domenica 30 ottobre 2016

La ricostruzione possibile.

C'è un senso nel dire ed uno nel fare: le parole non costano nulla, soprattutto se il loro effetto non dipende da chi le pronuncia. La volontà interiore smuove le montagne; se non viene interferita, condizionata è in grado di portare a risultati. Il momento più difficile sarà quando le volontà avverse cercaranno di incanalarla nel proprio alveo, per controllarla. Ma le pubbliche affermazioni di risoluzione a priori dei dati di fatto, esulano dalla necessaria informazione sullo stato di avanzamento dei lavori dichiarati, subito dopo l'evento che li ha richiesti, lasciano il tempo che trovano e inalterate le cose. La vita continua ed anche lo spettacolo, ma, per essere credibili, dovono accompagnarsi non all'attività immediata di raccolta dei cocci, ma al diuturno lavoro di rirpistino dei beni materiali distrutti e della fiducia, soprattutto. Noi (chi?) ricostruiremo tutto ( in quanto tempo, con quali modalità tecniche, con quali risorse? ). Mi dispiace, sinceramente, ma è poco probabile, anche se il fervore contenuto di Vasco Errani mi sembra maggiormente degno di fede delle sparate, a gote gonfie, di Matteo Renzie. La devastazione apportata dal terremoto ha azzerato le attività e ridotto alla condizione di profughi gli abitanti delle zone interessate. Quanto tempo pensa, Renzie, di restare a declamare su intenzioni, subito dopo smentite dai fatti? Tutt'intorno, come se niente fosse stato, ciascuno continua a recitare la sua parte in commedia: si farà il possibile con i mezzi tecnici ed economici a disposizione, ingenti i primi, scarsi i secondi. Renzie ha preso oggi la palla al balzo per ripetere, anche alla luce dei disastri naturali, che l'Italia farà come se non appartenesse all'U.E., ma non è credibile, anche perché, fuori dall'Unione, il terremoto umbro-marchigiano diventerebbe improvvisamente assimilabile a quello di Haiti. L'Europa farà qualcosa in termini di "adozioni" e finanziamenti straordinari, ma non consentirà abbandoni della linea, per noi soffocante, del rigore finanziario. Non mi pare che lo abbia fatto dopo L'Aquila, dopo l'Emilia e non lo farà neanche adesso. Le intemerate di Renzie sono ancora una volta dirette su altri, contingenti obiettivi, poi, per le case, le chiese e i monumenti crollati, si vedrà. La Chiesa che non paga tasse sul suo enorme patrimonio devozionale e immobiliare, perché non provvede direttamente, non solo alla conservazione ordinaria, ma anche alla riedificazione dell'arte cha ha avuto agio di commissionare, attraverso i secoli, ai migliori artisti ed architetti, coniugando lo splendore dell'Italia con il suo prestigio e potere? Può farlo direttamente o corrispondendo allo Stato le tasse che tutti ( quasi) gli altri pagano. Dopo di che, sarebbe necessario non disperdere gli ingenti capitali recuperati, in bustrelle e corruzione similare. Ma sarebbe pretender troppo. La sinergia mafiosa ed affaristica, in una manierà o nell'altra si riattiverà ed ecco allora il senso di quel "noi ricostruiremo tutto!".

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