lunedì 14 marzo 2016

Il luogo adatto per farci una tesi di laurea.

In Turchia, il più che decennale avvicinamento di Erdogan alla dittatura mascherata, sul modello dell'avversario Vladimir Putin, ha scatenato la guerra intestina. Il canovaccio terroristico è tradizonale in Turchia; in parte è stato esercitato dal governo stesso, ma ora la reazione è sistematica e sanguinosa. Il gioco sanguinoso serve a sollecitare l'intervento dei militari, già abortito poco più di un anno fa, per le radici che Erdogan ha avuto il tempo di mettere nei gangli del potere e per l'indubbio favore popolare di cui gode. In queste condizioni, ma anche in costanza di un potere sistematicamente usurpato in nome della profonda anima islamica dell'anatolia, la pretesa di aderire all'Europa assomiglia alle velleità di Gheddafi di cambiare orizzonti e alleanze, rottamando decenni di terrorismo, a cavallo della guerra fredda. Sappiamo come è finita e sappiamo anche che cosa ha provocato, insieme all'esecuzione di Saddam Hussein e all'attacco concentrico ad presidente siriano Assad. Postulare un copione simile per Erdogan è impossibile: le forze armate turche sono troppo forti e la sua caduta può avvenire per loro iniziativa o attraverso un'attentato pilotato. Erdogan, però, pur lautamente foraggiato, ha sostituito Gheddafi nel far argine territoriale all'emigrazione via terra, che attraversa i balcani e l'europa sud orientale e una sua repentina caduta, ad opera di milizie disordinate, aprirebbe una breccia e un'emorragia verso i paesi dell'europa opulenta ( è per conto della Germania che fa da ragine ) e anche di quella in difficoltà. Su questi equilibri impropri si reggono molti poteri e molte ambizioni politiche, non escluse, nel loro piccolo, quelle renziane in Italia, in un continuo barcamenamento fra tutte le opzioni sul proscenio, con consumata doppiezza multipolare che potrebbe implodere improvvisamente. In Turchia, per la seconda volta in trent'anni, si gioca duro, in una macelleria interna nella quale si confrontano le ambizione indigene, trasversali agli interessi. Il fatto stesso che siano le forze armate ad essere state oggetto di attentati mirati, se testimonia della ribellione dei Curdi alla loro espulsione dal parlamento e alle azioni belliche loro rivolte dall'aviazione turca, invece che all'ISIS, assume anche il tono di un richiamo ai doveri costituzionali anomali voluti da Ataturk, in funzione antislamista. Temo che, per loro, i Curdi, non cambierebbe niente, eppure, ecco che, dietro queste azioni, si vedono di sfuggita diverse manine, a tirare le fila di un teatrino a parti variabili. Ma se la Turchia entrasse in Europa, sarebbe opportuno uscirne. Le condoglianze del pampa-Papa, non richieste e probabilmente non gradite, dopo la perentoria affermazione negazionista dello sterminio degli Armeni cristiani, circa l'indifferenza popolare in Turchia riguardo la morale papista o cattolica che dir si voglia, ha il sentore di un tentativo di rientro in gioco verso il forte ed influente orso anatolico, in un mosaico multipolare e non più schienato sulle ( o sotto ) grandi potenze dell'occidente, ree agli occhi del Pontefice e modestamente anche ai miei, di essere la causa prima dell'eradicazione di intere etnie e della scomparsa, apportata di riflesso, delle antiche comunità cristiane medio-orientali. Renzie si è iscritto ad un corso di surf.

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