martedì 1 luglio 2014

L'abbonamento.

C'è un sistema di utilizzo delle risorse che si chiama abbonamento. E' la versione, fuor di metafore, di tante altre denominazioni - attualmente oltre quaranta - per appellare le mille guise di sfruttamento occasionale del lavoro e dei beni, dei quali anche il lavoro-merce fa parte. Prendi a modello il contratto di lavoro, escludi norme aziendali che siano degne di questo nome, esula da qualsiasi coesione di classe che possa comportare un obbligo o un coinvolgimento e fortifica il minimo sindacale in un abbonamento a tempo indeterminato, alla stessa guisa delle stanze d'albergo, delle sale riunioni, degli interventi di manutenzione. Poi strizza e strippa i tuoi famigli, chiudili nelle mura del tuo castello, evitagli contatti con l'esterno, riduci anche i loro tempi di riposo, perché non possano fantasticare di una vita diversa. Rinnova, alle stesse condizioni, di contratto in contratto, con i buoni uffici di sindacati e partiti in fase trasformistica e rilancia senza posa ogni sorta di bislacca campagna, mentre ti proponi solo di rafforzare la tua rendita e cavalca i tigrotti di Mompracem. Dequalifica, demansiona, riduci all'osso, sfrutta le invidie per uniformare per turni omogenei organizzativamente, i periodi di vacanza, rendendoli monchi nei periodi topici delle richieste, valiti delle convergenti pressioni allo scopo di qualche navigato e sedicente tribuno della plebe. Così, di generazione in generazione, i patrizi e i plebei, al loro servizio, si riprodurranno uniformemente, dando il senso della storicità e della ineluttabilità alle condizioni della nascita.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti