giovedì 8 settembre 2016

Rivisitazioni epigrafiche.

“L’intelligenza sa di essere libera, quali che siano le coercizioni esteriori. Sa che la grandezza dell’Uomo è nel pensiero, e sa che c’è sempre almeno un altro uomo che lo afferra e lo trasmette.” E' uno dei pensieri-epigrafi di Ida Magli, un'antropologa "strana" per l'Italia, per molti versi affine ai ricercatori statunitensi che, con tutti i limiti di diffusione del frutto delle loro ricerche ( a studenti presumibilmente in gran parte bolsi, delle Università private ) sono liberi, almeno nel contesto strettamente culturale, che non inficia gli interessi economici. Invece, in Italia, il pensiero anticonvenzionale è osteggiato, quando non è possibile ignorarlo, rimuoverlo o nasconderlo, come nei paesi islamici o nella Turchia di Erdogan, nella quale Dario Fo è stato proibito. penso che molti desidererebbero che avvenisse anche da noi, così come è provato che la censura ideologica, la prevalenza del costume "ben pensante" sul diritto e l'influenza mellifua delle convenzioni, fanno dei liberi pensatori una categoria di reietti. Io non la penso politicamente come la Magli, le cui ceneri sono state inumate al Vittoriale degli Italiani, davanti al lago di Garda, ma ne ho sempre ammirato la lucidità, l'onestà di studiosa e di divulgatrice, vessillo di tante battaglie, condotte fino a pochi giorni dalla fine. L'ostracismo che le è stato riservato è tipico delle culture illiberali, prima ancora che antidemocratiche, ma ha, se non altro, antopologicamente rivelato la natura sottostante degli italiani, secondo me neppur conforme nelle sue diverse espressioni, pur su di un suolo così ristretto. In altri tempi sarebbe stata arsa viva; ha provveduto da sé, post mortem e questo è già un significativo progresso. Le sue opere, impegnative alla lettura e del tutto indifferenti alle convenzioni morali, ai presupposti etici, alla beceraggine ignorante della politica opportunistica, restranno negli annali universitari di tutto il mondo, una sorta di tempio iniziatico - ma non per tutti i dottorandi - nel quale la convenzione non deve entrare. Ma come, non hai detto poco sopra che gli studenti sono spesso bolsi? Lo confermo: si sforzano di adeguarsi ad ogni conformismo, come faranno poi in società e nella vita professionale. Ma, costoro, sono solo i Dott. dei biglietti da visita, non faranno mai paura a nessuno, non renderanno isterici e convulsi, con le loro analisi e la loro capacità di interconnessione critica, i presupposti su cui si basa, convenzionalemnte e cerimonialmente la morale ed il potere. Lo dicevano già Antonio Gramsci e Friedrich Nietzsche, geni intellettuali opposti, ma accumunati dalla libertà della cultura che non può e non deve coinvolgere chi non la possiede.

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