lunedì 22 aprile 2013

Occasioni mancate.

Perché, pervicacemente, il naturale candidato della sinistra alla Presidenza della Repubblica è stato così clamorosomente osteggiato, cosi ignorato, sia pur con imbarazzo e nervosismo e attaccato da un altro illuminista, ma borbonico, Eugenio Scalfari per non essersi autoeliminato? Perché, nella rappattumata combriccola di potere che ne sottintende le manifestazioni visibili e di cui Napolitano è stato il garante, tre voci sentenziose e minacciose, condizionanti e con facoltà di ricatto si sono erte contro la possibilità di trovarsi fra i piedi un intellettuale indipendente, che non si sarebbe prestato ai soliti giochi e non avrebbe interpretato il solito copione, fra commozioni piagnucolanti e tribunizi procalmi. Il M5S che lo ha candidato e sostenuto dovrà ora corazzarsi contro le intimazioni, le provocazioni e gli ostracismi. Certamente, la Chiesa cattolica italiana non poteva non far sentire la sua contrarietà a un razionalista di lungo corso, impegnato anche durante la penultima votazione al Festival della laicità dell'Università di Reggio Emilia, circostanza che a me fa venire la pelle d'oca per altre, personali, ragioni. Non tutti plaudono, nel mondo, alla rielezione di Napolitano: lo fanno solo le autorità europee e nord americane, ma in quello stesso ambito, sono numerose le analisi critiche e le valutazioni controcorrente di molti ambienti intellettuali. Paradossalmente, dato che si trattava di un liberale critico e gobettiano, di una delle tante gradazioni di cui si compone il claeidoscopio progressista, laico, liberale e socialista, l'obiezione più risoluta è venuta dal potere economico e finanziario che ha bisogno di stabilità e si indispettisce a sentir paralre di riforme, cioè di leggi evolutive e di complessità di interessi. Questo sgangherato, ma grifagno potere non è passato neppure parzialmente, distributivamente, di mano, e impone i vecchi equilibri per continuare a fare i propri affari, non sarebbe stato garantito da un giurista di sinistra-liberal, difensore anche dei diritti dei consumatori, ostile alle privatizzazioni a prescindere e teorico dei beni pubblici, ma soprattutto non condizionabile, non clonato. Eppure, l'impazzimento che non si poteva sciogliere, che non poteva spiegarsi, pur in faccia al popolo - che chissà che conseguenze ne potrà trarre, purtroppo - la decisione di Napolitano di farsi rieleggere da quasi tutti, allorquando, la volta precedente era stato nominato solo da poco più della metà del Parlamento, nonostante che avesse ripetutamente e argomentatamente affermato che mai e poi mai si sarebbe prestato ad un eventuale richiamo, la stessa ipotesi di Amato per il Governo - in declino, perché la Lega non lo apprezza, per certe sue cortigianerie all'epoca di tangentopoli, quando anche le prime tangenti della Ferruzzi alla Lega furono scoperte - ha una spiegazione ulteriore e semplice, ben nota agli addetti ai lavori e a chi li commenta: il terzo potere forte e ostile a Rodotà è stato la Massoneria, non quella ridicolmente definità deviata, non le varie P ( le Logge coperte esistono e sono composte da Cugini , mentre le Fratellanze ordinarie sono composte appunto da Fratelli e le Logge di rito francese, comprendono anche le donne), ma quella buona, a cui due anni or sono, Napolitano inviò un magnificente e magnificante messaggio di saluto, in occasione di una riunione plenaria a Roma. A questa Massoneria - oltre che a quella occulta - aderiscono molti, insospettati appartenenti a tutti i partiti, anche di sinistra o sedicente tale. L'incongruo connubio, tranne che ai fini di un potere che travalica gli schieramenti e nel quale, al massimo, può trovare conforto e protezione solo la parte più ricca e privilegiata che li compone, è stato voluto dai poteri forti e l'implosione del PD ne è stato il precipitato, secondo una tradizione storica univoca, alla quale, ancora una volta i democratici non hanno saputo o voluto opporsi. Il guaio è che da oggi, palesemente, Napolitano potrebbe essere il Presidente dei poteri forti.

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