giovedì 20 ottobre 2016

L'educazione civica si applica, non si predica.

Gli episodi di bullismo si compiono ogni giorno in diversi contesti: da quello giovanile adolescenziale, a quello gerarchico informale, sia nei cortili delle case popolari, sia nei negozi e negli uffici o agenzie, deputati alle vendite dell'indeterminato spendibile, per il quale si chiedono prestiti, con sempre maggiore frequenza, alla rincorsa di una visibilità che mascheri le difficolta congiunturali crescenti. L'immagine, appunto. Una maschera di superficiale falsità che si pretende, si presume di poter mantenere ad onta di ogni norma giuridica del vivere civile. L'episodio del pestaggio e dell'umiliazione pubblica della ragazzina cagliaritana, ad opera di una coetanea ben accordata con il suo gruppo, ( o branco? )per la riaffermazione di un'immagine contraddetta da una nota postata su facebook, ha il sapore dell'intimidazione censoria, della sconfessione estorta dalla violenza confermatoria, di un costume impositivo ed arbitrario che la denunciante, isolata nel gruppo, non è stata capace di difendere. Per fortuna, l'energumena è stata sbugiardata dalla ripresa fatta da qualche astante, fra i giovanissimi spettatori, che, in cuor suo, non stava al gioco anche se non ha avuto il coraggio di intervenire, in quella canea vociante che ha accompagnato anche la ritirata della parte aggredita e percossa. Forse, in quel contesto, hanno fatto bene a non provocare una rissa, forse hanno soltanto curato la propria incolumità e tranquillità, ma, almeno, si sono fatti interpreti della necessità di denunciare, valendosi delle prove apportabili dalla tecnologia. Nulla impedisce a chi sia stato denigrato o diffamato di rivalersi nelle forme contemplate, se non direttamente, in quanto minore, tramite i genitori o i tutori. Quindi, quello che primitivamente si vuole rimuovere da facebook rientra, dirompente, dai filmati dei telefonini, che sono stati subito assunti come elemento di inzio indagine dai carabinieri locali. Una simile forma precoce di ignoranza manesca, applicata ad una immagine, sconfessata dai gesti compiuti, nell'esaltazione primitiva dei supporters faziosi, va punita con durezza, a prescindere dalla minore età dei protagonisti: questa ignoranza non li abbandonerà, quali che siano i "titoli" formali che potranno ostentare, la mentalità violenta e prevaricatrice, la presunzione di non contraddicibilità non li abbandonerà, anzi si rafforzerà. Per questo, lungi dal trovare rifugio nell'immaturità, i chiari sintomi di inciviltà vanno rimossi con sanzioni dolorose e faticose, per i protagonisti del sacrificio rituale e per le loro squallide famiglie, quale che sia l'eventuale ruolo sociale, apparentemente ricoperto: sono infatti pienamente corresponsabili degli atti, di questi atti ed atteggiamenti dei loro figli. Con educazioni e valori, ma soprattutto esempi diversi, non credo che la violenza del branco si sarebbe esplicata, tanto è vero che qualcuno - purtroppo una minoranza - di non consenzienti, nel gruppo lo si è trovato. La stessa rimozione degli apprezzamenti contenuti nel testo della vittima, va esaminato e, se veritiero o innocuo, comunque compatibile con l'esercizio della propria libertà, va ripristinato e tutelato, per il presente e per il futuro, senza che la paura o la violenza impunita abbiano a costituire una sorta di imprinting maligno, ad esclusiva garanzia dei malevoli, dei subdoli e dei violenti.

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