzione influisce sulla serenità e la concentrazione. La valutazione dei docenti, che si sono trasferiti a Rebibbia da Bologna per interrogarlo, è un attestato per la sua preparazione: ha citato infatti bibliografie che la facoltà aveva adottato anni prima, attingendo dalla sua conoscenza di bibliofilo, per la quale è anche imputato per sottrazione di volumi da antiche biblioteche. La cultura è libertà, dimensione inafferrabile e non costringibile, appannaggio di giusti e di malvagi, di simulatori e di paladini della verità. E' area franca nella quale rifugiarsi o fuggire, dove è possibile vivere una vita parallela, inaccessibile.

giovedì 27 ottobre 2016

Rimedi per la fine dei tempi.

L'Italia centrale ricrolla e, come i profughi di Gorino, gli sfollati di questa violenza naturale, che scuote le presunzioni della cultura degli uomini, chi aveva perso casa e si era riaccasato poco più in là, la riperde, inseguito nelle sue peregrinazioni, in questo caso, nei paraggi. Ai nomadi in arrivo si aggiungono altri quattromila alloggiandi: "non passeranno l'inverno nelle tende". Mi pare ovvio; lo passeranno in un container, per il quale(i) sono stati stanziati quaranta milioni di euro. In un anno e mezzo ne ha investiti quasi tre volte di più Joey Saputo per allestire una società sportiva - la sua e solo la sua, perché l'ingenua passione popolare è solo la claque - in lenta evoluzione immobilare e tecnica, che per ambiti molto più ristretti e un programmato rilancio stabile, richiederà dieci anni dall'origine. Tanti, quanti ne occorrerebbero per ricostruire L'Aquila e, adesso, le aree marchigiane e umbre, desertificate dal terremoto. Ma i residenti che "non se ne vogliono andare", nel ricordo di sensazioni spente per sempre, oziosamente in fiduciosa aspettativa non avranno altro che i container, perché non c'è incremento di valore, né presente, né futuro, fra quelle macerie, dove anche la stanca rendita dell'acquisito si è improvvisamente dissolta. Quando la cronaca smetterà di indurre sentimenti di stupefazione e di sentimentalità solidaristica che non avrà nessun seguito, sulla triste condizione dei "rifugiati" si stenderà la coltre del silenzio. Eppure, l'entità e l'estensione territoriale del fenomeno distruttivo si fa ampia, separa in due l'Italia come mai la Lega era riuscita a fare, crea un limitare naturale fra zone prospere, meno o per nulla prospere, con in mezzo una terra di nessuno, "riparabile", in parte, solo attraverso le attività economicamente lucrose che, su di una base pari a zero, saranno appaltabili. Sembra un'emblema dell'Italia sotto schiaffo dell'Unione europea e in balia degli eventi. L'unico terremoto contrastato e contraddetto è stato quello friulano, dopo il quale, gli abitanti si industriarono come muratori, capentieri, fabbri, idraulici e ingegneri e riedificarono da soli quanto era stato dissolto. Fu un'immagine di una parte d'Italia disillusa e a-clientelare, che sapeva di non potersi aspettare niente da quell'altra Italia, delle speculazioni. Aspetteranno la manna dal cielo, umbri e marchigiani? In buona parte si e, si sa, che la manna cade solo alla fine dei tempi.

Prediche infastidite di retori opportunisti. La realtà rimossa.

Le colpe dei padri non ricadono più sui figli, il rancore ( dei figli ) riguarda, casomai, la perdita di una condizione di privilegio, di una rendita indiretta che serve a comprare case e a cambiarle, come le automobili e le barche, a vela o a motore per i più pigri, col corollario di belle ragazze in cerca di una sistemazione coniugale o divorzile, passando prima per una lunga sequela relazionale. Se invece fila tutto liscio, sono i figli a far vergognare i genitori o a rivelarne l'educazione falsamente protocollare. E' stato il caso di Monorchio Jr, figlio del ragioniere dello Stato, in gattabuia per le consuete tangenti sui lavori pubblici e sui trasporti in particolare, nei quali si è distinto anche un altro rampollo di Ministro, il giovane Lunardi il cui papà è stato un addetto ai lavori e un approfondito conoscitore dei medesimi. Dal Mose di venezia, all'Expo milanese, alla Salerno - Reggio Calabria, sulla quale prosperano da cinquant'anni le cosche campane e calabresi, è tutta una percentuale aggiuntiva alla retribuzione degli affari: forse l'annuncio dell'inaugurazione definitiva ( sic! ) per il prossimo Dicembre, ha provocato un ingozzamento da tacchino natalizio nei predatori dell'Arca continuamente rinvenuta. A Gorino e anche a Goro stanno arrivando altri migranti: il ghiaccio è stato rotto e gli spiumati abitanti di quell'énclave triste, vedranno aggiungersi al loro "confino" altri emarginati che non faranno niente da ora in avanti, ma passaeranno anni al oziare e moltiplicarsi, se, come avviene nelle ex basi militari siciliane, troveranno alloggio promiscuo e nient'altro. La loro condizione di espulsi e rifiutati è già stata originata dalla guerra a cui sono stati sottoposti ( la condizione dei civili è talvolta peggiore di quella dellr truppe, almeno in fasi statiche o di "trincea" del conflitto, soprattutto se si è sottoposti a bombardamenti. Quel che si vuole rimuovere è che a violenza segue violenza e che la condizione di quei rifugiati è senza futuro. Rifugiati dove? Nelle strutture dismesse di due ospedali abbandonati, in una zona povera che però, fino a venticinque anni fa godeva di un buon presidio ospedaliero. Venne l'ordine "razionalizzatore" di non sostenibilità di quei servizi in zone con quel reddito. Anche allora ci furono le barricate, ma la lotta degli abitanti rimase circoscritta a quell'area, non fu ripresa dalal stampa: l'indifferenza dei notiziari di destra per l'assistenza e la presunzione propagandistica e censoria del Partito comunista, misero la sordina a quella giusta rivendicazione. Ne dovevano essere chiusi tre: è rimasto solo quello di Comacchio. Ecco le mura in disuso per l'infelicità dei profughi. Ipocrisia del potere laico: " siamo in Emilia Romagna", mitologia di servizi autoctoni, per una popolazione a bassa natalità, dei tempi che furono. Il ferrarese, che conosce buone attività ne capoluogo, frana per reddito al quarantasettesimo posto con l'ex provincia, ora area metropolitana fai da te, come Bologna e a differenza di tutti gli altri, molto più ricchi agglomerati comunali. Nulla avviene a caso. Questi migranti non hanno, in quei luoghi, nessuna possibilità di lavoro, non ci sarà per loro che la nostalgia offuscata dalla nebbia. Non c'è, dopo tanti anni, nessun progetto mirato, adatto, per gestire una situazione, se non con ipocrita e dissimulata violenza, della quale, la guerra da cui fuggono e le barricate di Gorino, sono solo un'altra espressione. Le donne, i bambini e i loro mariti e padri, che arriveranno dopo, non saranno sfruttati nei campi o sessualmente; se resteranno lì, dopo l'inverno, non saranno proprio considerati per niente.

martedì 25 ottobre 2016

Andando per terre sconosciute.

Gorino è una frazione di Goro, nel ferrarese, che pochi conoscerebbero se non fosse stato il paese natale di Milva. A Goro approdai, venti, trenta anni fa, dopo una navigazione in mare su un guscio di noce, resa fastidiosissima dal sole del primo pomeriggio e dai parassiti pungitori lungo tutto il percorso. Navigav(am)o in mezzo ai bilanceri da pesca che costeggiavano tutto il canale, fra l'Adriatico e il Delta del Po e non avevamo scelto di sostare proprio lì: eravamo semplicemente stanchi e bisognosi di ristoro. Attraccammo sulla sponda erbosa, dove un vespone nero e giallo mi fece un'endovena sul braccio sinistro, proprio dove si appoggiano per prelevare il sangue. Ci inoltrammo lungo un pendio, su una sterrata e attraversammo una stradicciola, oltre la quale uomini e donne di altri tempi si intrattenevano a voce alta, seduti ai tavolini di una mescita non altrimenti definibile, Poco oltre cominciava il paese che, solo al centro, nella piazzetta, oltre ad una sede del Partito comunista d'Italia, ospitava un ristorante lindo, anomalo, presentabile, in un contesto rustico, atemporale, fuori dai circuiti esogeni. Poco discosto, distanziato da poche decine di metri di terra brulla, c'era Gorino; ne ricordo il cartello segnaletico, che segnalava solo agli indigeni e a qualche raro viandante o navigante, come noi. La reazione degli abitanti, stigmatizzata dal Ministro siculo degi interni, che ha citato due località della Trinacria, omettendo di ricordare il razzismo di Rosarno o delle Puglie, che sopportano gli immigrati solo durante la raccolta dei prodotti agricoli è stata di ripulsa e lo è stata perché la notizia dell'arrivo, che doveva aversi solo un'ora prima, per cogliere tutti di sorpresa, era trapelata il giorno avanti. Intendiamoci: gli episodi sono parenti..di secondo grado: nel primo caso si trattava di limitare l'uso e il luogo di utilizzo dei braccianti, in zone dove il senso di minorità e di trascuratezza è ben avvertito, nel secondo, di non diventare, aprendo una breccia, la discarica dei rifiuti umani in giro per i centri di accoglienza, laddove l'ambiente è chiuso in una staticità grezza che non è lambita neanche dal vicino turismo e dalle attività del capoluogo. Poco oltre il panorama naturalistico si fa bello, pittorico, ma spoglio, rarefatto; più che primordiale, è un punto di congiunzione faunistica, nel quale gli umani si sono adattati. Fino alla metà del '900, sui numerosi isolotti del comprensorio, venivano esiliati gli ergastolani, con obbligo di rimanervi "sine die", restituiti ad un primordiale regime alimentare contadino, autosufficiente. Qualcuno ci viveva con una donna. Non credo che queste terre smorte siano cambiate; in epoca feudale la "veneziana" Comacchio ospitava anche una sede arcivescovile, ma, quando, per investimento della cassa per il mezzogiorno e le zone depresse del centro-nord, le abitazioni civili furono dotate dei servizi igienici, dentro le "tazze" dei lavandini e dei bidé si coltivavano spezie o ortaggi d'uso quotidiano. In un contesto del genere, nel quale molti di noi farebebro fatica ad adattarsi, "sbolognare" dodici o più donne, di cui una incinta - e ti pareva nel nostro Paese dalle culle vuote - non era un'azione caritatevole, come la si è voluta spacciare, ma un deposito in una zona triste, già popolata da altri reclusi-esclusi, ignorati dalla civiltà meccanica ed ora informatica ( casomai i computer, per i video giochi sono presenti ). Il problema, a ben vedere, non sono i migranti da collocare, i sentimenti di cristiana pietà verso i musulmani ( le donne erano afgane ) ma la natura pre civile ( con tutte le recite sociali del caso ) degli insediamenti scelti per emarginare: come capitò di conoscere agli escursionisti in zone naturalistiche ed impervie degli Stati Uniti, in un film databile all'epoca della mia visita a Goro: "Un tranquillo week end di paura"

lunedì 24 ottobre 2016

L'autonomia delle menti.

