domenica 27 luglio 2014

Il punto di caduta.

Non poteva che finire così. Dal secondo referendum di Mario Segni, ingenuamente votato anche da me, per la troppa corruttela spartitoria e proporzionale che si era deciso di contrastare ( perchè solo allora, dato che se ne parlava da decenni' mi verrebbe da dire col senno di poi )sul maggioritario uninominale, a Mani pulite ( stesso discorso di cui sopra ), al berlusconismo al governo ,ma, evidentemente, non al potere, dove è arrivato solo ora in "grande intesa" con un altro pupazzo, al libro bianco di Marco Biagi, intere generazioni di politici, ancora titolari di cariche lucrose e di ampi poteri, si sono adagiati su ogni esogena influenza, senza autonoma capacità di iniziativa. Povera Costituzione, trascinata da stupidi figuranti, nel gorgo di tecnicismi strumentali, il cui stravolgimento è stato contingentato nei tempi da una prepotenza neppur dissimulata. Nessuno rappresenta più nessun altro, neppur se stesso, condotti come siano, a strattoni, al guinzaglio dei rinati nazionalismi, nel recinto della "unione" europea. La Costituziona da cui tutto discende, sul piano civile, in primis la libertà che non è possibile fuori dalla legalità, è diventata uno strumento per imporre il controllo governativo su ingiunzioni venute dall'esterno, "interno all'Unione", a causa della debolezza apportata da un costume corrotto e condiviso. Contingentare, rottamare, sono le espressioni indecenti dei nuovi arrivisti. L'obiettivo non è quello di epurare gli attuali esponenti della politica, ma un'intera classe dirigente del Paese. L'arroganza e l'ignoranza sono al timone di una nave svenduta, altrui. Nel Parlamento, commissariato dal Governo, il confronto è fittizio. La Costituzione risulterà, alla fine, mutilata ed incongrua e, così ridotta, consentirà la sua negazione fin nei suoi principi fondamentali, frutto di altro civismo, prodotto da lotte sanguinose. Tutto questo per la fretta, coniugata all'incapacità a manovrare temi faticosi e sottili, di una raccogliticcia accolita di cafoncelli, asini e, quindi, conformisti. La deformazione della Costituzione sarà imposta con la forza dei numeri, ma sarà priva di qualunque confronto discorsivo, ai livelli adeguati. Senza confronto non ci sarà "riforma" costituzionale; ne scaturirà squilibrio ed autoritarismo. Quando c'era il Partito comunista, le influenze esogene erano ben presenti, ma queste forzature non erano possibili. E' stata questa alterità reciproca la fonte della Costituzione medesima e la salvaguardia di un dialettico equilibrio. E' sbagliato subordinare la riforma allo stato comatoso dell'economia - non era certo ricca l'Italia post bellica - od alla fine del patronato di un Presidente della Repubblica, eletto, la prima volta, per pochi voti di maggioranza, che allora deteneva il suo "nuovo" partito e poi rieletto, subordinatamente al progetto, da lui eterodiretto attraverso le nomine dei Primi ministri, fino alla demolizione dell'attuale assetto giuridico dello Stato. Gli succederà una donna, certamente una vestale del consolidamento di un mediocrissimo regime, che cercherà, senza riuscirci, di passar sopra alla ricca diversità della composita società italiana. Non ci riuscirà, ma relegherà autoritariamente tutte le voci dissonanti, in cenacoli autoctoni. Lavorano alacremente a questo infame risultato, non solo il vetusto Presidente, prima che il rincoglionimento lo renda inabile, ma anche un politico ottuagenario, timoroso solo per le sue televisioni ed i suoi affari, ottenuti per intercessione della politica e da trasmettere alla sua numerosa prole. La Costituzione è finita nella disponibilità dei singoli "protettori" delle pretestuose formazioni politiche. C'è invece in gioco un bene più alto delle proprie ambizioni personali. Il punto di caduta è che questa consapevolezza non c'è.

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