mercoledì 25 novembre 2009

Anima, corpo e costrizioni.

Impressiona constatare come i bancari assumano, al pari di altri burocrati, non solo atteggiamenti, ma anche posture e come le reiterino nel lungo processo di invecchiamento consumato negli uffici o agli sportelli.
Diventa drammatico quando li conservano, snervati e diluiti, anche dopo la cessazione dell'attività.
Particolare, è l'aspirazione a pensionarsi. Il traguardo I.N.P.S. è vissuto come una meta, oltre la quale, superate le Colonne d'Ercole, raggiunto il Nirvana o il Paradiso, non faranno più niente, vagheggiano. Sopravviveranno quietamente a lungo.
Non ometteranno di ammannire perle di saggezza e di precisione intorno a sé, con un'influenza pari a zero, del tutto analoga a quella che hanno espresso in servizio, ma molti, per fortuna, non se ne renderanno conto.
Coloro che, in servizio (di chi?) ne hanno avuto parziale contezza, sono gli stessi che hanno reso la vita impossibile agli altri, cercando di umiliarli e di vessarli, soprattutto se, per qualsiasi verso, ne avvertivano la superiorità.
Negli aspetti della loro esistenza in cui individuavano degli interessi materiali da coltivare, oppure, per converso, ritenevano di non avere dei vantaggi da conseguire, alternavano greve indifferenza o teatrale, sociale, affabilità.
Dovendoli rappresentare, potrebbe essere adeguata la pietas di Pupi Avati o il grigiore vuoto e disperato di Samuel Becket, ma non saprei quale dei due approcci ne renderebbe meglio lo squallore.

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