Il prossimo 4 Dicembre bisognerà votare senza tenere conto delle personalità politiche che impestano le televisioni e dei dementi dei collettivi che imbrattano i muri. Il tema è squisitamente giuridico e come tale va trattato. Il diritto non ha nessuna attinenza con quanto ciascuno ritiene soggettivamente, ambientalmente o clanicamente giusto o ingiusto: Ius è soltanto uguale a Diritto, tecnica astorica, declinata in mutevoli contesti storici, ma nei termini della Legge costitutiva dello Stato, il polpettone e le previsioni degli oracoli vanno ignorati. La Carta costituzionale nata dal connubio post resistenziale fra due grandi partiti di massa, di cui uno destinato a governare fino al termine della guerra fredda, è stata superata dagli eventi e andrà rivista, ma solo alla luce di un altro patto costituzionale per il quale sarà necessario il mandato popolare. Sottopore le amputazioni di un governicchio Quisling, al servizio di un'Ente sovranazionale che reclama il ripianamento dei debiti evidenziati dalla moneta comune, al voto popolare, artatamente sulla base dei principi che regolarono la prima edizione del Testo e ne previdero, in termini stringenti la riforma nel tempo, è fuorviante. I moncherini riformati sono stati votati da due assemblee di nominati; una di queste ha votato la sua soppressione. La mia posizione traspare da questa modesta e sintetica analisi; quando si afferma di voler risparmiare sui costi della politica, si fa pietosamente il verso al low cost commerciale, ma la vera natura del contendere, dopo una prepotente amputazione, è il passaggio da una democrazia parlamentare ad una formalizzazione delle decisioni, eterologhe, tutt'altro che autonome dell'esecutivo, del quale siamo alla terza riedizione, non eletta. Per rendere più efficace e autonoma dalle clientele localistiche la rappresentanza, non si deve riempire il Senato di assessori e consiglieri comunali e regionali, accentrandone le funzioni a Roma, dove l'influenza delle regioni disordinate e mafiose tornerebbe ad essere preponderante, ma basta dimezzare i deputati ed i senatori, allargando i collegi, accentrandoli, fondendoli, come si fa in ogni ambito amministrativo ( fusione di comuni limitrofi, città metropolitane, ecc. ) e finanziario. Dove questo non avviene si assiste alla morte per asfissia finanziaria dell'ossatura economica nazionale: la piccola e media industria, già tristemente trascurate in Unindustria. Non vi è quindi miopia e resistenza generazionale la cambiamento, ma un atteggiamento guardingo verso l'appetito soddisfatto scompostamente, con le mani, di tanti neo arrivisti trasformisti, disposti a ogni bassezza pur di lucrare sulla situazione. Una situazione che in paesi scassati e corrotti come il nostro declinerebbe in un sia pur comico autoritarismo, nel becerume degli stenterelli. In ogni caso, votare in un'occasione importante, ma ormai residuale, in autonomia di pensiero e senza ascoltare le bordate di idiozia che vengono da là dove il Si suona, ma anche dallo schieramento contrapposto. Il Voto sia libero e popolare, come la Costituzione prevede.

domenica 23 ottobre 2016

L'antropologia delle costumanze.

284 civili, catturati e poi sacrificati perchè d'impiccio nella resistenza agli attacchi concentrici dell'aviazione alleata e dei Peshmerga sul terreno, da parte dell'Isis. Alcune donne ad uso e consumo dei miliziani scalzi erano state liberate nei giorni scorsi per lo stesso motivo: quante saranno state uccise? Una ruspa ha seppellito frettolosamente i sacrificati: accade anche nelle inumazioni singole nei nostri cimiteri e c'è anche una tariffa di servizio da saldare. Analoghe brutture erano state riferite anche a proposito della guerra jugoslava degli anni '90 e in altre circostanze belliche, soprattutto della prima guerra mondiale. Il modello bellico è distruttivo, estintivo, le persone per cui si combatte, le gerarchie sociali e politiche, ne sono esenti. La guerra sul campo è sempre uguale, i suoi aspetti banditeschi sono solo la caricatura di una mentalità che gli ufficiali elaborano e che la truppa esegue, sotto il pungolo dei sottufficiali. La morte che viene dall'alto ha sostituito i fulmini di Zeus, la violenza indotta da trame esogene che intersecano quelle endogene viene rimossa e ne sono esaminate solo le linee strategiche che rimuovono i morti e i sofferenti, non diversamente da ogni semplificazione egoistica a danno di altre, estranee persone. Una delle tante guerre, per procura, per quanto riguarda la fanteria, ma condotte direttamente dall'alto per quanto riguarda la sperimentazione delle armi e degli aerei delle potenze egemoni o aspiranti tali per aspetti riservati del contendere è entrata nella sua fase decisiva. Si valuta che, al termine, i guerrieri superstiti emigreranno sul territorio delle nazioni ostili per rendergli, almeno un po', la pariglia. In Siria, divisa a metà, come l'Iraq prima della caduta di Saddam, voluta dal Segretario di Stato Hillary Clinton, con delega alla Francia, in cambio dell'appropriazione del petrolio "italiano" ottenuto per amicizia, subito rinnegata, da Silvio berlusconi, il dentista dinastico resiste al potere, continua a coltivare i suoi interessi, grazie all'aiuto armato dei Russi, che stanno intervenendo, in perfetta linearità con il diritto internazionale e che sono anche riusciti a coinvolgere il nemico di pochi giorni prima, che aveva abbattuto un loro cacciabombardiere, Erdogan, in quanto paladino della NATO, appena scottato dal tentato colpo di Stato contro di lui, ordito dai suoi stessi privilegiati alleati. L'Italia ha mandato ai Peshmerga Curdi tutto l'arsenale appena dismesso per l'adeguamento imposto dalla NATO, poi si è concentrata sulla Libia, per non perdere l'accesso ai pozzi petroliferi e sulla Lituania, a salvaguardia degli Stati baltici, verso i quali Putin potrebbe tentare una riedizione dell'annessione sovietica, per le stesse ragioni di sicurezza e di contro geostrategia. La politica dello 007 russo è, per forza di cose, analoga a quella dell'ex Unione sovietica, ma non la riesumerà; a necessitare le sue mosse c'è l'invadenza statunitense e le rinnovate ambizioni della Germania, ultimamente regredite per la debolezza della sua costruzione egemonica sul centro-sud europa. E' proprio la parte meridionale del continente a frenarla, con il suo disordine e le sue pretese contabili. L'Italia "dialoga" con la Russia, pur contendendole il territorio sotto le bandiere della NATO, per calcolo equilibristico, esattamente come Assad. Nel caso nostro, la posta in palio non è la sopravvivenza, si tratta dell'atavico "un colpo al cerchio e uno alla botte" e poi "chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato". Renzie ne è, antropologicamente, l'icona.

sabato 22 ottobre 2016

Declinazioni.

La campagna elettorale nord americana di quest'anno risulta particolarmente fastidiosa: Hillary Clinton ha faticato molto di più a sbarazzarsi di Bernie Sanders, durante le primarie, che a prevalere sul suo rustico avversario repubblicano, almeno nelle contumelie televisive. Che l'america conservatrice aspiri a ritirarsi, per un po', dall'agone mondiale, fa parte della sua genetica, ma la realtà fluida, dagli Stati Uniti stessi creata ed esportata, li costringe, subito dopo averla proposta elettoralmente, a rinnegarla e a trasformarla in pretesto bellicistico. Se i conservatori, dopo essersi accomodati un attimo, ripartono con impeto alla salvaguardia, anche remota, dei loro interessi acquisiti, statici, i democratici e la Clinton in particolare, muovono dialetticamente, sinergicamente, strumentalmente, a rimodellare a loro ( del capitalismo ) consumo le reazioni che in giro per il mondo si manifestano alla loro egemonia imperiale. Che gli Stati Uniti siano l'attuale potenza egemone nel mondo è incontestabile, come lo fu nell'antichità storica l'Impero romano, la cui pur grande estensione si limitava, per forza di cose e limiti tecnologici al bacino del Mediterraneo, ai Paesi iberici, alla Gallia e alle propaggini meridionali dell'Inghilterra. Ovunque, tranne che in Gran Bretagna, dove pure chiari elementi giuridici romani compaiono nel diritto consuetudinario adottato, lasciarono lingua, e principi giuridici. Né l'una, trasformatasi, né soprattutto l'altro, trasfuso intatto nei suoi fondamenti nella dottrina giuridica dei popoli colonizzati ( con grande liberalità circa i loro costumi e le loro credenze )sono morti: in termini culturali e anche linguistici tutto si modifica nelle forme espressive, ma lascia inaterata la sostanza o i principi. Sono una potenza in crisi contingente, gli Stati Uniti? Certamente si, ma non si tratta di una crisi mortale: sono indebitati fino al collo, ma evitano, per ora, di prendere di petto la grande potenza creditrice cinese, in grado di sopportare anche una decimazione atomica, ma anche di restituire il colpo. Se la prendono, dalla fine della guerra fredda, con i Paesi produttori di petrolio, perché ne utilizzano grandi quantità, pur avendo, sul loro territorio, giacimenti ingentissimi. Non gli bastano e "necessitano" dello spreco, come si addice ad una sotto-cultura basata sull'apparenza. Verrebbe da chiedersi, in termini antichi, tradizionali, se non sia un sintomo di gracilità imprevista, affidare le sorti della prima potenza mondiale ad una donna, già moglie di un altro Presidente, il cui conflitto di interessi familiare è evidente, ma trascurato. Di donne ai vertici ce ne sono e ce ne sono state parecchie, ma, fino ad ora, solo in Paesi nei quali rappresentavano famiglie feudali in competizione per il potere: l'India, Il Pakistan , Ceylon, Bangladesh, ecc., ma sarebbe la prima volta che il potere economico ( aggiustato a fini domestici ) e militare finirebbe in mano a una Fata Morgana statunitense, che sostituirebbe il marito, che risiederebbe alla Casa Bianca con lei, che si stabilirebbe, ogni mattina, nello Studio ovale. Ha anche detto che saprebbe come utilizzarlo: non ne dubito, ma potrebbe trattarsi di esperimento imprudente o di una ritorsione tardiva per le sue numerose infedeltà. Il potere della neo-Presidentessa, assommerebbe quello della Merkel e della May, in Inghilterra, infinitamente più deboli fuori dai propri confini. Chi, allora, in sua vece? Donald Trump è un ignorante, per sua stessa ammissione, ma lo è e lo era stato anche George W. Bush, buono solo a bombardare Saddam, completando l'opera, lasciata a metà, del padre, sostituito proprio da Bill Clinton. Gli Stati Uniti non godono di buona salute, anche se si tratta solo di una bronchite; i due candidati sono lì a dimostrarlo. L'una porterebbe la tossica dialettica finanziaria e l'intromissione politica a gradazioni molto alte; l'altro si concentrerebbe sulla rassicurazione dei privilegi ( che la prima non intaccherebbe ) e reagirebbe con elementare violenza ad ogni attacco efficace ad essi portato. Intanto, Matteo Renzie, di ritorno dagli Stati Uniti in cerca di un sostegno al "dove il Si suona" ( non gli è bastato quello dell'ambasciatore a Roma )si accorge che la delegazione italiana si è "astenuta" sull'espulsione culturale di Israele da Gerusalemme, si auto-allucina..e lì si ferma. I sionisti, che l'avevano fatta sollecitare da Obama, la trovano "coraggiosa", con ebraica ironia, mentre gli ebrei romani, invece, rilanciano e chiedono atti conseguenti. Conseguenti come la partecipazione alla forza di contrasto NATO in Lituania, dialogante con la Russia, come l'intervento "non combattente" in Libia, a recuperare feriti e dispersi, ma anche catturati, oltre le linee nemiche ( operazioni belliche al 100% ), si dichiara rigorosamente coerente con l'Europa, ma con il deficit di bilancio sforato per un po' di clienteliismo, insomma: come con il cambio di cavallo quando la seconda guerra mondiale era ormai perduta.

