domenica 30 ottobre 2016

La verità del potere. Le rivelazioni a orologeria. Il senso catartico, ma pur sempre uffciale, delle confessioni. La guerra non dichiarata.

Il pampa-papa ha disposto che la Conferenza episcopale argentina cataloghi e metta a disposizione dei superstiti e dei parenti dei desaparecidos, tutta la documentazione in possesso della Chiesa, su quel periodo di barbarie, degno del nazismo, rivelatore di una ferocia contro la popolazione di sinistra degna di un sacrificio pagano. Quando fu eletto, dopo l'abdicazione di Benedetto XVI, di cui, nel Conclave precedente, era stato la minoritaria alternativa ( a cosa fu dovuto lo spostamento dei voti necesssari a ribaltare la precedente impostazione? ) subito Gli Apostoli di Verità gli dedicarono uno dei loro libri al veleno, citandone fra l'altro il silenzio, la reticenza, durante la dittatura. Un giornalista radicale ( per qualcuno di un radicalismo comodo e non perseguito, quando vigeva la caccia alle ombre )lo accusò esplicitamente di aver sacrificato due preti di "barrio", esponenti della teologia della liberazione. Tutto era plausibile, considerando la gesuiticità, cioè la stretta politictà del francescano pontificio. Potrebbe trattarsi di una riedizione della medesima. Sulla esaustività dei documenti e sulla loro ampiezza e numero, si possono formulare dei dubbi, ma potrebbe trattarsi di un altro strappo sul "riserbo" della Chiesa istituzionale. Tradizionalmente, la Chiesa serba memoria documentata di tutto quanto avviene, anche se ne fa un uso discrezionale ( come tutte le istituzioni umane ) e se, talvolta, la chiude in archivio, come nel caso crudele di Cedric Tornay, non diversamente da quanto fanno le nazioni laiche, vedasi, ad esempio, le risultanze sull'omicidio di Kennedy, che saranno pubbliche cinquant'anni dopo la morte dell'ultimo erede, quando, cioè, saranno pronte per essere consegnate alla storia e potranno essere analizzate, senza più suscitare passioni. Mi sembra una decisione comunque importante che va nel senso ( non sempre preso a riferimento dalla Chiesa ) della chiarezza e della pubblicità degli eventi tristissimi e criminali che caratterizzarono la vita di qul paese del terzo mondo reale, con la presunzione oligarchica di essere una civiltà messa in pericolo da un sovversisivismo che si nutre invece di profonde ingiustizie e si giustifica con una corruzione che contraddice qualsiasi affermazione equanime. Il F.B.I. ha intercettato, nell'ambito di altre inchieste, alcune e-mail della candidata presidentessa Hillary Roda Clinton ed è quindi in grado di rivelare se utilizzasse sul suo server privato notizie catalogate come sensibili o segrete, quando era Segretario di Stato, durante il primo mandato di Obama. Il F.B.I. non è "rosso", fa solo il suo mestiere, indifferente ai tempi, alle circostanze e alle persone. A questo punto basterebbe mettere in piazza le comunicazioni private della candidata e dimostrarne l'innocuità, anche se si violerebbe, per questa via, il diritto alla privatezza delle comunicazioni, ma non di un soggetto pubblico, per di più, "in carriera". Servirebbe a dimostrare - cosa che molti e non solo lo staff di Trump, sostengono - che si sarebbe valsa della sua posizione per favorire interessi personali e veicolare gli eventi in funzione affaristica. Con questi chiari di luna, potrebbe essere deposta anche dopo l'elezione. Certo è che l'elezione del "dominus" del mondo occidentale vede in lizza due figure, per diversi motivi e caratteristiche, mediocri. Dieci anni fa veniva uccisa a Mosca, nell'androne della casa popolare in cui abitava, Anna Stepanovna Politkovskaja, coraggiosa giornalista, che aveva denunciato il regime putiniano e ne aveva messo in luce le caratteristiche anti-dialettiche, selettive degli oligarchi sostenitori e di quelli in competizione con lui, la falsa democrazia sinergica fra lui e Medvedev, sullo sfondo del Jihadismo caucasico, annientato o messo in letargo, come prevede la spietatezza di un tiranno, per i suoi risultati sempre da qualcuno considerato, appoggiato e rimpianto. La Politkovskaja era nata negli Stati Uniti, figlia di un diplomatico sovietico in forza allora in quell'ambasciata. Non dai suoi natali, ma probabilemnte dal clima familiare, dai discorsi di politica più sofisticata di quella omogenea nel suo Paese, aveva tratto elementi per perorare la nascita ( sarebbe stata la prima volta nell'autarchia russa ) di una democrazia dialettica, assolutisticamente deludente, ma ricca di vitalità, contrasti e soluzioni temporanee. A Londra, un esfiltrato, Aleksandr Litvinenko accusò Putin di essere stato il mandante e, tre giorni dopo, fu ricoverato per un tumore, contratto al ristorante, per un piatto radioattivo, al polonio. Del sicario della Politkovskaja rimase una foto di spalle mentre si allontanava: si disse allora che,a distanza di poche ore, anche lui era stato certamente ucciso. A distanza di alcuni anni, furono "individuati" gli assassini e condannati a morte: erano due ribelli ceceni: il mandante fu individuato in uno dei capi della rivolta sanguinosissima, repressa con metodi "staliniani", cioè semplicemente russi, con intermezzi di eccidi, consumati con ritorsiva reciprocità nella scuola di Beslan e del teatro Dubrovka, a Mosca, dove, per impedire agli avversari in armi di "occupare a lungo la scena" insieme ai ceceni occupanti furono indiscriminatamente uccisi anche moltissimi spettatori russi, con gas non convenzionali, usati dalle forze speciali d'intervento. Una polveriera normalizzata, come un vulcano silente, ma non spento.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti