domenica 4 settembre 2016

Pugni nello stomaco di un dolore insanabile.

" Charlie hebdo non ha costruito le vostre case, è stata la mafia"; le case crollate nell'ultimo terremoto italiano: pasta con salsa e pomodoro, pasta gratinata e, infine, lasagne, macerie "le une sulle altre". Il settimanale satirico francese che aveva provocato i beceri islamisti, povere capre di Allah, a uccidere i suoi derisori, ha provocato sdegno e riprovazione, in molta parte analoghi, in varie istituzioni, formali e informali, sul campo di macerie. Ha detto "irriverentemente" solo la verità, testimoniata da due case in piedi e da un pulviscolo indistinto tutt'intorno, attestante la povertà della materia con cui sono state costruite: polvere e sputo. Negarlo equivale alla consueta omertà mafiosa italiana, alla quale dà un fattivo contributo la complicità popolare e clientelare che baratta case-trappola con costi plebei, salvo disperarsi teatralmente quando la realtà si manifesta ed invocare l'aiuto di dio o di altri Signori, che li lasceranno nei containers. Parliammo del centro nord del Lazio, terra di accomodamenti e rimozioni e subito siamo colpiti dallo stupro materiale e psicologico perpetrato su una bambina di tredici anni dal rampollo trentenne di una cosca "accreditata", per lunghi anni, spesso subito sopo l'uscita da scuola della poverina. Un abuso pre civile di cui tutti sapevano e che nessuno ha denunciato, non tanto e non solo - credo - per timore di un potere malefico, quanto per la rimozione e il seppellimento indifferente verso una vicenda estranea, riguardante una preda incappata nelle grinfie di un delinquente e dei suoi amici, come nell'etologia animale, dove allo stupro si sotituisce l'uccisione, per cibarsene, di altre specie animali inermi, dove all'avventarsi del predatore nel branco alimentare, verso i più deboli e i più esposti, fa seguito, subito dopo, lo sparpagliarsi dei superstiti risparmiati, come se, insieme, non si potesse far altro. Così è stato in provincia di Reggio Calabria per molti anni, senza che la poveretta medesima pensasse di poter denunciare, senza potersi rivolgere ai propri genitori, che comunque consapevoli, come tutti, di quanto stava avvenendo, non avevano trovato di meglio che lamentarsene con i genitori dell'immondo, impresentabile giovane uomo. un padrone come i figli dei dittatori di aree circonvicine o arretrate: i Gheddafi e i Ceausescu. Crescendo, la ragzzina si era anche "fidanzata" con un coetaneo, quando il gruppo - perché il figlio del boss dell'aautorità reale del mandamento, che si ostinava a non crescere, la condivideva con i suoi numerosi amici - in un sabba fatto di cerimonie e di convenevoli criminali, fin nelle sue espressioni confermatorie di una finzione morale, in una terra arida nella quale vigono ancora cautele liberticide verso la libera scelta sessuale informata. Il Procuratore capo di Reggio Calabria sottolineava come un fenomeno consimile fosse peculiare della sua stessa terra, oltreché giurisdizione, perché pur verificandosi dovunque atti di violenza cieca e inconsulta, la tortura di un essere umano, reiterata e costante, proprio perchè subita, viene accettata e taciuta. I Carabinieri hanno dovuto ricostruire una ad una le prove, senza il contributo di alcuno, dopo molto tempo, quando una "voce" confidenziale era riuscita a far pervenire loro "vari e vaghi indizi" di quanto accadeva. Che cosa ha fatto la Chiesa locale, prona per generazioni agli omaggi delle processioni con feticcio, che altro non sono che "manifestazioni" popolari di "riconoscimento" dell'autorità che c'è? Del resto - è provato - anche lei nasconde, nega e rimuove, almeno se e finché le viene permesso Il civilissimo magistrato ha sottolineato l'orrore di una lotta condotta da soli contro un costume mafioso, figlio di un'ignoranza trasfigurata in "cultura" della rimozione, ignara di qualsiasi giustizia. E' possibile che questo scempio non si ripeta in analoghe ridotte del degrado morale, nei grandi e meno grandi rioni degli agglomerati popolari, nella "solidarietà" etnica e sotto-culturale di "amici emigranti", come emerge dalle cronache del comportamento di altri esuli, cumulativamente e retoricamente compatiti, durante le loro itineranze? Altrove, in questi e in altri anni, prepotenze d'accatto, ma virulentemente criminali, non hanno segnato altre creature, nell'edificazione priva di servizi di quartieri popolari, sotto il segno delle clientele edilizie improvvisate, dove forse le famiglie, colpevoli, distratte o isolate delle vittime, non sono state neppure coinvolte e il peso di una defomazione interiore ha segnato le vite delle vittime? Non è ancora così nelle "enclaves" delle ridotte plebee, prima che le costruzioni delle mafie e delle tangenti, finalmente non gli caschino addosso? Almeno così, in un colpo solo, sarebbero cancellate le vite e le possibili inquità, non procrastinando una pena insensata e neppure retoricamente compatita.

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