giovedì 20 ottobre 2016

L'educazione civica si applica, non si predica.

Gli episodi di bullismo si compiono ogni giorno in diversi contesti: da quello giovanile adolescenziale, a quello gerarchico informale, sia nei cortili delle case popolari, sia nei negozi e negli uffici o agenzie, deputati alle vendite dell'indeterminato spendibile, per il quale si chiedono prestiti, con sempre maggiore frequenza, alla rincorsa di una visibilità che mascheri le difficolta congiunturali crescenti. L'immagine, appunto. Una maschera di superficiale falsità che si pretende, si presume di poter mantenere ad onta di ogni norma giuridica del vivere civile. L'episodio del pestaggio e dell'umiliazione pubblica della ragazzina cagliaritana, ad opera di una coetanea ben accordata con il suo gruppo, ( o branco? )per la riaffermazione di un'immagine contraddetta da una nota postata su facebook, ha il sapore dell'intimidazione censoria, della sconfessione estorta dalla violenza confermatoria, di un costume impositivo ed arbitrario che la denunciante, isolata nel gruppo, non è stata capace di difendere. Per fortuna, l'energumena è stata sbugiardata dalla ripresa fatta da qualche astante, fra i giovanissimi spettatori, che, in cuor suo, non stava al gioco anche se non ha avuto il coraggio di intervenire, in quella canea vociante che ha accompagnato anche la ritirata della parte aggredita e percossa. Forse, in quel contesto, hanno fatto bene a non provocare una rissa, forse hanno soltanto curato la propria incolumità e tranquillità, ma, almeno, si sono fatti interpreti della necessità di denunciare, valendosi delle prove apportabili dalla tecnologia. Nulla impedisce a chi sia stato denigrato o diffamato di rivalersi nelle forme contemplate, se non direttamente, in quanto minore, tramite i genitori o i tutori. Quindi, quello che primitivamente si vuole rimuovere da facebook rientra, dirompente, dai filmati dei telefonini, che sono stati subito assunti come elemento di inzio indagine dai carabinieri locali. Una simile forma precoce di ignoranza manesca, applicata ad una immagine, sconfessata dai gesti compiuti, nell'esaltazione primitiva dei supporters faziosi, va punita con durezza, a prescindere dalla minore età dei protagonisti: questa ignoranza non li abbandonerà, quali che siano i "titoli" formali che potranno ostentare, la mentalità violenta e prevaricatrice, la presunzione di non contraddicibilità non li abbandonerà, anzi si rafforzerà. Per questo, lungi dal trovare rifugio nell'immaturità, i chiari sintomi di inciviltà vanno rimossi con sanzioni dolorose e faticose, per i protagonisti del sacrificio rituale e per le loro squallide famiglie, quale che sia l'eventuale ruolo sociale, apparentemente ricoperto: sono infatti pienamente corresponsabili degli atti, di questi atti ed atteggiamenti dei loro figli. Con educazioni e valori, ma soprattutto esempi diversi, non credo che la violenza del branco si sarebbe esplicata, tanto è vero che qualcuno - purtroppo una minoranza - di non consenzienti, nel gruppo lo si è trovato. La stessa rimozione degli apprezzamenti contenuti nel testo della vittima, va esaminato e, se veritiero o innocuo, comunque compatibile con l'esercizio della propria libertà, va ripristinato e tutelato, per il presente e per il futuro, senza che la paura o la violenza impunita abbiano a costituire una sorta di imprinting maligno, ad esclusiva garanzia dei malevoli, dei subdoli e dei violenti.

mercoledì 19 ottobre 2016

Orizzonti incerti, non appena si discostano dall'ordinarietà della vita.

In Sud Africa, patria dei trapianti cardiaci ( ricordate il dottor Barnard? )sono riusciti, in casi limitati fino ad ora, a trapiantare anche il pene a giovani che ne erano stati privati per tumori, possibili in soggetti non circoncisi di approssimativa igiene, ma anche per circoncisioni tardive, da fimosi, mal praticate e mutilanti o per traumi anche da percosse in loco, particolarmente distruttive e invalidanti, frutto di risse, di pestaggi polizieschi o altrimenti criminali, oppure a causa di azioni o reazioni muliebri. Per quanto riguarda i tumori del pene, va detto che sono ignoti presso i popoli ritualmente circoncisi, proprio per antica tradizione igienica, nei quali la callosità del glande lo rende meno sensibile, ma più duraturo nel coito e nei quali, fra il glande e il prepuzio, non si deposita lo smegma, che è una pellicolare poltiglia molto cancerogena, se non abitualmente rimossa, trasmissibile anche alla donna e origine, in molti casi, anche se non in tutti, del "papilloma virus". Le altre cause sono sopra, in agenda, per così dire. Ebbene, dopo le cliniche specializzate, anche in Italia, per l'aumento delle dimensioni del pene ( praticato anche negli ospedali pubblici, ma, per ovvie ragioni, gli stessi medici lo (ri)praticano in lucrose strutture cliniche, chirurgiche, ambulatoriali private ) ecco la sostituzione impiantistica "tout court", che, se per ora, si limita alle invalidità sopraggiunte, in futuro si esplicherà - è da presumere - anche in forme sostitutive con strumenti più efficienti e di gloriosa proposizione. Insomma, come si sotituiscono i cuori sballati, i fegati a-sintetizzanti e i reni non più filtranti ( solo per i pazienti più ricchi, salvo attese in limitar di vita ), ci sarà un mercato dei peni più belli, per chi potrà pagarseli. Chi li fornirà? Chi li ha forniti anche nelle circostanze summenzionate? Il Sud Africa è Paese a maggioranza nera, reduce da un lunghissimo "apartheid", tutt'altro che rimosso dal costume e, si dice, che i negri siano ben dotati, ma che siano carenti di potere e di denaro. Nello stesso tempo, il pene è un corpo spugnoso che si inaridisce e si riduce a una fibra arida, se espiantato, fin dalle radici, dal suo abitacolo abituale. Vengono asportati ai morti? Non credo. Di che età sono i donatori, in forme non abitualmente prestate? In che termini vengono conservati ed irrorati? Quali sono i luoghi e le metodiche di espianto? Di tutto questo le scarse cronache tacciono e, se e quando smetteranno di farlo, avranno già precostituito una vulgata "attendibile" per gli incolti, ad uso dei telegiornali e delle gazzette, cartacee ed informatiche. Sarà trapiantabile anche in associazione con quello preesistente, pur funzionante, come le multivisioni dei canali commerciali? Potranno dotarsene anche le donne, superando per via chirurgica la loro invidia del pene? I gay ne saranno discriminati? La vita sotto-culturale ne sarà coinvolta e influenzata? Le forze radicali proporranno leggi che, per loro natura, inquadrano e limitano, per la gestione-implementazione del fenomeno? Come si porranno, destra e sinistra in rapporto al pene? Comunque vada, la falsa serietà dell'approccio e dello sviluppo dialettico, toglierà la naturale allegria dialogica e appesantirà la discussione, che declinerà la materia in termini ingegnieristici, di misure, di proiezioni in ottave, in rapporto alle quali, il mercato stabilirà prezzi diversi. Ma siamo proprio sicuri che qualcuno donerà - privandosene - spontaneamnete il proprio pene, come a volte si fa per uno ed un solo rene? Intanto il buonismo convenzionale dei trapiantisti comunica che, uno dei trapiantati ha già avuto, con il nuovo e valido strumento, un figlio. Come lo chiameranno, i compagni, a scuola? Il mondo non è fatto solo di clinici microchirurgici e di nobili, per intenzioni, ma soprattutto di gente rozza e volgare che, se dotata di qualche soldo, vuole cimentarsi nell'artificiosità emblematica e..purtroppo trova mercato, come in tutti gli altri casi di trapianto, nelle ridotte della società, delle quali gli strumentisti chirirgici sono notoriamente disponibili strumenti.

Quando il confine è mobile.

Campo profughi: traduttrice violentata da un rifugiato-infoiato sotto la minaccia di un coltello. La retorica del povero migrante cede il posto a quella dell'uomo brutto, sporco e cattivo che non vede altro che un corpo troppo prossimo nella nobile figura di una coadiuvante. La cronaca dei trasporti, via gommone, è fatta anche di violenze consumate su donne, alla partenza, e bambini soli nei centri di raccolta di origine e di arrivo. Il mondo dei viaggiatori senza riferimenti si porta dietro tutte le miserie e le tristezze che sono degli uomini. Anche nei campi di sterminio nazisti - racconta Primo Levi - nelle camerate, anche la notte prima delle esecuzioni con il gas, c'era chi si abbandonava ad atti sessuali, mentre altri pregavano e alcuni si ripiegavano nel silenzio più cupo. Nelle carceri, la predazione omosessuale è la norma, anche nelle sezioni femminili, ignorata dai secondini per quieto vivere. Tutte le retoriche sono rimozioni e strumentalizzazioni della realtà, non costano niente e possono indurre ad una pressione impropria sui pavidi politici, spaventati dalle rilevazioni di consenso, prevalentemente di un tipo a sinistra, di un'altro, opposto, a destra. Questa è la ragione unica di certe prese di posizione " di costume " e di talune forme di legislazione, per altro conformisticamente imitative, nell'ambito europeo. La sventura occorsa ala traduttrice non è la prima, fra i "civilizzatori" accoglienti: due anni fa era capitato ad un'ottantenne siciliana ad opera di un diciottenne sbarcato da poco, che aveva facoltà di uscire per qualche ora dal centro di accoglienza-raccolta. Non c'è solo il sesso, per altro compulsato e la cui esigenza è vigorosamente avvertita da persone giovani e spesso abusato in promiscuità , senza che i criteri di custodia, che, per molti versi, assomigliano ad una detenzione, tengano conto, anche nelle strutture carcerarie, di queste diagnosticabilissime eventualità. E' una sottovalutazione grave, una rimozione, che si traduce in disinteresse colpevole, verso dinamiche scontate e delle quali le situazioni di convivenza costretta devono organizzativamente tenere conto, praticando una scientifica sorveglianza, perché la prepotenza e nient'altro si consuma, in ogni contesto, sui più deboli, caratterialmente meno bruti, che uno Stato evoluto deve tutelare. Gli uomini, sottratti per qualche scopo propagandistico alla condizione animale, vengono confusi in ideologie, parole d'ordine, poesie e vulgate, sociologia giornalistica e artistica raffigurazione-trasfigurazione, ma, in ogni condizione si diventa icone in rapporto ad altre, descritti manieristicamente, rimodellati ad uso ufficiale, nella trascuratezza di un intervento utile, effettivo, lasciati alle dinamiche meschine e nascoste dalla negazione aprioristica. Poi, icone diverse e specifiche, individuali e separate, superano inavvertitamente confini, aree riservate e d'influenza, intersecano il terreno altrui e, sovvertendo i canoni d'appartenenza, ne sperimentano la "mala" sorte. Questo sconfinamento è il motivo dell'ipocrita turbamento ufficiale.

martedì 18 ottobre 2016

La gimcana dell'anima.

Trent'anni di reclusione alla madre-amica siciliana che, anche secondo i giudici, probabilmente se la faceva con il suocero, un settantenna vigoroso, certamente attivo. Una figura minuta, invece, la mamma, ma in preda al disordine ormonale, nel quale confondeva i ruoli e si rifugiava nel calcolo femminile più angusto, non gestibile in presenza di estranei. Per questo ha ucciso suo figlio, che in quei ruoli era già inserito e quindi dei medesimi edotto. Forse, edipicamente geloso, ingannato dall'atteggiamento falso-amichevole della madre, gettato lungo un argine, pianto teatralmente durante le ricerche e il funerale, proiettati sul suocero-amante i suoi atti attraverso una trasposizione d'intenzioni, che il più solido partrner forse non aveva mai coltivato, attento solo al raccoglimento e alla costante gestione del frutto maturo, forse solo scambiato per tale, perché in realtà, era un po' marcio. Ma non è per queste considerazioni extragiuridiche che la mamma sicula è stata condannata, lo è stata per una congerie di atti coerenti che i giudici hanno ricostruito. Conscia della condanna imminente, è rientrata in carcere cantando la litania del: "sono innocente". Calcola adattamenti, adeguamenti, riduzioni di pena, affidamenti vari, come Anna Maria Franzoni, l'omicida del figlio "testone" raccomandata per via di parentele e probabilmente, oggi, in qualche struttura di rieducazione nella quale far finta di espiare una pena che è stata solo della sua vittima. Per questo, lo sciopero della fame di Roberto Savi non deve stupire: è da rigettare la sua intenzione autoassolutoria, ma la sua strategia è la medesima - criminale - delle due mammine, l'una emiliana, l'altra siciliana, accumunate solo da uno spirito malignamente muliebre che si è estrinsecato in contesti, situazioni, con personalità ed influenze specifiche, in presenza di un'indubbia malattia mentale che non deve servire a stemperare le responsabilità. Nel caso di Roberto Savi gioca l'immaturo senso di potenza, di ricchezza di anarchia gratificatoria, ma gli è ignoto il senso del "carpe diem" oraziano per cui vale di più un giorno da leone che cent'anni da pecora o da poliziotto. Avrebbe altrimenti dovuto uccidersi, ma per se non lo ha contemplato. La sua aspirazione era appropriarsi, annientare, ma soprattutto viver bene e oggi non sopporta più il regime della relegazione. Vorrebbe assurdamente, naturalisticamente, tornar libero perchè considera assurda, incomprensibile l'espiazione; non sta espiano niente, si annoia soltanto. Ha perso i riferimenti: all'esterno del carcere non potrebbe più nascondersi dietro a niente e la sua vita sarebbe grama; prima esercitava in termini irrituali una violenza non estranea alle forze di polizia e metteva in pratica un'ideologia del dominio in troppe occasioni venuta in luce nel corso dell'esperienza cronachistica. Mentre la Franzoni sembrava toccata da qualche trauma familiare, maturato nella sua pletorica, patriarcale e benestante famiglia, la "Lupa" siciliana sembra subire il richiamo di una primitività dei sensi che mal si attaglia alla sua figura minuta e apparentemente smarrita, mentre invece si traduce in calcolo, subdola applicazione e infine delitto. La storia giudiziaria di questi fatti non rende il senso storico-psicologico delle personalità in cui il puzzle disordinato, anzi impazzito, della psiche atavica di ciascuno, ha tracciato il suo tortuoso percorso.

domenica 16 ottobre 2016

Quando è necessario essere soli, si possiede un'identità definita.

Lo Stato di Israele ha sospeso indefinitamente i suoi rapporti e la sua collaborazione con l'Unesco, l'Ente culturale delle Nazioni unite che elegge i simboli "patrimonio dell'umanità", perché, essendo un'istituzione politica oltre che culturale, ha denominato tutti i luoghi santi di Gerusalemme, attribuendoli ai musulmani, sulla base di una votazione a maggioranza, della quale ha fatto parte l'Italia di questi tempi. Isreale difende, chiudendosi, la sua identità culrurale sionista: La spianata delle moschee è, per gli ebrei, il piazzale prospiciente al Tempio di Re Salomone, ai piedi del quale si erge, rudere, il Muro del pianto. Nella toponomastica dei fabbricati è implicito il desiderio di primazia o di dominanza delle religioni in conflitto. Più appartata, la Grotta della natività, trasformata in chiesa, alla quale si accede da una bassa porta, chinandosi per entrare. Sulla simbologia riposa l'identità, sull'archetipo, il senso di sé. Anni fa, il Santo subito, Giovanni Paolo II proprose l'internazionalizzazione della Città, lui nazionalista in patria, riassimilando, di fatto e di diritto, gli ebrei di Sion nel contesto multireligioso, nel quale le religioni proselitistiche godono di un indubbio vantaggio, anche nelle istituzioni internazionali, che presumono di fissare gli equilibri. Ma, con Israele e con l'ebraismo, non ci riescono. Nell'ambito delle tre religioni monoteistiche, del Libro, gli Ebrei reclamano ed ora sono in grado di affermare la loro primazia, la primitiva origine di un popolo esule, dal quale nacquero, per diversi accidenti storici, le altre due: in competizione veterotestamentaria l'Islam, in sovvertimento evangelico, il Cristianesimo, diffusosi sulla macerie dell'Impero romano e diffusosi fra i popoli europei e, attraverso il colonialismo e l'emigrazione, nelle americhe meridionali e settentrioneli. Gli Stati nazionali anglo sassoni assorbiranno, in parte il cristianesimo nei riti riformati, mentre la secolare dogmatica cattolica regna, fra mille contraddizioni, come puro potere, nei paesi latini. Ad oriente vige la versione ortodossa originaria della Grecia, come l'alfabeto. L'ebraismo, anche per i non credenti, resta una discriminante culturale, etnica e politica che reagisce istintivamente, ogni qual volta l'omogeneizzazione rischia di omologarla secondo le maggioramze assembleari di questa o di quella "Agorà", locale o internazionale. Ecco che gli Ebrei, accusati di essere lobbisty condizionanti ( sono lobbisty condizionanti per se stessi e interagiscono con tutte le altre lobby costituite nel mondo, come chiunque altro )sparigliano le lobby diplomatiche quando tentano di metterli sotto, non nell'angolo, perché in quello sono abituati a stare e nel quale e dal quale hanno sbeffeggiato il mondo "dialogante" con la loro dialettica culturale e finanziaria. La veste culturale dell'Unesco non li ha confusi, nemmeno per un momento. La decisione è stata spiegata con motivazioni esclusivamente politiche, provenendo da un ente politico e subordinatamente, o meglio, sinergicamente, culturale. Gli Ebri restano fuori, forti della Genesi delle religioni monoteistiche prevalenti nel mondo, prevalenti perché sul loro substrato si fondano le economie e le loro braccia militari, fino ad ora determinanti e le diplomazie decisive sul destino del mondo. La crescita dell'Asia e della Cina soprattutto potranno mettere in crisi questo equilibrio competitivo e, forse, gli ebrei torneranno nel Ghetto morale nel quale si conservano e si perpetuano. Gli asiatici non conoscono certe finezze culturali e i sottesi interessi e si troverebbero sconcertati ma non inermi: probabilemnte cercherebbero di eliminare o emarginare il "problema". Gli Ebrei ritornerebbero ad essere il popolo dell'ombra, al riparo incerto della quale tornerebebro a ritessere il loro cammino, necessariamente errante, lasciando in ogni musica, storia, rappresentazione teatrale di artisti di ogni dove, la loro formidabile e inutilmente rimossa influenza.

giovedì 13 ottobre 2016

Oggi si muore, domani si replica.

