mercoledì 7 settembre 2016

La stabilità nell'insignificanza, l'assurdo convenzionale.

C'è un modo di navigare fra le sinapsi della mente, restando immoti. Senza uscire da se stessi, sarebbe presumere troppo. E' la navigazione attraverso internet, ma ve ne sono state altre: la lettura, la musica, la partecipazione non cerimoniale a spettacoli. Spesso rappresenta una forma di gioco e di distrazione al sicuro, più spesso, ovvia alla mancanza di risorse: tempo e denaro, per soddisfare il desiderio di "vivere altre vite" e l'aspettativa di novità. La lettura dei giornali di un tempo e quella delle notizie, sempre e solo ufficiali, anche nelle forme di chi contesta, invece, riafferma, stabilizza, incattivisce, reclama giustizia. In realtà, è una sciarada. E' cioè il richiamo della cultura convenzionale e viene pagata bene, solo ai livelli di chi la dirige, solo per questo. Internet, a differenza degli strumenti a cui accennavo prima, non richiede scolarizzazione, interessi, è anzi la banalizzazione della realtà che si vuol far passare quale sub-cultura dominante: è uno strumento democratico e greve, istantaneo e pubblicitario, intorno al quale si incantano soprattutto le menti più leggere, affascinate dal possedere un'opportunità di evasione e di ininterrotto cicaleggio, all'interno del quale sentirsi vivi e, nella propria dimensione, importanti. Una volta, quando non c'era internet, non molto tempo fa, nella società civile, sui media, nelle fabbriche, nelle scuole e nelle Università, si dibatteva su quanto avveniva nel mondo, quanto per concausa propria e ci si schierava, influenzando gli equilibri politici, pur inchiodati da accordi internazionali sotterranei, come ora. Internet è il veicolo apparentemente più libero, ma molto più insignificante, del dibattito pubblico, proprio mentre i margini di sicurezza si fanno aleatori. Bizzarramente, qualcuno che era in sella all'epoca del sistema clientelare democristiano, almeno in grandissima parte, disarcionato, ha scoperto che il capitalismo, al quale il suo modello para e post fascista, conservato dalla Chiesa e dai suoi epigoni politici, era estraneo, pur annuendo compunto ai diktat generici dei nord americani, è un modello "criminale", certamente fagocitatorio. Per lui lo è stato e tanto basta. Nessuno si interroga od evita di dirlo sul sistema che lo manteneva ai vertici, sui quali ha fondato un certo tipo di famiglia, che oggi si sgretola e contro il quale ha ingaggiato una corsa contro il tempo, per portare al primo traguardo i suoi discendenti. Intanto, le bombe italiane, prodotte in Sardegna, cascano in testa agli Yemeniti, sganciate dai Jet dell'Arabia Saudita, alleata e terrorista, esportatrice della più soffocante superstizione religiosa, come lo è stata quella cattolica per la generazione dei miei genitori, per le donne soprattutto e come anch'io ricordo di aver sperimentato nella mia infanzia, ad opera dell'influenza diretta, indiretta e politica della Chiesa cattolica, che non tanto dei principi cristiani ed evangelici si faceva portatrice, ma della legiferazione conforme al suo sistema sacramentale e del controllo educativo e sociale, orgogliosamente cogestiti e sovragestiti, per tutelare i suoi privilegi. E' una fortissima lobby anche adesso, alla ricerca di nuovie greggi, mantenendo ben saldi i suoi approdi nel primo mondo secolarizzato. I principi della libertà e dell'autonomia sono fortemente in declino, perché sono stati accantonati i contenuti dell'educazione critica, laica e l'illogicità strumentale continua ad assicurare una base acquiescente ad ogni disordinata prevaricazione, interna ed internazionale. Si resetta il passato, che le nuove generazioni, presuntuose sull'abbrivio dell'energia senza una direzione prescelta, perché non individuabile, a parte l'imitazione dell'aggressività in funzione del "risultato", sperando di condividerne una parte. Non conosceranno mai, nella reiterazione familiare, nel corso della loro vita, interiorizzando e poi sterilmente criticando i "must" della loro esperienza, riproducendo insufficienze, insoddisfazione e fallimenti - fatte salve, ovviamente, le aristocrazie del denaro -, esperienze non costrette nell'alveo opprimente del costume ereditato, in cerca di sicurezza. Ma questo non li esimerà da ogni forma di sofferenza, insicurezza che gli stravolgimenti economici e chissà, domani, di nuovo politici, apporteranno loro. E' crollato un altro pezzo di territorio, attiguo a quello de L'Aquila. Dopo sette anni, la faglia ha cercato stabilità ed ha sconquassato la superficie: lo stesso disastro di un bombardamento, la stessa impotente disperazione, la stessa assurdità..si, perché la natura non è razionale e i nostri calcoli non la rendono né prevedibile, nè imbrigliabile.

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