giovedì 7 agosto 2014

Con la finezza di un elefante in una cristalleria.

Il Califfato islamico di Baghdad, tramite il suo movimento, l'Isis, avanza implacabile, mentre il govermo post invasione assiste impotente ed inerme e forse, neppur tanto interessato. Il suo potere, di fatto, si è rapidamente ristretto e non pare in grado di riestenderlo su tutto il Paese, come invece era in grado di fare il Governo laico di Saddam Hussein. Le zone ormai in mano ai fondamentelisti sono quelle abitate da una delle comunità cristiane più antiche dell'area, quella dei Caldei, che, insieme ai Maroniti siriani e libanesi, costituiscono una minoritaria ma tradizionale presenza cristiana autoctona in un mare islamico. A dire il vero, in Libano, alleati degli Israeliani contro i Musulmani, perpetrarono, per loro conto, una delle più barbare carneficine della Storia recente. Secondo il Vescovo caldeo, all'occupazione delle chiese ed all'esodo delle popolazioni, è seguita la distruzione rovinosa di circa mille e cinquecento testi antichi della comunità caldea. E' chiara l'intenzione di azzerare per le future generazioni, qualsiasi conoscenza della storia dei luoghi. Ora che la capricciosa defenenestrazione ed uccisione di un dittatore laico è stata compiuta da quello stupido di Bush junior, per esclusive ragioni di mantenimento del controllo sui pozzi petroliferi, sia direttamente, sia tramite la tutela dei Paesi arabi petroliferi confinanti, che Saddam Hussein voleva annettersi, nessuno muove un dito contro lo scempio, umano e culturale, che con crescente velocità si sta consumando laggiù. Defenestrato Saddam, le forze concentriche dell'estremismo hanno rapidamente preso il sopravvento; ucciso Bin Laden, a puri fini ritorsivi per la sua crescente attività bellica sui luoghi del colonialismo militare statunitenze e, per la prima volta, dentro il territorio degli Stati Uniti, ecco che il suo progetto di sovvertimento degli Stati arabi che sono o sono stati alleati degli americani, sta realizzandosi, oltretutto per forza endogena e mostra tutti i limiti della diplomazia, armata e non, messa in atto in un'area sempre più reattiva ai tentativi repressivi degli odiati e spesso stolidi Stati arroganti, come li definiva Osama.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti