sabato 22 agosto 2009

Caratteri.

Terronilla compendia in sè molti e significativi caratteri della sua primitiva genia. Calabrese di Reggio di Calabria, figlia di un maresciallo - maggiore, ci tiene a precisare - educata alla più inflessibile onestà, nel senso della conservazione dell'imene il più proficuamente possibile, cresciuta in caserma è, a tutti gli effetti una donna del sud, che pure ha aspirato a fuggire al nord, attraverso le più classiche raccomandazioni, per poi stabilirvisi e cercar fortuna. Dopo lunghi anni di compunzione negli uffici richiesti dalle proprie ambizioni, è giunta ad un inquadramento da sottufficiale dell'ordine dei Quadri e le è stata affidata una pattuglia (agenzia ). L'ha gestita con metodi militareschi, estromettendo chiunque non fosse disponibile a farsi strumentalizzare da lei e relegando, con veri e propri atteggiamenti da sequestratrice o da secondino, chiunque non rientrasse nei suoi canoni. Come tutti i meridionali cerca di apparire molto più importante di quanto aziendalmente sia ed è prodiga e disponibile, quanto egoista e discriminatrice, a seconda dell'interlocutore. Già matura, "andando a trovare i clienti" ha intortato a Casalecchio un imprenditore degli strumenti in uso negli ospedali ed è titolare di una Onlus, intitolata ad una amica scomparsa, che le serve per stringere alleanze ed evadere le tasse ed a legare a sè il marito in un rapporto di complicità. Non ha figli. Egoismo o tardività, problemi ginecologici o calcolo non si sa. Certo è che la sua sterilità non la pone ereditariamente in una posizione di forza verso il marito, la di lui famiglia e, forse, crea anche a lei qualche problema culturale e qualche incertezza d'interesse. La sorella Luciana è invece rimasta in Calabria ed ha sposato un semi calabrese di Fabbrica di Roma, che per vent'anni ha lavorato a Bologna. Anche lei accusava una certa renitenza alla fecondazione, ma in extremis è riuscita a concepire un figlio che non assomiglia neanche un po' al padre. Terronilla tradisce, oltre che prepotenza, orgoglio e presunzione, dispetto ed invidia ed un costume barocco da pitocco rifatto, con il quale catechizza, tormenta o molesta, emargina od esclude, convinta com'è che solo nella gerarchia dei ruoli stia per lei la possibilità di ottenere soddisfazione, mentre gorgheggia ipocrita alle persone che considera stolidamente di rango superiore o che, semplicemente, le consentono di alimentare la sua meschinità. Un proverbio della sua terra recita: "anche se qualche arancia (portugalli) raggiunge, rotolando sul selciato, gli stronzi in una fogna: gli stronzi non diventano per questo portugalli.

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