sabato 19 marzo 2016

La dimensione del dolore.

Fra i rifugiati, in condizioni da non rendere troppo spiacevole il loro ritorno ad un altro inferno, settantadue di loro saranno selezionati negli accampamenti e accolti nella parte dell'europa con un'estensione territoriale più vasta e settantadue, riconosciuti non meritevoli, saranno rispediti al mittente. Il gendarme della situazione sarà la Turchia, eletta a confine e presidio dell'europa, come già fu nei confronti del Patto di Varsavia, con i suoi undicimila chilometri di limes allora armatissimi. Da questa sua posizione geografica derivano l'irrinunciabilità della sua appartenenza alla NATO durante la guerra fredda e le sue reiterate ambizioni di adesione all' Unione europea, sostituibile, almeno pro tempore, con facilitazioni analoghe nel campo di Schengen anche per i suoi cittadini, ma soprattutto per i suoi imprenditori. Non c'è che dire: la Turchia negozia e difende i suoi affari molto meglio di quanto non abbiano fatto i governi della U.E., ancora incapaci di opporsi alla sottotecnologia cinese, invasiva sul piano dei prezzi e non sottoposta a dazio alcuno. La sorte delle pedine di scambio costituite dai migranti non potrebbe essere più disperata: sono stati espulsi dai loro paesi a seguito del disordine apportato dalle guerre energetiche dell'occidente, interessato a sedimentarvi una sorta di neo colonialismo finché sarà utile e mercificatorio, sono sopravvissuti ( con molti caduti e dispersi ) a traversate marine e traversate del deserto reali o di località impervie del balcani, sempre esposti al cecchinaggio e all'abuso sessuale, oltre che alla fame ed alle malattie ed ora vengono selezionati come schiavi, parte dei quali da disperdere per il continente centro e sud europeo, mentre l'altra metà sarà rimandata indietro, come se le disastrate terre di provenienza potessero offrire ancora una sorta d'ospitalità. Nel mare magnum dell'emigrazione hanno già giocato e giocheranno ancora la corruzione imprenditoriale dei trafficanti, che dispongono di terminali nei paesi di transito e di auspicato arrivo e ha interagito quella delle collette familiari o etniche volte ad assicurare il pagamento del "biglietto", la "mancia" alle guerdie di confine ecc. In queste condizioni, le mafie e la prepotenza non potranno che prosperare e coloro che riusciranno ad essere accolti - presumibilmente con qualche competenza spendibile - potranno evitare di affollare le enormi periferie della sporcizia e del degrado morale. Perché, se così non sarà, gli immigrati dotati di sufficiente istruzione, amalgamati al mondo che viaggia inutilmente dentro un percorso cieco in una notte destinata a non avere mai termine, sarebbero col tempo portati a rafforzare organizzativamente la galassia putrida del terrorismo dei reietti. Ieri, a Bruxelles, quando la polizia ha arrestato l'ultimo dei terroristi parigini, gli abitanti del qurtiere li hanno respinti, gli hanno intimato di andarsene dal loro acquartieramento, dove si fanno vedere solo in queste circostanze e di tornare a presidiare i quartieri ricchi o almeno borghesi. Avviene anche a Reggio Calabria e soprattutto a Napoli, negli estesissimi comprensori del sottosviluppo e delle gerarchie alternative. L'europa ha demandato a un grande stato alieno la sua salvaguardia, o meglio la salvaguardia del suo ordine sociale, ha mercanteggiato nell'ordine di quarantamila euro a immigrato tenuto sotto controllo, ha aperto le sue porte ad una nazione nella quale la politica e l'antipolitica sono gestite con metodi che scludono a priori qualsiasi rispetto legale delle persone. Ma il mondo raffazzonato di oggi pensa di non dover attardarsi in considerazioni morali e alimenta "liquidamente" ogni contraddizione di sfondo, a beneficio di placebo di circostanza, mentre le ragioni che muovono gli stati sono esattamente l'opposto delle esigenze che sradicano le famiglie, ma anche gli uomini, le donne e i bambini soli che, spinti da un etologico spirito di sopravvivenza vanno dal nulla al nulla, in questa vita che non ha nessun senso tranne quello di essere conservata, in una dimensione di solo dolore.

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