domenica 9 ottobre 2016

L'invariabile mondo del gregge, utile ai predatori, in proprozione geometrica.

Da quarant'anni cresce solo la produttività, cioè i giri della centrifuga dei guadagni, al netto delle spese. Lo ha affermato Stiglitz, premio Nobel per l'economia di alcuni anni fa. Non c'era bisogno del suo accademico parere per rendersene conto. Eppure, il gregge conformista si riproduce senza variazioni e tira avanti. Come negli allevamenti delle razze canine eccellenti, poche riproduttrici sfornano, fino allo sfinimento, cuccioli per la vendita. C'è tanta differenza economica con la vendita mercenaria sulle strade, nei campi, nelle cantine manifatturiere, oppure nascosti nei cantieri o nelle officine? Più produci e più dovrai farlo, fino a che la redditività del capitale sarà assicurata, ma, quando il maglio dell'oppressione e la cinesi degli incontri mallevadori assorbe tutte le tue energie ed il tuo tempo, la metamorfosi dell'imprea altrui, per la quale lavori, è prossima. All'interno delle stanze della Città proibita, quattro squallidi contabili di se stessi, soppesano le opportunità di conservazione, le possibili dinamiche di cessione, il lucro cessante, anticipatore del danno emergente, nel caso in cui si continuasse. La retorica dell'impresa, l'enfasi guerriera trasferita sulle truppe, si dissolve alla prima mancata conquista di un avamposto. Nel frattempo, entro le mura della Cità proibita, si svolgono le liti, le minacce, i ricatti, il recupero dei soci emarginati per cedergli le proprie quote e partono, per le ridotte, gli ordini di resitere fino all'ultimo uomo, compres(s)i i vecchi e i bambini. E' uno psicodramma assurdo e demenziale, con il quale, in questa nazione di speculatori del momento, si mena la danza senza che nessuno tolga il disco dal piatto per chiedere se la musica è gradita. E' una musica robotica, alla quale l'immagine del vecchio giradischi non si attaglia più e, nelle fabbriche semideserte, nel corso degli anni ( anche se non saranno le stesse fabbriche attuali ) saranno proprio i robot a sostituire il lavoro schiavo, la cui tipologia sfruttatrice è riscontrabile in ogni ambito nel quale si riducono all'essenziale le attività dei lavoratori, ignorandone conoscenze, esperienza - quindi le loro mansioni pregresse - caratteristiche e potenzialità individuali, in una massiva omogeneità di strumenti, oltreché venditori di strumenti, di lucro ben identificabile, nascosto sotto la dicitura "aziendale". E' un modello privatistico, quindi di un'individualità pari a ciascun altro soggetto individuale, ma il "richiamo" del branco, l'indistinzione che lascia inerme la vittima dell'assalto di un predatore, prevale sulla civiltà formale: se nessuno mi copre, perché dovrei scoprirmi io? L'invadenza, per ciascuno particolaristica, di questo modello sta seminando lutti e desolazione, desertificazione morale, in tutto il mondo, compreso quello piccolo, per taluni antico, nel quale viviamo noi.

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