lunedì 14 luglio 2014

La zia Polly sarà Vescovo.

L'anno prossimo in Inghilterra, anche le donne saranno insignite della dignità arcivescovile, nell'ambito della Chiesa riformata e nazionale d'inghilterra. Saranno cioè direttamente nominate dalla Regina, formalmente a capo della più potente Loggia massonica del Regno Unito e non solo. Solo formalmente, in quanto Sovrana, perché nella Massoneria inglese le donne non sono ammesse. Lo saranno invece nella Chiesa e alcune di loro saranno pure divorziate, altre avranno figli e nipoti, ma per loro e per i loro coniugi, non vi è differenza nelle leggi successorie della Gran Bretagna. Che le donne o gli uomini facciano i Vescovi a me non importa punto, ma non è così nella società madre del capitalismo. Mi sia consentito di notare che l'accesso impetuoso ( checché se ne lamenti ) delle donne interessate alla carriera in ogni ambito - ora anche religioso - nelle società mercantili post liberali ( con talune arruffone imitazioni da noi ) ha coinciso e sempre più coincide con la perdita di titolarità dei ruoli sociali e, per converso, con la loro più diffusa, ma molto più contenuta remunerazione. Chissà che cosa significherà, in termini psicologici, per un bimbo o una bambina avere una mamma Presbitera ed una nonna Vescovo? Un babbo e un altro babbo o due mamme, nella stessa società, uniti religiosamente in matrimonio, da un povero residuato di collegialità religiosa dopo Enrico VIII e Anna Bolena, coppia fedifraga pretendente alla regolarizzazione. A testimoniare il paradigma politicamente corretto della decisione subordinata della Chiesa anglicana, sta l'entusiasmo fuor di luogo del Primo Minstro Cameron, che, un po' come il nostro Matteo Renzi, si esalta per argomenti dei quali non padroneggia neppure l'ABC, ma che offre all'ostentazione del potere, delfino di quello regale, da tempo avulso dal sentimento della multietnica società e riferentesi, invece, alla feudalità parruccona che, sotto la coltre di una aculturalità assoluta, che ha trasformato l'inglese nell'esperanto, rappresenta il diritto consuetudinario e feudale dell'imperale isola, divisa per feudalità nazionali.

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