Di Dario Fo conservo, oltre ad un quadro con dedica, comperato in occasione di una vendita per beneficenza - mi pare per acquistare carozzine per paraplegici a Milano - il ricordo narrativo delle tante rappresentazioni teatrali a cui ho assistito. Il suo laboratorio consisteva di una platea di studenti sul palco dove recitava: io me ne stavo in platea e non mi è mai sovvenuto di penasare che avrei voluto salirvi anch'io. Forse, in altri tempi..a ritroso. Per me, Dario Fo è stato un'icona dell'incompiutezza complessa e geniale e, in questa scelta è stato emblema dell'indeterminatezza popolare, secondo l'ottica del potere reale e delle convenzioni dei ridicoli replicanti delle classi subalterne che in quei canoni, per loro destinati a rimanere alieni, si adagiano e di cui si fanno vessilliferi, come un qualunque "bravo" o squadrista. Autore di testi teatrali, che poi recitava, ha portato - non sempre comprensibilmente - sui palcoscenici borghesi lo stranazzare illetterato della plebe più primitiva, dotata di un salace e inomologabile scherno sincero e senza mediazioni verso il carnevale dei potenti rimiranti se stessi e dei loro valletti che vi si rispecchiavano. Ha cercato di essere un pedagogo e c'è riuscito parzialmente. D'altra parte non si può essere "educatori" che di una parte e la sua era ben al di là ed al di fuori da quella rappresentata dalla sinistra istituzionale, incapace di comprendere di essere astorica, come il dissolvimento del comunismno ha dimostrato. Per questo, riteneva che la genuina rappresentazione popolare risiedesse nel sarcasmo, nello schiamazzo, nell'alfabetizzazione relativa dei singulti dialettali dei borghi e delle campagne e nel Medio Evo, nella confusione fra i vecchi riti legati alla terra e la dominanzione cattolica aveva riposto la scenografia più adeguata al suo disarticolato, ma acquisibile messaggio. Rimanendo preda delle emozioni, non ha mai offerto a chicchessia un'alternativa politica praticabile, ma ha irritato e destabilizzato nell'intimo tutte le sensibilità ipocrite, laiche e religiose o comunque camuffate nelle sembianze del potere, tanto da ricavarne astio, un astio emozionale capace di tutto per negarlo, occultarlo, ma incapace di replica. Mentre nella provicia domestica Dario Fo veniva estromesso dai media e dagli spettacoli devoti o devotamente compatibili, le sue opere venivano rappresentate in tutto il mondo, in tutto il mondo meno asfittico e vietate, ad esempio, ancor oggi, in Turchia, prima e dopo il tentato colpo di Stato. Ha avuto dalla sua la capacità rarissima di vivere alla faccia del mondo ufficiale e questo, ne sono certo, gli vale e gli varrà, l'invidia dei costretti nel conformismo delle convenzioni. La sua è stata opera teatrale, centrata sulle rappresentazioni che sono della stessa famiglia evolutiva dei comizi, delle processioni o dei cortei, dei paramenti e delle scenografie, delle dialettiche fascinatrici del dibattito politico, mai così misero e insignificante, negli ultimi decenni.

Ogni giorno, facendo finta di niente.

Ogni giorno la città si sveglia e riprende i suoi riti insensati, schiacciata da un conformismo da sopravvivenza, nel quale le preferenze individuali sono ignorate ed ogni aspettativa soggettiva, che non sia inquadrata nel regime, negata all'origine. Spostarsi in automobile, anche se per necessità da sopraggiunti limiti deambulatori, non ancora riconosciuta come invalidità, è economicamente penalizzante: una schiera di vigili con telecamera, motorizzati e una legione di coadiuvanti, a piedi, concorrono al loro salario budgerizzato, per il quale competono, casomai in aggiunta e in sincrono, con le telecamere fisse, presenti quasi ovunque. Insieme a loro, scarpinano promotori finanziari e immobiliari, che si portano sui luoghi di convegno concordati in motociclo o direttamente molestano vecchi stupiti e massaie nervose sull'uscio di casa loro, soprattutto se restituite ad un non amato ruolo domestico dalla disoccupazione intermittente. "Vu' cumprà? o vu' vender?, in giacca e cravatta rigorosamente funerarie. Che ti compri, se non vendi? Pare che, di casella in casella dell'elusione e dell'evasione domestica, siano arrivati a concentrare il prossimo assalto ai forzieri degli occultatori, costituito dalle cassette di sicurezza bancarie, zeppe di fogli da 500: è prevedibile un trasporto in altre ridotte, con il rischio di essere spogliati lungo il percorso. Non si sa come, ma i ladri professionisti sono sempre informati sui trasporti anomali, su gomma, rotaia o "pedibus calcantibus". Lo Stato, sempre più non curante e autoritario, insagomato in Matteo Renzie, ha scatenato tutti i suoi funzionari - anche quelli che godono di una formale autonomia assoluta - sulle tracce dei soldi nascosti o intestati a prestanome; è il caso del ricarcerato Fabrizio Corona, attenzionato addirittura dalla struttura antimafia della Procura di Milano, nella persona di Ilda Boccassini, per recuperare al fisco i presunti milioni di euro che il fotografo ha estorto ai Vip per non sputtanarli. A sentire le cronache, una cifra esorbitante, intestata all'ultima fiamma del paparazzo, oltre i confini nazionali. In carcere anche lei, come durante Tangentopoli, per indurla a parlare. Tutti e due sorvegliati a vista, perché non si suicidino. Inquisitori moderni, inquisitori di sempre. Il fascino del fotografo si è costruito nel tempo anche attraverso le potenzialità pubblicitarie che era in grado di fornire alle sue rappresentate, conducendole ad una, per quanto contraddittoria celebrità. Con Belen Rodriguez, è stato sinaptico l'humus seduttivo reciproco. Dove non è scattato, soprattutto nei confronti della parte ricca delle coppie rivelate al mercato, il ricatto ha sempre sortito effetti, fino a quando, a differenza degli ingenui e poveri fotografi della "dolce vita" in bianco e nero, che, per pochi soldi guadagnati con le riviste popolari, si prendevano spesso gragnuole di cazzotti e calci, qualcosa di un sistema ricattatorio sistematico, ma omertoso, è trapelato ed ha scatenato orde di segugi a caccia di soggetti minimi. In altri tempi: "de minimis non curat Praetor", ma non erano, evidentemente, tempi d'accatto e d'accattoni con rapida lievitazione dei conti criptati. Ogni ora, il peso della burocrazia, in atto e potenziale, si fa snervante, dietro ogni atto si cela una sanzione, ogni equivoco può rovinarti, in un contesto profondamente degradato, sotto l'egida di un potere immiserito. Alla Bolognina, di diciotto mesi in diciotto mesi proseguono gli sgomberi di interi palazzi abitati da poveri assoluti, che convivono, prolificano e si adattano sotto un tetto, senza altri confort, adagiandosi sul nulla prospettico. Ogni volta - come per i camorristi ed i mafiosi - chiusura del traffico, dell'accesso alla ferrovia celere, delle condotte idriche ed elettriche alle prime luci dell'alba, incursioni lungo le scale, superando barriere umane costituite anche da bambini, frapposti allo sgombero; strattonamenti, percosse e "sistemazione" in strada, in attesa della prossima occupazione. La Bolognina, quartiere operaio edificato dal fascismo e poi evolutosi nei decenni successivi, fino ad uno status urbano dignitoso ed ben servito, sta regredendo rapidissimamente a "énclave" dello spaccio e della violenza di strada, sia criminale, sia istituzioanle e testimonia della rapida regressione della civiltà contingente. I mendicanti di mestiere, ogni anno, nelle stesse date, cambiano interpreti; anche loro sono selezionati all'alba e smistati, ma, se erano slavi lo scorso anno e di età matura, sono giovani e neri per questa rappresentazione prenatalizia. Alla fermata dell'autobus sale con la carrozzina e il suo bambino, una signora di colore; si sistema nel corridoio e le viene ceduto l'ambito previsto per i neonati e gli inavlidi, in carrozzina o in sedia a rotelle. Da un passeggero seduto al finestrino cominciano a levarsi considerazioni sconnesse sulla possibilità di portarsi il bambino in braccio, anzichè "molestare" i passeggeri con strumenti ingombranti. Segue una replica: "faccio fatica." Potevi restartene in Africa. Io qui lavoro. Ma non paghi le tasse. Io pago le tasse. Non è vero, io non ero razzista, siete voi che mi avete fatto diventare razzista, perché ci portate via il lavoro, ostacolate i nostri figli. Stronzo! No, stronza sei tu, scema! Contumelie incomprensibili. Scimmia! Il bambino vede l'alterazione della madre e si mette a piangere; prima di sollevarlo fa in tempo ad allngare una mano verso l'avversario. Due suore si affrettano a scendere alla fermta e se la filano. A quella successiva fa lo stesso una signora contrariata che, a sua volta, non vuole essere coinvolta in testimonianze, indispettita perché non era ancora arrivata a destinazione. Il conducente che aveva fatto finta di niente fino ad allora, chiede, interfono in mano, se deve chiamare i carabinieri. Tutti s'infrattano, solo i due competitori continuano a misurarsi, dimostrando una buona conoscenza gergale. La contesa politica è, infine, fatta di elusioni contenutistiche e di aggressioni dirette, non ancora ai livelli della macelleria morale americana, ma sui canoni del "dispitto" da sacrestia o da cortile, in una polverizzazione pulviscolare di contenuti, adatti ad una platea da commedia dell'arte.

Conferme.

In morte di Dario Fo, la destra italiana non ha rinunciato alla polemica postuma, la stessa, immutata, che la portò a denigrare omaggiato e omaggianti, non riconoscendogli il valore, non assimilabile, per la nazione. In effetti, Dario Fo fu l'affabulatore solo della plebe, di cui portò in scena, dialetti, battute e sberleffi impotenti ma significativi di un'alterità irriducbile. Solo una parte della plebe fu così, ma, nel rappresentarla nella sua povera ma specifica cultura, si era attirato un odio, mascherato da disconoscimento e dileggio, che non poteva e non doveva mancare alla memoria. Bene così. E' una conferma.

martedì 11 ottobre 2016

Quando l'anarchia è propria della ricchezza, in alternativa al potere degli apparati.

