mercoledì 6 agosto 2014

Chi prende le misure?

Vladimir Putin ha preso a boicottare, per ritorsione, ogni merce proveniente dall'estero, soprattutto quelle importate dai Paesi di confine che fino a poco tempo fa, furono satelliti dell'Impero continentale sovietico. Putin rifiutò, a suo tempo, l'invito del suo amico Berlusconi, ad entrare nell'Unione europea, con l'evidente intento di crearsi un contrappeso verso l'ostile Germania, ma da questo non ha ricavato nessun danno rilevante. La sua economia si focalizza sui due grandi centri di Mosca e San Pietroburgo, nei quali la ricchezza dell'immenso Paese è concentrata, mentre tutto il resto del territorio è povero, ma non per frutto della speculazione internazionale, che, anzi, fuori dal gioco combinato con il dollaro e con il marco-euro, non è in grado, nè ha interesse ad aggredire nessuno. Ecco quindi l'oligarca politico più importante del rinato spirito di potenza russo, che sanziona gli altri, certo che Romania, Polonia, Slovacchia e Bulgaria, risentiranno delle sue chiusure in misura proprorzionalmente superiore a quelle che subisce. Con molto ritardo, si apre il fronte africano fra gli Stati Uniti e la Cina, che da molti anni è particolarmente attiva nel continente nero. Fin dai tempi del comunismo, nell'ambito della cooperazione fra i Paesi del terzo mondo, i cinesi avevano costruito dighe, reti fognarie - in misura assolutamente insufficiente - e palazzi e stadi per le manifestazioni dei regimi africani. Gli americani erano invece impegnati in una politica neo-coloniale di contenimento e contrasto verso il comunismo, prima e, successivamente, verso l'incremento del fondamentalismo islamico, nei confronti del quale, invece, Pechino non nutre per ora riserve particolari, a parte la sua periferica ed ignorata guerra sotterranea con gli Uiguri, gli islamici di casa sua. Obama si è accorto che la presa cinese sul continente più povero al mondo, si sta consolidando in maniera pericolosa, che lo sfruttamento energetico e finanziario - attraverso le banche cinesi che vi si sono insediate - di Paesi corrotti ma ricchi di materie prime, costituisce il volano, un volano, del vertiginoso sviluppo cinese e, prendendo a pretesto le sue origini, comincia a contrattaccare e, per la prima volta, parla di dazi all'export cinese. Anche in quest'ambito siamo al di fuori della maniacalmente cervellotica politica finanziaria tedesca in Europa. I dazi all'importazione di prodotti semilavorati e di scarsa affidabilità, pari al prezzo molto contenuto, provenienti dalla Cina sarebbero salutari per rilanciare quel poco di piccola e media industria nazionale, che, dall'assenza di barriere, è quasi stata rasa al suolo. Ma da noi, l'abolizione del Senato è la priorità e l'unità di misura della capacità politica e degli scopi della medesima.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti