sabato 1 ottobre 2016

I valori rovesciati e sommersi.

Certo che l'Italia, in Europa, ci st alla grande! Traballa e s'infinge, subisce ogni sorta d'intimidazione e si vendica esportando la sua mafia. A Copenaghen, dove stanno costruendo una nuova metropolitana, un sindacato locale ha scoperto e denunciato che parte dei lavori è stata affidata a ditte calebresi, emanazione diretta della n'drangheta. La cosca imprenditoriale, in uno dei settori d'esportazione della mafiosità metastatica: l'edilizia, fa capo a famiglie imparentate attraverso matrimoni, molto attive, nell'Italia produttiva, nelle province di Pavia, Reggio Emilia e Bologna. Le ramificazioni, primarie e secondarie, conducono alla cosca Grande Aracri, recentemente inquisita e troppo blandamente condannata nel maxi-processo Aemilia. I sindacalisti danesi hanno dichiarato che, per i cantieri, sono numerosi gli operai italiani che indossano le magliette griffate dell'impresa e che costoro sono inavvicinabili - secondo un costume ignoto in Danimarca - da chicchessia. Le maestranze stesse dimostrano di avere paura degli estranei, anche se sono loro ad esserlo in terra, per l'appunto, straniera. Lo spirito della cosca, che alberga in quelle comunità, anche non criminalmente mafiose, demanda tutto ai portavoce aziendali che reinterpretano, giustificano, relativizzano, negano con riserva e, messi alle strette, rinunciano all'appalto. Ottenuto come? Certamente con il ribasso dei prezzi, consentito dallo sfruttamento, tutto interno alla cosca-azienda, dei silenziosi operai, non sempre e non solo vittime; talvolta anche, per paradosso, complici. La rinuncia, poi, è parziale, riguarda solo una ditta della holding pluridestinataria degli appalti ottenuti: gli operai cambiano solo maglietta. Insomma, mentre le garanzie formali di democrazia dclinano per lasciar spazio all'utile aziendale, nella cloaca dell'immiserimento globale, anche e soprattutto da carenza di servizi, la mafia dilaga e porta dovunque, forte della Schengen affaristica, i capitali accantonati da un sistema di potere atavicamente borbonico, che, come l'immigrazione qualificata e non al nord, in altri contesti mercantili investe la sua capacità di incremento e di accumulo, senza che il costume, appunto mafioso, ne sia intaccato. Dice oggi il Sindaco Raggi - senza convincermi - che le nomine appena effettuate non possono essere ricondotte meccanicamente a Mafia capitale; se così fosse bisognerebbe rivoltare tutta Roma. Su quest'ultima parte della frase, sono invece d'accordo. Non se ne uscirà prprio per questo, dato che lo Stato medesimo ne è intriso e non vuole ingaggiare una guerra necessaria, ma mortifera anche per la parte istituzionale delle forze che si confronterebebro e ben sapendo che la coesione sociale antimafia è puramente di facciata e non resisterebbe ad un confronto sul campo. L'Italia, patria del diritto dottrinario e della retorica valoriale è priva proprio di valori condivisi, che non siano il compromesso e l'accomodamento in progress, situazione per situazione. Questo è il nostro contributo reale all'edificazione europea, che, alla luce di quanto precede, non può più essere spacciata per un'impossibile edificazione istituzionale comune, anche alla luce delle altre mafie che, da oriente, veicolano droga e affari, soprettutto legati alle armi, lungo le frontiere turche, bulgare e rumene, che alimentano lo spsccio degli stupefacenti e le guerre in corso in medio oriente. Ma non in Italia che è autonomamente esportatrice di imprenditorialità meridionale ( sic! ), riciclatrice di capitali e di armi micidiali con il marchio di fabbrica nazionale.

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