giovedì 22 settembre 2016

Se magna, se magna..Grazie, no. Ma quando mai..?

L'atteggiamento del Sindaco Raggi, a Roma, verso i più impomatati vertici del C.O.N.I., non è stato un atto di superbia: i suoi pedinatori l'hanno ritratta a consumare un piatto riscaldato nel dehor di un ristorante di rione, spesso di ottima cucina ma con l'arredo di una mensa, ma un gesto necessario per sottrarsi alla pesantezza violenta di lobby affaristiche transnazionali, con le quali l'unica strategia per mantenere l'autonomia è di non frequentarle. Tanto è vero che adesso cercheranno di aggirare l'ostacolo, rivolgendosi direttamente al Renzino, che sarà sollecitato da altre cancellerie straniere. C'è abituato, del resto. Faranno o tenteranno di fare come facevano ( non lo fanno più? ) gli ambasciatori presso la Sente Sede, quando, "morto un Papa, se ne fa un altro". D'ora in avanti ci sarà anche l'incognita delle dimissioni. I grandi lavori, a Roma, sono la mangiatoia dei costruttori edili, l'inutilità fastosa di tante opere grava per decenni e mandati sul bilancio comunale, ma, come si faceva durante la prima repubblica, ai debiti sottostanti si sovrappongono nuovi affari, spartiti e lottizzati in termini clientelari e, nel tempo, nuovi debiti. Per chi volesse "prove provate" di quanto affermo, basti considerare che alla base dello sprofondamento greco ci fu il tentativo di trovare un palliativo all'inerzia economica di quella nazione con le Olimpiadi di Atene, che anche quelle, ormai storiche e bagnate di sangue, di Città del Messico, si sono rivelate, nel tempo, una fonte, un catalizzatore di miseria ed insolvenze. Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, fra qualche anno, seguirà un incremento ed un'estensione delle favelas. A non risentirne sono solo gli Stati amministrativamente solidi ed economicamente corazzati. I tentativi di turare le falle per aprire, al naufragio, delle voragini, rappresentano "i colpi di teatro" grifagni degli speculatori privati, in concorso con le delegazioni nazionali delle istituzioni sportive, come la cronaca giudiziaria recente e meno recente, testimonia, senza riguardo a confini geografici e il maquillage istantaneo dei governi incapaci di indurre altrimenti lavoro ( sempre clientelare, comunque )a cui seguirà il disfacimento del trucco, di cui tutti e ciascuno disconosceranno la paternità. E' fuor di dubbio che in questa prima decisione responsabile della sua Giunta, la Raggi si stia muovendo in controtendenza rispetto ai forchettoni dell'Urbe. I romani stessi non sono e non da oggi, favorevoli alle continue devastazioni-ricostruzioni speculative della Città eterna e, seppur abituati all'invadenza esogena di partiti, sindacati, confraternite ed associazioni, che innumerevoli volte, ogni anno, provocano congestionamenti ed interruzioni del traffico, dei lavori fatti con materiali di riporto, del costo di manutenzione di opere destinate a "ballare una sola estate" e, scettici verso e circa l'uso del potere, non si fanno suggestionare da provinciali entusiasmi. Siamo già passati agli insulti diretti, il nervosismo sale. Aspettiamo, ancor cauti, l'esplosione.

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