Donald Trump, il candidato di se stesso alla presidenza degli stati Uniti. ha vinto le primarie del suo partito in splendida e politicamnete scorretta solitudine e sta andando come un ariete al confronto con la candidata democratica, moglie di un ex presidente, contro tutto l'apparato repubblicano, che teme per la sua rielezione, politicamente corretta, dato che, insieme alle presidenziali si terrà anche il rinnovo della Camera dei rappresentanti. Trump carica a testa bassa, senza curarsi d'altro. E' un'epigone del maschio alfa dominante ( solo in virtù dei suoi soldi ) nella versione capitalistica pura, nella quale la lotta si conduce o nel branco e come animale di branco, oppure nella savana, come potenziale Re. E' possibile, forse probabile, che questa incolta e primitiva aspirazione, o pretesa, si infranga contro la realtà degli apparati, ma è anche possibile che riesca a prescinderne, come ha fatto finora, autofinanziandosi. La stessa parabola iniziale di Silvio Berlusconi, che però, con i suoi soldi fondò un partito e con i medesimi comprò deputati e senatori..anche di altri partiti. Trumpo sfida il sistema, il reticolo dei finanziamenti, anzi se ne frega delle sorti comuni degli altri repubblicani. Porta in Tv tre donne che accusano il marito della Clinton di averle violentate, mentre per lui, la "moral suasion" si era limitata al fascino del potere, dei soldi e dei favori attribuibili. In ogni caso, Trump attesta la forza del denaro nelle competizioni politiche in occidente. Tanti altri candidati indipendenti, del passato e dell'attualità ( Bernie Sanders, ad esempio, rivale della Clinton nelle primarie democratiche )hanno tentato di candidarsi, coem indipensenti e sono stati fagocitati dai comitati finanziatori dei vincitori. Anche sanders la accusò di servirsi dei sui amici magnati di Wall Street per arrivare al traguardo, insinuando che avrebbe dovuto rimeritarli. Lo stesso ha detto Trump, che ha affermato di essere un evasore fiscale come i supporters della moglie, dopo esserlo stati del marito. Dopo il "fuori onda" del 2005, che potrebbe compromettere la rielezione di molti deputati uscenti, tutti o quasi lo hanno abbandonato ( per le stesse ragioni - la cavalcata apoliticità - che avevano provocato i primi disconosciemnti del candidato ) e lo hanno invitato a rinunciare ad un mese dalle elezioni, ma l'anziano magnate, coetaneo della Clinton, non se ne è dato per inteso: rivolgendosi alla cosiddetta "pancia" dell' america popolare profonda è arrivato fin qui, non dipende, come i deputati e i senatori, dalle condizionanti connessioni reticolari del suo establishment e va dritto a una rovinosa caduta sul traguardo o ad un successo che scombussolerebbe, dai vertici, tutto il conformismo politico in occidente. Proprio lui che del conformismo isolazionista è un vessillifero e su cui conta.

domenica 9 ottobre 2016

La società del lutto.

Il "nero" domina in economia. Avveniva anche prima- Berlusconi violò l'ipocrisia di massa nel dichiararlo e solo questo è un peccato imperdonabile, come attesta l'isteria puritana negli Stati Uniti alla pubblicazione di un "fuori onda" di Donald Trump, che esprimeva, oltre che la sua esperienza personale, una verità lapalissiana, da tutti conosciuta -. Quello che non si deve, in politica, è generalizzare, cioè non coinvolgere, neanche chi si è lasciato/a coinvolgere. Ma, in queste more - come si usa dire - il "nero" è tornato prepotentemente di moda, come sulle passerelle della medesima. E' "nera" la retribuzione del personale occasionale negli esercizi commerciali della ristorazione, ad esempio, nell'edilizia e nelle piccole e meno piccole fabbriche, mischiati ai regolari, nei campi della raccolta dei pomodori e dell'uva. Il "nero" compensa parte - spesso la maggiore - delle retribuzioni ed evita il versamento dei contributi previdenziali. Stante la espansiva relazione di informalità che il "nero" instaura, sono gli stessi dipendenti "ignoti" a reclamarlo, per turare qualche falla nella loro "famiglia allargata" all'estero, per mediare una ripartizione arbitraria dei cespiti, comunque ottenuti, fra i membri della propria comunità etnica, ma economicamente apolide, potenzialmente mafiosa, in attesa di una chiamata verso qualsiasi lido, dove ci sia qualcuno in attesa che venga rimosso il suo sporco. Il "nero" si esercita nel commercio di beni, persone, prebende, è offerto e richiesto sul ciglio di una strada o di una piazzola di reclutamento, con informale percentuale per il reclutatore-distributore. Per lui, come per Donald Trump, non mancano le gratificazioni sessuali. Tutto si tiene. Il "nero" si esercita anche a latere delle retribuzioni ufficiali, da diritto, diventa una "premialità" arbitraria e sempre ridotta, a singhiozzo, una carotina di cui non si immaginano le dimensioni reali, perché è osservabile sempre da lontano. Il nero assorbe tutte le possibilità reali - chi ha bisogno lo sa istintivamente - come tutti i raggi ultravioletti esistenti in natura - è anche la forma di retribuzione preferita dai padroni, perché trasformabile, all'occorrenza, in un "favore", in un panettone a Natale o in una pagnotta. Purchè non si colori di diritto.

L'invariabile mondo del gregge, utile ai predatori, in proprozione geometrica.

Da quarant'anni cresce solo la produttività, cioè i giri della centrifuga dei guadagni, al netto delle spese. Lo ha affermato Stiglitz, premio Nobel per l'economia di alcuni anni fa. Non c'era bisogno del suo accademico parere per rendersene conto. Eppure, il gregge conformista si riproduce senza variazioni e tira avanti. Come negli allevamenti delle razze canine eccellenti, poche riproduttrici sfornano, fino allo sfinimento, cuccioli per la vendita. C'è tanta differenza economica con la vendita mercenaria sulle strade, nei campi, nelle cantine manifatturiere, oppure nascosti nei cantieri o nelle officine? Più produci e più dovrai farlo, fino a che la redditività del capitale sarà assicurata, ma, quando il maglio dell'oppressione e la cinesi degli incontri mallevadori assorbe tutte le tue energie ed il tuo tempo, la metamorfosi dell'imprea altrui, per la quale lavori, è prossima. All'interno delle stanze della Città proibita, quattro squallidi contabili di se stessi, soppesano le opportunità di conservazione, le possibili dinamiche di cessione, il lucro cessante, anticipatore del danno emergente, nel caso in cui si continuasse. La retorica dell'impresa, l'enfasi guerriera trasferita sulle truppe, si dissolve alla prima mancata conquista di un avamposto. Nel frattempo, entro le mura della Cità proibita, si svolgono le liti, le minacce, i ricatti, il recupero dei soci emarginati per cedergli le proprie quote e partono, per le ridotte, gli ordini di resitere fino all'ultimo uomo, compres(s)i i vecchi e i bambini. E' uno psicodramma assurdo e demenziale, con il quale, in questa nazione di speculatori del momento, si mena la danza senza che nessuno tolga il disco dal piatto per chiedere se la musica è gradita. E' una musica robotica, alla quale l'immagine del vecchio giradischi non si attaglia più e, nelle fabbriche semideserte, nel corso degli anni ( anche se non saranno le stesse fabbriche attuali ) saranno proprio i robot a sostituire il lavoro schiavo, la cui tipologia sfruttatrice è riscontrabile in ogni ambito nel quale si riducono all'essenziale le attività dei lavoratori, ignorandone conoscenze, esperienza - quindi le loro mansioni pregresse - caratteristiche e potenzialità individuali, in una massiva omogeneità di strumenti, oltreché venditori di strumenti, di lucro ben identificabile, nascosto sotto la dicitura "aziendale". E' un modello privatistico, quindi di un'individualità pari a ciascun altro soggetto individuale, ma il "richiamo" del branco, l'indistinzione che lascia inerme la vittima dell'assalto di un predatore, prevale sulla civiltà formale: se nessuno mi copre, perché dovrei scoprirmi io? L'invadenza, per ciascuno particolaristica, di questo modello sta seminando lutti e desolazione, desertificazione morale, in tutto il mondo, compreso quello piccolo, per taluni antico, nel quale viviamo noi.

Intorno al desco.

In molte famiglie italiane, la sera, dopo una giornata di nevrosi lavorativa, si raccolgono i cocci di una situazione economica declinante. Le diverse situazioni, demografiche soprattutto, non sono paragonabili, ma tutte sono caratterizzate dall'ansia per la crescente difficoltà di sostenere le spese, nonostante la ritirata dagli acquisti. La seconda e la terza parte della vita ripiegano, per molti, nell'indigenza. Non esistono solo le illusorie speranze dei giovani di avere un lavoro garantito: chi viene dalle classi subalterne dice che sarebbe disposto ad accettarne uno qualunque, chi è di estrazione statale-borghese è intrinsecamente intriso di pretese, la cultura diffusa, proprio per questo è, da un lato richiesta e dall'altro sottoremunerata, in esclusivo rapporto alla sua resa, chi reclina verso la vecchiaia da solo, per scelta, per cause accidentali o per interruzione di rapporti, deve temere i primi acciacchi, non più garantiti dallo Stato e demandati, per chi se lo può permettere, all'assistenza privata. Spesso, in questa situazione disillusoria, nelle famiglie, nelle quali i membri hanno posizioni, ottiche e prospettive diverse, una parola mal spesa provoca ritorsioni verbali e minacce, colpevolizzazioni ed rappresaglie, talvolta solo psicologiche, ma coinvolgenti, influenzanti, verso chi studia e si impegna per affrancarsi esistenzialmente dalla famiglia di origine, che, in questi frangenti, si pone come un'azienda, un'entità economica ( in parte lo è ), nella quale i figli, adulti ma non ancora usciti dalle spese, sono improvvisamente avvertiti come "esuberi", "responsabili" dei scrifici dei capostipiti, che "saranno sotto terra" quando codesti ricercati, a suo tempo voluti, profittatori godranno i frutti dei loro sacrifici. In tutto questo, spesso non c'è logica né valutazione distaccata dei tempi residui di supporto verso i figli, ma, nelle difficoltà, prevale il "qui ed ora" ed anche la sentimentalità appare improvvisamente retorica. Anche se in ambito borghese, per archetipi simbolici, alle parole aspre non seguono i fatti, la ruvida espressione può indurre insicurezza in situazioni altrimenti difficili. Che avesse ragione Carlo Marx, che sosteneva che nessuna entità o struttura organizzata, nessuna individualità e nessuna famiglia potessero essere analizzabili in un'ottica diversa da quella economica? Io penso di si, o meglio, che estrapolando la dimensione materiale e, quindi, economica della vita, si riveli, per reazione "chimica", l'inconsistenza degli altri postulati, che invece si camuffano e si sovrappongono nelle condizioni stabili, sicure e consolidate. Esiste una sentimentalità mediocre che mantiene se stessa in ambiti prerazionali e in situazioni di costante bisogno, in rapporto al quale si nutrono aspirazioni di assistenza che, in capo a qualche tempo non saranno più assicurabili. La società che si prospettà e che, in parte, è già nei fatti, ma non nei suoi corollari sociologici e nella sua dissipazione culturale, è una società disomogenea, nella quale le masse povere, cronicamente o impoverite, finiranno relegate in qualche periferia assediata dalla polizia. Intorno al desco, fra le lamentele rivolte al destino, le interruzioni per insofferenza e le liti che ne scaturiscono, si cominciano a comporre le geremiadi di un esito temuto, ma atteso.

