mercoledì 12 agosto 2015

Parole, parole, parole...

C'è molto di politico e qualcosa di paradossale nella polemica che investe la CEI, il Vaticano e i partiti, o meglio movimenti, politici italiani e i portavoce dalla Chiesa francescana. Non si era mai visto in Italia un movimento popolare prendere di petto il Papa e i Vescovi, ma la Lega lo ha fatto, forte della laicità importata dall'Europa, senza la quale non si sarebbero azzardati ad alienarsi la vandea ex democristiana settentrionale. E' luogo comune che andare contro pelo alla Chiesa in Italia tarpi le ali alle fortune della politica che incautamente vi si avventura. Ben lo sapeva e praticava il P.C.I. che abbozzava spesso agli attacchi informali e formali della Santa Sede e dei suoi accoliti, laici o religiosi che fossero. Per fargli scegliere il divorzio ci vollero tutte le titubanze di Amleto, dopo che, in sede di Costituente, si era espresso per l'introduzione in costituzione dei Patti lateranensi. Sarà che la Costituzione frana e sarà che la preponderanza laica e massonica in Europa è fortunatamente, almeno per ora, imponente, ecco che anche un Salvini qualunque può rimbeccare e sbertucciare il Papa che sguinzaglia i suoi trombettieri ben conscio che la plebe devota alla Gramsci ( leggetelo se non capite il senso dell'espressione )ha trovato l'antidoto alla devozione clientelare nei benefici contesi loro dagli extracomunitari, in assenza di un partito confessioanle nazionale. Non si entra nel merito delle affermazioni, in parte impegnative e preferisce rifugiarsi nell'insulto reiterato e nello screditamento ( col difetto di non essere popolare, bensì aristocratico ) del competitore azzardoso. Dopo aver battibeccato col Carroccio, Mons, Galantino attacca il Governo cercandone l'appoggio repressivo sotto la minaccia implicita di togliergli l'appoggio presso l'elettorato cattolico, ma, fino ad ora, Renzie non se ne è dato per inteso; ha anzi accelerato sul divorzio breve - evidente impostazione uniformante della legislazione europea - e tiene in rispetto il Vaticano con l'applicazione di qualche tassa sui beni e sulle attività "extraterritoriali" dei cattolici, alle quali, come sulle unioni gay, è stato ripetutamente sollecitato dalle istituzioni sovranazionali del Parlamento e delle Commissioni europee. Sarebbe un bel gesto se il pampa-Papa decidesse, sua sponte, di dichiarare superato il Concordato di infausta memoria, ma, fra una paraboletta e l'altra, se ne guarda bene, preferendo puntare sulla fratellanza in arrivo contro quella incappucciata della quale si fa scudo, duplicemente inaffidabile, lo stentato machiavellismo della politica italiana. Ma anche sul fronte vaticano, novità che non siano idiomatiche non se ne apprezzano.

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