domenica 23 ottobre 2016

L'antropologia delle costumanze.

284 civili, catturati e poi sacrificati perchè d'impiccio nella resistenza agli attacchi concentrici dell'aviazione alleata e dei Peshmerga sul terreno, da parte dell'Isis. Alcune donne ad uso e consumo dei miliziani scalzi erano state liberate nei giorni scorsi per lo stesso motivo: quante saranno state uccise? Una ruspa ha seppellito frettolosamente i sacrificati: accade anche nelle inumazioni singole nei nostri cimiteri e c'è anche una tariffa di servizio da saldare. Analoghe brutture erano state riferite anche a proposito della guerra jugoslava degli anni '90 e in altre circostanze belliche, soprattutto della prima guerra mondiale. Il modello bellico è distruttivo, estintivo, le persone per cui si combatte, le gerarchie sociali e politiche, ne sono esenti. La guerra sul campo è sempre uguale, i suoi aspetti banditeschi sono solo la caricatura di una mentalità che gli ufficiali elaborano e che la truppa esegue, sotto il pungolo dei sottufficiali. La morte che viene dall'alto ha sostituito i fulmini di Zeus, la violenza indotta da trame esogene che intersecano quelle endogene viene rimossa e ne sono esaminate solo le linee strategiche che rimuovono i morti e i sofferenti, non diversamente da ogni semplificazione egoistica a danno di altre, estranee persone. Una delle tante guerre, per procura, per quanto riguarda la fanteria, ma condotte direttamente dall'alto per quanto riguarda la sperimentazione delle armi e degli aerei delle potenze egemoni o aspiranti tali per aspetti riservati del contendere è entrata nella sua fase decisiva. Si valuta che, al termine, i guerrieri superstiti emigreranno sul territorio delle nazioni ostili per rendergli, almeno un po', la pariglia. In Siria, divisa a metà, come l'Iraq prima della caduta di Saddam, voluta dal Segretario di Stato Hillary Clinton, con delega alla Francia, in cambio dell'appropriazione del petrolio "italiano" ottenuto per amicizia, subito rinnegata, da Silvio berlusconi, il dentista dinastico resiste al potere, continua a coltivare i suoi interessi, grazie all'aiuto armato dei Russi, che stanno intervenendo, in perfetta linearità con il diritto internazionale e che sono anche riusciti a coinvolgere il nemico di pochi giorni prima, che aveva abbattuto un loro cacciabombardiere, Erdogan, in quanto paladino della NATO, appena scottato dal tentato colpo di Stato contro di lui, ordito dai suoi stessi privilegiati alleati. L'Italia ha mandato ai Peshmerga Curdi tutto l'arsenale appena dismesso per l'adeguamento imposto dalla NATO, poi si è concentrata sulla Libia, per non perdere l'accesso ai pozzi petroliferi e sulla Lituania, a salvaguardia degli Stati baltici, verso i quali Putin potrebbe tentare una riedizione dell'annessione sovietica, per le stesse ragioni di sicurezza e di contro geostrategia. La politica dello 007 russo è, per forza di cose, analoga a quella dell'ex Unione sovietica, ma non la riesumerà; a necessitare le sue mosse c'è l'invadenza statunitense e le rinnovate ambizioni della Germania, ultimamente regredite per la debolezza della sua costruzione egemonica sul centro-sud europa. E' proprio la parte meridionale del continente a frenarla, con il suo disordine e le sue pretese contabili. L'Italia "dialoga" con la Russia, pur contendendole il territorio sotto le bandiere della NATO, per calcolo equilibristico, esattamente come Assad. Nel caso nostro, la posta in palio non è la sopravvivenza, si tratta dell'atavico "un colpo al cerchio e uno alla botte" e poi "chi ha avuto, ha avuto; chi ha dato, ha dato". Renzie ne è, antropologicamente, l'icona.

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