venerdì 30 settembre 2016

La mollezza assorbente delle sabbie mobili.

Non si fa in tempo a lodarla, che già s'incarta. Dopo meditazioni sul tetto e prima che il maltempo le impedisca di sfuggire alle orecchie, ai veleni e alle pressioni di un ambiente caoticamente omogeneo, il Sindaco Virginia Raggi ha tolto dal cilindro, senza rischio di preventive dimissioni, come è accaduto per il prof. Tutino, un trasformistico duetto: un assesssore al bilancio del PD fino a l'altro ieri e un imprenditore veneto, già "Centro democrazia cristiana". Insomma un ritorno al pre 5Stelle, nel solco tracciato dall'aratro e dalle dimissioni-intromissioni che lo difendono con la spada del trasformismo. Anche il PD è un professore in varie Scienze economiche ed è stato, in sincronia, a capo di commissioni, a fianco di istituti e, soprattutto, di politici designatori e titolare di cattedre nei pressi di Roma, la cui titolarità concorsuale era una pura formalità. L'imprenditore veneto democristiano, proveniente dalla sacrestia d'Italia, andrà alle "partecipate" edilizie e lì potrà sfoggiare tutte le sue eccellenze tecniche monumentali: infatti le sue aziende hanno già montato torri e mausolei alla civiltà presente in ogni angolo emblematico del mondo, in collaborazione con istituti universitari locali, di alcuni dei quali, previa proprozionale sponsorizzazione, è entrato a far parte. Insomma: "prestigio e sortilegio" di cariche consuete, note e rassicuranti - anche per il Vaticano - ma soprattutto per il ragioniere comunale che, "privo di indirizzi politici" ( ma non deve fare i conti? ) si è dimesso, poi sospeso e rientrato nei rangi su Twitter, con il sindaco in versione salottiera, scesa quindi dai tetti. Un'abdicazione, che, se non sarà definitiva, preovocherà nuovi sommovimenti, stavolta devastanti per il movimentucolo aziendale che, fuori dal recinto della "fabricheta" di Casaleggio, trova riscontro solo nella plebe affamata di retorica giustizia. Plebe borghese, già democristiana o - parimenti - sull'otto volante delle sigle, con annesse cariche politiche, dei partiti dalle denominazioni più bizzarre, delle mascherine più bizzarre del nostro mesto, ma per loro festoso carnevalare, nel quale e dal quale - però - scaturirà sempre un'italietta al rimorchio di nazioni più serie, ma non benevole. L'impropria capitale non poteva che riconfermare il suo stile. Roma ha riassorbito nei suoi riti pigri l'apparenza innovativa.

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