giovedì 6 ottobre 2016

La marea vandeana nelle secche di una cultura inaridita.

Nell'europa continentale, solo monetria e troppo estesa, la "revanche" dall'interno della Vandea cattolica sta segnando un chiaro sintomo di riconquista. Alls fine non riconquisteranno niente, ma si propongono, almeno, di stabilire delle "zeppe" all'interno di una costruzione che è stata chiaramente massonica, ma che è poi ripiegata sul consolidamento finanziario delle nazioni più forti ed ha trascurato, anche per i debiti dei paesi clientelari e dissipatori, l'influenza culturale. Ecco che nella fragilità dei riferimenti, oltre al nazionalismo, alla chiusura ai migranti, senza un piano condiviso di gestione e ripartizione del fenomeno ed anche per riempire le riserve di nuovi nati autoctoni, senza uno straccio di prospettiva individuabile per i figli del popolo, le formazioni antiabortiste tornano simultaneamente sul proscenio e cercano di riempire il vuoto della sub-cultura interpratta dalla politica, sostituendola con la propria, con leggi che costringano le donne più povere e meno attrezzate a portare a termine un numero maggiore di gravidanze. Questo avverrà dopo una martellante campagna fertilizzatrice. La Polonia che, nella sua storia, non è mai stata - tranne che per un breve periodo, in cui vessò piccole comunità slave e tedesche - realmente indipendente, riscopre nell'integralismo di una Chiesa, "superpotere e super Io" della nazione, la sua identità soggetta e cerca di impedire l'interruzine di gravidanza in qualsiasi caso, situazione e condizione. I nuovi nati apparterrebbero, a far numero e salmeria, alle classi meno forti. L'Irlanda, patria dei preti pedofili, non è da meno e sono numerose le iniziative per ritornare alla sanzione penale dell'aborto, mentre, per apparente paradosso, nella piccola Irlanda del nord, unionista ( con l'Inghilterra, meta delle gravide scontente ), orangista e prevalentemente protestante, l'aborto è ancora punito con l'ergastolo. Ma lì è evidente l'intenzione di mantenere costante la natalità e l'equilibrio con i cattolici. Anche a Malta l'aborto è ancora vietato e le ragioni non risedono nel sentimento religioso, ma nella periclitante demografia dell'isoletta. In Italia il fenomeno dell'attrito alla facoltà giuridica di interrompere la propria gravidanza, viene principalmente da Comunione e Liberazione che, influente fin dall'interno delle Facoltà di medicina, prosegue la sua opera inibitrice nelle corsie, relegando i non obiettori a fare solo aborti, incontrastati - soprattutto in certe, numerose regioni - dalle autorità sanitarie che è essa stessa in grado di produrre o di far nominare. In questo non c'è niente di origianle:l'Italia è un paese mafioso e i suoi metodi, in ogni ambito, non possono prescinderne: l'unica possibilità di alternativa temporanea è l'impegno, la lotta e il contrasto, tanto più necessario, in ogni ambito della vita di relazione, quanto più pesante ed impregnato dai e con i poteri forti, fiduciosi nello storico spirito conformistico ed adattatorio della piccola borghesia italiana. E' un aspetto dell'integralismo ideologico che viene sottaciuto nell'europa in crisi, bellicamente impegnata, ibridata culturalmente e svuotata dall'interno dei suoi faticosi e poco noti conseguimenti democratici, casomai, tante volte male indirizzati, ma necessari per non scivolare in un rinnovato autoritarismo camuffato da ipocriti principi.

mercoledì 5 ottobre 2016

Quando la democrazia è un lusso...necessario.

Il Papa va ad Amatrice, sosta e prega nella zona della distruzione completa e afferma: " avanti! C'è un futuro sempre." Dubito che per le persone senza un tetto, di età media o, peggio, avanzata, pur essendoci ancora un futuro, possa essere un futuro vivibile. Il Papa spende parole tradizionali e le modula o, come in questo caso, le lascia modulare a chi le ascolta, sugli stati d'animo. Ma in questo caso, c'è di peggio. Le loro case non saranno mai ricostruite, l'impegno dello Stato si limiterà al consolidamento degli alloggi di fortuna, come è avvenuto dovunque ci sia stato un terremoto devastatore: le costruzioni in muratura sono state riedificate e rivendute a pressi di mercato, per le generazioni successive a quelle che hanno subito l'evento. Per questi ultimi non c'è stato futuro, bensì una lunga stasi, come dopo un trauma invalidante, più a livello psichico che materiale. La ricostruzione procederà solo nei termini dell'appalto alle imprese private che non saranno remunerate dallo Stato, ma che, a quanto pare, sono ben liete di fornire, anche con il contagoccie, per decenni a venire...appunto, la loro opera solidale con se stesse. La vita e, con essa, la propensione al futuro, sono state spezzate, nella loro mitologia culturale dalla rivelazione inaspettata della malvagità della natura, della sua sorda e stupida indifferenza alle sensibilità superiori della sofferenza e del disagio. Coraggio fratelli, Dio non ci abbandona, ma solo nell'ambito di un progetto trascendente. La realtà che forse è il diavolo, in un mondo fantastico, questo sì futuribile, provvedrà a stabilizzare l'invalidità del presente e demanderà un sogno, prima non coltivato, in un'altra dimensione. Terapia psicologica, un po' generalista, modello "Counselling" “uso professionale e regolato da principi, di una relazione, il cui scopo, da rialimentare, è di fornire agli uditori la sensazione di vivere un'opportunità in modo soddisfacente ed in base alle proprie risorse, nel nostro caso non più esistenti o gravemente insufficienti. Sperare, per non contraddire - sempre in termini psicologici - una filosofia ottimistica che vive e prospera proprio sulle dure repliche della vita, non soltanto da eventi naturali, ma soprattutto, quotidianamente, sui sismi morali, violentemente contraddittori di tutte le sotto elaborazioni culturali umane, meno gravi, in quanto razionalizzabili, se colpiscono degli adulti, deformanti e devastanti se riguardano dei bambini. Non ci sono solo le immagini consuete delle violenze belliche a ricordarcelo, ci sono le cronache rivelatrici degli abusi, la maggior parte dei quali resta sommersa insieme all'ingenua fiducia delle vittime. Stefano Cucchi è morto d'epilessia, inaspettatamente. Casomai sarà morto nel corso di una crisi epilettica in stato di tumefazione e fratturazione su tutto il corpo, denutrito e seviziato dalla polizia e ignorato dai medici. Un contesto di segregazione e rimozione, come in un qualsiasi Stato sudamericano, durante una dittatura, per limitarci a realtà simili alla nostra. Mi è passata anche la voglia di commentare. Questa è la verità dei Borgia, non di uno Stato evoluto. La rissa, a Roma, sta assumendo toni parossistici; la Raggi non riuscirà a governare o dovrà farlo isolandosi dal contesto, come se non fosse stata eletta, dalla cricca espansiva della cresta su ogni atto amministrativo. Lei stessa è dovuta venire a patti con una parte, piccola ma significativa, del sistema, per rimuovere il quale, la stragrande maggioranza dei romani l'aveva votata. Molti interessi, non negati, né rimossi, ma solo interrotti dallo strappo comunque apportato nella ragnatela dei forchettoni, ne sta provocando la scomposta rielaborazione, a suon di invettive e denunce incrociate, che vedono protagonista anche il Governicchio renziano. La posta è alta e non è limitata solo al pur importante comune, capitale d'Italia. Per questo il Movimento aziendalistico di Grillo, se vuole consolidarsi e non venire spazzato via dal fuoco incrociato dei reazionari-trasformisti - prima di diventarlo a sua volta - dovrà prendere dei provvedimenti che manderanno definitivamente in nevrosi parossistica tutti quelli che saranno esclusi dai benefici, resi disponibili per una nuova e in parte diversa ripartizione. Si tratterà di vedere se l'amministrazione grillina sarà in grado di riposizionare gli assetti e premiare un asse riformulato di vecchi e emergenti poteri. Escluderei che Roma, capitale emblematica di una nazione corrotta e vile, possa diventare, per la prima volta dalla fine della sua storia repubblicana e imperiale, oligarchica o più sociale, una moderna capitale di una nazione efficiente. I principi del suo diritto sono diventati un residuato storico.

martedì 4 ottobre 2016

Tempistiche fini a se stesse.

