lunedì 5 settembre 2016

Spaccati di società.

Dilma Roussef, nel difendersi davanti al Senato del suo Paese, ha affermato di essere stata vittima di un golpe isatituzionale. Come presisto, anzi "stabillito" a priori, è stata destituita. E' possibile, come è stato possibile in Italia con la defenestrazione di Silvio Berlusconi, la sua successiva condanna ed esclusione dalle cariche pubbliche e la triade dei nominati, ci cui solo uno, Monti, sottoposto a giudizio elettorale, è dovuto rientrare nei ranghi, senza che nulla dei suoi misfatti sociali sia stato revocato. Dilma Roussef, combattente contro una giunta militare golpista, incarcerata e seviziata, ha avuto la forza di salire nel tempo fino ai vertci dello Stato ed ora si trova di nuovo in condizione pre-carceraria, ad opera di quegli stessi ambienti retrogradi che hanno tramato contro il Partito dei travachadores, il cui predecesore Lula ha probabilemnte commesso illeciti ( insieme a molti gesti importanti e positivi, che portarono ad una rinascita economica durante il suo mandato, ma che ha messo in difficoltà, fin dall'inizio, la presidentessa subentrata ). I golpe istituzionali vanno di moda, di rado c'è bisogno dell'intervento militare: il Brasile viene messe in difficoltà anche riguardo alla sua adesione al BRICS, con la Russia e quant'altri hanno rifiutato la soggezione finanziaria crisaiola nord americana. Una picola cricca di reddituari sembra ancora una volta trarne beneficio, nonostante che si tratti di una conventicola ridotta, abbarbicata ad un costume premoderno, chiusa in un alveo di privilegi autoreferenziali. Ebbene, nella società globalizzata, questa gente si raggruppa e riesce ad influenzare, da posizioni di rivalsa e di particolare egoismo, i corsi politici democratici, che devono con cura minuziosa guardarsi, da errori e trame endogene ed esogene. Le società ad economia di mercato, in genere, mentre si riassestano su una base classista e censitaria crescente, mettono in atto tutta una serie di regolamentazioni da "padri pellegrini", moralistiche e ultra-borghesi. Dopo il tramonto del femminsimo, di impronta comunista, ecco una serie di norme anti gallismo che potrebbero al massimo riguardare le donne in posizione di preminenza professioanle e imprenditoriale; questa impostazione viene estesa a tutte le poverine che del loro fascino velleitario, facevano uno strumento di elevazione o una consolazione estetica. Mentre vengono asseriti - solo sulla carta - i diritti dei gay ed estese loro facoltà matrimoniali ed adottive, gli stessi relatori delle leggi domestiche ( leggasi senatrice Cirinnà ) si fanno paladine dei supermerket del sesso a pagamento, prenotabili via internet, come in Germania ed in Austria, dei quali si dilettanoa nche le popolazioni italiane prossime o confinanti. C'è qualcosa, anzi molto, che stona con queste verticistiche deliberazioni, non estranee a corposi interessi; la depenalizzazione delle droghe meno destruenti, ma molto più cancerogene del tabacco, che i Monopoli di Stato si sono ben guradati dal privatizzare, è la via permissiva - ma quando si permette, contemporaneamente si induce e si controlla - per il pascolo dei falliti nei giardini appositi, con la conseguente rinuncia ad un costoso e lungo recupero. Non sarete più rei, ma non uscirete più dalle vostre riserve. Intanto, le società più democratiche, ma senza la previdenza publica, hanno quotato in borsa i penitenziari privati e registrano una percentuale altissima di detenuti, tutti provenienti dalle riserve economiche e razziali del loro tessuto sociale, salvo "accorgersi" che dei settanta dollari giornalieri di sovvenzione pubblica, solo diciassette vanno ai detenuti, mentre lo stato della violenza intrinseca al sistema carcerario privato e la scarsa qualificazione dei secondini, assunti per periodi contingentati, fra i residui "istituzioanlizzati" della società, presentano scenari apocalittici, di degrado e inciviltà. In più, come gli schiavi di un tempo recente, i prigionieri, con il loro lavoro, devono mantenere in utile l'istituzione "correzionale" privata.

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