sabato 13 agosto 2016

Quadro urbano.

Mentre si consumano i riti della famiglia e delle vacanze, calendarizzate sulla scuola, gli esami, il lavoro, qualcuno, sfinito dal caldo, solo o disoccupato, indugia al riparo di quattro pareti, nell'attesa breve di confondersi nell'indifferente e irrazionale caos coordinato quotidiano. Gli officianti in trasferta di un rito ibridato da altre migratorie consuetudini, passeggiano con la famiglia appresso e guardano le vestigia quotidiane dei residenti, pagano sovietiche tasse di soggiorno, comprano banalità e fotografano tortellini e prosciutti. Prima di fotografarsi reciprocamente. con i bastoncini per i selfie, provvedono alle autoimmortalazioni, che avanti chiedevano di produrre per loro ai passanti dall'aspetto affidabile. Sostano ai costosi tavolini sotto i portici, ma anche in pieno sole, con bibite colorate o anche calienti bicchieri di vino. I bambini vagolano fra l'annoiato e lo stupito, contenti di muoversi, sia pure ai ritmi dei genitori, di essere per un po' altrove, ma comunque al sicuro, vicini a mamma e papà, in una sorta di bozzolo che con il tempo diventerà identificativo, culturale e che, per adesso, è solo protettivo. La loro felicità timida, la loro sicurezza, scemerebbe in un attimo se fossero abbandonati al movimento indistinto della folla, all'interno della quale sarebebro degli enucleati, esposti a qualunque etologica violenza, estranei ed ignoti, in un contesto ignoto, semplicemente e crudelmente perché deboli e inesperti. Come i bambini che vivono nei cortili o nelle strade delle grandi città prive di servizi o con genitori troppo pigri o troppo indaffarati nella conservazione di un modello familiare distratto o troppo promiscuo, come quello della povera Angela Celentano o del bambino strangolato con i lacci elettrici o con la testa sfondata dalla mamma infamemente bugiarda. Tutti salvi, tranne le vittime. Come si chiamava il bambino siciliano? Loris? Uno dei tanti Loris, carne e organi alla mercé di personalità labili e/o ambientalmente dominanti, con il corollario di complicità e omertà conformistiche. Il palcoscenico urbano, rispetto a quello delle spiagge, arrossato, scomposto e sudaticcio, mentre sui monti è inscarponato, calzonato, camiciato e imberrettato, era stato concepito per altre rappresentazioni al tempo della sua fabbrica, mentre ora inquadra le coppie giovani, quelle già riprodottesi, fra rinfreschi, ma anche librerie e questo è un buon segno. Manca ancora nella ancor provinciale Bologna, una stagione teatrale, musicale estiva, ma le facoltà rinascimentali sono presenti e vanno solo attivate senza calcoli di bottega, che si dimostrerebbero,a cose fatte, più lucrose del prevedibile.

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