La tempistica commerciale fa sempre più schifo, come i suoi mediocri prodotti. Sono già disponibili, prima ancora del vino novello, che deve ancora rispettare dei tempi di presentazione al consumo di sessanta giorni dalla vendemmia. Panettoni e pandori, zeppi di conservanti, dato che sono stati impastati e confezionati questa estate, secondo una stagionalità che naticipa ai mesi primaverili ( mesi di chiusura delle fabbriche dolciarie ) le ferie dei pastiicceri-dipendenti. Chissà se, in alcune regioni, dove, secondo tradizioni medievali, si producono beni dolciari mielosi e pesanti, ma molto ambiti in quelle zone e un po' diffusi altrove, banalizzati dalla grande distribuzione, che impone i prodotti, con un gusto impoverito, omogeneizzato e alterato, il Panforte, il Panpepato ecc. sono già sugli scaffali dei supermercati? Già sapppiamo che, appena finita l'orgia natalizia, si comincerà con le sfrappole e le chiacchiere o, ancora, con le bugie spolverate di zucchero a velo. Tutte le feste italiane si consumano a tavola, in grandi mangiate, prolungate golosamente in merende e spuntini, ma, a differenza di un recente passato, l'ostentazione anticpa di novanta giorni l'evento: si rischia di arrivarci satolli e disgustati. Certanmente è stato studiato che, anche in questo caso, il consumo almeno raddoppierà e lo scarto, dopo i saldi post natalizi, sarà ridotto all'essenziale. All'essenziale si sono ridotti - stando ad uno studio della CISL e delle ACLI - i potenziali lavoratori italiani: il 65% dei medesimi, in età da primo impiego, sarebbero, anzi sono, disposti a lavorare a prescindere , senza diritti e tutela alcuna, attribuendo a un mito di sinistra la loro disoccupazione. Mi è sembrato un discorso capzioso, un manifesto politico ai tempi grami. Se desiderassero davvero lavorare comunque, potrebbero mettersi in lista come gli extracomunitari che, bene o male ( più male che bene ) lavorano. Lo dicono e, in questo momento, senza sbatterci il muso, forse lo pensano anche, lo immaginano, ma, se hanno fatto uno straccio di studi e se sono intrisi della pubblicità sistemica, asfissiante..si riservano di riscoprire i diritti e le facoltà, che hanno conosciuto a prescindere o prima dei doveri, una volta assisi sullo strapuntino dello stipendio, giocando d'ipocrisia con l'ambiente che troveranno per non essere espulsi dal medesimo. Si rifaranno al costume ambientale, corrente e terranno per se, se ancora le coltivano, le loro particolarità, i loro pensieri e convinzioni. Si accorgeranno allora che il desiderio di lavorare, che nascondeva quello di "spendere" il proprio tempo per i propri progetti, sl sicuro di un posto mediocre, ma fisso, si scontra ogni giorno coi giri di vite, di manovella, costringendoli a stare attaccati al paviemnto della centrifuga. Formeranno, in tal modo, una squadra coesa, fino a quando ignoti manovratori decideranno che è giunto il tempo di ignorarli e, tutti come un sol uomo si atteggeranno conformememte, per scoprire che la "conventio ad excludendum" riguarda proprio lui/lei. Sarà così che, ignari di diritti e facoltà, potranno accomodarsi all'uscio, dimentichi dell'aspirazione originaria, che, soddisfatta, li accompagnerà all'esito. Pardon: all'obiettivo.

lunedì 3 ottobre 2016

L'insostenibile leggerezza e gravità dell'essere.

I frontalieri italiani, dalla Lombardia al Ticino, da molti anni hanno scoperto la maniera di farsi pagare profumatamente, per gli standard italiani e, avvalendosi del divario fra il costo della vita nelle due pur limitrofe regioni, svolgono la loro attività in Svizzera, che, se è qualificata, comporta loro cespiti impensabili sui patri lidi. La Lega ticinese, l'UDC, la più xenofoba ( tranne che per i gestori italiani di case di tolleranza ), dopo una campagna martellante, durata anni e basandosi su un sentimento reale dei residenti italofoni, hanno indetto e vinto un referendum: basta con i frontalieri, il lavoro agli Svizzeri, alle tariffe svizzere. Gli stipendi, appena oltre confine, lievitano, per noi e si attestano per gli indigeni su percentuali reali di cinque volte superiori alle nostre, con un welfare di primordine e farmaci gratuiti per tutti. Il resto della vita, però, costa proporzionalmente ai redditi medi ed è evidente il timore di un depauperamento di fatto, nel tempo, delle retribuzioni nel Canton Ticino, favorita dallo speculare e contrario interesse degli imprenditori di qualsiasi genere, di ridurre i costi e aumentare in loco i ricavi. Ecco che, al mercato nomade, corrisponde l'avidità stanziale e, in questo caso, per contrappasso, la corsa al soldino dei confinanti, del tutto simili alla fanciulla aggredita dal casaro, risarcita da Sancho Panza, Alcalde di paese e riaggredita, sempre dal casaro per riprendersi i soldi. Nel secondo caso, l'aggressore non era riuscito nel suo intento per il forte interesse contrario della ragazza. ( Don Chisciotte della Mancia ). i frontalieri italini di oggi non sono, provenedo dalla ricca Lombardia, dei poveretti, come i nostri emigranti del dopo guerra, che dovevano sostare alla frontiera, per ore, per sottoporsi alle radiografie di accertamento della TBC, del film "Pane e cioccolato", pur di qualche decennio dopo, intepretato da Nino Manfredi, in un caleidoscopio di multiculturalità povera, come fra le flottte e le falangi terrestri dei migranti attuali, sono persone informate, che cercano di speculare sul "cambio" e che fino ad ora ci sono riuscite. Ecco che un agguerrito e particolaristico tribunato dei redditi adeguati alle spese locali, si erge a difensore dei corsi retributivi, contro gli speculatori ribassisti, violatori dei confini, ecco un esempio della difesa, in questo caso delle retribuzioni, ma in molti altri delal rendita, dell'acchiocciolamento egoistico, della volontà di serrare le file contro i portatori di "dissipazione salariale, che potrebbe intaccare tutto quanto precede. Chissà se l'UDC o ch per lei promuoverà mai un referendum contro i numerosi agenti di cambio e operatori borsistici italiani che hanno trasferito, in tutto o in parte, tramite collaboratori, soci in affari o parenti, la loro attività precipua proprio in Ticino? Ma di domande inutili e retoriche non vale la pena di aggravarsi.

domenica 2 ottobre 2016

Aiuto in azione.

Actionaid è un'associazione internazionale laica, che agisce, tramite esperti, in ogni parte del mondo, anche a Napoli e Reggio Calabria, per cercare di fornire un'istruzione - non so quanto prolungata ed approfondita - ai bambini lasciati all'etologica selezione dei luoghi aperti: la strada, le sterrate dei villaggi e per opporsi, soprattutto in Asia, allo sfruttamento sessuale dei piccoli/e. Chiedono, allo scopo, dei soldi e lo fanno, ospiti di negozi culturali come le Librerie Feltrinelli, che ne condividono le finalità. I volontari/e sono giovani studenti universitari, molto documentati: fa piacere parlare con loro, pur visitati dal pensiero del destino lavorativo che li aspetta, nella migliore delle ipotesi in ambiti conformisti o essenziali e sottoacculturati. Presumono di poter affrancare le bambine dai bordelli del Bangladesh, di poterne fare delle donne, per loro stessa ammissione, dopo molti anni, rasserenate e reinserite in un percorso di lavoro, di fornire un'adozione a distanza ai "meninos de rua" sudamericani. Svolgono la stessa missione "francescana" delle associazioni cattoliche, ma, a differenza di un semplice e salvifico intervento, che va di pari passo con la sanità oligarchica e l'istruzione confessionale ai rampolli, spesso assai somari, delle pletoriche classi dirigenti locali. Si propongono un fine difficilissimo: far maturare nelle coscienze di questi "reietti" la consapevolezza di essere dei cittadini, titolari di diritti. Così facendo li esporranno alla violenza - sempre nei migliori dei casi, psicologica - dell'ambiente circostante, a cominciare dalle famiglie che li vendono, inserite in un contesto sociale che ne condivide l'animalità per sopravvivere e che li protegge , consolidando gli interessi dei creditori nei loro confronti. E' un progetto progressista, difficle e contraddittorio, soggetto a delusioni e a tradiemnti lungo il suo percorso, ma è anche l'unica maniera, imperfetta, insufficiente, ma dialettica, di contrastare il male primario: l'ignoranza e la superficialità dei rapporti di forza che ne deriva. I militanti di Actionaid focalizzano la loro attenzione, area per area, sulle criticità più infelici e devastatrici, come l'infibulazione femminile in Africa, meno presso le società islamiche arabe, intolleranti di ogni intromissione e dove anche i medici contribuiscono allo scempio, ma si oppongono anche alla violenza endogena, alla gerarchia nel branco, al bullismo di cui soffrono i bambini e gli adolescenti in ogni contesto trascurato, anche di fianco a noi. Ti chiedono: da che parte stai? Non si accontentano della cinica, ma purtroppo reale, valutazione d'invarianza delle percentuali degli umiliati e offesi, vogliono realisticamente salvarne qualcuno, instaurare una cultura dei diritti, estenderla anche alle famiglie complici e insensibili alla deformazione che apportano ai loro figli. Un discorso di tal fatta può avere qualche speranza di aumentare la breccia nel muro dell'autismo morale e, successivamente, della sensibilità politica e giuridica, in un processo di estensione della democrazia, ma, senza un supporto materiale, senza l'eliminazione della fame, ogni aspirazione superiore sarà impedita, negata all'origine. In un mondo dedito ormai solo a fare, spesso stentatamente, i conti ed a ridurre le prestazioni anche all'interno delle società occidentali, non c'è momento peggiore per continuare a raccogliere fondi, soprattutto sulla strada o nelle librerie. Il privato cittadino, in via di ridimensionamento, è refrattario alle spese "inutili", a lui e al suo orticello. eppure, i pedofili e i turisti sessuali, spesso composti da comitive di giovani che vanno in vacanza in gruppo in Paesi dove la vendita di minori - pur reato perseguibile, anche se commesso all'estero - è troppo nota, raccontata e organizzata localmente, perchè tanti "bravi giovani" si astengano dall'approfittarne. E' in questa lotta impari che si esplica l'attività di Actionaid. Non voglio, in questa corcostanza, indulgere alla relativizzazione delle ipotesi, ai sospetti sull'uso dei fondi e talvolta anche sulla personalità degli "esperti" imapegnati o solo ingaggiati per l'obiettivo, non voglio pensare alla delusione che un tradimento comporterebbe nelle ingenue vite speranzose, non voglio cogliere la metamorfosi in associazioni benefiche di espressioni politiche internazionaliste, stravolte e subornate dalla finanziarizzazione senza criterio reale. Così deve andare il mondo, con i suoi Davide, anche se strapperanno poche anime ai loro Golia.