mercoledì 14 settembre 2016

Uno Stato minore, non necessariamente una nazione.

Roma sta cambiando la struttura e, con essa, la natura del Movimento 5 Stelle. Le dimissioni per mancata continuità clientelare, l'immondizia riversata in strada, gli attacchi ad ogni starnuto, i pedinamenti del Sindaco per coglierne le magagne, reali o attribuibili, le critiche scomposte per l'inevitabile scorta, i cronisti morti di fame appollaiati sotto casa sua e immortalati di rimando con il cellulare, stanno modificando, con una fretta autodistruttiva, l'apparato aziendale dei grillini. Non poteva andare diversamente: Roma è città molle, depositaria di tutte le morali e, per questo, priva di ogni morale, in grado, quindi, di destrutturare in breve qualunque rappresentazione della medesima. Non si tratta di vedere come andrà a finire, perché non finirà mai e la vicenda supera la stessa modesta entità grillina; le clientele e gli interessi di dispiegano e si ricollocano plasticamente, il marchio è tanto celebrato quanto disconosciuto. Gridava Cicerone contro Verre, Lucrezio criticava le credenze religiose, radicale im potenza e in quartine. Le beghe sono materiali, di soldarelli, che altri, tutt'altro che di estrazione popolare, non vogliono più consentire alla plebe, se non, domani ed eventualmente, per proprio tramite. I sindacati "larghe intese", dai fascisti dell'UGL agli ultimi dei comunisti della CGIL, passando per i cattolici "First CISL" con annessi Dirigenti in cerca di ricetto e gli altri tribuni della plebe non identificati altrimenti, hanno ottenuto "un grande risultato" al tavolo negoziale del Ministero del lavoro, al quale non sedeva neanche il Ministro ma un Sottosegretario. In realtà non hanno fatto altro che avvalorare, non richiesti, quanto compensato da menti non eccelse, con un'esenzione all'uscita anticipata, dalle previste penalizzazioni per chi percepirà inizialmente più di milleduecento euro e aliquote proporzionali ad una cessione del quinto, fin dall'origine, per chi supererebbe questa soglia, in modo da riportare, solidaristicamente, lo standard previdenziale, se non in termini identici, all'aliquota di sostenibilità temporanea di un sistema in via di lenta ma ineluttabile implosione. Vale lo stesso invito rivolto alla Ministra Lorenzin, a proposito del "fertility day". In realtà, neppur dissimulata, tutti i cascami della rappresentanza politica e sociale, oggi neppure espressa da congressi e votazioni ( manca la base nelle fabbriche chiuse e gli elettori non vanno più a votare, senza peraltro esservi chiamati, tranne che in occasioni di dettaglio ), anziché essere rottamati, congiurano al mantenimento della loro necrotica sussistenza, in un contesto di temporaneità e transitorietà, che loro esorcizzano con giubilo, quando riescono a sedersi davanti ad un mascherone d'interlocutore. Poi, come da copione, la CGIL "si accorge" che il provvedimento mira a ridurre il reddito e la spesa previdenziali: se riuscisse a portare la base di spesa su parametri egualitaristici, cioè i più bassi possibili, per gente senza facoltà, istruzione e desideri, accetterebbe quanto finge di voler esaminare, con dilazioni insopportabili, ancora per un po'. Ma la base è evaporata, la falsa dialettica riguarda solo i suoi assetti interni. L'ambasciatore americano di via Veneto, che, rappresentando il suo governo, ne ha espresso la volontà, più che l'opinione, ha minacciato gli elettori di "ridotti investimenti", cioè di minor mercede, in caso di espressione contraria allo scempio grossolano della nostra Costituzione. Gli ambasciatori americani si erano già esibiti in casa nostra in molte altre occasioni, dagli anni '50 in poi e l'ultima esternazione, in ordine di tempo, di una filiera, non costituisce una novità. I messi della Casa madre, malfidata verso una democrazia non adattata, non normalizzata ai piani bassi, pontificano smaccatamente ogni volta che gli interessi imperiali verso una ridotta trascurabile rischiano di venire contraddetti, fregandosene altamente che a farlo possa essere il popolo: la democrazia americana è tale solo nei confronti dei commerci, della finanza e della deresponsabilizzazione sociale e si preoccupa che gli altri, giocando, possano creare delle lacune nello scacchiere su cui vuole dominare. Non sarà certo la volontò popolare a limitarne l'invadenza, favorita e ben accolta da una classe politica di percettori di reddito, ma sarebbe importante "rivoltargli i denti" e non assecondare una esplicita e offensiva prepotenza. Lo Stato italiano è oggetto, dalla sua costituzione, di interferenze confessionali, politiche ed economiche, alle quali, quando è stato chiamato in causa, il popolo ha maggioritariamente replicato, ma, ai vertci, la mancanza di dignità e di autonomia è volgarmente ostentata. Solo Craxi, a Sigonella, diede ordine ai carabinieri di armare i fucili sulla pista, dove erano atterrati gli americani, come se fossero a casa loro. Vien da chiedersi di quanti estranei siamo succubi e fantaccini e concluderne che ci resta solo l'espressione della volontà popolare per salvaguardare una dignità politica assente nelle quinte colonne dei designati a ubbidire.

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