martedì 4 ottobre 2016

Tempistiche fini a se stesse.

La tempistica commerciale fa sempre più schifo, come i suoi mediocri prodotti. Sono già disponibili, prima ancora del vino novello, che deve ancora rispettare dei tempi di presentazione al consumo di sessanta giorni dalla vendemmia. Panettoni e pandori, zeppi di conservanti, dato che sono stati impastati e confezionati questa estate, secondo una stagionalità che naticipa ai mesi primaverili ( mesi di chiusura delle fabbriche dolciarie ) le ferie dei pastiicceri-dipendenti. Chissà se, in alcune regioni, dove, secondo tradizioni medievali, si producono beni dolciari mielosi e pesanti, ma molto ambiti in quelle zone e un po' diffusi altrove, banalizzati dalla grande distribuzione, che impone i prodotti, con un gusto impoverito, omogeneizzato e alterato, il Panforte, il Panpepato ecc. sono già sugli scaffali dei supermercati? Già sapppiamo che, appena finita l'orgia natalizia, si comincerà con le sfrappole e le chiacchiere o, ancora, con le bugie spolverate di zucchero a velo. Tutte le feste italiane si consumano a tavola, in grandi mangiate, prolungate golosamente in merende e spuntini, ma, a differenza di un recente passato, l'ostentazione anticpa di novanta giorni l'evento: si rischia di arrivarci satolli e disgustati. Certanmente è stato studiato che, anche in questo caso, il consumo almeno raddoppierà e lo scarto, dopo i saldi post natalizi, sarà ridotto all'essenziale. All'essenziale si sono ridotti - stando ad uno studio della CISL e delle ACLI - i potenziali lavoratori italiani: il 65% dei medesimi, in età da primo impiego, sarebbero, anzi sono, disposti a lavorare a prescindere , senza diritti e tutela alcuna, attribuendo a un mito di sinistra la loro disoccupazione. Mi è sembrato un discorso capzioso, un manifesto politico ai tempi grami. Se desiderassero davvero lavorare comunque, potrebbero mettersi in lista come gli extracomunitari che, bene o male ( più male che bene ) lavorano. Lo dicono e, in questo momento, senza sbatterci il muso, forse lo pensano anche, lo immaginano, ma, se hanno fatto uno straccio di studi e se sono intrisi della pubblicità sistemica, asfissiante..si riservano di riscoprire i diritti e le facoltà, che hanno conosciuto a prescindere o prima dei doveri, una volta assisi sullo strapuntino dello stipendio, giocando d'ipocrisia con l'ambiente che troveranno per non essere espulsi dal medesimo. Si rifaranno al costume ambientale, corrente e terranno per se, se ancora le coltivano, le loro particolarità, i loro pensieri e convinzioni. Si accorgeranno allora che il desiderio di lavorare, che nascondeva quello di "spendere" il proprio tempo per i propri progetti, sl sicuro di un posto mediocre, ma fisso, si scontra ogni giorno coi giri di vite, di manovella, costringendoli a stare attaccati al paviemnto della centrifuga. Formeranno, in tal modo, una squadra coesa, fino a quando ignoti manovratori decideranno che è giunto il tempo di ignorarli e, tutti come un sol uomo si atteggeranno conformememte, per scoprire che la "conventio ad excludendum" riguarda proprio lui/lei. Sarà così che, ignari di diritti e facoltà, potranno accomodarsi all'uscio, dimentichi dell'aspirazione originaria, che, soddisfatta, li accompagnerà all'esito. Pardon: all'obiettivo.

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